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Autore: REDRUMILLA_    24/03/2013    3 recensioni
"Harry." sibilò Louis.
"Harry." continuò.
"Harry, ti prego" ripete ancora una volta.
"Resta con me." terminò poi, alzando la testa svelando un viso rigato dalle lacrime, lacrime colme di dolore e di angoscia.
"Io, sarò sempre con te, lo giuro" Fin' il giovane dagli occhi smeraldo, asciugando le dolci guance del ragazzo che gli aveva carpito il cuore.
Per poi chiudere la porta e abbondonare quella parte della sua vita, quel momento della sua esistenza in cui si era sentito pienamente felice.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la canzone presente a fine capitolo:  http://www.youtube.com/watch?v=EqWLpTKBFcU
 
Cap. 6.: Home



Harry Styles
 
Ore 9:30 Starbucks Londra.


Il dolce suono della tiritera che accompagnava i pasti nel famoso e rinomato caffè viene recepita da Harry come l’unica cosa piacevole quella mattina. Lui e Louis avevano deciso di ricominciare, insieme, e quel giorno, abbandonare le lenzuola profumate e sciogliere il suo abbraccio con l’amato per andare a fare una chiacchierata con la fastidiosa Eleanor quella giornata soleggiata di settembre, fu una nota stonata nella sua già scombinata melodia.
Il giorno prima, quando stava beatamente facendo compere per arredare la sua “nuova” dimora, per farla tornare all’antico splendore, dopo che il cattivo gusto di Louis l’aveva divorata, ricevette una chiamata inattesa dalla ragazza dai capelli mossi che lo invitò ad uscire per una bevuta. All’inizio senza pensarci due volte rifiutò la proposta pacifica, ma poi ripensandoci, forse la voglia di saperne di più, quella dannata curiosità di sapere il perché, lo indussero ad accettare.
Alle nove in punto l’auto dai vetri oscurati di Harry sostò nel parcheggio dietro il caffè, i motori si spensero e un buffo ciuffetto riccio vi fece capolino. Salutò quindi l’autista e si chiuse nel suo cappotto nero con il collo di pelo. Il vento autunnale lo scompigliò lievemente e il riccio non perse tempo. Avvicinò il suo pollice all’altezza della fronte e con un gesto ormai automatico riposizionò perfettamente i suoi capelli allo stato originario.
I suoi scarponcini marroni, fedeli compagni in un autunno che sembrava voler mostrare il peggio di se stesso, si muovevano veloci verso l’entrata sul retro del locale.
Il suo volto nascosto sotto il caldo pelo del cappotto riusciva a tenerlo al caldo e a fargli superare senza molti  brividi la strada sterrata che lo divideva dall’entrata.
Era arrivato prima, ma sapeva che non avrebbe atteso senza fare nulla, e così fu. Un orda di ragazzine alla vista del giovane che varcava la porta d’ingresso si precipitò verso di lui.
Fra sorrisi imbarazzati, abbracci colmi di rispetto e dolci quanto vaghe promesse di ricordare il nome di ognuno di loro Harry firmò ogni singolo autografo per poi sedersi in un tavolo appartato infondo al locale.
Una giovane ragazza con un buffo grembiule verde con il logo di Starbucks gli si avvicinò, sorrise e, visibilmente in imbarazzo chiese le sue ordinazioni.

“Oh, prendo un frappuccino, grazie!” disse Harry sfoderando il suo miglior sorriso.

Amava interagire con le ragazze, gli piaceva stuzzicarle e farle imbarazzare. Amava il modo buffo in cui le loro mani sudavano al suo passaggio, come si toccavano nervosamente i capelli in suo presenta. Adorava sapere di averle in pugno.
E anche quella volta, con quel suo movimento astuto di labbra, era riuscito a far breccia in un altro cuore.

“O-Ok” balbettò quindi la giovane scomparendo velocemente dietro il bancone.

Sorridendo ancora una volta fra se e se il riccio decise di mandare un messaggio a Louis, per svegliarlo.

“Ehi, Boo, buon giorno! Io sono uscito un attimo a fare delle commissioni! Tornerò a casa il più presto possibile, mi manchi.
Mi manca già il tuo respiro sulla mia pelle.
Ti amo, Louis.”

Inviò quindi l’sms soddisfatto e, nel gesto per riporlo nella tasca dei stretti calzoni neri una mano affusolata con uno smalto nero a coronarle le unghie si poggiò sulla sua spalla.
Voltò lentamente la testa e il volto del suo attuale peggior incubo gli si disegnò davanti.

“Oh, Eleanor.” Disse.

La ragazza, senza rispondere sollevò la mano precedentemente posta su Harry e si mise a sedere accanto a lui, con lo sguardo basso in cerca del menù.     

-Perché cazzo ha bisogno del menù? In questo posto fra poco ci vive!- sbuffò irritato, attendendo che si decidesse su cosa ordinare.

Alzò il suo lungo braccio e un tintinnio, dovuto ai suoi bracciali in ferro, attirò ancora una volta l’attenzione del riccio su di lei.
Senza proferì nessuna parola sorrise alla commessa che era riuscita a richiamare a se con il precedente gesto e, indicando la bevanda scelta la concedò con un sottile sorriso.

“Harold!” aprì finalmente bocca la castana.
“Felice di vederti! Ti ho fatto aspettare molto?” disse con tono ironico, come a sbeffeggiarlo.
“No.” Rispose secco il giovane.
“Tu ovviamente saprai perché ti ho chiamato qui, no?” aggiunse scostandosi un ciuffo che era finito irroniamente sulle pieghe delle sue labbra.
“Diciamo che  posso supporlo.” Continuò freddo Harry.
“Odio il tuo guardare dall’altro in basso le persone. Odio il tuo menefreghismo dei sentimenti altrui! Bene, ti sei ripreso il tuo ragazzo senza curarti dei miei sentimenti? Ok, adesso lo farò sapere a tutti senza curarmi dei tuoi.”

In un attimo Harry sentì di nuovo quell’enorme peso sulle spalle chiamato paura. Le sue mani sudavano al solo pensiero di cosa avrebbe potuto fare e di come con poche parole la ragazza avrebbe fatto cessare la sua vita.
Il sangue si raggelò nelle vene e uno fievole parola sfuggì al silenzio provocato dal terrore dipinto sul suo viso.

“No.” Biascicò non sicuro che fosse arrivato alle orecchio della castana davanti a lui.
“No, cosa?” continuò lei, fredda.

Harry deglutì, strinse forte i pugni sulle cosce strette fra loro, serrate.

“No, non puoi.” Biascicò ancora una volta, insicuro e cauto.
“Si che posso signorino Styles, e non vedo l’ora di farlo. Farò diventare la tua vita un inferno solo per salvare la mia.”
“E’ così la vita! Bere o affogare, no? E tu lo sai bene.”

La parole uscivano da quelle labbra angeliche quasi di rigetto, parole colme di disprezzo e decisione.
Spaventarono ulteriormente il giovane che di risposta produsse uno stridio spostando la sedia lontano da lei.
Voleva tapparle la bocca, dirle serio di smettere di parlare e di andarsene e non tornare mai più ma, Eleanor aveva il coltello dalla parte del manico e il povero Harry si trovava fortunatamente con le spalle al muro.

“Che ti cambia se frequento Lou o no?” Disse ancora tremando.
“Ma sei stupido o cosa?!” replicò.
“Allora, ascoltami bene. Io vengo pagata per stare accanto a Louis per pararvi il culo! Per far capire a chi vi supporta, a chi crede nella vostra relazione che tutto è una menzogna ma, se le ragazze smettono di crederci e se i manager pensano che non ci sia
più bisogno di me io sarò fatta fuori.” Si fissò i capelli tutto il tempo, troppo nervosa per guardarlo in faccia.
“Non voglio tornare nell’anonimato, non voglio scomparire di nuovo. Voglio essere notata, voglio valere qualcosa, voglio essere QUALCUNO.” Puntualizzò quella parola con così tanta rabbia da far sobbalzare il riccio dalla sedia.
“E se per esserlo devo buttare del fango su di te alla Modest! per assicurarmi lavoro per taaanto tempo, lo farò.” Per poi concludere.
“Avrò la fama che mi spetta, mentendo o no. Vendendomi o meno, sarò famosa.”

Eleanor faceva sul serio, avrebbe detto tutto.
Il peso che già aggravava su Harry si fece intenibile, tutto i suoi ricordi apparsero davanti a lui come flebili frammenti di gioia, tanto dannata da apparire irraggiungibile.
Forse era davvero destinato a soffrire, forse davvero quel destino che per molto tempo aveva pensato essere dalla sua parte, era a lui avverso.
Avrebbe lasciato la casa di Lou, lo avrebbero allontanato ancora di più da lui, vietandovi contatti di qualsiasi genere.
Come poteva vivere una vita del genere. Come poteva sopportare un peso così grande da solo?
Non poteva, sarebbe caduto, avrebbe ceduto al peso delle responsabilità e sotto quei ricordi così pesanti quanto tristi e lontani. Si sarebbe arreso a forse più grandi di lui e avrebbe perso il suo grande amore. Grande quanto unico.
Non poteva permetterlo, avrebbe difeso quella poca felicità ritrovato con tutto quello che era nelle sue possibilità. Non si sarebbero separati di nuovo, non oggi.

“Eleanor, non farlo.” Disse, quasi implorando.

Implorava pietà, era così difficile concepire una cosa del genere visto il suo carattere che la giovane rimase sorpresa da tale dimostrazione.

“Tu non lo faresti mai, lo so.” Sperò in un briciolo di umiltà da parte sua.
“Hai un contratto, non ti manderanno via, lo so! Non c’è bisogno di dire nulla, non devi, non puoi.” I suoi occhi si fecero lucidi, delle lacrime avrebbero presto preso il posto a quella sicurezza che lo aveva sempre contraddistinto.

La sua corazza inespugnabile era ormai frantumata e nulla vi era a difenderlo. Era inerme, solo. Lui e le sue emozioni stavano piano piano stavano prevalendo sulla sua dignità.
Niente li avrebbe separati, non ora.

“Quindi ti prego, lasciaci vivere felici, lasciaci amare.” Una lacrima scese sul suo viso e, notando di non essere solo Harry si affrettò ad asciugarla con la manica della felpa e ad attendere una risposta, una speranza.

Lo sguardo di Eleanor si fece finalmente più umano.

“Harry.. Non so cosa dirti davvero. Vorrei non doverlo fare ma, capiscimi.”

Stava prendendo il portafogli dalla borsetta per pagare il conto quando una mano la colse inaspettatamente e la fermò.
Quella stretta tremante e debole abbatté a sua volta la sicurezza della ragazza e la sua vulnerabilità fu esposta alle richieste di aiuto di Harry.

“Potrai ancora frequentarlo! E se un giorno vorranno cacciarti allora dirai che stiamo insieme. Ma lasciaci vivere insieme ancora una volta.” Gli occhi smeraldo la stavano puntando, arrossati e supplicanti la fissavano speranzosi di una risposta positiva della speranza tanto attesa in un futuro sereno.

Uno strattone deciso tolse la mano del giovane dal suo polso e, con molta fretta Eleanor prese i soldi e li poggiò sul bancone, i capelli a coprirgli il volto e lo sguardo fisso nel vuoto. Prese il suo cappotto in gran velocità e si diresse fuori. Harry vece velocemente lo stesso e, non avendo tempo di indossare il suo cappotto si limitò a raccoglierlo dalla sedia e a sistemarselo su di un avambraccio per poi correre fuori dall’uscita posteriore del locale.

“Aspetta!” Urlò allora Harry.
“Cosa farai?” Chiese.
“Non lo so, non lo so più.” Ammise Eleanor mentre si avvicinava alla sua auto.
“Lo dirai?!” continuò il ricciolo mentre veniva colpito da feroci raffiche di vento.
“Non lo so. Riceverai un messaggio domani, ma non ti prometto nulla, devo pensarci.” E lo sportello si chiuse lasciando un forte dubbio nella testa di Harry, a cui non avrebbe potuto dare risposta. O almeno, non ancora.


Louis Tomlinson
 
 
Ore 14.00 Casa Stylinson
 
L’acqua scorreva ininterrottamente da circa trenta minuti mentre Louis con movimenti circolari si stava lavando all’interno della doccia. Amava passare molto tempo dentro di essa, apprezzava l’odore dello shampoo e la dolce sensazione che gli procurava quando gli colava sul petto, fino ai fianchi, la schiuma che produceva a contatto con i suoi capelli. Era il luogo perfetto dove pensare e rilassarsi, riflettere sulla vita ritrovata e gli avvenimenti accaduti.
Harry era tornato da lui e avevano deciso di riprovarci, poteva davvero crederci? Il solo pensiero di poter passare altri momenti felici, poter creare altri ricordi insieme lo rendevano inquieto e speranzoso che il riccio varcasse il prima possibile quella porta per poi urlare a gran voce il suo nome e aprire senza permesso la porta del bagno come faceva abitualmente tempo addietro.
La sua voce, quanto amava il suono che produceva il suo nome, stretto fra quelle labbra che aveva così tante volte assaporato.
Quel’accento inglese, quella parlata roca e disconnessa lo facevano impazzire. Amava quando gli sussurrava alle orecchie quanto lo amasse, quanto lo desiderasse. Durante i concerti era successo così tante volte che il solo ricordo suscitava in lui tanti di quei brividi da farlo sorridere come un ebete.
Amava tutto di lui, e ringraziava infinite volte il momento in cui aveva varcavo la soglia di quel bagno, incurante di quello che poteva succedergli.
Quel momento gli aveva cambiato la vita, quel momento aveva fatto scattare qualcosa in lui.
Uscì dalla doccia dopo aver cantato ad alta voce canzoni di vario tipo, asciugandosi i capelli con un asciugamano color cielo e dopo essersi stretto in vita un grande telo del medesimo colore.
Harry era così meticoloso nell’arredamento da esigere gli asciugamani dello stesso colore a seconda della settimana. Quella infatti era “la settimana del celeste”, amava esclamare quando entrava a far pipì, suscitando le risate del più grande.
Louis indossò la biancheria e si diresse in camera da letto, prese i pantaloni riposti sulla sedia la sera prima e nell’indossarli notò che aveva lasciato il suo cellulare nella tasca posteriore.
Lo estrasse e vide un messaggio.

“Non posso crederci!” esclamò stupito.

Harry, quel timido ragazzo riccioluto si era ricordato di mandargli un sms per dargli il buongiorno.
Le gote di Louis si tinsero di un rosso imbarazzo, come un teenager alla prima cotta e se ne vergognò terribilmente un attimo dopo.
Un sorriso non voleva abbandonare il suo volto nel leggere il contenuto di quel piccolo gesto di affetto e, terminata la lettura aveva ancora le labbra stirate, gli spigoli sollevati e una evidente felicità addosso.
Decise di rispondere in fretta, visto che il messaggio aveva già atteso abbastanza una risposta.

“Harry! Sono così contento! Mi hai mandato un messaggio!
Io sono a casa, mi sono appena fatto la doccia, ti aspetto così andiamo allo studio di registrazione insieme! Ci conto, fai presto, mi manchi.
Il tuo Lou.”
 
Decise poi di indossare una normalissima camicia bianca abbottonandola fino all’ultimo bottone e di dedicarsi unicamente all’Xbox attendendo l’arrivo del riccio.
Prese dalla mensola, vicino al televisore al plasma, Fifa12 e decise di giocarci.
Scelse il Barcellona e si appassionò così tanto da arrivare alle sedici senza accorgersi del tempo che era passato.
Fissando l’orologio si stupì che il ragazzo non fosse ancora tornato a casa ma decise di attenderlo comunque per un altro po’, sicuro che sarebbe arrivato.
Attese mangiando un pacchetto di patatine il suo arrivo ma nessuno varcò la porta d’ingresso, nessun chiavistello fu girato e nessuna voce roca aveva rotto il silenzio.
Erano le 16.50 e nessun segno di vita. Louis avrebbe voluto chiamarlo per sapere cosa stava facendo, il motivo del suo inaspettata ritardo ma, non lo fece. Aveva paura di apparire troppo opprimente visto che si erano appena decisi a tornare insieme.

-Insieme, stiamo davvero di nuovo insieme?- Nessuno aveva toccato quell’argomento, tutti e due l’avevano dato per scontato però il desiderio di sentirlo dire dalle labbra di Harry lo portò, istintivamente, a desiderare una conferma.

Arrivarono le quindici e il ceruleo decise di abbandonare la sua infinita attesa e di correre in sala registrazioni. Distava venti minuti da casa e, visto il ritardo, si immaginava già le proteste dei manager a riguardo.
Ma poco importava. Quello che davvero voleva scoprire era se Harry stesse bene.
Pensò che forse sarebbe arrivato già in sala e lo stava aspettando. Quel desiderio lo spinse e montare velocemente in macchina e a spingere notevolmente il piede nell’accelleratore per arrivare il prima possibile e togliersi qualsiasi dubbio.
Un assurdo traffico londinese lo indusse a ritardare ulteriormente.
E quando, alle 15 e 30 posteggiò la sua auto, vi scese velocemente e senza far molto caso alle fan che erano appostate davanti all’edificio salutò le guardie del corpo e aprì la grande porta nera.
Un profumo ormai familiare lo travolse, un misto di odore di pelle nuova e deodorante per auto lo accolsero nel grande studio di registrazione.
Delle scalinate precedevano la sala in cui si sarebbero tenute le prove e, nel salirle altrettanto velocemente sbucò da in cima ad esse una buffa testolina bionda.
Quel ragazzo, che Louis conosceva bene, si avvicinò correndo verso di lui e, producendo un notevole chiasso, si lanciò fra le sue braccia.

“LOUIS!” Urlò

Il ceruleo non rispose all’abbraccio ma si limitò a sfoggiare il suo sorriso migliore. Quando il ragazzo dai grandi occhi azzurri si stacco dalla presa ferrea in cui aveva intrappolato l’amico, sorrise di rimando.

“Sei in ritardo.” Disse con tono serio.
“Lo so, Niall, lo so.” Aggiunse allora il più grande spostando il gracile corpo del biondo da una parte per continuare a salire le scale.

Adorava Nialler e la sua immensa spontaneità ma voleva assolutamente levarsi qualsiasi dubbio, voleva assolutamente sapere se Harry era arrivato.
Per mesi era mancato alle prove, per mesi aveva provato in distinta sede senza mai avere contatti coi ragazzi se non ai concerti o alle interviste. Si era estraniato dal gruppo, per colpa sua.
Questo pensiero riportò alla mente quanto era stato perfido con lui in passato, come aveva trattato quel dolce ragazzo che di sbagliato aveva solo deciso di donargli il suo cuore.
Dal giorno in cui fu costretto a lasciarlo una fitta continua al petto lo accompagnava ogni momento della sua esistenza, come un marchio a ricordargli l’errore commesso, il peccato a cui era andato incontro, l’incoscienza di aver abbandonato niente meno che la cosa più bella della sua vita.
Rinnegò ogni giorno in cui Harry non si presentava alle prove, rinnegava ogni tatuaggio che si imprimeva nel corpo come un vago tentativo di dimenticare il dolore psicologico con quello fisico, senza risultati.
Ogni tatuaggio che si aggiungeva alla lista già considerevole del riccio, un colpo massiccio veniva sferrato su Louis, consapevole delle sue colpe.

-Scusami Harry, scusami- Ogni giorno si ripeteva quelle parole, quando abbracciava il suo cuscino, cercando di frenare le lacrime che inesorabilmente scendevano e bagnavano le lenzuola.

Consapevole di aver scavato la fossa ad una persona che voleva solo amarlo, senza riserve. Ad una persona così fragile emotivamente che non avrebbe resistito senza la sua mancanza, ma che aveva comunque abbandonato.
Una botta sulla spalla lo rianimò e lo riportò alla realtà.
L’amarezza scomparì, o almeno relativamente.

“Abbiamo già iniziato a provare, quindi, fa silenzio!” lo sgridò ancora una volta il biondo, facendogli segno di salire.

Quando la scalinata terminò e un’altra porta venne aperta dal fare repentino di Louis, una melodia ancor più familiare lo inondò piacevolmente.

You're insecure,
Don't know what for,
You're turning heads when you walk through the door”

Una voce calma e rilassata partì sicura riuscendo a non sbagliare una singola nota.

-Liam, non ti smentisci mai.-

Louis aveva una certa ammirazione per il giovane Payne, amava la sua tenacia e la sua risolutezza, la sua spigliatezza e la serenità con cui affrontava i problemi che gli si paravano davanti.
E poi, una carattere da non dimenticare era che la sua voce, quella meravigliosa voce che madre natura gli aveva donato, era qualcosa di idilliaco. Riusciva a fare con essa ogni cambio di intonazione possibile.
Il ceruleo ne era certo, Liam, aveva un talento inconfondibile.

“Don't need make-up

continuava integerrimo il giovane talentuoso, sorridendo all’arrivo di Louis in sala.
Il giovane di rimando sorrise e, senza curarsi degli avvertimenti di Niall di non disturbare le prove, si intromesse impertinentemente nell’assolo dell’amico.

To cover up,
Being the way that you are is enough.”

Le loro voci in fin dei conti suonavano bene insieme.
Ma qualcosa di ancor più idilliaco arrivò alle orecchie del castano.

“Everyone else in the room can see it,
Everyone else but you”

Qualcosa di perfetto, quasi sovrannaturale riuscì ad attirare a se tutte l’attenzione. Come una lieve brezza estiva che ti solleva il tessuto leggero intorno alla vita, tutti gli sguardi in quel momento erano rivolti in un punto ben preciso nella stanza.
In un angolo, con la testa china, la fluente chioma racchiusa in un paio di grosse cuffie e le mani unite appoggiate sulle ginocchia, vi era Harry e tutto il suo innato talento.
Era da molto tempo ormai che i ragazzi non udivano la voce roca del ragazzo, quelle note aspre recitate impeccabilmente.
Il giovane riccio aveva sempre avuto talento, si era sempre distinto per le sue doti canore, aveva sempre riscosso successo per il suo stupendo timbro ma, in quel preciso momento, con quelle due strofe, aveva dato prova di essere ancora superiore a quello che i compagni ricordavano.
Qualcosa però suscitò in Louis un lieve accenno di preoccupazione, le decisione di Harry nel cantare la canzone che ormai tutti conoscevano perfettamente a memoria, sembrava essersi affievolita.
Un tono di insicurezza circondò le sue ultime note che, strascicandole, vennero notate del ceruleo che divenne inquieto.
Il riccio poco dopo aver terminato il suo piccolo assolo si accorse dell’arrivo del coinquilino e quindi, poggiando sulle cosce le cuffie, smise di cantare.
Il più grande si mosse velocemente verso la sua direzione, incurante dei manager già abbastanza arrabbiati per il ritardo.
Prese una sedia e si sedette accanto al ragazzo dai grandi occhi verdi.
Notò con dispiacere che quei grandi e luminosi fari, quel giorno, erano stranamente spenti, senza vita. Quando lo abbracciò per salutarlo, Louis rimase spiazzato.
Il corpo del ragazzo sembrava abbandonato a se stesso, era freddo e, non ebbe la risposta che desiderava dal compagno che, notando il gesto, stette fermo a riceverlo passivamente.
Fu proprio quando il castano si avvicinò per chiedere cosa fosse successo che Harry sembrò cadere in un profondo letargo. Come in un coma apparente. Lo sguardo si bloccò su di un punto indefinito dell’immenso muro bianco di fronte a lui, il corpo non si muoveva. Tutto era immobile. E per un attimo il panico si dipinse negli occhi di Louis.

 
Harry Styles
 
Ore 13.50, Londra
 

“Eleanor si era appena chiusa la posta alle spalle e, il giovane Styles, era rimasto in solitaria con i suoi pensieri.
Tutto era di nuovo confuso, le idee e i pensieri erano sparsi in esso come in un gigante frullatore.
Non sapeva più cosa ben pensare o anche solo sperare. Poteva solo aspettarsi il meglio. Aspettare e contare sulla bontà di una persona che per lui non avrebbe fatto probabilmente nulla.
Ancora per una volta, tutto era messo in dubbio da qualcuno all’infuori dei diretti interessati. Ancora una volta a mettere i bastioni fra le ruote erano gli inevitabili problemi che prontamente, ad ogni passo avanti, gli si paravano per strada impedendogli di proseguire e quindi avanzare ulteriormente.

-Maledizione!- Sibilò Harry battendo un sonoro pugno contro il tavolo.

L’ansia lo stava uccidendo.
Decise di uscire in fretta lasciando una larga mancia alla minuta ragazza che li aveva gentilmente serviti, montò in macchina e si diresse velocemente in qualsiasi luogo dove non avrebbe avuto modo di pensare.
Guardò l’orologio e notò con dispiacere che era ancora largamente in anticipo per poter andare in sala prove quindi, ricordando un vecchio locale in cui si era recato con un amico tempo addietro, decise di scegliere quell’opzione.
Il locale parve agli occhi del ricciolo ancora più piccolo e squallido di quanto ricordasse. I vetri appannati e sporchi non permettevano di vedere al suo interno e una scritta scrostata recava ormai soltanto le iniziali dell’originario nome del posto. L’arredamento all’interno di esse era stato scelto senza un vero gusto estetico, tutto era messo lì per caso, in maniera confusa e casuale. I tavolini di plastica con le gambe rotte ne erano una lampante prova.
Si sedette a uno di quest’ultimi che non fosse mancante e ordinò un altro caffè. Mise il suo cellulare in bella vista in modo tale da averlo sempre a portata di mano per qualsiasi evenienza e, per lui inizio una strenuante e fastidiosa attesa.
Mille e milleuno pensieri passavano ancora una volta per la mente di Harry quando una canzone, messa casualmente in una stazione radio lo portò a distogliere la sua mente a concentrarsi su di essa.

Come up to meet you,
tell you I'm sorry
You don't know how lovely you are
I had to find you, tell you
I need you, Tell you, I set you apart

Nulla di più coerente poteva capitarvi. Sia Louis che Harry amavano i Coldplay e cantarsi questa canzone era diventata una routine per loro.
E in quel momento la malinconia lo portava a ricordare momenti della sua vita che, in quel momento bruciavano come vecchie ferite sulla sua pelle da guerriero.

“Nobody said it was easy
It's such a shame for us to part
Nobody said it was easy
No one ever said it would be this hard
Oh, take me back to the start

Ancora una volta il riccio si chiedeva perchè era così dannatamente difficile portare avanti quella relazione, perchè doveva essere tutto così complicato.

Arrivò addirittura a mettere in dubbio il suo amore per il giovane Louis quando, le note della canzone, diventate incanzanti, lo riportarono alla amara quanto reale situazione.
Lo amava, maledettamente. Amava davvero quel ragazzo che anni addietro si era impadronito del suo cuore e, pensare ancora una volta di perderlo.
Lo fece raggelare.
Inizialmente pensava che la cosa non l’avrebbe scalfito visto le sofferenze passate mesi prima ma, come scoprì successivamente, i dolori, a prescindere dalle precedenti tristezze, fanno sempre lo stesso straziante effetto.
Ti riducono un guscio vuoto, ti svuotano della tua anima e di te rimane semplicemente un involucro.

“But tell me you love me, come back and haunt me
Oh and I rush to the start
Running in circles, chasing our tails
Coming back as we are

Quando ancora una volta queste parole riecheggiavano nel locale, quando per la ventesima volta gli occhi smeraldo si Harry si poggiarono sul suo iphone nero, qualcosa di improvviso accadde.

La schermata accesa determinava che El aveva fatto la sua decisione, prima del previsto.
Leggendo il suo nome il riccio chiuse istintivamente gli occhi, impaurito, macchiato di puro terrore ma, superando quell’incertezza di riaprì e lesse il contenuto che avrebbe deciso l’andamento della sua nuova vita.
Poiché, ne era a conoscenza, Eleanor poteva donargli l’assoluta felicità, ma aveva anche il potere di farlo di nuovo tornare allo stato amorfo in cui si trovava qualche giorno prima.
La vita di Harry, la fragile e ancora breve esistenza del giovane erano saldamente strette nel pugno rigido della ragazza."



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Non so davvero cosa dire.. MI SCUSO.
Mi scuso davvero per questo mese di silenzio! MA! Avevo un sacco da studiare, avevo teatro e la scuola mi uccideva. DAVVERO CHIEDO PERDONO. 3 Ragazze hanno smesso di seguire la mia fanfic e ne sono seriamente dispiaciuta ma, non posso biasimarle.. non ho dato segni di vita per un sacco di tempo quindi era ovvio.
Mi son fatta viva con un lurido capitolo di transizione! Per niente paragonabile agli altri, SCUSATEEEEEEEE.
Mi sento una merda! Davvero! Spero di riaggiornare fra una settimana, lo spero tanto çAç
Per chi mi sta ancora seguendo..Grazie, grazie di cuore <3
Milla.
  
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