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Autore: shesfelix    24/03/2013    1 recensioni
Questa è la mia prima ff in assoluto, quindi spero siate comprensivi se non è il massimo. Ce la metterò sempre tutta per migliorare e rendere più comprensibili possibile gli avvenimenti e gli stati d'animo.
Il titolo è una frase latina che significa "se tu sarai felice, lo sarò anch'io". Se volete contattarmi su twitter, sono @shesfelix. Vi sarei anche grata se recensiste per farmi sapere come vi sembra. Grazie in anticipo!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Liam

«Put your hands all over, put your hands all over me…»cantava Liam a occhi chiusi, sovrapponendo la sua voce a quella di Adam Levine. Improvvisava molto spesso brevi concerti, quando riusciva a ritagliarsi un po’ di tempo, tra tutti i suoi numerosi impegni. Era bravo a cantare, ma non aveva mai mostrato al pubblico le sue abilità, tranne durante le recite scolastiche; quindi si limitava principalmente a esibirsi sotto la doccia.
«Payne…? Payne, insomma!» sentì lui strillare fuori della macchina. Liam si voltò, notando divertito la scena e aprendo lo sportello. «Smettila di ridere, stupido!» sospirò lei stizzita, sedendosi «E la prossima volta, assicurati di tenere la musica a un volume ragionevole»
Sempre se ci sarà, una prossima volta, pensò lui mettendo in moto l’auto. «Alla buon’ora, Eleanor! Quasi non ci speravo più»
«Chiacchere, chiacchere, Payne. Allora, come sto?» chiese esuberante.
«Bene, El, bene» rispose guardando distrattamente il vestito striminzito «Ti proclameranno sicuramente “reginetta”»
In effetti, era di gran lunga interessato al tragitto da percorrere. Non sapeva per quale oscura ragione stesse andando al ballo con lei, aveva accettato solo per evitare scocciature con tutte le ragazze con cui era andato, e magari distrarsi dal pensiero di Phoebe. Anche Eleanor, dal canto suo, aveva i suoi interessi nel farsi vedere con lui. Entrambi avevano solo da guadagnarci.
Liam spense il motore e la radio appena ebbe parcheggiato nel cortile della scuola. Già si sentiva la musica provenire dalla palestra. Chiuse gli occhi sospirando, con la testa appoggiata allo schienale, mentre la ragazza si ritoccava il trucco.
«Allora, pronto?»
«Tu che dici?» sorrise ammiccando, e uscirono dall’abitacolo.
Tutti i presenti nel parcheggio si fermarono alla loro comparsa, bisbigliando al vicino. Liam si aggiustò la chioma col suo charme innato e un sorriso malizioso, e si pose al fianco di Eleanor, che inforcò il suo braccio con altezzosità. Si diressero all’interno dell’edificio e presentarono i loro nomi; poi potettero entrare. La grande stanza era quasi piena; al ballo era andata in pratica tutta la scuola. Già avevano cominciato a salutarlo e adularlo, quando si vide venire in contro Zayn. Sembrava agitato.
«Liam, eccoti qui, ti aspettavo!»
«Chi non muore si rivede, direi» rise sarcastico.
«Io credo che andrò un po’ in giro. Son qui dentro da neanche cinque minuti e l’aria è già “inquinata”» annunciò la ragazza smorfiosamente, rivolta a Malik, e si dileguò tra la folla.
Quei due non riuscivano proprio a sopportarsi; Liam cercava sempre di limitare le provocazioni da parte di lei, le uniche in effetti.
«Ma sei venuto al ballo con… quella?» domandò l’amico incredulo, mentre lui ricambiava con gesti e sorrisi chiunque gli rivolgesse un saluto.
«Tu chi hai invitato?» glissò abilmente la domanda.
«Nessuno…»
«Perché non vai dalla Parker? È sola soletta alla scrivania a segnare i presenti. Le farà piacere, un po’ di compagnia» ammiccò malizioso, ricevendo come risposta uno sguardo cupo che sembrava chiedesse “sei serio?”.
«Magari dopo… Ora sto aspettando delle persone. Va beh, ci si vede in giro!» annunciò dandogli una pacca sulla spalla, e si mischiò tra gli studenti.
Liam si diresse al tavolo delle bevande e si versò un bicchiere di Coca-cola, giusto per sciacquarsi la vocca. Si guardò in giro, finché il suo sguardo non si fermò su di lei.
 
Harry

«Dolce Evanna Tomlinson, mi concede l’onore di questo ballo?»
«Se proprio insiste…» sorrise lei, prendendo la mano che le porgeva suo fratello, alzandosi e allontanandosi verso il gruppo di ragazzi che si cimentavano in un lento.
Harry non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Gli sembrava perfetta nel semplice vestitino nero, che si prestava a esaltare la sua figura snella e la carnagione chiara. Stava abbracciata a Louis con morbidezza, dondolando piano a ritmo della musica. Avrebbe voluto tenerla stretta a sé allo stesso modo…
«Insolito, questo posto» esordì Dylan, che era stato tutto il tempo in silenzio, come Elisabeth.
Harry spostò lo sguardo su di loro, seduti l’uno accanto all’altra. Lei stava composta con le mani in grembo e guardava i due amici ballare, con aria triste e rassegnata. Sapeva quanto le costasse essere lì e non poter divertirsi come davvero voleva; accondiscese remissiva a ogni volere dei genitori.
Il suo accompagnatore osservava gli altri studenti con evidente sdegno, come se fossero affetti da qualche malattia altamente contagiosa, con occhi di un celeste deciso (quasi ci si accecava guardandoli). Era uno di quei “figli di papà”, molto “vecchio stile”, con la brillantina tra i capelli corvini. Aveva il suo fascino, ma era troppo altezzoso per stare a contatto con la gente “normale”. Sin da quando aveva messo piede in casa, Harry aveva avuto una misteriosa avversione nei suoi confronti, accentuatasi durante la cena, quando era stato trattato a mo’ di cameriere in quanto gli aveva puntualmente chiesto di versargli l’acqua nel bicchiere. Doveva fare qualcosa per impedire a Liz di farsi convincere a frequentarlo come più di un conoscente.
«Credo che dovrai abituarti, che tu lo voglia o meno, dato che dovrai passarci altre tre ore scarse. Oppure, non ti resta che chiamare l’autista; a te la scelta!» gli disse con impercettibile sarcasmo.
Dylan lo guardò smarrito; Elisabeth lo implorava con lo sguardo, di non appesantire la situazione. Intanto, la canzone era terminata e i due fratelli tornarono da loro, abbracciati per il fianco e sorridenti.
«Che sono quelle facce da funerale? Dai, siamo a un ballo, dobbiamo divertirci!» esordì Louis.
«Ben detto!» lo appoggiò ridendo Evanna, alzando il pugno con enfasi.
«Per esempio… Elisabeth, che ne dici di ballare?» chiese lui porgendole la mano.
«Io, ballare…? Non so se sia una buona idea…» disse agitata abbassando lo sguardo.
«Provare, non nuoce» sorrise incoraggiante.
Lo guardò piano, timida, con un leggero rossore sugli zigomi che andava accentuandosi. Poi sorrise e gli prese la mano con delicatezza. «Va bene» sussurrò alzandosi.
Harry sorrise, come Evanna, del resto. Molto probabilmente pensavano entrambi la stessa cosa: quei due avrebbero formato proprio una bella coppia. Dylan, invece, li guardava infastidito.
«Ragazzi, finalmente riesco a vedervi; vi ho cercati dappertutto!»
I componenti del gruppetto si voltarono in direzione della voce: aveva fatto la sua comparsa Zayn. Lo salutarono, tra diversi sentimenti.
«Ci cercavi?» domandò Louis tenendo la mano all’amica, incuriosito.
«Sì insomma… più che altro cercavo te»
«Me…?» domandò stranito «È successo qualcosa di cui hai bisogno di parlarmi?»
«È una cosa urgente…» ammise imbarazzato, accarezzandosi il collo come se fosse a disagio «Devo parlarti ora» aggiunse mettendogli una mano sul braccio.
Il bruno dagli occhi celesti guardò dispiaciuto i presenti, e indirizzandosi a Elisabeth, disse «Balleremo tra un po’, te lo prometto»
Poi, li videro disperdersi tra gli studenti. Harry guardò Liz, che si era seduta. Sembrava delusa, e non poteva biasimarla. Sicuramente gli avrebbe impedito di rincuorarla, davanti a tutta quella gente; si limitò a baciarle il capo, poi si diresse verso Evanna.
«Ti va di ballare?»
«Molto volentieri»
 
Zayn

Si addentrava con fatica nella folta schiera di invitati con al seguito Louis, voltandosi spesso per accertarsi che fosse ancora dietro di lui, tanto ce l’amico talvolta gli stringeva il braccio per rassicurarlo. Zayn sorrideva a ogni sua mossa.
Molti ignoravano il suo passaggio, alcuni si scostavano infastiditi, altri lo spintonavano. Non era una novità: era abituato alle occhiatacce maliziose e alle risate derisorie (che riceveva nel migliore dei casi), che in quegli istanti pregava fossero ridotte al minimo. Quasi riusciva a sentire spalmarsi addosso gli sguardi che aveva imparato a conoscere. Provava profonda umiliazione, non per i gesti in sé, ma per la presenza del suo amico. Cos’avrebbe pensato di lui?
«Hey, Malik! Sta’ attento a dove metti i piedi, potresti inciampare!» sentì dirsi da una voce fin troppo familiare seguita da singhiozzi sommessi, prima di ritrovarsi prono sul pavimento.
Louis lo aiutò a rialzarsi, accertandosi sulle sue condizioni. Poi rivolse uno sguardo indignato al ragazzo che li osservava strafottente. «E tu, chi saresti per avere il diritto di trattarlo in questo modo?»
«Niall James Horan. La domanda è: chi sei tu, per parlarmi così?»
«Sono Louis, e ti conviene lasciare stare il mio amico»
Zayn si sentì rincuorato. Già lo venerava di per sé, ma ciò che era appena successo gli fece rendere conto che Louis era uno dei pochi di cui poteva fidarsi davvero.
«Ah, si? Il tuo amico?» scoppiò in una risata fragorosa «Altrimenti che mi fai, moscerino?»
Louis stava per controbattere, quando Zayn prese la parola «Basta, andiamo: non perdiamo tempo con gente del genere» disse prendendolo per il braccio e portandolo con sé.
«Ci vediamo dopo, ranocchietta!» intimò ancora Niall.
Si voltò a guardarlo mentre camminava, e lo scorse mentre litigava animatamente con Phoebe; poi, finalmente aprì le porte d’emergenza e si ritrovarono nel corridoio deserto. Zayn si appoggiò alla parete, chiuse gli occhi e sospirò. Dio mio, che ho combinato, pensò, e si passò la mano tra i capelli. Sentiva che Louis lo stava osservando con sguardo apprensivo, ma l’unica cosa che gli riusciva in quel momento era rimanere immobile.
«Dunque è lui, quel Niall» osservò rompendo il silenzio, mettendosi accanto a lui.
«Già, l’energumeno che sta con mia sorella» confermò sospirando e decidendosi a guardare il suo profilo. Lo analizzò interamente, scandagliando ogni centimetro quadrato della sua pelle, e inspirando il suo profumo. Notò la curva delle ciglia, del naso, le labbra fini… Forse, non gli era mai stato così vicino in vita sua. quello era il suo momento.
Louis rise, mostrando la sua dentatura candida «”Energumeno” è dir poco»
Zayn sorrise, e lo guardò intensamente negli occhi. «Grazie, Lou» riuscì a dire, completamente paralizzato.
«Di niente, Zayn. So che tu avresti fatto lo stesso per me»
Darei la vita per te, disse tra sé e sé. Continuò a mantenere il contatto visivo e, prima che potesse rendersi conto delle sue azioni, si sorprese a premere le labbra contro le sue e accarezzargli il viso mentre approfondiva il contatto. Lentamente gli percorse la schiena sino ad attirarlo dal sedere. Si sentiva bene, vivo.
Louis lo respinse con forza, distaccandosi bruscamente da lui. Aveva il fiato corto e lo guardava con gli occhi sgranati. Zayn non sapeva cosa dire.
«Louis…» disse languidamente una voce proveniente dalle porte d’emergenza. Si voltarono verso di essa, constatando che molto probabilmente erano osservati da tempo attraverso la fessura. «Scusate, non avevo intenzione d’interrompervi»
«Elisabeth, aspetta» urlò l’interpellato vedendola dileguarsi tra la folla. Gli gettò uno sguardo incomprensibile, poi scattò a raggiungerla.



Buona domenica delle Palme a tutti! Spero stiate tutti bene.
Il balli di per sé mi danno troppo di America (?), ma questo era diverso in un certo senso. Spero che l'idea vi sia piaciuta.
Fatemi sapere un pò le vostre opinioni: una recensione, menzionando @shesfelix su twitter, facendomi una domanda a questo link (http://ask.fm/shesfelix) o boh non so. Per me è davvero tanto importante. Un bacio, dolcezze. Fel.
  
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