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Autore: Northern Isa    23/03/2013    4 recensioni
In "Harry Potter e i Doni della Morte", durante il matrimonio tra Bill e Fleur, Viktor Krum racconta a Harry Potter che suo nonno venne ucciso da Grindelwald. Ma chi era questo nonno? E com'era Grindelwald a scuola? La risposta a queste domande nella cornice oscura e controversa dell'Istituto per gli Studi Magici di Durmstrang.
[I capitoli 11 e 32 contengono un riepilogo degli eventi precedenti]
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Gellert Grindelwald
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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A quattro anni, Fran era il bambino più iperattivo che Andra avesse mai visto. E lei aveva una lunga e approfondita esperienza con i bambini, dopo essere cresciuta e aver lavorato per qualche tempo all’orfanotrofio Waisenhaus.
La signora Stable era andata in visibilio quando aveva scoperto che la sua bambina era rimasta incinta, e da allora il suo entusiasmo non si era ancora smorzato. Sosteneva che Fran fosse un bambino perfettamente normale, sicuramente non così esagitato come sosteneva sua madre. Aveva osservato Andra inclinando la testa, in modo da metterla a fuoco attraverso le lenti degli occhiali, e aveva piegato le labbra nell’impercettibile sorriso che le riservava quando era bambina ogni volta che, di fronte a un suo capriccio, non si rassegnava a darle ragione. Allora Andra aveva iniziato a convincersi del fatto che la direttrice avesse colto nel segno a proposito di Fran. Se l’orfanotrofio Waisenhaus funzionava senza alcun intoppo, se bambini con situazioni difficili alle spalle – tantissimi dopo la Grande Guerra - erano comunque in grado di crescere nella tendenziale serenità, doveva essere esclusivamente per merito della signora Stable, che faceva sembrare tutto facile, anche quando non lo era affatto.
Crescere Fran dimostrava ogni giorno a sua madre che non si trattava di una passeggiata, ma la donna aveva tutto l’aiuto delle persone che la circondavano. Inoltre nessuna difficoltà, neanche lo spettro di Grindelwald dietro ogni angolo, avrebbe fatto diminuire in Andra il piacere e il trasporto che provava nello stringere il figlio a sé, nel baciargli la testa coperta da soffici capelli castani come i suoi, nel tirargli le coperte fin sotto il mento quando si scopriva dormendo.
Nella sua vita, Andra aveva condiviso tanto con Igor, tutto, a dir la verità, ma nulla li legava in modo tanto saldo come l’essere diventati genitori.
“Mamma!”
Andra posò la bacchetta con la quale stava incantando posate e stoviglie in cucina, sentendo un peso che le si appendeva alla sua gamba.
“Mamma!” strillò il peso, strattonando con più decisione la veste della donna.
Andra si rassegnò a sospendere le faccende e a rimandarle a dopo – in effetti le serviva solo una scusa per farlo – e si inginocchio difronte al figlio, portandosi alla sua altezza.
“Cosa c’è, Fran?”
Il piccolo corrugò la fronte, assumendo un’espressione che lo faceva assomigliare tremendamente a Igor, poi indicò con la manina grassoccia un punto imprecisato alle sue spalle.
“Dov’è papà?”
“Si sta allenando con la squadra, tesoro. Sarà presto di ritorno.”
Fran strepitò un poco, usando qualche frase smozzicata per sostenere che il padre gli aveva promesso di fargli fare un giro con la sua scopa giocattolo quel pomeriggio.
Andra sospirò. Quello era stato il regalo di Vassil per l’ultimo compleanno del nipote, e la strega si era categoricamente rifiutata di consegnarla al figlio prima dei diciassette anni. Il cognato aveva ribattuto che quella era una piccola scopa giocattolo adatta per bambini dell’età di Fran, non per maggiorenni grandi, grossi e vaccinati. Igor, trovatosi nel mezzo della discussione, aveva pensato bene di defilarsi e, per la prima volta da quando la conosceva, aveva mostrato un interesse smisurato per il dolce babbano portato dalla signora Stable, intervenuta a sua volta alla festa di quello che era a pieno titolo il suo nipotino acquisito.
Andra avrebbe volentieri dato un taglio alla discussione con il cognato senza concedere neanche troppe spiegazioni. Aveva già in mente di rinchiudere il regalo nel suo armadio, quando Fran aveva visto il manico lucido che emergeva dalla carta colorata parzialmente strappata, nonostante lei si affannasse a negare l’evidenza della sua esistenza. Vassil le aveva rivolto un canzonatorio sorriso di rivalsa e aveva ricevuto da Fran un grosso bacio e la nomina di miglior zio del mondo. Allora Andra era dovuta scendere a compromessi: avrebbe permesso al figlio di usare la scopa giocattolo, ma solo sotto la supervisione di del padre.
Nonostante la garanzia dell’assistenza paterna, Andra aveva cercato comunque di ritardare il collaudo della scopa. Erano passate tre settimane dal suo compleanno, e adesso Fran scalpitava.
“Sì, caro,” gli rispose infine la strega, “appena papà sarà di ritorno, ti accontenterà.”
La promessa materna soddisfò Fran solo per una decina di minuti, dopodiché il bambino ricominciò a strepitare e attaccarsi alle gambe di Andra per ricevere il suo giocattolo. Sfinita, la donna si accasciò su una poltrona mentre Fran aveva incominciato a correre intorno alla seduta, lanciando gridolini.
La giornata in Farmacia era stata piuttosto stancante, inoltre la strega aveva diverse pensieri per la testa. In quel momento desiderava solo un po’ di pace e tranquillità, e che il suo bambino si accoccolasse accanto a lei come faceva quelle rare volte in cui era troppo stanco per giocare e voleva solo ascoltare una storia. Nonostante questo però Andra non cedette: non avrebbe dato a Fran la scopa giocattolo in assenza di Igor. Così si limitò ad aspettare che il bambino perdesse interesse nella corsa intorno alla poltrona e, annoiato, decidesse di cambiare gioco.

Quando Igor tornò a casa, i lampioni nelle strade erano stati già accesi da un po’ e il profumo irradiato dalla panetteria alla fine della strada si era definitivamente dissolto nell’aria, non lasciando alcuna traccia. Il mago, scopa e divisa sporca in spalla, impugnò la bacchetta per togliere gli Incantesimi di Protezione, dopodiché entrò in casa. Una volta in salotto, trovò moglie e figlio sul divano più grande. Andra aveva poggiato la testa sul bracciolo e i lunghi capelli castani le ricadevano disordinatamente sul viso, Fran invece si puntava il pollice contro, segno che se l’era ciucciato fino ad addormentarsi, ed era raggomitolato contro il petto della madre.
Igor si sedette sulla poltrona difronte al divano, puntando i gomiti sulle ginocchia e abbandonando la testa sulle mani giunte sotto il mento, per avere una perfetta visione di Andra e Fran. La divisa odorava di erba e sudore, inoltre era sporca di fango in qualche punto. Se sua moglie avesse saputo che la portava in giro per casa anziché pulirla con un incantesimo o con la Pozione Smacchiante che aveva preparato, gli avrebbe come minimo tirato dietro un soprammobile. Ma Igor avrebbe affrontato il rischio pur di non interrompere quel momento di contemplazione.
Nella quiete della sua casa, la mente del mago partì da sola lungo sentieri di ricordi e riflessioni, e Igor si ritrovò a fare il bilancio degli ultimi tempi. Il fiato gli si spezzava più facilmente di qualche anno prima durante allenamenti e partite, ma non aveva ancora perso il suo smalto. Dopodutto, Andra aveva avuto ragione: alla sua età, non era ancora un giocatore finito. Non era più da prima serie, ma i Dardi di Dragoman si erano risollevati parecchio da quando era entrato in squadra. Il fenomeno aveva addirittura attirato l’attenzione della Prorok Gazieta, che gli aveva riservato un trafiletto alla fine della pagina sportiva. Nulla a che vedere con la prima pagina dei quotidiani a cui era stato abituato con i Vratsa Vultures, ma neanche la fogna che si era aspettato. Era stato contento di aver avuto la possibilità di giocare qualche altro anno ancora, ma non sarebbe durata ancora troppo a lungo. Un’altra stagione, magari, poi basta. Era la cosa migliore, se ne sarebbe andato conservando ancora la sua dignità, e Andra sarebbe stata fiera di lui. Avrebbero continuato a vivere sereni, se fosse stato possibile. Ma lo sarebbe ancora stato, dopo la lettera che aveva trovato e che ora si trovava in una delle tasche della divisa?
Lontano, nella notte, un cane abbaiò. Alcune luci filtrarono attraverso le finestre e Igor si sforzò persino di smettere di respirare, temendo che anche un fiato avrebbe potuto attirare l’attenzione degli uomini che in strada reggevano le bacchette accese dall’incanto Lumos.
“Che succede? Igor?” domandò la voce impastata dal sonno di Andra.
Il marito le rivolse un sorriso amaro. Era bastato che i GA passassero accanto alla sua casa per infrangere quell’atmosfera serena che aveva trovato rientrando.
“Metti a letto Fran,” le disse, alzandosi, “devo parlarti.”
Dall’espressione confusa sul volto della moglie, Igor seppe che non aveva idea di cosa aspettarsi. Il mago prese tra le braccia il corpo caldo di sonno del figlio per permettere alla strega di alzarsi, dopodiché glielo depositò tra le braccia e Andra sparì con lui nel corridoio. Igor udì i tonfi prodotti dalla donna nel salire le scale, dopo qualche momento li ascoltò nuovamente e Andra ricomparve sulla soglia del salotto.
“Siediti” le disse il marito. Scavò nella tasca della divisa e trasse un rotolo di pergamena. Quando glielo porse, evitò di guardarla negli occhi.
Andra lo prese in mano, allarmata, e lo spiegò davanti ai suoi occhi. Igor rivide la calligrafia nervosa impressa sulla carta e fu costretto a distogliere gli occhi.
“Dove l’hai trovata?” domandò Andra, senza fiato.
“Affissa alla porta di casa dei miei.”
La strega spalancò la bocca, i lineamenti stravolti dall’orrore. Anche Igor si era sentito soffocare dal veleno e dalla disperazione quando aveva letto quella lettera.
Da qualche tempo a quella parte, il Ministro della Magia aveva iniziato a sostenere la validità dei Gruppi d’Assalto. Non era preoccupato del fatto che esistevano delle milizie in mano a un privato cittadino, piuttosto le riteneva utili nella missione di portare l’ordine nelle strade. Grindelwald aveva affascinato tutti, persino il Ministro in persona. Questi doveva aver perso completamente la testa per arrivare sostenere il mago oscuro, e la pergamena stretta tra le dita di Andra ne era la conferma. Quel pezzo di carta portava infatti la sigla dei GA e il sigillo di Grindelwald: il triangolo, il cerchio e l’asta.
“Non possono farlo!” sussurrò Andra, sconvolta.
“Lo faranno, invece!” ribatté Igor nervosamente, “Non hai letto? Hanno le prove che i miei frequentano dei Babbani e li diffidano dal continuare. Lo sai che cosa rischiano.”
Andra lo sapeva bene: chi veniva puntato dai GA spariva senza lasciare traccia.
“Ma cosa ne sanno loro?” domandò lei, con stizza.
Igor chinò la testa, avvilito.
“Il compleanno di Fran. Tre settimane fa abbiamo organizzato la festa a casa dei miei e c’è stata anche la signora Stable.”
Andra guardò il marito come se qualcuno l’avesse appena svegliata rovesciandole un catino d’acqua addosso. Ma la sorpresa durò poco, sostituita da un fiume di lacrime. Igor l’attirò a sé, sforzandosi di smorzare i singhiozzi di lei cingendole le spalle.
“È stata colpa mia!” gemette Andra, con la disperazione nella voce.
Igor le accarezzò la testa, sperando che si calmasse. Non le rimproverava nulla, era colpa dei GA, solo loro. Eppure in quel momento non trovò le parole per dirglielo.





Note dell'Autrice: uhm, niente di particolare, tranne un caloroso ringraziamento a chi legge/segue/preferisce/recensisce questa storia :)
   
 
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