Sleeping with ghosts
Importante: Tutto ciò che è descritto in questa storia è frutto della mia fantasia, ergo: non c’è niente (o
quasi) di reale. Tom e Bill
non mi appartengono affatto (no… Bill
non è ancora in mio possesso, ma è solo questione di tempo…). Questa storia
(anche volendo… non potrei quindi…) NON sarà twincest.
EPILOGO
- Memories
-
****
A volte accadono delle cose che non riusciamo a spiegarci. Accadono e basta. Bisognerebbe
accettarle e andare avanti, ma non sempre è così
facile.
A volte rimaniamo ancorati al
passato. E nonostante il tempo che scorre, cerchiamo con tutte le nostre forze un appiglio per non mollare i ricordi.
Arrivati ad un certo punto,
bisognerebbe semplicemente staccarsi da essi.
Ma troppo spesso è quasi impossibile.
E allora non ti rimane che convivere con parti di te che non vedrai
mai più. Parti di te che sono andate perse, in qualche
angolo remoto della linea temporale.
Parti che non rivedrai.
Ma che sono esistite.
*
Stoppai la palla con il piede.
Sorrisi al mio compagno e gliela lanciai con un ottimo
passaggio.
Non potevo giocare troppo. Ma ogni tanto, semplicemente, mi andava.
“Mio fratello faceva schifo a giocare
a calcio…”
Sapevo che era lui. Sapevo che stava
sorridendo. Di quei sorrisi fugaci. Di quei sorrisi malinconici. Quelli che a volte fanno male, se non sai come prenderli.
Sono i sorrisi dei ricordi.
Che non torneranno.
Sono i ricordi seppelliti sotto
giorni tutti uguali e annotati con crudeltà sulle agende. Quelli
che non svaniscono con il tempo. Quelli che rimangono
per sempre.
Quelli importanti.
Quel tipo di ricordi che
tutti, una volta nella vita, provano.
Mi girai verso di lui e feci un cenno ai miei compagni. Per me la partita finiva lì.
“Come stai?”
Tom si strinse nelle spalle. Sto,
ed è abbastanza… sembrava voler dire.
“Puoi giocare a calcio?”
“Ogni tanto”
Le nostre conversazioni erano
surreali. Poche parole. Poche risposte.
Erano domande non dette. E risposte che si sapevano. Le sapevo io. E
le sapeva lui.
Ci bastava.
*
Non eravamo amici. Non potevamo
esserlo. Sia dal suo punto di vista che dal mio.
Non puoi essere amico della persona
che consideri la causa della morte di tuo fratello.
Non puoi essere amico di una persona
che ti fa provare un enorme senso di colpa.
Ma ogni tanto ci vedevamo. Senza un apparente motivo, per gli altri.
Io pensavo che Tom
avesse bisogno di me, quanto io ne avevo di lui.
Lui ricercava la parte di suo
fratello che ancora era in me, e che ci sarebbe rimasta per sempre.
Io ricercavo qualcuno a cui destinare
un affetto che non mi apparteneva. Un affetto che sentivo
verso un fratello che non avevo.
Ci appoggiavamo l’uno all’altro in
quei nostri strani silenzi, fatti di passeggiate e occhiate. Mi studiava.
Sapevo che analizzava ogni mio gesto per ritrovare qualcosa di Bill.
Sono sempre stato troppo codardo per chiedergli se, effettivamente, avesse trovato qualcosa. Fino a quando non fu lui a rivelarmelo.
*
“Un giorno vorrò rivederti”
Si girò, Tom era
davanti a lui, in jeans e maglietta. Stava per uscire dall’ospedale quindi.
“Perché?”
La domanda gli era sorta spontanea. A quanto ne sapeva, Tom lo odiava e non voleva vederlo. Gliel’aveva detto
chiaramente.
E allora perché?
“Perché…” perché ti odio, ma hai in te mio fratello. Karl glielo leggeva negli occhi. Ma Tom non proseguì la frase.
Perché?
*
Dopo un anno a volte ancora me lo
chiedevo.
Perché?
C’erano notti terribili in cui non
facevo che rigirarmi nel letto, chiedendomi il perché di tante e troppe cose.
Ero arrivato a pensare che forse non era giusto tutto quello che era successo. Che
forse io non dovevo salvarmi. Che io non avevo un
fratello come Tom. Che forse la mia malattia era un
destino. Che invece l’incidente di Bill
era… appunto solo un incidente.
Che era sbagliato ciò che ci era successo.
Ma poi pensavo alla mamma. E alle sue lacrime se
mi fosse accaduto qualcosa. E mi rispondevo che
a me piaceva vivere. Mi piaceva la vita.
Ma restava il fatto
che mi sentivo in colpa. E non riuscivo a farci
nulla.
E più pensavo a divertirmi, più mi ricordavo di Bill
che non poteva fare più nulla del genere.
A volte pensavo di essere sullo
stesso piano di un assassino.
Era ovvio che non fossi la causa
dell’incidente di Bill e Tom.
Era ovvio che non ero la causa della morte di Bill. Era tutto ovvio. E
razionalmente riuscivo a far combaciare tutti i punti.
Ma dentro di me, troppo spesso, mi sentivo male.
*
“Andiamo in un bar?”
Indicai a Tom
il lato opposto della strada. Lui si limitò ad annuire e mi seguì.
C’erano dei giorni in cui mi chiamava
e mi chiedeva se mi andava di vederci.
Mi andava.
Veniva sempre lui. Aveva la patente e
la macchina, così non si faceva problemi a farsi dei kilometri per vedermi.
All’inizio ci vedevamo molto spesso.
Pensavo che stesse ricercando Bill in me. Che avesse
bisogno di sentire Bill ancora vivo e presente nella
sua vita.
Dopo un anno le sue visite erano
diventate meno frequenti. Sapevo che, probabilmente, con il passare del tempo,
si sarebbe staccato del tutto da me.
Forse un giorno non ci saremmo più
visti.
O forse sì.
Come tante cose, non gliel’avevo mai chiesto. Non sapevo cosa ne pensasse lui
dell’argomento. Ma mi rendevo conto che ero veramente
curioso di avere il suo parere.
Solo che continuavo a rimandare.
A volte le domande sono inutili. Le
risposte si sanno già. Le risposte ci fanno male e quindi pensiamo che rinviare
il problema, lo cancelli.
Non è così, ovviamente.
Rinviare il problema non fa cambiare
nulla.
*
“Perché continui
a vedermi?”
Alla fine glielo domandai. Proprio
quel giorno. A un anno di distanza.
Tom sollevò gli occhi dal bicchiere di Coca Cola che aveva davanti.
Sembrava sorpreso dalla domanda. “Perché ne hai
bisogno…”
Non mi aspettai quella frase.
Quella era un delle risposte che non
si vogliono sentire. Che non fanno
parte delle risposte accettabili.
“Che vuol
dire?”
Tom si strinse nelle spalle. Era combattuto se continuare a parlare o meno. Alla fine optò per chiarire
ogni dubbio. “Che a te serve il senso di colpa per
andare avanti… che ti piace crogiolarti con lui… e ti piace pensare che io abbia
bisogno di te, per non sentirti in dovere di ammettere che è il contrario…”
Io avevo bisogno di lui.
C’era ovviamente una falla nel
ragionamento. Quello che si aggrappava al fratello scomparso, non ero io…
“So a cosa pensi…” proseguì, non
lasciandomi il tempo di replicare. “Pensi che io abbia bisogno di vederti per
avere di nuovo qualche contatto con Bill… non è vero.
Questo lo dici tu, a me non l’hai mai chiesto. Non ho
bisogno di te per sapere che Bill mi è comunque vicino. Mi basta guardarmi allo specchio per capire
che in me c’è molto di più di mio fratello di quanto pensassi.” Mi guardò per un attimo negli occhi “tu me lo ricordi sempre di meno col tempo che passa. All’inizio mi
sembravi uguale… ma ho capito che in parte ero io a
vederti così. Ero io a volerti vedere così…”
Non so se continuò a parlare.
Probabilmente no. Probabilmente era anche inutile. Le sue cose le aveva dette.
Io avevo bisogno di lui.
Era vero.
Ma non l’avevo mai capito.
*
Mi faceva comodo pensare di essere importante per Tom. Mi
faceva comodo perché mi sentivo meno in colpa. E ogni volta che ci vedevamo, mi
dicevo che il peso che portavo dentro sarebbe
diminuito, perché avrei aiutato lui a superare la morte di Bill.
Era un ipocrita.
Io avevo bisogno di tutto quello
perché non volevo lasciar andare il senso di colpa. Mi faceva comodo, perché
ogni volta in cui mi rendevo conto che volevo vedere Tom,
mi appellavo a lui.
Lui era la sola causa per cui continuavamo a vederci.
Il peso che uno si porta dentro è
qualcosa di strano. Ti fa agire, pensare e comportate di conseguenza. Non sei
più tu, ma diventi ciò che il senso di colpa vuole da te. Cerchi approvazione. E sostegno. E disperdi falso
sostegno, nella speranza di sentirti un po’ meglio.
Ero ancora troppo stupido per capire
che l’unica cosa di cui avevo bisogno era di staccarmi totalmente da tutto.
E tornare a
essere me stesso.
*
“Non devi dispiacerti perché ami la
vita”
Me lo disse così. Tranquillamente. E ancora adesso, è una frase che mi ripeto spesso. È una
bella frase.
È vera.
Aveva capito molte più cose di me. aveva capito che mi sentivo in colpa perché io potevo ancora
correre su un prato, mentre Bill no.
Io potevo uscire, gridare, studiare, parlare, sposarmi, fare tutto… mentre Bill no.
E mi sentivo in colpa perché io amavo tutto quello. Amavo
divertirmi. E ogni giorno che passava, dentro di me mi
sentivo una persona orribile, perché me la spassavo alle spalle di Bill.
Non devi dispiacerti perché ami la vita.
Anche Bill l’amava.
Ne sono sicuro.
Ma con il tempo ho capito che uno non può vivere portandosi dietro
l’ombra di un altro.
Non devo dispiacermi perché amo la
vita.
No.
Non devo.
FINE
(22 Agosto – 11 Ottobre 2007)
****
Ok. Anche questa storia è conclusa.
Inizialmente doveva avere un diverso epilogo, ma questo mi piaceva molto di
più. Amo le tre frasi finali. Le amo con tutto il cuore. E
amo Karl, Tom e Bill. <3
E amo VOI. Mio Dio. A parte il fatto che sono aumentati ancora i
preferiti (39 O_O)… quante recensioni mi avete lasciato? °_° GRAZIE!!!!!
mY LadY oF
SoRRow: grazie di
tutto. non solo per la recensione, ma perché mi
sostieni ogni volta che butto giù due parole su un foglio. Grazie. Sapere che
c’è qualcuno che crede in me è bellissimo. <3 Un abbraccio grande!
lassurdoinpersona: *pat pat*
ripresa un pochino?
_Sasha_: ti ringrazio… cerco sempre di essere originale per quanto riguarda le storie, non
sempre è facile, ma io ci provo^^
Purple Bullet: non preoccuparti per le recensioni mancate, figurati^^ Mi fa
piacere che tu abbia commentato lo scorso capitolo
perché ci tenevo molto. Grazie mille di tutto.
Lycisca: grazie ^_^
Fly: non preoccuparti, il fatto
che tutti credevano che il narratore fosse Bill era,
ovviamente, voluto. Ci sarei rimasta male se qualcuno l’avesse capito prima XD
Grazie di tutti i complimenti, non so se li merito
tutti… ma grazie. Fanno sempre piacere^^
Kitten: io vi avevo
avvertito. Ma mi piace essere bastarda. Gli scrittori
bastardi sono quelli che se ne fregano di chi ammazzano, basta che scrivono una
storia che li soddisfa. Io sono così XD. Oh credimi, imparando a conoscermi
saprai che io non risolvo mai nulla XD In questo sono molto realista. Le cose
nella vita non vanno mai come ci aspettiamo. Purtroppo.
_Purple_: beh l’epilogo non è poi così triste come lo scorso. Ho cercato
di metterci la mia solita psicologia e di farlo un minimo interessante anche
questo. spero di esserci riuscita^^
Carillon: grazie, sul serio. Pensavo
di essere presa per matta per aver pensato ad una storia del genere (cioè che il cuore contenesse i ricordi)… XD
Melusina: wow. Sono
contenta che ti sia piaciuta. E spero che ti possa
piacere anche l’epilogo ^_^ Grazie di tutto!
Castalia: per fortuna mi
avete risparmiato il lancio dei pomodori XD Sono contenta che vi sia piaciuto,
grazie mille per le belle parole.
Fujiko: sembra che
questa storia abbia causato lacrime a tutti (… cioè è
inquietante che io riesca semrpe a fare uno sterminio
con ciò che scrivo ç_ç). Però mi fa piacere,
significa che riuscite a percepire ciò che tento di trasmettere *_* Grazie!!
Kaulitz angel: il fatto che tutti pensaste che fosse Bill era voluto XD per le questioni mediche non
preoccuparti troppo, non sono affatto importanti ai fini di questa storia. XD
CowgirlSara: ehm… penso che potrei scrivere pagine sull’argomento “uccidere i
pg”… mi limiterò a dire: sono personaggi! È per questo che li uccido. XD Sarà che
sono profondamente contraria alle storie a lieto fine
forzato. Sarà che mi ritengo una realista, e non solo in ciò che scrivo, e
purtroppo, i finali belli ci sono solo nelle favole.
Io non riesco a scrivere cose così. Mi spiace. E poi non è che io abbia ucciso
realmente Bill, su… XD grazie per i complimenti^^
Lidiuz93: ti ringrazio moltissimo^^
Margy: il poco di amaro in bocca ci vuole. Il melenso non fa per me. E non
è neppure reale. E io amo le cose realistiche, quelle non a lieto
fine e cuoricini per forza. *_* grazie mille^^
St tail: sono contenta di essere riuscita a commuoverti^^ E che la storia
ti sia piaciuta, ovvio!
Elva 95: oddio, “opera d’arte” non
so… XD grazie comunque^^
Jejje: waaaa grassie *_* Anche a me
piaceva tanto l’idea dei ricordi nel cuore. <3 E’ per
questo che ho deciso di metterla^^ Grazie mille per le belle parole
Noemi_Malfoy: ti ringrazio^^
Per quanto riguarda Gli Eletti… c’è da aspettare, mi spiace. Il capitolo non
l’ho ancora iniziato… arriverà quando arriverà la
voglia di scriverlo, temo XD o quando mi metterò sotto, cosa più probabile^^
Lokex: grazie. Grazie.
Grazie. Fa piacere trovare persone che colgono anche le piccole cose delle
storie. Che colgono la passione che ci metto a scrivere.
Fa piacere, perché vuol dire che in qualche modo
traspare dai miei scritti. Grazie mille per le tue recensioni e, in generale,
per le parole bellissime che mi riservi ogni volta.
Grazie!
E così siamo alle battute finali. E così è
finita. Ebbene sì. Sleeping with
ghosts chiude i battenti. Grazie a tutti voi per averla
apprezzata e amata così tanto (non me l’aspettavo,
giuro °_°). Grazie.
Mi lasciate due parole sull’epilogo? È così diverso dal resto
della storia che ci terrei a sapere un vostro parere,
sulla storia e su questo capitolo in particolare.
Un abbraccio a tutti.
Meggie
(E per chi seguisse il twincest, sulla
community –che trovate nel mio account, basta cliccare
sul banner del “Bill/Tom shipper”- ho iniziato a pubblicare
una nuova storia, Ich Bin Dagegen! *_* è già la amo <3)