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Autore: leedskiss    23/03/2013    2 recensioni
Le aveva tolto il sorriso, e adesso lo rivoleva indietro.
Dopo otto anni d’inferno.
with Harry Styles.
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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					titolo: burn it all, forget.
autore: xtheymakemestronger.
pairing: Ginny/Harry
rating: arancione
note: aggiorno ogni venerdì
guarda  * sotto.


 I

Tic, tic, tic.

Ecco cosa sentiva Ginny nella sua testa che vagava in chissà quale dimensioni, qualsiasi dimensione pur di non parlare con il dottor Cooper.
La gente lo chiamava ascolto selettivo, e lei lo trovava alquanto comodo quando da quando era stata costretta dalla madre ad andare dallo psicologo, da quando fu presa all’improvviso da una profonda depressione.
C’era sicuramente un motivo per cui Ginny era in terapia, e ad esserne a conoscenza era solo il dottor Cooper, solo che quel giovedì pomeriggio non aveva molta voglia di parlare, di ripetere sempre le stesse cose, far finta o perfino sorridere in sua presenza.
C’era un mondo che l’aspettava lì fuori e lei si sentiva così oppressa e infelice all’interno di quello studio medico, all’interno di quelle quattro pareti che sembravano avvicinarsi sempre più a lei, come a volerla proteggere, e a volte volerla bloccare lì per sempre.
Tic, tic, tic.
‘’Ginny, allora, cosa mi racconti oggi?’’ chiese interessato il dottor Cooper.
Era un uomo sulla trentina, capelli castani, occhi verdi. Aveva un fisico slanciato e un sorriso adorabile.
Quel giovedì pomeriggio aveva una camicia a quadri e un semplice jeans con dei mocassini.
Le sorrise e le fece segno di rispondere, e mentre prendeva il suo taccuino nero e la sua biro, Ginny formulò parole semplici: ‘’Bene, come al solito.’’ E la finì lì.
Ginny abbassò un po’ lo sguardo verso le sue mani, e notò le sue unghie, da una parte perfette, dall’altra erano un disastro, ed erano sempre state così.
Le ‘rosicchiava’ quando era nervosa o incapace di affrontare una situazione a lei sconosciuta.
Riguardando le mani decise di non pensarci più e di affondarle nella sua felpa con le tasche.
Dopo pochi secondi sollevò lo sguardo verso il dottor Cooper.
‘’E..?’’ iniziò lui.
‘’E..?’’ ripeté Ginny che non aveva voglia di parlare con l’uomo.
‘’Raccontami qualcosa, non possiamo guardarci in faccia per due ore, Ginny, e se potessi aiutarti sarebbero molto più utili le due ore settimanali…’’
Tic, tic, tic.
Bla, bla, bla.
‘’Okay, oggi sono ritornata a scuola.’’ Disse lei indecisa.
‘’Oh, bene!’’ esclamò lui tutto felice e annotò qualcosa sul taccuino.
‘’Bhé, ho seguito le lezioni,  ho preso appunti, ho pranzato come una normale ragazza…’’ disse la ragazza e stava per continuare quando il dottor Cooper la interruppe.
‘’Hai mangiato alla mensa della scuola? Grandi passi in avanti per la bulimia Ginny, non me lo aspettavo…o almeno non così presto.’’ Disse lui serio e riservando alla ragazza un sorriso, come a dirle ‘sono fiero di te.’
Lei sorrise timidamente e guardò fuori dalla finestra, osservando le nuvole che piano piano ‘volavano via’.
‘‘Perché non posso volare anch’io così?’’ sussurrò Ginny.
‘’Ginny, ci sei?’’
‘’Uhhhm, sì dottor Cooper.’’ Disse lei con un tono fra l’infastidito e l’indifferente.
‘’Mi stavi raccontando la tua giornata, ricordi?’’ chiese lui piano.
‘’Ah, sì, sa poi sono andata a casa di Emily e nulla, abbiamo parlato un po’ e visto la tivù, poi sono ‘corsa’ da lei.’’ Disse lei ironicamente, il dottor Cooper sapeva benissimo che Ginny non amava andare lì, fingere, e forse sì, qualche volta sfogarsi, ma per la maggior parte del tempo era lì o a fissare le pareti azzurre, o a fissare ciò che c’era al di là della finestra.
Ogni volta il dottor Cooper doveva risvegliarla e riportarla sulla terra, lui sapeva tutto.
Ginny all’improvviso si alzò la manica della felpa dal lato sinistro e notò quei segni orribili sul suo braccio.
‘’C-cosa ho fatto?’’ chiese e iniziò a singhiozzare per poi scoppiare a piangere.
‘’Ehi, ehi, stai calma Ginny, respira, respira come me – e le mostrò per la centesima volta la tecnica di respirazione che serviva a farla calmare.- ci sei?’’ chiese il dottore avvicinandosi istintivamente alla ragazza, essendo preoccupato, di nuovo.
La ragazza adesso stava respirando affannosamente, e cercava un fazzoletto.
Il dottor Cooper glielo porse con fare paterno e sorridendole, e lei non si trattenne dal ricambiare il sorriso.
Asciugò le lacrime e finalmente dopo un po’ si calmò.
‘’Mi scusi.’’ Sussurrò Ginny.
‘’Non farlo mai più Ginny, te l’ho detto centinaia di volte…non devi…farti del male.’’
‘’Non ho mantenuto la promessa, mi scusi.’’ Disse sinceramente la ragazza.
‘’Non hai nulla che non va Ginny, devi capirlo.’’ Disse il dottore.
‘Ho tutto sbagliato, io sono sbagliata, l’unica qui che vuole morire dentro, l’unica sfigata che a diciassette anni va dallo psicologo da circa sette anni, esattamente otto anni dopo.’ Pensò con rabbia Ginny.
‘E non mi rendo nemmeno conto di farmi del male, odio farmi del male, ma lui mi diceva di essere sbagliata, e ci ho sempre creduto, dalla prima volta, e ancora oggi vedo il suo viso da bambino, come me, sputarmi in faccia parole cariche d’odio e di disprezzo, entrambe delle due cose ingiustificate, ma col tempo ho iniziato a crederci, sa?’ continuò Ginny nella sua mente.
Non disse nulla al dottor Cooper si limitò ad annuire e a balbettare un: ‘mi scusi.’
Dopo un po’ finirono le due ore di terapia settimanali e Ginny prese la sua giacca, salutò il dottor Cooper e sussurrò un ‘al prossimo giovedì.’
Dopo aver preso la metro, ed attraversando la strada si sentì svenire, i suoi occhi rotearono e non vide più nulla, forse solo una luce accecante e poi il buio.
Trascorsi trenta minuti si risvegliò, e si ritrovò su una panchina.
Non seppe spiegarsi l’accaduto, lei era lì, era svenuta, era sulle strisce pedonali, e poi una macchina.
Perché, e soprattutto come era riuscita a finire lì?
Chiuse leggermente gli occhi e immaginò il suo viso, un po’ pieno come le labbra, e i suoi occhi, in quel caso le sorrideva.
Il sogno di Ginny fu interrotto da un signore che le spiegò tutto.
Un ragazzo l’aveva salvata, portandola giusto in tempo sul marciapiede e poi lasciandola lì sulla panchina.
La ragazza annuì e dopo aver assicurato all’uomo di star bene, cosa che effettivamente era vera, andò via, raggiungendo casa e subito essere rientrata salì in camera sua.
Una camera talmente anonima che sembrava una saletta di ospedale, solo che in ospedale non ci sono i poster di Ed Sheeran.
Si gettò sul letto, non pensando più a nulla, aveva un brutto presentimento che scacciò subito.
‘quando starò bene?’  si chiese.
Ginny stava bene, ma quando pensava a lui, al passato, moriva dentro, cadendo in un profondo pozzo.
Lui sarebbe tornato presto, stravolgendole la vita, di nuovo.
Non le avrebbe dato pace, lei avrebbe ceduto un’altra volta?

 

*‘’If we take this bird in, 
with his broken leg, 
we could nurse it, she said. 
come inside for a little lie down with me, 
if you fall asleep, it wouldn't be the worst thing.’’



( *ecco vi presento la protagonista, Ginny)
Forse la conoscete già, è Effy in Skins, la amo, e così eccola qui nella mia fanfic.
non amo particolarmente questo capitolo, ho mille idee in testa, e mi sembrano tutte geniali, ma boh.
Questo non è il primo capitolo che avevo immaginato, l'ho scritto di getto, ascoltando 'little bird' di Ed Sheeran (*)
Non so quanto sarà lunga questa fanfic, o come andrà a finire.
Forse vorreste sapere cosa ha fatto Harry a Ginny, bhe' lo scoprirete presto.
Per il momento ecco il primo capitolo.
Ah.
Grazie a coloro che hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate (:
Grazie a coloro che la seguono, e alle visualizzazioni, davvero.
Grazie a coloro che hanno recensito, e grazie a te,
HARRY

burn it all, forget.

  
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