Unfaithful
Appoggiato allo stipite della
porta-finestra aperta con la spalla destra, con il solo rumore dello scroscio
della pioggia che faceva da dolce musica di
sottofondo, aveva una sigaretta appena accesa all’estremità sinistra
delle labbra, con le braccia incrociate conserte sul petto.
Lo sguardo guardava lontano,
molto più lontano dell’orizzonte che aveva di fronte e che si illuminava a sprazzi di luce dovuta agli sporadici lampi.
Non sapeva nemmeno lui
perché si era svegliato.
Forse era stato il richiamo
della pioggia.. o più semplicemente aveva
troppi pensieri nella testa per riuscire a dormire quella notte.
Sperava solo di non svegliare
l’altra figura occupante la camera da letto, che quando
si era alzato dal suo giaciglio gli dormiva affianco beatamente.
Chissà perché
ogni tanto gli capitava di pensare al suo passato, al suo presente..
ma non riusciva a prevedere il proprio futuro.
Viveva giorno per giorno, non riuscendo ad immaginarsi proiettato 5, 10 anni
avanti.
Eppure andava tutto bene.
Oddio, bene.
Bé, si, dai.
Non c’era più
nessun pazzo furioso che attentava alla sua vita, stava con una stupenda
persona..
Ma chi voleva prendere in giro?
Il ragazzo
dai lunghi capelli corvini sorrise lievemente, increspando le labbra in una
posizione vagamente sensuale, con la sigaretta arrivata a metà vita perfettamente incollata al suo
posto.
Stavano assieme da sei mesi, sei divertentissimi mesi.
Ma non c’era amore tra loro.
Lo sapevano entrambi, ma
erano arrivati alla costruzione di quel loro strano rapporto
assieme, consenzienti entrambi.
Se ci ripensava gli veniva da ridere.
****FLaSH
BaCK****
Due bei ragazzi, entrambi con
i capelli neri, stavano seduti al tavolo di un bellissimo appartamento chic.
-
Allora?-
-
Allora che?-
-
Dai,
Harry, siamo seduti qui, a
guardarci negli occhi senza spere bene cosa dirci. Prendiamoci di coraggio e
diciamoci senza troppi scrupoli perché ci siamo incontrati.-
-
Coraggioso da
parte di un ormai ex-serpeverde…-
L’ex-serpeverde in
questione sogghignò in direzione del ragazzo che aveva di fronte.
-
Già. Quindi ricambia il mio sforzo di coraggio e parla. Dimmi
cosa frulla in quella tua testa machiavellica.-
Harry sorrise lievemente, come era ormai sua abitudine da qualche tempo a quella
parte, e si appoggiò allo schienale della sedia bianca; si accese una
sigaretta, inspirò una bella boccata di nicotina e la piazzò
all’angolo sinistro delle labbra.
Era quello il suo segreto per cui poteva fare qualsiasi cosa con una sigaretta in bocca:
ridere, parlare, cantare.
-
Bene, Blaise.
Allora comincio io. Ho voluto vederti perché..
non lo so di preciso perché. Avevo voglia di parlare con qualcuno,
qualcuno che sapesse tutta la storia,
dall’inizio alla fine. E ci sei solo tu. Anche
perché tu c’entri in buona parte sia per la prima che per la seconda parte.-
L’altro moro, con un
paio di zaffiri al posto degli occhi, si fece serio.
-
Giusto. Dimmi
questo, Potter. Perché sei qui che parli con me, invece di prendermi a
botte finché non crepo?-
-
Oh, io sono
pacifico!-, disse inspirando una boccata più
intensa delle altre: il filo di fumo che fece uscire dalle labbra gli diede
fastidio agli occhi e li chiuse per un istante. Poi continuò, sotto uno
sguardo che non sapeva interpretare dell’altro. - Sinceramente non lo so.
Non so nulla da qualche tempo a questa parte. Ho solo confusione nella testa.
Un marasma caotico di pensieri e sentimenti che non so come gestire.. a chi indirizzare.-
-
Almeno
l’odio dovresti rivolgerlo a me, non ti pare?-
-
Non prenderti
tutta la gloria…. Si deve essere in due in queste cose. E tu sei stato quello che alla fine si è comportato meno peggio.-
-
Come fai a dire
una cosa del genere?!-
-
Perché
hai fatto i tuoi interessi.
Guardandola dal di fuori, chiunque avrebbe fatto
quello che hai fatto tu. Anche io, probabilmente,
quindi perché incolparti? L’unica cosa per cui
dovrei davvero incazzarmi con te è il fatto
che c’era un legame di amicizia, tra noi.-
-
Hai usato il
passato.-
-
Già.
Scusa. Te l’ho detto, sono confuso. Ma dimmi TU perché sei qui?-
L’ex serpe dagli occhi
di zaffiro sospirò, poi guardò intensamente i laghi di giada
liquida che erano le iridi dell’altro. Trovò quello che cercava:
calma, coraggio, accettazione. Cominciò a parlare.
-
Proprio
perché c’è, o c’era, questo
legame tra noi. Perché comunque mi spiace per
quello che ho fatto. Anche se ad essere sincero ne sono
triste fino ad un certo punto. Come hai detto tu ho
fatto i miei interessi. Ora, però, nemmeno io so più cosa fare.-
-
Ce
lo siamo giocato entrambi, lo sai
vero? O lui si è giocato noi. Questo ancora
devo ben capirlo.-
-
Cosa
intendi dire?-
-
Che
da parte mia non ci sarà più nulla. Qualunque cosa dirà, o farà.. per me è storia chiusa.-
Non ci poteva credere.
Non avrebbe mai detto
possibile che un giorno avrebbe ascoltato quelle parole uscire da quella bocca, con l’ormai caratteristica sigaretta a
lato delle labbra, tenuta mollemente con naturalezza e inconsapevole
sensualità.
A pensarci bene quella
caratteristica di come fumava, o parlava fumando, era stata si
da subito una di quelle cose che lo avevano colpito e catturato.
-
Dici sul serio?
Non riseco a crederti, Harry.-
-
Bè, non
è molto un mio problema, ti pare? Io so perfettamente che quello che
dico lo penso davvero. Se tu mi credi o meno non
cambierà di certo le cose.-
-
Perché mi stai dicendo questo? Ti stai quasi sfogando con
me. O se non sfogando quantomeno stai aprendo il tuo cuore a me. Ed io dovrei
essere l’ultima persona che vorresti vedere.-
-
Si, lo penso anche io. Teoricamente in questa situazione
dovrei volerti steso in un lago di sangue.. ma cosa
vuoi.. sono troppo razionale, forse.-
-
Lo credo anche
io. Mi stai stupendo ancora, Potter. Ogni volta che parli mi incanti
con il tuo strano modo di pensare.-
-
Non mi adulare.-
-
Non ti adulo.. potrei star cercando di flirtare con te.-
Harry sorrise, in quella
maniera tutta sua, con l’angolo opposto della bocca dove si trovava
l’ormai quasi finita cicca alzato leggermente
verso l’alto.
-
Forse è
per questo rapporto strano che abbiamo, che non riesco ad odiarti, dopotutto.
Con chi altro riesco a fare discorsi seri ma che dal di fuori
sembrano comici? Nah, giovane. Non ho voglia di perdere anche te, per lo stesso
motivo per cui ho perso lui.-
-
Ti chiedo scusa
col cuore, Harry. Mi perdoni? Torniamo ad essere quello che eravamo
prima?-, chiese quasi supplicante l’altro.
Lo pensava davvero,
seriamente anelava il perdono di quella strana creatura che aveva di fronte,
che lo incantava con le sue parole, con i suoi ragionamenti
machiavellici, con il suo pensiero razionale, con il suo cuore da romantico.
Con la sua natura del tutto contraddittoria che ai
suoi occhi lo faceva come risplendere di una luce eterea che gli ricordava che
tra loro due c’era un abissale baratro.
Il moro in questione prese la
sigaretta e la spense nel posacenere a forma di drago poggiato sul tavolo, poi
piantò i propri occhi di smeraldo in quelli di zaffiro.
-
Si. Questa volta,
si. Non ti assicuro che ci sarà una prossima volta, infame traditore.. ma questa volta si.-
Lo aveva perdonato; perdonato davvero, lo aveva capito dall’insulto che
gli aveva detto.
Lo insultava solo quando scherzavano.
Quando Harry era arrabbiato lo si notava, se lo conoscevi bene, dal modo di parlare.
Usava parole auliche, frasi
composte, voce ferma, nemmeno un lontano accenno di volgarità.
Uh, a Blaise vennero i
brividi al ricordo di Harry arrabbiato.
Non arrabbiato, non lo si doveva mai dire di lui; l’ex grifone asseriva
che s’infastidiva solo.
Perché il giorno che
sarebbe stato arrabbiato davvero.. no, non voleva
nemmeno immaginarlo.
-
Lo terrò a
mente, vostra signoria. Grazie infinite.-
Rimasero un
poco in silenzio, entrambi a pensare chissà cosa, poi Zabini interruppe la quiete sonora.
-
Ora
dove starai?-
-
Non lo so. Per
ora sto da Ron, ma voglio andar via. Non sono in un periodo abbastanza
tranquillo per trattenere la cattiveria. E lui non
c’entra nulla con i miei sbalzi d’umore alla ragazzina isterica.-
-
…
Perché.. perché non vieni a star qui? Finché non trovi un altro posto, ovvio.-
Potter guardò curioso il moro, che si sentì come spogliato dinnanzi
a quell’intensità del tutto inconsapevole.
-
Sai che non
è mica una brutta idea? Anche se dovessi
mandarti al diavolo, ne sei così abituato che forse non ci faresti
nemmeno caso.-
Il padrone di casa sorrise
divertito.
-
Oh, no. Ormai non
mi stupisco più della tua instabilità emotiva in certi casi.
Basta che non mi lanci incantesimi. Ecco, questa sarà l’unica
regola di casa. Vietato lanciare incantesimo con cattive
intenzioni bellicose nei confronti del padrone di casa. E VIETATO fare
la doccia prima del sottoscritto.-
-
EHI!-
-
Dai, Potter.
Converrai pur con me che sei maledettamente più
lento di una ragazza a fare la doccia.-
L’ospite
sorrise di nuovo, questa volta
senza più la sigaretta dall’altra parte dell’angolo alzato
delle labbra.
-
Ok, te la do
vinta. Allora.. mi ospiteresti, per favore?-
-
Con molto
piacere.-
Entrambi si alzarono dalle sedie e congiunsero le loro mani in una
stretta che segnava, in modo scherzosamente solenne, la nuova convivenza tra i
due.
**** eND FLaSH BaCK****
Ed ora era lì, proprio
nella casa del suo ricordo, con la sola differenza che ora
quell’appartamento si poteva dire che era anche
suo.
Lui e Blaise si erano messi
assieme dopo due mesetti di convivenza; come si era già ricordato,
nessuno dei due provava amore per l’altro, ma stavano
bene assieme. Riuscivano a confortarsi e, soprattutto, si sopportavano
in qualunque circostanza.
Erano molto simili, e forse
era quello il motivo per cui la scintilla non
scoccava: solo un narcisista convinto può amare una persona del tutto
simile a sé.
E, per quanto entrambi fossero maledettamente vanitosi,
nessuno dei due si sarebbe mai sognato di vivere tutta la vita con
l’altro; non come una coppia almeno.
Un movimento di troppo tra le
lenzuola di seta ed il moro si riscosse dai suoi pensieri e decise che forse
era il caso di andare in un'altra stanza: era in vena di pensare e lui odiava
avere gente attorno, quando doveva ponderare.
Si cambiò
velocemente, poggiando con attenzione il pigiama nella sua parte del letto, poi
uscì dalla camera facendo attenzione a non fare il minimo rumore.
Aveva adorato da subito
quella casa, si disse mentre attraversava il corridoio
per andare in salotto: era un appartamento immenso a metà strada tra
Aveva due camere da letto, due bagni (uno con la vasca da bagno a idromassaggio e
l’altra con un discreto box doccia), un salotto immenso, una sala da
pranzo, una cucina più che vivibile, una stanza che fungeva da
biblioteca-studio.
Ci si poteva forse aspettare
che un Zabini, rampollo di una importantissima e
ricchissima famiglia purosangue magica, avrebbe abitato in una qualunque
casetta da
Ma certo che no! Infatti la
“umile dimora”, come si divertiva a chiamarla il padrone di casa,
misurava ben
Si, esatto,
quell’appartamento prendeva tutto un piano dell’edificio, che infatti era all’ultimo piano.
Arrivato in salotto, Harry si
sedette sulla poltrona di pelle nera rivolta verso la parete-finestra: pioveva
che Merlino la mandava, con tanto di tuoni e lampi.
Una vera meraviglia della
natura, insomma; un balsamo per lo spirito del giovane.
Con gli occhi chiusi,
cominciò a chiedersi come mai si era svegliato, perché quella
notte la sua mente aveva deciso di fargli ricordare il passato.
Che giorno era?
… Ah, ecco.
Era passato un anno preciso,
da quel giorno.
Chissà come mai, ogni 8 del mese si svegliava la notte. O, per
essere più precisi, la notte tra il 7 e l’8.
Quel
giorno, di un anno prima, era
successo il misfatto.
Era trascorso tempo da quando aveva smesso di star male a quei ricordi, ora
avvertiva solo più vuoto; forse un poco di rimpianto, alla
consapevolezza che tutti i bei momenti erano finiti.
Ma mai nemmeno una volta aveva rimpianto la propria
decisione.
Mh, aveva
bisogno di camminare, di sentire la pioggia sul proprio corpo, non gli bastava
vederla e sentirla.
Doveva assaporarla,
intingersi fino alla saturazione del suo odore, sentire solo e soltanto quel
dolce scroscio.
Si alzò lentamente
dalla poltrona e si diresse verso l’entrata: prese la felpa nera con la
scritta GUINNES sulla schiena ed il cappellino dello stesso colore della Carlsberg; portafogli nella tasca posteriore dei jeans, Camel Silver in quella della felpa assieme
all’accendino.
Ok, era pronto.
Si guardò di sfuggita
nello specchio e sorrise al suo riflesso con il cappellino che nascondeva gli
occhi se la testa era ritta normalmente.
Tre
minuti di ascensore e si trovò davanti al
portone del condominio: si tirò il cappuccio della felpa sul cappellino,
si accese una sigaretta e gli fece un incantesimo perché non si
bagnasse, poi uscì.
Camminava da dieci minuti,
senza una meta precisa, con il solo scopo di bagnarsi fino al midollo e sentire
solo l’odore delle lacrime del cielo.
Aveva sempre dato quella
triste interpretazione al significato della pioggia.
Ora che ci pensava, tutte le
decisioni importanti della sua vita le aveva prese
sotto la pioggia; non sapeva per quale ragione, per capirlo avrebbe dovuto
sottoporsi ad un colloquio con uno psicologo forse, ma con quel tempo e
quell’atmosfera tutta particolare che provava si sentiva sé
stesso. Davvero.
Non sapeva bene come spiegarlo
e spiegarselo, ma si sentiva razionale, come se
l’acqua portasse via con sé nella sua strada dal cielo alla terra
anche tutti i sentimenti inopportuni.
Perché secondo lui quando era il momento di prendere una
decisione le emozioni non dovevano interferire.
Anche quella notte avrebbe
preso una decisone?
Su cosa poi?
Mhà, ora non era
importante, ora si sentiva bene, leggero, libero.. era
tutto quello che gli serviva in quel momento.
Sembrava un
simpatico remake dell’anno prima.
Pioveva anche quella notte.
Quella notte, però,
una decisione l’aveva presa. E che decisione!
Ecco. Di nuovo aveva pensato
a quella volta.
Era parecchio tempo che non
ci ripensava, che non ricordava. Stava facendo una full immersion
ora.
Massì, forse non era
poi tanto male rimembrare quella sera; aveva più volte ripreso
mentalmente la scena per vedere se, col senno di poi, avrebbe fatto scelte
diverse.
E, tutte le volte, aveva trovato la medesima risposta:
avrebbe fatto le stesse, identiche, scelte.
Anche se non aveva deciso in partenza dove andare con la
sua passeggiata, si trovò in un posto che conosceva molto, molto, molto
bene.
Era un parco con l’erba
rigorosamente tagliata all’inglese, nessun fiore se non dove erano stati
precisamente piantati a formare un disegno astratto al
centro del prato, diversi giochi per bambini, panchine e tavoli.
Ma, soprattutto, esattamente dall’altra parte di
dove ora Harry si trovava, un’altalena.
Sorrise e
s’incamminò proprio verso quella, mentre si accendeva una nuova
sigaretta magicamente asciutta ed abbassava il cappellino che rimase come
attaccato al cappuccio della felpa.
Quel posto era troppo ricco
di ricordi, di sensazioni, aveva bisogno di sentire l’acqua scorrere sul
suo viso, perché altrimenti sarebbe stato travolto da essi.
Con un incantesimo silenzioso
asciugò uno dei due posti dell’altalena e vi si sedette.
Buon salve
biondeggianti!^^
Lo so che non mi sono
più fatta viva.. ma cosa volete, la vita
è dura.. senza contare che quest’anno faccio 5° ed il tempo
libero è moltomoltomolto poco..
Così, per cercare di
farmi perdonare, vi posto questa one-shot
che ho diviso in due capitoli.. perché troppo lunga altrimenti^^
Cosa posso dirvi?
Presto arriverà il
secondo ed ultimo capitolo di questa fic..
Vi chiedo perdono per aver praticamente interrotto amore proibito.. è che le
idee sono a miliardi ed il tempo non c’è.. abbiate fede!^^
BaX BaCiSSSS
§*UrIeL*§