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Autore: JessieRock    23/03/2013    1 recensioni
Due ragazze completamente diverse si incontrano per caso in un liceo di Los Angeles. Corinne viene dalla Francia, è una ragazza strafottente, chiusa nel suo mondo fatto di chitarra e sigarette, non la da’ a bere a nessuno, chiunque la scambierebbe per un maschiaccio. Jennifer invece dal Canada, è timida e secchiona, ci tiene a fare sempre bella figura e non ha mai avuto un rapporto con un ragazzo. Sarà l’incontro con i Guns n Roses a sconvolgere le loro vite!
Genere: Comico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axl Rose, Duff McKagan, Izzy Stradlin, Slash, Steven Adler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jennifer stava aspettando davanti al palazzo dove abitava Izzy da più di 10 minuti, così andò a suonare il citofono, sempre sperando che fosse in casa. Dopo poco sentì dei passi avvicinarsi e la porta aprirsi. Izzy indossava i suoi inseparabili pantaloni di pelle neri e una camicia bianca sbottonata, si era pettinato i capelli ma la ragazza non riuscì a trattenere una risata.
“Hey, che hai da ridere tu?!”
“Ahahahaha sei buffissimo!” rise lei portandosi una mano alla bocca
Lui si avvicinò, poggiandole una mano sul viso. “Ti giuro che se tuo padre ti lascia qua con un coglione come me ti concio per le feste signorina, così impari a prendere in giro!”
“Uh, che paura! Vieni su, meno storie!” sbuffò lei avvicinandosi ad una lussuosa auto
Il ragazzo la fissava incredulo. “E-e quella?”
“Che c’è? Entra dai!” esclamò lei entrando tranquilla
Jeff rimase un attimo con lo sguardo perso nel vuoto, poi si riprese entrando anche lui nell’auto, più sorpreso di prima a vedere l’autista conciato come un pinguino.

Il tragitto fu silenzioso, Izzy teneva lo sguardo basso e si vedeva che era nervoso, conciato così non si sentiva a suo agio ed era sicuro che il padre della ragazza l’avrebbe scrutato con occhi indagatori. Jennifer gli prese la mano, stringendola dolcemente e sorridendogli come per calmarlo. Lui le lasciò un leggero bacio sulle labbra, sorridendo nervoso.

I due si sedettero sul divano di pelle bianco crema e aspettarono qualche minuto. Dalla porta sbucò un uomo sulla cinquantina, di corporatura media e dei capelli castano cioccolato con qualche striscia bianca, segno del tempo. Si avvicinò a Jennifer per posarle un leggero bacio sulla testa e subito dopo puntò i suoi occhi su Izzy, il quale si sarebbe aspettato qualcosa tipo ‘Quindi mia figlia sta con questo qua?’ oppure ‘Fuori da casa mia, drogato!’. Al contrario, l’uomo si aprì in un sorriso e gli diede una pacca amichevole.
“Saresti tu il giovanotto di cui mi parlava mia figlia? Mi aspettavo peggio!” sorrise sedendosi sul divano davanti “Come ti chiami?” sbottò ad un tratto
“Jeffrey, ma chiamatevi Izzy!” sorrise nervosamente lui, comunque più tranquillo di prima per la reazione pacata dell’uomo
“Richard!” esclamò lui, chiamando con un cenno della mano la domestica “Christine un po’ di whiskey, per favore. Izzy… vuoi anche tu un po’ di whiskey o preferisci qualcosa come acqua o qualche spremuta?”
Il moro si rese conto del tranello in quella domanda, ma senza entrare in confusione, sorrise tranquillo. “Un po’ di Whiskey, grazie.”

Il pomeriggio passò tra scambi di battute e risate nervose, un po’ stressante ma comunque non stava andando male come primo incontro tra padre protettivo e ragazzo poco affidabile.

Ad un certo punto Izzy interruppe la conversazione alzandosi in piedi.
“Mi scusi ma devo proprio andare”
L’uomo si limitò ad annuire ma Jennifer strinse la mano del moro, guardando negli occhi il padre nervosa.
“Beh Izzy, ci vediamo…” sussurrò lei senza smettere di guardare Richard
“Domani, io e la zia saremo occupati a sistemare una stanza temporanea per me, fin che non troviamo una bella casetta qua nei dintorni, quindi puoi passare la giornata fuori”
Jennifer spalancò gli occhi sorpresa, mentre sul suo volto si dipingeva un sorriso a 32 denti. Si girò verso Jeff che fissava incredulo l’uomo, il quale stava trattenendo una risata, e gli buttò le mani al collo, alzandosi in punta di piedi per mettere la testa nell’incavo del suo collo. Il moro si rese conto solo allora della cosa: strinse la ragazza a sé inspirandone quel profumo così dolce  e dopo, voglioso, si staccò per unire le sue labbra a quelle candide della ragazza, baciandola in modo dolce ma pieno d’amore e felicità.
In quel momento entrò Christine per prendere il vassoio con i bicchieri ma quando vide i due giovani baciarsi in quel modo così romantico si fermò a guardarli sorridendo soddisfatta, finalmente la piccola Jen era riuscita a trovare la felicità, ma lo sguardo falsamente severo dell’uomo le fece alzare le mani in segno di resa, per poi prendere il vassoio e scomparire in cucina.

********************
Corinne era passata furtiva accanto all’uomo e Nikki, per poi sparire nella strada notturna di Los Angeles.  Si fermò in un angolo, appoggiandosi con la schiena al muro ghiaccio e scivolando lentamente giù, fino a sedersi sul marciapiede. Si accese nervosamente una sigaretta, portandosela alla bocca e facendo uscire una lunga boccata di fumo. Chiuse gli occhi per cercare di regolare il respiro e calmarsi. Il vento freddo e pungente le fece arrossire il naso e le guance, iniziò a tremare perché aveva lasciato la giacca nel locale, così si alzò in piedi e iniziò a girare in tondo, continuando a fumare nervosamente e cercando di trovare una soluzione il prima possibile. Purtroppo qualcuno la distolse da quei pensieri, ed era l’ultima persona che voleva vedere in quel momento, perché purtroppo la decisione non l’aveva ancora presa, o forse non la voleva prendere.
“Ciao…”
Il sussurrò dell’uomo fece battere all’impazzata il cuore della rossa, si trovava davanti a suo padre e doveva prendere una decisione, ora o mai più. Alzò il viso, mostrando gli occhi gonfi e le labbra tremanti.
Osservandola meglio, l’uomo si rese conto di averla già vista: era la ragazza che Nikki aveva baciato quel giorno e con la quale si era scusato, com’è che si chiamava? Corinne.
“Corinne, dobbiamo parlare”
“Lo so… è che… insomma, puoi capire come cazzo mi sento!” sbottò lei, portandosi una mano sulla testa, nervosa
“Certo che lo so, ma anche tu devi capire me, credi che per me sia facile?”
Lei si limitò ad annuire, lasciandolo parlare, voleva capire cosa pensava lui.
“Quello che dovevo dirti te l’ho scritto in quella lettera, ed erano tutte cose vere. Mi sento in colpa come un cane, come posso dirti quanto mi dispiace?! Io l’ho fatto per te, sicura che saresti arrivata fin qui se ti avessi lasciata stare con un alcolista come me?! Son pur sempre tuo padre, ho bisogno di passare del tempo con te… lo so che è tardi, tu non vuoi, ma vorrei almeno per una volta stringere tra le braccia mia figlia…”
Le parole dell’uomo toccarono la ragazza, che cercò di reprimere le lacrime ma queste iniziarono lentamente a rigarle il viso, ad un tratto provava tutto quello che provava lui, una voglia assurda di abbracciarlo, capire cosa vuol dire essere tra le braccia del proprio genitore. Rimasero qualche secondo in silenzio, David la guardava mentre stringeva le labbra dalla rabbia e gli occhi le si riempivano di lacrime, aspettando con ansia che parlasse.
“Tu… non sai cosa vuol dire crescere con delle fottute suore, scappare senza un soldo a 14 anni e vagare per le strade, riuscire ad arrivare fin qua con le proprie forze, senza nessuno! Io mi sono sempre sentita sola, tutti mi odiavano per il mio carattere così sfrontato, così poco amichevole e scurrile. Io… non riesco a dimenticare tutto questo, ho fatto troppi errori nella mia vita…”
Corinne parlava tra i singhiozzi, ricordandosi di tutti i momenti più brutti della sua vita. David invece stava per andarsene, triste come mai era stato, aveva perso anche l’ultima cosa che gli era rimasta. Si girò, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime di rabbia contro se stesso, quando la ragazza continuò a parlare.
“E non voglio farne un altro, di errore… voglio rimediare alla mia fottuta vita senza far soffrire l’unica persona cara che mi è rimasta…”
L’uomo si girò di scatto incredulo, mentre Corinne gli si avvicinò lentamente fino ad affondare il viso nel suo petto. Lui la avvolse con le sue grandi braccia, accarezzandole la schiena dolcemente e riempendosi del suo odore così familiare. Chiusero un attimo gli occhi, godendosi quel momento così magico, mentre entrambi si sentivano estremamente felici. La ragazza alzò il viso, abbozzando un sorriso, mentre David le asciugò una lacrima con il pollice. Rimasero abbracciati a lungo, come se volessero rimediare a tutti i giorni passati lontano.
Ti voglio bene
Fu un sussurro, ma per l’uomo significò tantissimo, sapeva che veniva dal cuore. Si ritrovò a sorridere, contento come mai di avere tra le braccia la sua piccola Corinne. 


Vi avevo promesso che era l'ultimo capitolo? Non lo è! *tadaaam* 
No è che mi son resa conto che non poteva finire così °-° quindi domani o dopodomani metterò l'ultimissimo capitolo che è sostanzialmente una specie di epilogo lol (l'ho già scritto ma lo devo ricontrollare)
Niente, mi scuso per l'attesa e ringrazio tutte, a prestissimissimo! :3

  
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