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Autore: MeiyoMakoto    23/03/2013    2 recensioni
Leslie Lynch, capelli rossi, occhi verde chiaro, strega da quarant'anni senza sapere di esserlo. Come è possibile? Cosa l'ha spinta a vivere per vent'anni ai margini della società? E soprattutto, perché diavolo tutti dicono che somiglia in modo incredibile a una certa Lily Evans?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lily Evans, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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- Questa storia fa parte della serie 'Memorie Rubate'
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Scusate tantissimo l'attesa e il momento un po' balordo per aggiornare (sabato sera), ma non sapete quanto sia difficile incastrare efp, la scuola, l'essere caposquadriglia (se ci sono degli scout tra di voi cacciate un urlo, non siate timidi ;)) e la mia vita sociale così intensa ed emozionante che di sabato sera sto qui ad aggiornare e dopo mi aspetta una cena per il compleanno di mia madre. Bah. Comunque Hinata, ti ringrazio moltissimo per la recensione e ti assicuro che appena ho un attimo di respiro passo a vedere la tua stupenda storia :D
Meiyo




Il giorno dopo Leslie non lasciò l’infermeria, anche se tecnicamente non aveva niente che non andasse; doveva avere proprio un’aria abbattuta, perché Madama Chips non se la sentì di cacciarla. Ci volle tutta la persuasività dell’infermiera per convincere Drusilla a lasciare l’amica per andare a fare lezione. Leslie passò la mattinata a dormire, perché le poche ore di sonno turbolento della notte precedente l’avevano lasciata più spossata che mai. Era sveglia da nemmeno un’ora quando Madama Chips venne ad annunciarle che aveva una visita, seguita da una Hermione armata di un sorriso incoraggiante e un enorme biglietto con su scritto: TORNI PRESTO!,costellato di firme e disegnini.
‘Il settimo anno mi ha delegato per darti questo.’, disse la ragazza. ‘Ci è voluto poco perché si spargesse la voce che ti eri sentita male: la professoressa Peppermint era così distratta che ha fatto esplodere un calderone.’
Leslie non degnò né lei né la cartolina di uno sguardo.
‘Ci sono le firme di tutti.’, continuò la ragazza  in tono un po’ interdetto. ‘Persino quella di Malfoy.’
‘Non mi parlare di Draco Malfoy.’, ringhiò Leslie fulminandola con lo sguardo. ‘Sono stanca dei ragazzini che credono di poter decidere della mia vita! Sarete pure dei maghi esperti, delle persone vissute perché avete visto tante cose brutte e cattive, ma siete pur sempre dei ragazzini! E anche se non lo foste, nessuno ha il diritto di decidere se dirmi che ho un figlio, un marito, oppure tenerselo per sé!’
La ragazza arrossì.
‘Lily, io volevo solo…’, esordì dopo qualche istante di silenzio.
‘Mi chiamo Leslie. Almeno per ora.’
‘Ah.’
‘Che cosa sapevi e quando l’hai scoperto, Hermione?’
La ragazza prese un respiro profondo.
‘Sapevo che eri una studentessa eccezionalmente dotata, come se avessi già imparato tutto quello che ti stavo insegnando, e avessi bisogno solo di rinfrescarti la memoria. Sapevo che per qualche ragione il mondo magico non era al corrente della tua esistenza fino a poco tempo fa. Sapevo che somigliavi in modo incredibile a Lily Potter, e che avevi gli occhi di Harry. Sapevo che facevi sogni strani, e conoscevo i sintomi di chi è stato vittima di una modifica di memoria, perché per mesi io e Ron abbiamo lavorato per guarire i miei genitori dallo stesso incantesimo. Ma non era abbastanza, Leslie: c’era anche molto che non sapevo. Non sapevo perché ogni notte sognassi un ragazzo con una ninfea, dato che chiaramente non era un ricordo. Non sapevo chi potesse aver modificato la tua memoria, né perché.’ Esitò prima di continuare. ‘Non sapevo perché Harry fosse sopravvissuto alla maledizione di Voldemort, se non è stato il sacrificio di sua madre a proteggerlo. Non potevo parlare con te, né con Harry, prima di aver scoperto qualcosa di più.’
‘E’ mio figlio; ho diritto di conoscerlo.’
‘Sei sicura di questo, Leslie? Perché se puoi dirmi con assoluta certezza che Lily Evans è viva, ti porterò immediatamente da Harry. Altrimenti, non posso lasciare che soffra più di quanto non abbia già fatto.’
L’altra rimase in silenzio.
‘Non volevo tenerti all’oscuro di tutto.’, continuò Hermione. ‘Ho ripescato il libro del Principe Mezzosangue e te l’ho dato come una specie di prova del nove; se non mi avessi detto che era tutto finito, avrei cominciato a parlarti di Harry. Ti confesso, Leslie, che una parte di me voleva davvero che fosse finita: non volevo continuare ad avere segreti con Harry, e non volevo che Ron gli dovesse mentire per me. L’avrebbe fatto, ne sono sicura, ma non  sarebbe mai riuscito a guardarlo in faccia dopo. Harry non ci avrebbe mai perdonato.’
‘Evidentemente è una cosa di famiglia.’, ribatté Leslie tagliente.
‘Voglio aiutarti; so come curarti.’
‘Fammi incontrare mio figlio.’
‘Non ancora, prima devi recuperare molti ricordi, almeno quelli di James.’
Leslie ebbe un fremito.
‘No. Non posso, Hermione… Cioè, forse quelli di James sì, ma…’
Prese un respiro profondo. La ragazza rimase in silenzio, aspettando.
‘Lily Evans si è lasciata alle spalle una scia di fantasmi.’, concluse Leslie con un sospiro. ‘Non ho la forza di ricordare tutti quelli che ha perso.’
‘Non si è lasciata indietro solo fantasmi: Lily aveva una famiglia.’
‘Sì, ma Harry…’
‘Non parlo di lui. Ha una sorella, Leslie.’
 
 
 
 
 
‘Cosa hai detto alla McGranitt per lasciarci partire per il weekend?’, chiese Leslie, ancora un po’ stordita dagli effetti della sua prima Smaterializzazione.
‘Che ti porto a Godric’s Hollow per una lezione sul campo di Storia della Magia.’, rispose Hermione.
‘Godric’s Hollow?’
‘E’ lì che viveva la famiglia Potter; spero di trovare qualcosa che apparteneva a James e Harry nella loro vecchia casa.’
‘Ma qui non siamo a Little Whinging, per vedere la sorella di Lily?’
‘Infatti: questo è un viaggio a più tappe. Piuttosto, guardati bene intorno; forse sei nata e cresciuta in questo villaggio.’
Leslie diede un’occhiata alla lunga fila di case di un bianco quasi abbagliante, ognuna con il suo giardinetto ben curato e identico a quelli accanto. Stentava a credere che qualcuno potesse avere un’infanzia in quel luogo così ordinato
‘Eccoci arrivati.’, annunciò Hermione. ‘Privet Drive numero 4.’
Era difficile essere arrabbiata con lei vedendo quanto si stava dando da fare, tanto più che non aveva fatto una piega quando Leslie, nel raccontarle tutto quello che aveva scoperto, si era lasciata scappare anche di aver origliato la sua conversazione con Ron: si era limitata a scrollare le spalle. Un atteggiamento così maturo che Leslie cominciava a vergognarsi di essere stata così sostenuta con lei.
‘Io ti aspetto qui fuori.’, disse fermandosi dietro una siepe abbastanza alta da coprirla. ‘Non voglio che la signora Dursley si spaventi vedendomi.’
Hermione annuì e si avviò per il vialetto. Suonò il campanello, e dopo parecchi istanti una donna magra venne ad aprire. Dal modo in cui storceva il naso si sarebbe detto che invece di una ragazza di diciotto anni avesse trovato alla sua porta un sacco di fertilizzante. Leslie trattenne il respiro: era Petunia, la donna di Diagon Alley.
‘Signora Dursley.’, esordì Hermione. ‘Non ho mai avuto il piacere di incontrarla, ma, ho… ehm… sentito molto parlare di lei. Mi chiamo Hermione Granger, sono molto amica di suo nipote Harry.’
Petunia annuì.
‘So chi sei, e non voglio parlare con te. Fai entrare la tua amica, però. E’ inutile che si nasconda, l’ho vista dalla finestra.’
Leslie uscì allo scoperto, arrossendo.
‘Buongiorno.’, sorrise debolmente, incerta su quali fossero le parole giuste. Piacere, forse sono la tua defunta sorella, forse no; posso entrare e prendere un po’ di oggetti che ti appartengono, così forse mi ricorderò di te? Grazie infinite. ‘Non so se si ricorda, ci siamo incontrate alla fine di settembre.’
Petunia annuì di nuovo. Sembrava non riuscire a incrociare gli occhi di Leslie.
‘Sei tu?’, chiese con voce strozzata. ‘Voglio solo sapere questo.’
Leslie esitò.
‘Non lo so, Tunia.’, disse lentamente. ‘Ma credo di sì.’
La donna la guardò finalmente negli occhi, sorridendo.
Tunia...’, ripeté. ‘Erano vent’anni che nessuno mi chiamava così.’
Abbracciò Leslie con trasporto, singhiozzando. Se solo avesse saputo che per lei era ancora una completa sconosciuta… Chissà da dove le era uscito quel “Tunia”.
La tua mente è un labirinto, Lynch.
‘Ma cosa ti è successo, Lils?’, chiese la signora Dursley sciogliendosi dall’abbraccio. ‘Dove sei stata? Perché hai lasciato che credessimo che eri morta? Con Harry che è cresciuto senza conoscerti…’
Al pensiero del nipote gli occhi le si riempirono di nuovo di lacrime. Leslie vide con la coda dell’occhio che Hermione stava fulminando Petunia con lo sguardo, i pugni stretti. Era il ritratto della rabbia repressa; all’improvviso Les ebbe un brutto presentimento.
‘Ti sei occupata di lui, Tunia?’
La donna esitò.
‘L’ho accolto, questo sì, ma… Non ero sua madre, e non ero una… una di voi. Non l’ho amato come avrei dovuto. Ogni volta che lo guardavo negli occhi, Lils, vedevo un… un tu-sai-cosa, un pericolo per me e per la mia famiglia. Vedevo quegli occhi e… vedevo te. Ero arrabbiata con te, credo, perché eri così diversa, ma tutti ti trattavano come se fossi speciale. Anche il ragazzo è diverso, come te… Poi ero arrabbiata con me, perché ti avevo lasciato andare senza dirti che ti volevo bene, anche se mi avevi lasciato indietro, anche se non mi avevi portato a Hog… In quel posto con te.’ Sospirò. ‘Mi dispiace, Lily, davvero.’
Leslie aveva tentato di seguire il discorso, ma tutto quello che aveva afferrato era che Harry non era stato trattato come meritava. Le motivazioni non le interessavano gran che: come aveva potuto crescere suo figlio… Cioè, il figlio di Lily… Insomma, il figlio della sua defunta sorella senza donargli tutto l’amore che si meritava? Tuttavia questa donna era pur sempre sua sorella (possibile?), e sentiva il bisogno di starle vicino, di rimediare a vent’anni di lontananza. Petunia era l’unica cosa che rimaneva a Lily Evans, oltre ad una schiera di lapidi.
‘Possiamo entrare?’, chiese dolcemente. ‘Abbiamo molto di cui parlare.’
L’altra esitò.
‘Va bene.’, concesse. ‘Mio marito non dovrebbe rincasare molto presto.’
 
 
 
 
 
‘Non ci ho mai capito niente di tutte queste sciocchezze, incantesimi e roba del genere.’, sentenziò Petunia dopo che Leslie ebbe terminato il suo racconto davanti ad una tazza di the.
Hermione emise un grugnito sprezzante. La signora Dursley non aveva potuto evitare di invitarla a sedersi, ma era stata relegata su una sedia a dondolo vicino al caminetto che a occhio e croce doveva  aver visto anni migliori. O meglio, decenni migliori.
‘Se fossi in te non proverei a dondolarmi.’, la ammonì Petunia.
La ragazza annuì con un sorriso che faceva supporre che avesse ingoiato la fetta di limone che galleggiava sul suo the. La padrona di casa posò la sua tazza sul tavolino da caffè, incrociò le gambe e posò le mani sopra le ginocchia in modo decisamente affettato.
‘Allora…’, esordì. ‘Hai detto che ti servono degli oggetti. Preziosi?’
‘No, no!’, si affrettò a rispondere Leslie, arrossendo di vergogna. ‘Anzi, preferirei oggetti da nulla, ma che abbiano qualche collegamento con Li… con me e con la nostra infanzia.’
Petunia parve rilassarsi, ma allo stesso tempo nei suoi occhi apparve un’ombra di tristezza.
‘Ho capito.’, mormorò. ‘Aspettate un attimo, per favore.’
Uscì dalla stanza a passo incerto, e dopo qualche minuto ritornò con un foglio di pergamena stretto al petto.
‘Sei proprio sicura di essere tu?’, chiese per l’ennesima volta, guardando Leslie dritto negli occhi. ‘Perché questo non è un oggetto da affidare ad una sconosciuta.’
‘Non so dirti con certezza chi sono.’, rispose lentamente Leslie. ‘Ma ho bisogno che tu mi aiuti a scoprirlo.’
Petunia scosse la testa energicamente, come per scacciare i suoi dubbi momentanei.
‘Non importa, io so che sei: solo due persone al mondo hanno quegli occhi. Una l’ho cresciuta io, l’altra è cresciuta con me.’
Prese un respiro profondo e tese a Leslie il foglio che aveva in mano.
‘La tua lettera di Hogwarts.’, annunciò. ‘Non hai mai saputo che te l’avevo presa. Non l’ho mai confessato a nessuno, neppure a mio marito. Non so neanche perché l’abbia tenuta per tutti quegli anni –prima che tu morissi, intendo. Cioè… Insomma, io… Mi piaceva guardarla. Mi sembrava quasi di poter andare con te in quel posto magico di cui tu e il ragazzo dei Piton non facevate altro che parlare. Non che mi abbiate mai incluso nella conversazione… E non che io ci tenessi, bada bene, eppure… Poi sei morta, e questa lettera ha assunto un nuovo significato. Era stata così importante per te, e per me… Per noi. Dio, Lily, non c’è mai stato un noi, vero? Eravamo io e te. Separate.’
Si asciugò una lacrima con il dorso della mano. Leslie sentì il collo rigato da qualcosa di freddo e umido; incredibile, stava piangendo per una completa sconosciuta. Desiderava intensamente ricordare questa donna, la bambina che era stata, ma non poteva. Anche lei era un fantasma, come James e Severus. Guardò Hermione e vide che persino lei aveva gli occhi lucidi.
‘Pensi che questa lettera mi aiuterà a ricordare?’, le chiese.
La ragazza annuì.
‘E’ perfetta.’, esalò.
Leslie sentì il groppo che aveva in gola sciogliersi un po’. Sorrise; incrociò lo sguardo di Petunia e vide che anche lei sorrideva, gli occhi splendenti di gratitudine. Senza pensare, Leslie le si avvicinò e la strinse a sé.
‘Sono contenta di avere una sorella.’, sussurrò.
‘Anch’io.’, rispose l’altra nello stesso tono. ‘Mi dispiace di averci messo così tanto a capirlo.’

  
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