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Autore: Meggie    11/10/2007    34 recensioni
“Mamma, dov’è Tom?”
Sua madre lo guardò stranita e preoccupata.
“Tesoro, chi è Tom?”
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sleeping with ghosts

Sleeping with ghosts

 

Importante: Tutto ciò che è descritto in questa storia è frutto della mia fantasia, ergo: non c’è niente (o quasi) di reale. Tom e Bill non mi appartengono affatto (no… Bill non è ancora in mio possesso, ma è solo questione di tempo…). Questa storia (anche volendo… non potrei quindi…) NON sarà twincest.

 

 

EPILOGO

- Memories -

 

****

 

A volte accadono delle cose che non riusciamo a spiegarci. Accadono e basta. Bisognerebbe accettarle e andare avanti, ma non sempre è così facile.

A volte rimaniamo ancorati al passato. E nonostante il tempo che scorre, cerchiamo con tutte le nostre forze un appiglio per non mollare i ricordi.

Arrivati ad un certo punto, bisognerebbe semplicemente staccarsi da essi.

Ma troppo spesso è quasi impossibile.

E allora non ti rimane che convivere con parti di te che non vedrai mai più. Parti di te che sono andate perse, in qualche angolo remoto della linea temporale.

Parti che non rivedrai.

Ma che sono esistite.

 

*

 

Stoppai la palla con il piede. Sorrisi al mio compagno e gliela lanciai con un ottimo passaggio.

Non potevo giocare troppo. Ma ogni tanto, semplicemente, mi andava.

“Mio fratello faceva schifo a giocare a calcio…”

Sapevo che era lui. Sapevo che stava sorridendo. Di quei sorrisi fugaci. Di quei sorrisi malinconici. Quelli che a volte fanno male, se non sai come prenderli. Sono i sorrisi dei ricordi.

Che non torneranno.

Sono i ricordi seppelliti sotto giorni tutti uguali e annotati con crudeltà sulle agende. Quelli che non svaniscono con il tempo. Quelli che rimangono per sempre.

Quelli importanti.

Quel tipo di ricordi che tutti, una volta nella vita, provano.

Mi girai verso di lui e feci un cenno ai miei compagni. Per me la partita finiva lì.

“Come stai?”

Tom si strinse nelle spalle. Sto, ed è abbastanzasembrava voler dire.

“Puoi giocare a calcio?”

“Ogni tanto”

Le nostre conversazioni erano surreali. Poche parole. Poche risposte.

Erano domande non dette. E risposte che si sapevano. Le sapevo io. E le sapeva lui.

Ci bastava.

 

*

 

Non eravamo amici. Non potevamo esserlo. Sia dal suo punto di vista che dal mio.

Non puoi essere amico della persona che consideri la causa della morte di tuo fratello.

Non puoi essere amico di una persona che ti fa provare un enorme senso di colpa.

Ma ogni tanto ci vedevamo. Senza un apparente motivo, per gli altri.

Io pensavo che Tom avesse bisogno di me, quanto io ne avevo di lui.

Lui ricercava la parte di suo fratello che ancora era in me, e che ci sarebbe rimasta per sempre.

Io ricercavo qualcuno a cui destinare un affetto che non mi apparteneva. Un affetto che sentivo verso un fratello che non avevo.

Ci appoggiavamo l’uno all’altro in quei nostri strani silenzi, fatti di passeggiate e occhiate. Mi studiava. Sapevo che analizzava ogni mio gesto per ritrovare qualcosa di Bill.

Sono sempre stato troppo codardo per chiedergli se, effettivamente, avesse trovato qualcosa. Fino a quando non fu lui a rivelarmelo.

 

*

 

“Un giorno vorrò rivederti”

Si girò, Tom era davanti a lui, in jeans e maglietta. Stava per uscire dall’ospedale quindi.

Perché?”

La domanda gli era sorta spontanea. A quanto ne sapeva, Tom lo odiava e non voleva vederlo. Gliel’aveva detto chiaramente.

E allora perché?

Perché…” perché ti odio, ma hai in te mio fratello. Karl glielo leggeva negli occhi. Ma Tom non proseguì la frase.

 

Perché?

 

*

 

Dopo un anno a volte ancora me lo chiedevo.

Perché?

C’erano notti terribili in cui non facevo che rigirarmi nel letto, chiedendomi il perché di tante e troppe cose.

Ero arrivato a pensare che forse non era giusto tutto quello che era successo. Che forse io non dovevo salvarmi. Che io non avevo un fratello come Tom. Che forse la mia malattia era un destino. Che invece l’incidente di Bill era… appunto solo un incidente.

Che era sbagliato ciò che ci era successo.

Ma poi pensavo alla mamma. E alle sue lacrime se mi fosse accaduto qualcosa. E mi rispondevo che a me piaceva vivere. Mi piaceva la vita.

Ma restava il fatto che mi sentivo in colpa. E non riuscivo a farci nulla.

E più pensavo a divertirmi, più mi ricordavo di Bill che non poteva fare più nulla del genere.

A volte pensavo di essere sullo stesso piano di un assassino.

Era ovvio che non fossi la causa dell’incidente di Bill e Tom. Era ovvio che non ero la causa della morte di Bill. Era tutto ovvio. E razionalmente riuscivo a far combaciare tutti i punti.

Ma dentro di me, troppo spesso, mi sentivo male.

 

*

 

“Andiamo in un bar?”

Indicai a Tom il lato opposto della strada. Lui si limitò ad annuire e mi seguì.

C’erano dei giorni in cui mi chiamava e mi chiedeva se mi andava di vederci.

Mi andava.

Veniva sempre lui. Aveva la patente e la macchina, così non si faceva problemi a farsi dei kilometri per vedermi.

All’inizio ci vedevamo molto spesso. Pensavo che stesse ricercando Bill in me. Che avesse bisogno di sentire Bill ancora vivo e presente nella sua vita.

Dopo un anno le sue visite erano diventate meno frequenti. Sapevo che, probabilmente, con il passare del tempo, si sarebbe staccato del tutto da me.

Forse un giorno non ci saremmo più visti.

O forse sì.

Come tante cose, non gliel’avevo mai chiesto. Non sapevo cosa ne pensasse lui dell’argomento. Ma mi rendevo conto che ero veramente curioso di avere il suo parere.

Solo che continuavo a rimandare.

A volte le domande sono inutili. Le risposte si sanno già. Le risposte ci fanno male e quindi pensiamo che rinviare il problema, lo cancelli.

Non è così, ovviamente.

Rinviare il problema non fa cambiare nulla.

 

*

 

Perché continui a vedermi?”

Alla fine glielo domandai. Proprio quel giorno. A un anno di distanza.

Tom sollevò gli occhi dal bicchiere di Coca Cola che aveva davanti. Sembrava sorpreso dalla domanda. “Perché ne hai bisogno…”

Non mi aspettai quella frase.

Quella era un delle risposte che non si vogliono sentire. Che non fanno parte delle risposte accettabili.

Che vuol dire?”

Tom si strinse nelle spalle. Era combattuto se continuare a parlare o meno. Alla fine optò per chiarire ogni dubbio. “Che a te serve il senso di colpa per andare avanti… che ti piace crogiolarti con lui… e ti piace pensare che io abbia bisogno di te, per non sentirti in dovere di ammettere che è il contrario…”

Io avevo bisogno di lui.

C’era ovviamente una falla nel ragionamento. Quello che si aggrappava al fratello scomparso, non ero io…

“So a cosa pensi…” proseguì, non lasciandomi il tempo di replicare. “Pensi che io abbia bisogno di vederti per avere di nuovo qualche contatto con Bill… non è vero. Questo lo dici tu, a me non l’hai mai chiesto. Non ho bisogno di te per sapere che Bill mi è comunque vicino. Mi basta guardarmi allo specchio per capire che in me c’è molto di più di mio fratello di quanto pensassi. Mi guardò per un attimo negli occhi “tu me lo ricordi sempre di meno col tempo che passa. All’inizio mi sembravi uguale… ma ho capito che in parte ero io a vederti così. Ero io a volerti vedere così…”

Non so se continuò a parlare.

Probabilmente no. Probabilmente era anche inutile. Le sue cose le aveva dette.

Io avevo bisogno di lui.

Era vero.

Ma non l’avevo mai capito.

 

*

 

Mi faceva comodo pensare di essere importante per Tom. Mi faceva comodo perché mi sentivo meno in colpa. E ogni volta che ci vedevamo, mi dicevo che il peso che portavo dentro sarebbe diminuito, perché avrei aiutato lui a superare la morte di Bill.

Era un ipocrita.

Io avevo bisogno di tutto quello perché non volevo lasciar andare il senso di colpa. Mi faceva comodo, perché ogni volta in cui mi rendevo conto che volevo vedere Tom, mi appellavo a lui.

Lui era la sola causa per cui continuavamo a vederci.

Il peso che uno si porta dentro è qualcosa di strano. Ti fa agire, pensare e comportate di conseguenza. Non sei più tu, ma diventi ciò che il senso di colpa vuole da te. Cerchi approvazione. E sostegno. E disperdi falso sostegno, nella speranza di sentirti un po’ meglio.

Ero ancora troppo stupido per capire che l’unica cosa di cui avevo bisogno era di staccarmi totalmente da tutto.

E tornare a essere me stesso.

 

*

 

“Non devi dispiacerti perché ami la vita”

Me lo disse così. Tranquillamente. E ancora adesso, è una frase che mi ripeto spesso. È una bella frase.

È vera.

Aveva capito molte più cose di me. aveva capito che mi sentivo in colpa perché io potevo ancora correre su un prato, mentre Bill no. Io potevo uscire, gridare, studiare, parlare, sposarmi, fare tutto… mentre Bill no.

E mi sentivo in colpa perché io amavo tutto quello. Amavo divertirmi. E ogni giorno che passava, dentro di me mi sentivo una persona orribile, perché me la spassavo alle spalle di Bill.

Non devi dispiacerti perché ami la vita.

Anche Bill l’amava.

Ne sono sicuro.

Ma con il tempo ho capito che uno non può vivere portandosi dietro l’ombra di un altro.

Non devo dispiacermi perché amo la vita.

No.

Non devo.

 

FINE

(22 Agosto – 11 Ottobre 2007)

 

****

 

Ok. Anche questa storia è conclusa. Inizialmente doveva avere un diverso epilogo, ma questo mi piaceva molto di più. Amo le tre frasi finali. Le amo con tutto il cuore. E amo Karl, Tom e Bill. <3

E amo VOI. Mio Dio. A parte il fatto che sono aumentati ancora i preferiti (39 O_O)… quante recensioni mi avete lasciato? °_° GRAZIE!!!!!

 

mY LadY oF SoRRow: grazie di tutto. non solo per la recensione, ma perché mi sostieni ogni volta che butto giù due parole su un foglio. Grazie. Sapere che c’è qualcuno che crede in me è bellissimo. <3 Un abbraccio grande!

lassurdoinpersona: *pat pat* ripresa un pochino?

_Sasha­_: ti ringrazio… cerco sempre di essere originale per quanto riguarda le storie, non sempre è facile, ma io ci provo^^

Purple Bullet: non preoccuparti per le recensioni mancate, figurati^^ Mi fa piacere che tu abbia commentato lo scorso capitolo perché ci tenevo molto. Grazie mille di tutto.

Lycisca: grazie ^_^

Fly: non preoccuparti, il fatto che tutti credevano che il narratore fosse Bill era, ovviamente, voluto. Ci sarei rimasta male se qualcuno l’avesse capito prima XD Grazie di tutti i complimenti, non so se li merito tutti… ma grazie. Fanno sempre piacere^^

Kitten: io vi avevo avvertito. Ma mi piace essere bastarda. Gli scrittori bastardi sono quelli che se ne fregano di chi ammazzano, basta che scrivono una storia che li soddisfa. Io sono così XD. Oh credimi, imparando a conoscermi saprai che io non risolvo mai nulla XD In questo sono molto realista. Le cose nella vita non vanno mai come ci aspettiamo. Purtroppo.

_Purple_: beh l’epilogo non è poi così triste come lo scorso. Ho cercato di metterci la mia solita psicologia e di farlo un minimo interessante anche questo. spero di esserci riuscita^^

Carillon: grazie, sul serio. Pensavo di essere presa per matta per aver pensato ad una storia del genere (cioè che il cuore contenesse i ricordi)… XD

Melusina: wow. Sono contenta che ti sia piaciuta. E spero che ti possa piacere anche l’epilogo ^_^ Grazie di tutto!

Castalia: per fortuna mi avete risparmiato il lancio dei pomodori XD Sono contenta che vi sia piaciuto, grazie mille per le belle parole.

Fujiko: sembra che questa storia abbia causato lacrime a tutti (… cioè è inquietante che io riesca semrpe a fare uno sterminio con ciò che scrivo ç_ç). Però mi fa piacere, significa che riuscite a percepire ciò che tento di trasmettere *_* Grazie!!

Kaulitz angel: il fatto che tutti pensaste che fosse Bill era voluto XD per le questioni mediche non preoccuparti troppo, non sono affatto importanti ai fini di questa storia. XD

CowgirlSara: ehm… penso che potrei scrivere pagine sull’argomento “uccidere i pg”… mi limiterò a dire: sono personaggi! È per questo che li uccido. XD Sarà che sono profondamente contraria alle storie a lieto fine forzato. Sarà che mi ritengo una realista, e non solo in ciò che scrivo, e purtroppo, i finali belli ci sono solo nelle favole. Io non riesco a scrivere cose così. Mi spiace. E poi non è che io abbia ucciso realmente Bill, su… XD grazie per i complimenti^^

Lidiuz93: ti ringrazio moltissimo^^

Margy: il poco di amaro in bocca ci vuole. Il melenso non fa per me. E non è neppure reale. E io amo le cose realistiche, quelle non a lieto fine e cuoricini per forza. *_* grazie mille^^

St tail: sono contenta di essere riuscita a commuoverti^^ E che la storia ti sia piaciuta, ovvio!

Elva 95: oddio, “opera d’arte” non so… XD grazie comunque^^

Jejje: waaaa grassie *_* Anche a me piaceva tanto l’idea dei ricordi nel cuore. <3 E’ per questo che ho deciso di metterla^^ Grazie mille per le belle parole

Noemi_Malfoy: ti ringrazio^^ Per quanto riguarda Gli Eletti… c’è da aspettare, mi spiace. Il capitolo non l’ho ancora iniziato… arriverà quando arriverà la voglia di scriverlo, temo XD o quando mi metterò sotto, cosa più probabile^^

Lokex: grazie. Grazie. Grazie. Fa piacere trovare persone che colgono anche le piccole cose delle storie. Che colgono la passione che ci metto a scrivere. Fa piacere, perché vuol dire che in qualche modo traspare dai miei scritti. Grazie mille per le tue recensioni e, in generale, per le parole bellissime che mi riservi ogni volta. Grazie!

 

E così siamo alle battute finali. E così è finita. Ebbene sì. Sleeping with ghosts chiude i battenti. Grazie a tutti voi per averla apprezzata e amata così tanto (non me l’aspettavo, giuro °_°). Grazie.

Mi lasciate due parole sull’epilogo? È così diverso dal resto della storia che ci terrei a sapere un vostro parere, sulla storia e su questo capitolo in particolare.

 

Un abbraccio a tutti.

 

Meggie

 

(E per chi seguisse il twincest, sulla community –che trovate nel mio account, basta cliccare sul banner del “Bill/Tom shipper”- ho iniziato a pubblicare una nuova storia, Ich Bin Dagegen! *_* è già la amo <3)

 

 

 

   
 
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