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Autore: Rallienbow_    23/03/2013    3 recensioni
Un demone che trasgredisce le regole degli Inferi, viene punito e spedito sul mondo degli umani, dove sarà costretto a vivere per sei lunghi mesi a stretto contatto con una vampira, la quale dovrà insegnargli le buone maniere e riportarlo negli Inferi solamente quando sarà adatto per ereditare ciò che il padre ha intenzione di lasciargli.
E in sei mesi, beh, possono succederne di tutti i colori..
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Okaaay allora.. Questa è la prima volta che pubblico qualcosa quindi vi chiedo di essere clementi ç_ç sono già pronti i seguenti quattro capitoli ma devo trovare il tempo di ricopiarli al computer.. E fra l'altro sto pubblicando un po' di fretta, quindi chiedo scusa se troverete degli errori, cercherò di rimediare il prima possibile e riguardare con attenzione tutto il lavoro.
Ogni critica costruttiva e consigli sono ben accetti!
Buona lettura!
Alls.
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Layla stava passeggiando per i boschi scozzesi, non molto lontani dalla capitale del paese, Edimburgo, in una notte stellata.

Era rimasta in quella bellissima città per un paio di mesi circa, le sue accurate ricerche l'avevano condotta proprio lì, e ormai passava tutti i pomeriggi chiusa nella biblioteca comunale -era diventata una frequentatrice assidua, così tanto che la signora che sorvegliava i tavoli nemmeno si preoccupava più della sua presenza, era come se fosse diventata parte della tappezzeria. Ma ora, ora che possedeva tutte le informazioni necessarie sulla sua preda, e si era fatta un'idea di chi si sarebbe trovata di fronte, era pronta a cominciare.

Cominciare cosa? Oh, beh, la sua caccia. 

Preferiva la notte al giorno, perché poteva sfruttare meglio i suoi poteri da schiava del buio, e magari vicino al mare. Ma quella volta il mare era molto distante.

L'arco le batteva sulla schiena ad ogni passo che compiva, ma senza creare troppo rumore, e la faretra bianca ed argento rifletteva la luce della luna sul suolo scuro del bosco; camminava lentamente, attenta a rimanere celata nel silenzio, ed estese  il suo udito perfetto ad ogni singolo suono che udiva.

Era a caccia e non poteva permettersi di fallire.

I capelli azzurri ondeggiavano lungo i suoi fianchi, morbidi e mossi, avrebbe dovuto raccoglierli in una coda o in una crocchia, lo sapeva, ma lei preferiva sentirli liberi dietro di sé, perché le davano un senso di sicurezza; gli occhi giallo topazio, dalla forma allungata, erano attenti e veloci mentre scandagliavano lo spazio che la circondava. Le tracce di colui che stava cercando erano ormai evidenti, lui sapeva che lei gli stava alle calcagna e non faceva nemmeno lo sforzo per nascondersi.

Sa che non può celarsi a lungo. pensò la ragazza, mentre le si apriva davanti un'enorme radura, circondata dagli alberi con le foglie che cominciavano ad ingiallirsi, segno che l'autunno era alle porte.

C'era un venticello fresco, giusto qualche soffio ogni tanto, che le scompigliava i capelli lunghi, e le fronde ondeggiavano sotto quel tocco leggero, la luna alta in cielo e le stelle brillavano silenziose. 

Esattamente al lato opposto della radura, appoggiato al tronco di un albero, c'era la sua preda.

Evan.

Evan Lockwood, demone degli Inferi. Era scappato da questi ultimi per fare i suoi comodi con un'umana e avevano mandato lei a prenderlo, ma anziché riportarlo subito negli Inferi avrebbero dovuto passare sei, interminabili, mesi insieme.

I Guardiani avevano deciso che Evan sarebbe rimasto nel mondo degli umani, con il minimo dei suoi poteri demoniaci -dato che non potevano toglierglieli del tutto-, avrebbe dovuto comportarsi da essere vivente e doveva pentirsi di quello che aveva fatto, imparando le cosiddette "buone maniere".

E chi avrebbe potuto farlo meglio se non lei?

Un sacco di gente. Davvero, Layla aveva una lunga lista di demoni o streghe o creature varie che avrebbero desiderato quell'incarico, piene di pazienza e devozione. Lei no.

Era la persona che si arrabbiava più facilmente in tutti gli Inferi -seconda solamente all'erede al trono. Si sapeva che con lei bisognava andarci con molta, molta calma, e misurare bene le parole. Ma forse era proprio per questo che l'avevano scelta: due caratteri molto forti messi l'uno a contatto con l'altro.

Ah, ci sarebbe stato da ridere!.. Se si fosse visto da fuori.

Infatti, all'inizio era andata su tutte le furie. Lei, Layla Effy RedBlood, che faceva da baby-sitter ad un ragazzino capriccioso? Non le interessava che fosse un demone di alta famiglia. Rimaneva un ragazzino!

Eppure erano riusciti a obbligarla, con un ricatto bello e buono, e lei non aveva potuto rifiutarsi.

Stupidi Guardiani. si era detta mentre lasciava gli Inferi e saliva nel mondo umano.

E ora era lì, con lui davanti, quel suo sorriso beffardo stampato in volto, la gamba destra sanguinante.

Layla sorrise.

Sapeva che la forza fisica del demone era nettamente superiore alla sua, la loro intelligenza era pari, ma lei aveva qualche vantaggio: innanzitutto, lui era ferito, e a giudicare dal taglio che riusciva a vedere spiccare fra i jeans chiari lo aveva provocato qualcosa di velenoso, quindi forse i suoi sensi si erano affievoliti; secondo, si era portata le frecce risonanti, oltre a quelle normali, che creavano un gran chiasso emettendo delle onde sonore altissime, che distruggevano la mente di chiunque a un chilometro di distanza; terzo, per finire in bellezza, poteva cercare di convincerlo a parole.

Era sempre stata brava in quello, persuadere le persone a fare ciò che voleva era decisamente la sua specialità. In fondo, per metà discendeva dalle Nereidi, strette parenti delle sirene, e aveva ereditato la loro voce soave e melodiosa.

Si avvicinò lentamente, i riflessi della mano pronti a prendere una freccia dalla faretra e tenderla nell'arco, per poi colpirlo proprio dov'era ferito.

Le ci volevano al massimo cinque secondi.

Evan la vide, alzò il viso per guardarla negli occhi. Lei gli si avvicinò con passo sicuro e la sua solita aria fiera.

Non avrebbe fallito.

L'avrebbe preso, rinchiuso da qualche parte per i seguenti mesi e riportato negli Inferi. Avrebbe davvero voluto farlo. Lo detestava, sul serio: era il figlio maggiore di una delle famiglie più importanti del Sottomondo, viziato fino all'ultimo capello, ribelle come solo uno che ha cento anni è, o almeno quella era l'età che le avevano riferito.

Lei era molto più vecchia, con molta più esperienza, molto più rigida e cattiva. Non c'era pietà per quelli come lui.

Come prima mossa, provò con le parole.

"Evan, arrenditi e rendimi il lavoro più semplice." disse con fare quasi annoiato.

"Sapevo che qualcuno mi stava cercando per riportarmi giù, ma tu! Davvero? La famosa Layla Effy RedBlood? Quella che ha strappato il cuore dal petto-" Il volto della ragazza si indurì, fece uno scatto e in meno di un secondo gli fu davanti, afferrandolo per il collo e attaccandolo al tronco dell'albero con la schiena.

"Ascoltami bene, perché non lo ripeterò. Sì, mi hanno mandata a prenderti. No, non devo portarti negli Inferi, per tua sfortuna." gli disse in modo tagliente e feroce.

"C-Cosa?" balbettò il ragazzo, un tantino a corto d'aria.

"I Guardiani hanno avuto la geniale idea di farci convivere nel mondo umano per sei mesi. Ti ridurranno i poteri al minimo. Ora ti illustro l'unica regola che ci sarà da rispettare: io dico, tu fai. Azzardati a disubbidire e ti rinchiudo nel Tartaro. Sono stata chiara?"chiese, alzando un sopracciglio e fissandolo negli occhi.

Il ragazzo serrò la mascella. Sapeva quello che lei era in grado di fare, e non voleva provarlo.

"Certo." rispose soltanto, con voce spezzata.

"Ah, e farai il Giuramento davanti ai Guardiani." lo informò Layla, mollando la presa sul collo del biondino. Lo lasciò andare, e lui cadde a terra, tossendo. Si allontanò da lui, si sfilò la faretra dalla schiena e prese un sacchettino nero di velluto, dal quale tirò fuori una perla. All'interno di essa vi erano diversi colori che danzavano in armonia e si rincorrevano: il rosso, il blu notte e il grigio fumo. Layla sussurrò delle parole in greco antico e aspettò.

Evan si mise in piedi, dolorante, si sistemò i vestiti e aspettò insieme alla ragazza.

All'improvviso apparvero tre figure incappucciate. Erano tutte della stessa altezza, lo stesso portamento; l'unica differenza era che una di loro, la figura sulla sinistra, era una donna.

Layla ed Evan si avvicinarono a loro, e una volta davanti, si inginocchiarono in segno di rispetto, con il capo basso. Si fece avanti la figura nel mezzo del trio, e guardò i ragazzi. "Alzatevi." fu il suo unico ordine, a cui essi ubbidirono all'istante. Layla li guardò uno ad uno con serietà, rispetto, ma sopratutto ammirazione: era il suo sogno far parte dei Guardiani. E dopo questo compito ci sarebbe riuscita. Evan si alzò e li osservò in viso, me senza sfidarli: non voleva peggiorare la situazione.

"Evan Caleb Lockwood, ti è stata illustrata già la tua punizione?" chiese, con tono solenne, ma Layla lo conosceva abbastanza da sapere che stava nascondendo con grande maestria il suo disgusto e la sua irritazione per il comportamento del demone. Rhys -così si chiamava il Guardiano più anziano- era anche più rigido di lei su queste cose.

"Sì, mio Guardiano." rispose Evan con un cenno del capo.

I tre si osservarono e fecero indietreggiare Layla, che si appoggiò al tronco di un albero e si preparò a godersi la scena. La perdita dei poteri era una delle cose che la affascinavano di più.

I Guardiani accerchiarono il giovane demone, si presero per mano, e cominciarono a sussurrare a voce molto bassa un complicato incantesimo in greco antico, per poi sfociare in una strana cantilena.

Evan sul momento non avvertì nulla di allarmante, poi il dolore lo colpì all'improvviso, come un fuoco che scoppiava al centro del suo petto; i suoi poteri lo stavano lasciando, per finire in un cofanetto in legno intagliato, che i Guardiani presero in custodia. Cercò di non gridare e mostrarsi forte, ma alla fine si accasciò a terra e un urlo, pieno di dolore e disperazione, uscì dalla sua gola. I Guardiani si allontanarono spezzando il cerchio e fecero per andarsene, quando Layla li richiamò.

"Aspettate, aspettate un attimo- esclamò confusa- E il Giuramento? Avevate detto che gliel'avreste fatto fare!"

Rhys la guardò sorridendo. "Imparerai molto, da questa esperienza, piccola Layla." poi fece un gesto con la mano e si dissolse nell'aria; gli altri due fecero lo stesso qualche attimo dopo.

Evan, nonostante fosse ancora a terra, tremante, rise di gusto. "Sarò anche senza poteri, in pratica, ma non potrai controllarmi del tutto!" le urlò contro, con sfacciataggine.

Layla si girò di scatto, prese una freccia e la incoccò nell'arco, colpendolo sulla gamba lacerata dalla ferita. Il biondino gemette di dolore, guardandola in cagnesco. Lei gli si avvicinò con tranquillità, si inchinò accanto a lui e con ben poca grazia e delicatezza si riprese la sua freccia. Sapeva che essa sarebbe ricomparsa comunque nella sua faretra qualche istante più tardi, ma voleva essere più crudele possibile.

"Oh, hai ragione. Non sei sotto il completo controllo, ma ricorda che anche se scapperai o trasgredirai una delle mie regole prima o poi sarai costretto a tornare, perché non hai nessuno qui. Le ricerche in biblioteca sono state molto soddisfacenti, fortuna che i Guardiani tenevano nascosto lì un fascicolo su di te." gli sussurrò sorridendo, poi gli appiccicò in fronte un sigillo, pronunciò la formula per attivarlo e si alzò in piedi. Gli lasciò un foglietto con su scritto qualcosa.

"Quello è l'indirizzo di casa mia, dove vivremo. Fatti trovare per le sei di stamani. Non accetto un minuto di ritardo. C'è qualcosa che non hai capito?" gli chiese con un ghigno divertito.

"Estremamente tutto cristallino." le rispose Evan, cercando di prenderla in giro, ma lei lo freddò con lo sguardo e scomparve. Ed Evan fu solo.

Di nuovo.

  
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