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Autore: ekslytherin    11/10/2007    5 recensioni
tradire comporta sempre dei cambiamenti.. quasi mai in meglio. tradire vuol dire perdere ciò che avevi di più importante nella tua vita.. tradire vuol dire say goodbye
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaise Zabini | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Unfaithful

Unfaithful

Appoggiato allo stipite della porta-finestra aperta con la spalla destra, con il solo rumore dello scroscio della pioggia che faceva da dolce musica di sottofondo, aveva una sigaretta appena accesa all’estremità sinistra delle labbra, con le braccia incrociate conserte sul petto.

Lo sguardo guardava lontano, molto più lontano dell’orizzonte che aveva di fronte e che si illuminava a sprazzi di luce dovuta agli sporadici lampi.

Non sapeva nemmeno lui perché si era svegliato.

Forse era stato il richiamo della pioggia.. o più semplicemente aveva troppi pensieri nella testa per riuscire a dormire quella notte.

Sperava solo di non svegliare l’altra figura occupante la camera da letto, che quando si era alzato dal suo giaciglio gli dormiva affianco beatamente.

Chissà perché ogni tanto gli capitava di pensare al suo passato, al suo presente.. ma non riusciva a prevedere il proprio futuro.

Viveva giorno per giorno, non riuscendo ad immaginarsi proiettato 5, 10 anni avanti.

Eppure andava tutto bene.

Oddio, bene.

, si, dai.

Non c’era più nessun pazzo furioso che attentava alla sua vita, stava con una stupenda persona..

Ma chi voleva prendere in giro?

Il ragazzo dai lunghi capelli corvini sorrise lievemente, increspando le labbra in una posizione vagamente sensuale, con la sigaretta arrivata a metà vita perfettamente incollata al suo posto.

Stavano assieme da sei mesi, sei divertentissimi mesi.

Ma non c’era amore tra loro.

Lo sapevano entrambi, ma erano arrivati alla costruzione di quel loro strano rapporto assieme, consenzienti entrambi.

Se ci ripensava gli veniva da ridere.

****FLaSH BaCK****

Due bei ragazzi, entrambi con i capelli neri, stavano seduti al tavolo di un bellissimo appartamento chic.

- Allora?-

- Allora che?-

- Dai, Harry, siamo seduti qui, a guardarci negli occhi senza spere bene cosa dirci. Prendiamoci di coraggio e diciamoci senza troppi scrupoli perché ci siamo incontrati.-

- Coraggioso da parte di un ormai ex-serpeverde…-

L’ex-serpeverde in questione sogghignò in direzione del ragazzo che aveva di fronte.

- Già. Quindi ricambia il mio sforzo di coraggio e parla. Dimmi cosa frulla in quella tua testa machiavellica.-

Harry sorrise lievemente, come era ormai sua abitudine da qualche tempo a quella parte, e si appoggiò allo schienale della sedia bianca; si accese una sigaretta, inspirò una bella boccata di nicotina e la piazzò all’angolo sinistro delle labbra.

Era quello il suo segreto per cui poteva fare qualsiasi cosa con una sigaretta in bocca: ridere, parlare, cantare.

- Bene, Blaise. Allora comincio io. Ho voluto vederti perché.. non lo so di preciso perché. Avevo voglia di parlare con qualcuno, qualcuno che sapesse tutta la storia, dall’inizio alla fine. E ci sei solo tu. Anche perché tu c’entri in buona parte sia per la prima che per la seconda parte.-

L’altro moro, con un paio di zaffiri al posto degli occhi, si fece serio.

- Giusto. Dimmi questo, Potter. Perché sei qui che parli con me, invece di prendermi a botte finché non crepo?-

- Oh, io sono pacifico!-, disse inspirando una boccata più intensa delle altre: il filo di fumo che fece uscire dalle labbra gli diede fastidio agli occhi e li chiuse per un istante. Poi continuò, sotto uno sguardo che non sapeva interpretare dell’altro. - Sinceramente non lo so. Non so nulla da qualche tempo a questa parte. Ho solo confusione nella testa. Un marasma caotico di pensieri e sentimenti che non so come gestire.. a chi indirizzare.-

- Almeno l’odio dovresti rivolgerlo a me, non ti pare?-

- Non prenderti tutta la gloria…. Si deve essere in due in queste cose. E tu sei stato quello che alla fine si è comportato meno peggio.-

- Come fai a dire una cosa del genere?!-

- Perché hai fatto i tuoi interessi. Guardandola dal di fuori, chiunque avrebbe fatto quello che hai fatto tu. Anche io, probabilmente, quindi perché incolparti? L’unica cosa per cui dovrei davvero incazzarmi con te è il fatto che c’era un legame di amicizia, tra noi.-

- Hai usato il passato.-

- Già. Scusa. Te l’ho detto, sono confuso. Ma dimmi TU perché sei qui?-

L’ex serpe dagli occhi di zaffiro sospirò, poi guardò intensamente i laghi di giada liquida che erano le iridi dell’altro. Trovò quello che cercava: calma, coraggio, accettazione. Cominciò a parlare.

- Proprio perché c’è, o c’era, questo legame tra noi. Perché comunque mi spiace per quello che ho fatto. Anche se ad essere sincero ne sono triste fino ad un certo punto. Come hai detto tu ho fatto i miei interessi. Ora, però, nemmeno io so più cosa fare.-

- Ce lo siamo giocato entrambi, lo sai vero? O lui si è giocato noi. Questo ancora devo ben capirlo.-

- Cosa intendi dire?-

- Che da parte mia non ci sarà più nulla. Qualunque cosa dirà, o farà.. per me è storia chiusa.-

Non ci poteva credere.

Non avrebbe mai detto possibile che un giorno avrebbe ascoltato quelle parole uscire da quella bocca, con l’ormai caratteristica sigaretta a lato delle labbra, tenuta mollemente con naturalezza e inconsapevole sensualità.

A pensarci bene quella caratteristica di come fumava, o parlava fumando, era stata si da subito una di quelle cose che lo avevano colpito e catturato.

- Dici sul serio? Non riseco a crederti, Harry.-

- Bè, non è molto un mio problema, ti pare? Io so perfettamente che quello che dico lo penso davvero. Se tu mi credi o meno non cambierà di certo le cose.-

- Perché mi stai dicendo questo? Ti stai quasi sfogando con me. O se non sfogando quantomeno stai aprendo il tuo cuore a me. Ed io dovrei essere l’ultima persona che vorresti vedere.-

- Si, lo penso anche io. Teoricamente in questa situazione dovrei volerti steso in un lago di sangue.. ma cosa vuoi.. sono troppo razionale, forse.-

- Lo credo anche io. Mi stai stupendo ancora, Potter. Ogni volta che parli mi incanti con il tuo strano modo di pensare.-

- Non mi adulare.-

- Non ti adulo.. potrei star cercando di flirtare con te.-

Harry sorrise, in quella maniera tutta sua, con l’angolo opposto della bocca dove si trovava l’ormai quasi finita cicca alzato leggermente verso l’alto.

- Forse è per questo rapporto strano che abbiamo, che non riesco ad odiarti, dopotutto. Con chi altro riesco a fare discorsi seri ma che dal di fuori sembrano comici? Nah, giovane. Non ho voglia di perdere anche te, per lo stesso motivo per cui ho perso lui.-

- Ti chiedo scusa col cuore, Harry. Mi perdoni? Torniamo ad essere quello che eravamo prima?-, chiese quasi supplicante l’altro.

Lo pensava davvero, seriamente anelava il perdono di quella strana creatura che aveva di fronte, che lo incantava con le sue parole, con i suoi ragionamenti machiavellici, con il suo pensiero razionale, con il suo cuore da romantico. Con la sua natura del tutto contraddittoria che ai suoi occhi lo faceva come risplendere di una luce eterea che gli ricordava che tra loro due c’era un abissale baratro.

Il moro in questione prese la sigaretta e la spense nel posacenere a forma di drago poggiato sul tavolo, poi piantò i propri occhi di smeraldo in quelli di zaffiro.

- Si. Questa volta, si. Non ti assicuro che ci sarà una prossima volta, infame traditore.. ma questa volta si.-

Lo aveva perdonato; perdonato davvero, lo aveva capito dall’insulto che gli aveva detto.

Lo insultava solo quando scherzavano.

Quando Harry era arrabbiato lo si notava, se lo conoscevi bene, dal modo di parlare.

Usava parole auliche, frasi composte, voce ferma, nemmeno un lontano accenno di volgarità.

Uh, a Blaise vennero i brividi al ricordo di Harry arrabbiato.

Non arrabbiato, non lo si doveva mai dire di lui; l’ex grifone asseriva che s’infastidiva solo.

Perché il giorno che sarebbe stato arrabbiato davvero.. no, non voleva nemmeno immaginarlo.

- Lo terrò a mente, vostra signoria. Grazie infinite.-

Rimasero un poco in silenzio, entrambi a pensare chissà cosa, poi Zabini interruppe la quiete sonora.

- Ora dove starai?-

- Non lo so. Per ora sto da Ron, ma voglio andar via. Non sono in un periodo abbastanza tranquillo per trattenere la cattiveria. E lui non c’entra nulla con i miei sbalzi d’umore alla ragazzina isterica.-

- … Perché.. perché non vieni a star qui? Finché non trovi un altro posto, ovvio.-

Potter guardò curioso il moro, che si sentì come spogliato dinnanzi a quell’intensità del tutto inconsapevole.

- Sai che non è mica una brutta idea? Anche se dovessi mandarti al diavolo, ne sei così abituato che forse non ci faresti nemmeno caso.-

Il padrone di casa sorrise divertito.

- Oh, no. Ormai non mi stupisco più della tua instabilità emotiva in certi casi. Basta che non mi lanci incantesimi. Ecco, questa sarà l’unica regola di casa. Vietato lanciare incantesimo con cattive intenzioni bellicose nei confronti del padrone di casa. E VIETATO fare la doccia prima del sottoscritto.-

- EHI!-

- Dai, Potter. Converrai pur con me che sei maledettamente più lento di una ragazza a fare la doccia.-

L’ospite sorrise di nuovo, questa volta senza più la sigaretta dall’altra parte dell’angolo alzato delle labbra.

- Ok, te la do vinta. Allora.. mi ospiteresti, per favore?-

- Con molto piacere.-

Entrambi si alzarono dalle sedie e congiunsero le loro mani in una stretta che segnava, in modo scherzosamente solenne, la nuova convivenza tra i due.

**** eND FLaSH BaCK****

Ed ora era lì, proprio nella casa del suo ricordo, con la sola differenza che ora quell’appartamento si poteva dire che era anche suo.

Lui e Blaise si erano messi assieme dopo due mesetti di convivenza; come si era già ricordato, nessuno dei due provava amore per l’altro, ma stavano bene assieme. Riuscivano a confortarsi e, soprattutto, si sopportavano in qualunque circostanza.

Erano molto simili, e forse era quello il motivo per cui la scintilla non scoccava: solo un narcisista convinto può amare una persona del tutto simile a sé.

E, per quanto entrambi fossero maledettamente vanitosi, nessuno dei due si sarebbe mai sognato di vivere tutta la vita con l’altro; non come una coppia almeno.

Un movimento di troppo tra le lenzuola di seta ed il moro si riscosse dai suoi pensieri e decise che forse era il caso di andare in un'altra stanza: era in vena di pensare e lui odiava avere gente attorno, quando doveva ponderare.

Si cambiò velocemente, poggiando con attenzione il pigiama nella sua parte del letto, poi uscì dalla camera facendo attenzione a non fare il minimo rumore.

Aveva adorato da subito quella casa, si disse mentre attraversava il corridoio per andare in salotto: era un appartamento immenso a metà strada tra la Londra babbana e quella magica, a dieci minuti da entrambe, facente parte di un’imponente costruzione del primo barocco.

Aveva due camere da letto, due bagni (uno con la vasca da bagno a idromassaggio e l’altra con un discreto box doccia), un salotto immenso, una sala da pranzo, una cucina più che vivibile, una stanza che fungeva da biblioteca-studio.

Ci si poteva forse aspettare che un Zabini, rampollo di una importantissima e ricchissima famiglia purosangue magica, avrebbe abitato in una qualunque casetta da 100 m2?

Ma certo che no! Infatti la “umile dimora”, come si divertiva a chiamarla il padrone di casa, misurava ben 250 m2.

Si, esatto, quell’appartamento prendeva tutto un piano dell’edificio, che infatti era all’ultimo piano.

Arrivato in salotto, Harry si sedette sulla poltrona di pelle nera rivolta verso la parete-finestra: pioveva che Merlino la mandava, con tanto di tuoni e lampi.

Una vera meraviglia della natura, insomma; un balsamo per lo spirito del giovane.

Con gli occhi chiusi, cominciò a chiedersi come mai si era svegliato, perché quella notte la sua mente aveva deciso di fargli ricordare il passato.

Che giorno era?

… Ah, ecco.

Era passato un anno preciso, da quel giorno.

Chissà come mai, ogni 8 del mese si svegliava la notte. O, per essere più precisi, la notte tra il 7 e l’8.

Quel giorno, di un anno prima, era successo il misfatto.

Era trascorso tempo da quando aveva smesso di star male a quei ricordi, ora avvertiva solo più vuoto; forse un poco di rimpianto, alla consapevolezza che tutti i bei momenti erano finiti.

Ma mai nemmeno una volta aveva rimpianto la propria decisione.

Mh, aveva bisogno di camminare, di sentire la pioggia sul proprio corpo, non gli bastava vederla e sentirla.

Doveva assaporarla, intingersi fino alla saturazione del suo odore, sentire solo e soltanto quel dolce scroscio.

Si alzò lentamente dalla poltrona e si diresse verso l’entrata: prese la felpa nera con la scritta GUINNES sulla schiena ed il cappellino dello stesso colore della Carlsberg; portafogli nella tasca posteriore dei jeans, Camel Silver in quella della felpa assieme all’accendino.

Ok, era pronto.

Si guardò di sfuggita nello specchio e sorrise al suo riflesso con il cappellino che nascondeva gli occhi se la testa era ritta normalmente.

Tre minuti di ascensore e si trovò davanti al portone del condominio: si tirò il cappuccio della felpa sul cappellino, si accese una sigaretta e gli fece un incantesimo perché non si bagnasse, poi uscì.

Camminava da dieci minuti, senza una meta precisa, con il solo scopo di bagnarsi fino al midollo e sentire solo l’odore delle lacrime del cielo.

Aveva sempre dato quella triste interpretazione al significato della pioggia.

Ora che ci pensava, tutte le decisioni importanti della sua vita le aveva prese sotto la pioggia; non sapeva per quale ragione, per capirlo avrebbe dovuto sottoporsi ad un colloquio con uno psicologo forse, ma con quel tempo e quell’atmosfera tutta particolare che provava si sentiva sé stesso. Davvero.

Non sapeva bene come spiegarlo e spiegarselo, ma si sentiva razionale, come se l’acqua portasse via con sé nella sua strada dal cielo alla terra anche tutti i sentimenti inopportuni.

Perché secondo lui quando era il momento di prendere una decisione le emozioni non dovevano interferire.

Anche quella notte avrebbe preso una decisone?

Su cosa poi?

Mhà, ora non era importante, ora si sentiva bene, leggero, libero.. era tutto quello che gli serviva in quel momento.

Sembrava un simpatico remake dell’anno prima.

Pioveva anche quella notte.

Quella notte, però, una decisione l’aveva presa. E che decisione!

Ecco. Di nuovo aveva pensato a quella volta.

Era parecchio tempo che non ci ripensava, che non ricordava. Stava facendo una full immersion ora.

Massì, forse non era poi tanto male rimembrare quella sera; aveva più volte ripreso mentalmente la scena per vedere se, col senno di poi, avrebbe fatto scelte diverse.

E, tutte le volte, aveva trovato la medesima risposta: avrebbe fatto le stesse, identiche, scelte.

Anche se non aveva deciso in partenza dove andare con la sua passeggiata, si trovò in un posto che conosceva molto, molto, molto bene.

Era un parco con l’erba rigorosamente tagliata all’inglese, nessun fiore se non dove erano stati precisamente piantati a formare un disegno astratto al centro del prato, diversi giochi per bambini, panchine e tavoli.

Ma, soprattutto, esattamente dall’altra parte di dove ora Harry si trovava, un’altalena.

Sorrise e s’incamminò proprio verso quella, mentre si accendeva una nuova sigaretta magicamente asciutta ed abbassava il cappellino che rimase come attaccato al cappuccio della felpa.

Quel posto era troppo ricco di ricordi, di sensazioni, aveva bisogno di sentire l’acqua scorrere sul suo viso, perché altrimenti sarebbe stato travolto da essi.

Con un incantesimo silenzioso asciugò uno dei due posti dell’altalena e vi si sedette.

Buon salve biondeggianti!^^

Lo so che non mi sono più fatta viva.. ma cosa volete, la vita è dura.. senza contare che quest’anno faccio 5° ed il tempo libero è moltomoltomolto poco..

Così, per cercare di farmi perdonare, vi posto questa one-shot che ho diviso in due capitoli.. perché troppo lunga altrimenti^^

Cosa posso dirvi?

Presto arriverà il secondo ed ultimo capitolo di questa fic..

Vi chiedo perdono per aver praticamente interrotto amore proibito.. è che le idee sono a miliardi ed il tempo non c’è.. abbiate fede!^^

BaX BaCiSSSS

§*UrIeL*§

  
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