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Autore: Fred Halliwell    24/03/2013    9 recensioni
In un mondo di pace e luce esiste sempre l'oscurità, ed è tra quelle ombre che sempre più agguerrito e vendicativo vive Pitch Black.
Si è armato, con nuovi trucchi, molto più potenti di prima, che neanche il bastone magico di Jack riese a fermare. Come faranno i Guardiani a sopravvivere? A chi chiederanno aiuto?
Mgari a qualcuno come loro!
Ma esistono altri spiriti come loro? Ci avete mai pensato?
Avete mai provato ad immaginare cosa succederebbe se, oltre ai 5 Guardiani, l'Uomo della Luna ne avesse scelto un sesto, molto prima di tutti gli altri. Un Guardiano ormai tanto antico da essere stato dimenticato, confuso con un mito, scambaito per qualcun'altro. Un Guadiano vissuto così tanto tempo fà che persino lui ha dimentico il suo scopo.
Beh, io SI! XD
E se questo spirito perduto venisse richiamato a combattere? A lottare in una guerra che non gli appartiene più, per sconfiggere un vecchio nemico e ripristinare l'ordine nel mondo e salvare gli altri Guardiani.
Lo farà?
Chi sarà mai questo Guardiano che vaga per il mondo senza più una meta? E deciderà di unirsi ai Guardiani o a Pitch per portare avanti la sua vendetta?
Buona lettura!
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Frost, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Jarida's Universe'
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Ma salve ragazzi! Eccomi di nuovo qui! ^^
Prima di tutto volevo dedicare questo capitolo alla rediviva HeilyNeko (leggente le sue opere mi raccomando che è troppo brava ^^), alla dolcissima _Calamaretta_941, alla immancabile IvelostwhoIam, alla bravissima biebsrescuedme (se vi posso dare un consiglio leggete anche la sua storia in questa sezione) e alla cara Tsuki_Frost.
Queste cinque “disgraziate” recensiscono immancabilmente ogni mio capitolo rendendomi l’autrice più felice del mondo! Grazie care!
Passando, ora, alle cose meno serie volevo darmi un’informazione u.u. Ormai Merida è rientrata a pieno titolo nei Guardiani, quindi il titolo italiano “Le 5 Leggende” non è più adatto. E’ così che ho deciso di cambiare titolo (prendendo quello in inglese) e dal prossimo capitolo “Le 5 Leggende: Il Guardiano Dimenticato” diventerà “Rise of the Guardians: The Lost Guardian” ^^ Che ve ne pare? E’ meglio o peggio?
Altra informazione … questo capitolo è inutile. No, non sto scherzando, e no, non lo dico per modestia, ma sono serissima. Questo capitolo è sul serio inutile! Forse solo la minima parte ha un minimo di importanza, ma siete già avvertiti che nella seconda parte Merida racconterà a grandi linee la trama del film “Ribelle”. Proprio per questo volevo diffondere un ATTENZIONE SPOILER! Se qualcuno di voi non ha mai visto il film “Ribelle” e non vuole rovinarsi la sorpresa è avvisato: non leggesse il testo scritto con un carattere diverso u.u
Ed infine volevo chiedervi scusa per gli eventuali errori ortografici (la mia correttrice di bozze ufficiale si è presa una pausa per questo capitolo quindi potrebbe essercene molti) e ringrazio tutti coloro che leggendo la mia storia, anche se non mi recensiscono … Logicamente mi farebbe piacere sapere cosa ne pensano ^^’’’ che i giudizi siano positivi o negativi.
Ora vi lascio, baci e buona lettura.
Ps … Mi stavo quasi dimenticando …. BUONA DOMENICA DELLE PALME, anche se ormai la giornata è quasi finita. ^^
Alla prossima! 



CAPITOLO QUATTORDICI
Da Ribelle …

 

Silenzio e tensione la facevano da padroni in quella radura. Merida respirava a fatica, cercando di regolarizzare il battito furioso del suo petto, mentre Pitch la guardava sogghignando con perfidia << Ed eccoci di nuovo qui >> le disse infine << … faccia a faccia pronti ad affrontarsi in una nuova lotta mortale >> aggiunge avanzando verso la rossa con passo sinuoso. Erano secoli che non la vedeva, ma era proprio come se la ricordava: bellissima ed indomabile come solo la principessa di Dunbroch poteva essere. Combatterla era l’ultima cosa che voleva e infondo Merida pensava la stessa cosa. Perché doveva combatterlo di nuovo? Perché opporsi? Pitch l’aveva già ferita così tante volte, sia mentalmente sia fisicamente … perché era così masochista?
<< Merida scappa >> le consigliò Jack a fatica, giacché era schiacciato sotto la zampa dell’orso e sebbene tutti i suoi sforzi non riusciva a liberarsi << Sei la nostra unica speranza, non deve succederti nulla, non voglio che accada >>
Merida lo guardò con gli occhi sbarrati. Le zampe dell’orso gli schiacciavano il petto, rendendogli difficile perfino respirare: nonostante ciò Jack si stata preoccupando più della sua incolumità che della propria. Pitch non gradì né l’intromissione del ragazzo né la reazione piacevolmente sorpresa della rossa, così si affrettò a commentare << Ma che coraggioso il caro Jack >> fece un cenno con la mano all’orso per ordinargli di premere con più forza la zampa contro il petto dello spirito del gelo. Quello si morse il labbro per il dolore ma non fece neanche un suono: non gli avrebbe dato la soddisfazione si sentirlo gridare. Merida provò a fare un passo nella sua direzione, ma le parole dell’Uomo Nero la fermarono << Sta buona principessa, questa è una questione che non ti riguarda! >>
“Principessa?”Anche Jack l’aveva chiamata principessa, ma che differenza c’era tra il tono dolce e scherzoso di lui e quello freddo e ostile di Pitch! Vedendo il volto sofferente del suo amico sentì un moto di rabbia crescerle nel petto. Non lo sentiva da tanto quel fuoco assetato di giustizia che le divampava dentro. Sentiva il suo spirito vivo e giovane, i millecinquecento anni passati erano stati spazzati via da una sola fiammata: era tornata la Merida caparbia e ribelle di tanto tempo fa!
Jack aveva fatto tanto per lei e non avrebbe permesso a Pitch di fare del male a lui come aveva fatto con la sua famiglia << E’ un mio amico cha stai minacciando >> gli disse con voce risoluta << Certo che la questione mi riguarda! >>

Caricò l’arco tanto velocemente che riuscì a polverizzare i due orsi di ombra (liberando entrambi i Guardiani) senza che loro se ne accorgessero e prima che l’Uomo Nero potesse fare qualsiasi cosa per impedirlo. Egli ebbe a stento il tempo di urlare un disperato: << No! >> prima che si ritrovasse steso in terra con un sandalo di Merida sullo sterno e un sasso che gli premeva contro una scapola ossuta. La ragazza dopo aver eliminato le due creature aveva preso il volo e con un calcio aveva atterrato l’Uomo Nero tenendolo fermo utilizzando il suo peso. Aveva caricato una nuova freccia e la teneva puntato sul petto di Pitch << Quanta rabbia >> le disse lui lentamente << Tutta per salvare Jack Frost? >> lei arrossì ma non mollò la presa << Sono geloso sai? Finirai per spezzarmi il cuore >>
<< Come se Pitch Black ne avesse mai avuto uno di cuore >>rispose lei a tono.
L’uomo inclinò il capo << Uccidimi se mi odi tanto >>
<< Non ti odio … è questo il problema >>lo aveva detto lentamente, pentendosi subito della debolezza che si era concessa. Pitch sorrise malefico avendo intuito cosa attanagliava il cuore della sua vecchia amante. Lo amava ancora? Probabile, ma di certo provava qualcosa anche per Jack Frost. “Magnifico” pensò diabolico “posso sfruttare la cosa a mio vantaggio.”
<< Merida >> la richiamò North distraendola << Non uccidere lui, non valere la pena divenire assassina per vendicarti su uno come Pitch >>
L’uomo si lasciò sfuggire una profonda risata che riecheggiò in tutta la radura << Non lo farà comunque, mi ha amato troppo per farlo! >> e scomparve in una nuvola di fumo, lasciando la ragazza con un palmo di naso, mentre il cuore di Jack si congelava sul colpo.
“Lo ha amato? Allora avevo capito fin troppo bene!” fece qualche passo all’indietro, allontanandosi dalla ragazza << Cosa voleva dire? >> chiese nonostante temesse di sentire la risposta.
Lei lo guardò negli occhi e per la prima volta non riuscì e leggervi niente. L’azzurro liquido si era congelato diventando come il ghiaccio che Jack tanto amava << Si riferiva ad un qualcosa successo molto tempo fa >> disse Merida convinta delle sue parole. Era, infatti, certa di non amare più l’Uomo Nero o non avrebbe provato tanta rabbia nei suoi confronti, ma come avrebbe spiegato a Jack che quella rabbia era stata scatenata proprio perché Pitch aveva fatto del male a lui e perché si era ricordata di tutte le belle sensazione che lui le aveva fatto provare?
<< Racconterai lui tutto arrivati al Polo >> si intromise North spingendo delicatamente Jack verso la slitta << Merida, ragazzo merita di sapere tutta la verità >> aggiunse rivolto principalmente alla rossa << Ma ora sbrighiamoci a tornare a casa … io avere fame! >> Risalirono sulla slitta e volarono a tutta velocità verso il Polo Nord. Jack non riusciva, però, a dimenticare le ultime parole di Pitch: non si era mai sentito tanto male in vita sua …
 
Merida tirò in sospiro di sollievo non appena mise piede fuori dalla slitta. Il Polo Nord non le era mai parso tanto accogliente e paradossalmente quella distesa immacolata di neve la rilassò e le diede una momentanea pace sensoriale. Quando Phil vide il danno sulla fiancata si mise la mani tra i capelli (o sarebbe meglio dire la zampe tra i peli?) e si mise subito a lavoro per riparare il veicolo mentre i tre salivano al piano superiore con l’ascensore sferico. Nonostante Jack e Merida fossero vicini tra di loro si era creato un abisso profondo chilometri. Il ragazzo non aveva aperto bocca per tutto il viaggio, troppo spaventato e deluso per chiedere ulteriori informazioni. Che cosa gli aveva nascosto Merida per tutto quel tempo? Fu North (logicamente solo dopo aver saziato la sua fame) a raccontare agli altri Guardiani, arrivati lì dopo aver terminato (almeno parzialmente) i loro incarichi, cosa era successo con Pitch e con i bambini. Infatti, giunti in un grande salone, probabilmente uno antistante la sala del pannello di controllo del globo, Merida si era lasciata cadere pesantemente su una poltrona rossa, stringendosi le gambe al petto assumendo una posizione fetale, e anche lei era sprofondata nel mutismo assoluto. Jack la guardava da lontano con il cappuccio tirato sulla testa, il bastone sotto braccio e le mani in tasca. Con la sinistra stringeva qualcosa che aveva nascosto nella sua tasca: era l’arazzo. Aveva approfittato del contatto fisico con Pitch avvenuto durante il combattimento per sfilarglielo dalla tasca ed infilarlo nella sua. Lo cacciò fuori e lo osservò con distacco. Chissà perché quel pezzo di stoffa era tanto importante per Merida. Probabilmente faceva parte di quel pezzo del suo passato di cui non voleva parlare.
<< Perché sei qui? >>gli chiese Jamie sbucando all’improvviso dietro di lui insieme agli altri Guardiani << Perché non vai da lei a consolarla? >> Anche Baby Tooth sembrava dello stesso parere e gli svolazzò davanti al viso cinguettando parole incomprensibili.
<< Perché dovrei andare io? Non è me che vorrebbe vedere … >> dissi tristemente il Guardiano abbassando nuovamente il capo sull’arazzo.
North seguì il movimento dei suoi occhi e quando finalmente i suoi videro l’oggetto, si illuminarono di gioia << L’arazzo! Tu avere recuperato lui durante combattimento contro Uomo Nero? >> gli domandò in piena euforia.
Jack strabuzzò gli occhi non capendo l’eccessiva reazione del russo << Beh si … mi era sembrato importante per Merida e l’ho preso di nascosto >>
Jamie tirò la manica rossa di Babbo Natale per avere la sua considerazione << E’ quello l’arazzo di Merida? >>
Toothiana volò in mezzo al trio richiamato l’attenzione su di sé << Aspettate, lo che è strano che io lo abbia notato solo ora e che non c’entra nulla con il nostro discorso ma … Jamie tu puoi vedere il vero aspetto di Cupido? >>
Il quattordicenne annuì sorridendo felice << Si, è stato Jack a parlarmi di lei! >>
Gli occhi della fata e della sua piccola assistente si illuminarono come se si fossero riempite di tante stelline << Oh ma che romantico >> disse la più grande << Le restituisci l’arazzo e fai sì che un bambino creda il lei >>
<< Un vero cavaliere >> le fece eco Bunnymund per prendere il giro il suo “rivale” di sempre mentre anche Sandman sghignazzava silenziosamente.
<< Smettetela di mettermi alla berlina! >> gli rispose lo spirito del gelo infervorandosi << L’ho fatto solo perché è diventata mia amica e ho capito di volerle bene >> e quelle parole anche Jamie e North cominciarono a ridacchiare mentre Jack arrossiva ancora di più << A lei ci tengo e volevo fare bella figura facendo il bravo ragazzo >> risate maggiori << Ma quanto pare lei preferisce quelli cattivi … >> aggiunse deprimendosi all’istante.
Toothiana, l’unica che non aveva riso (persino Baby Tooth, nascosta dietro un ala della sua ex padrona, si era lasciata scappare un risolino), gli si avvicinò poggiandogli delicatamente una mano sulla spalla << A tutte piacciono di cattivi ragazzi, ma poi scegliamo sempre quelli che catturano il nostro cuore con i bei gesti e non la nostra attenzione con la cattiveria >>
Jack la guardò sorridendo, un po’ rincuorato, ma non disse una parola, così Jamie gli si avvicinò << Lei ti piace, ormai è evidente a tutti >> gli disse e gli altri si affrettarono ad annuire << Lei potrebbe provare lo stesso per te, perché non vai a parlarle e le restituisci l’arazzo? >>
Jack li guardò tutti, uno ad uno, sempre più spaventato ed impacciato << E che dovrei dirle? Io non ho mai fatto una cosa del genere! >>
<< Tu averle restituito ricordo più prezioso del suo passato e averle dato nuova speranza per futuro >> gli disse North dolcemente << Anche tua sola presenza accanto a lei le sarà sufficiente >>
Jack inspirò profondamente e si diresse impettito verso la ragazza che, non appena lo vide avvicinarsi alzò di scatto il capo. Fu così che l’albino notò gli occhi rossi, segno evidente che aveva pianto << Cosa vuoi? >> gli chiese lei con tono ostile.
<< Nulla di che >> le rispose quello cercando di non alterarsi per i modi di lei << Solo ridarti questo >> e le porse il fagotto contente l’arazzo.
Merida lo riconobbe subito e lo afferrò all’instante srotolandolo per poterlo ammirare di nuovo << L’arazzo di mia madre >> mormorò con la voce rotta dall’emozione << Lo hai preso a Pitch per me? Hai fatto anche questo per me? >> una nuova lacrima la colò lungo la guancia e Jack andò nel panico. Cosa doveva fare con una ragazza che piangeva?
<< No, no! Perché piangi ora? Non farlo! >> cominciò a strepitare agitando le mani davanti a lui << Non è il caso di fare così! >>
Lei si lasciò sfuggire una risata << Non piango più perché sono triste, ma perché sono felice >> e gli regalò il più bel sorriso che poteva fargli. Solo a quel punto Jack si calmò e le asciugò quella lacrima solitaria con il palmo della mano, facendo attenzione a non raffreddarla troppo con il contatto con la sua pelle.
<< Allora la prossima volta che sei felice, sorridi per favore, se no mi preoccupo >> le disse facendola ridere di nuovo << Sei molto più bella quando sorridi >> aggiunse facendola arrossire fino alla punta dei capelli.
<< Grazie Jack, di tutto >> e lo abbracciò stretto nascondendo il viso nel suo petto << Sei stato tanto buono con me in questi due giorni ed io non ti ho mai detto la verità sul mio passato, sul vero motivo per cui non volevo più essere una Guardiana. E’ giunto il momento che tu sappia tutto >> e lo guardò con sguardo risoluto invitandolo a sedersi sul bracciolo della poltrona.
<< Ma Merida! >> si intromise Toothiana che aveva origliato la loro conversazione fino a quel momento << Credi che sia il caso? >>
Sandman, accorso anche lui in tutta fretta al capezzale della rossa disegnò in aria l’immagina di un cuore spezzato un due. Cupido sorrise ad entrambi << Lo so che mi farà male ricordare, ma Jack merita di sapere >> e tornò a guardare l’alabino negli occhi.
Le loro due tonalità di azzurro si fusero nuovamente l’una nell’altra e sembrarono estraniarsi da tutto ciò che li circondava. Toothiana sorrise e andò a riunire le due parti del cuore creando da Sandy con la sabbia, ricostruendo la figura originale. “Magari Jack sarà in grado di riparare il cuore spezzato di Merida … forse ci è anche già riuscito” pensò notando il rossore sempre crescente sulle gote della sua migliore amica.
Bunnymund tossì per attirare l’attenzione su di sé e i due “amanti” furono bruscamente riportati alla cruda realtà << Allora? >> disse imperioso << Vogliamo cominciare questo racconto, nemmeno io conosco tutta la storia! >>
Merida trasse un profondo respiro e si accinse a raccontare << Il mio vero nome è Merida Dunbroch e sono nata in Scozia poco dopo la fine dell’Impero Romano, circa millecinquecento anni fa …

 
A quei tempi era tutto diverso da ora. Io ero una principessa e proprio per questo avevo della regole ferree da rispettare, o almeno le avevo secondo mia madre, la regina Elinor. Mio padre, infatti, il re Fergus, la pensava diversamente, voleva far di me una principessa guerriera come lui lo era stato da giovane, difendendo il suo stesso regno dalla invasioni barbariche e romane. Il giorno del mio sesto compleanno andammo tutti a fare una specie di pic-nic, fu allora che il mio destino prese una piega del tutto diversa.
Ricevetti un dono da mio padre un arco, il mio primo arco, anche se mia madre non era d’accordo. Lei pretendeva che io divenissi una principessa perfetta e mi comportassi fa fanciulla educata. Mio padre, nonostante le proteste delle moglie, cominciò subito a dirmi come tirare le frecce e ne scagliai una, che finì in mezzo al bosco. La andai a recuperare e fu tra quegli alberi che ebbi il mio primo contatto con la magia: vidi un fuoco fatuo, una piccola magica creatura che viveva nei boschi. La regina era un’appassionata di leggende e mi aveva parlato molte volte di loro. Dopo essere tornata dai miei genitori venimmo attaccati dal malvagio orso Mor'du, una temibile bestia che da decenni viveva nei boschi che delimitavano il mio regno. Mio padre lo affrontò per dare a me e a mia madre il tempo di fuggire.
Dieci anni dopo re Fergus era divenuto famoso come il Re Orso, per aver tenuto testa al grande orso Mor’du perdendo solo una gamba. Io ero cresciuta divenendo una ragazza coraggiosa, ribelle e sognatrice e soprattutto ero diventata sorella maggiore di tre pestiferi gemelli, anche loro con i capelli rossissimi e ricci come i miei. Mio padre, inoltre, aveva continuato ad addestrarmi fino a farmi diventare un'arciera infallibile (è solo a lui che devo la mia incredibile mira) e portavo sempre con me l'arco regalatomi quando era bambina. Anche mia madre aveva continuato ad educarmi per farmi divenire una principessa rispettabile e solo qualche giorno io potevo fuggire dalla routine quotidiana per divertirmi cavalcando Angus, il mio fidato stallone nero.
Una sera, di ritorno da uno dei miei giri nel bosco, venni informata dalla regina che i tre capi dei clan che mio padre governava avevano presentato ciascuno il loro primogenito come pretendente alla mia mano. Essi avrebbero dovuto partecipare a dei giochi ed il vincitore sarebbe divenuto mio marito e nuoco re di Dunbroch. Io ero estremamente contrariata, non volevo sposarmi, ma mia madre, che non aveva mai accettato i miei modi bruschi, maschili e così poco regali, mi riprese nuovamente intimandomi di obbedire. Lei mi rimproverava sempre, continuamente, non mi ascolta mai e insisteva nel ripetermi l’importanza del accettare la tradizione e i pretendenti.
Per convincermi provò anche ad usare una delle leggende che tanto amava: essa parlava di un regno governato da un re saggio e giusto. Egli aveva quattro figli, che dovevano dividersi il regno in quattro parti, ma il maggiore di essi lo voleva tutto per sé. Il suo egoismo mandò in rovina il regno intero. All'arrivo dei tre clan, mia madre annunciò la prossima apertura dei giochi e quando affermò che solo il "primogenito" delle famiglie nobili poteva gareggiare, io ebbi l’illuminazione. Io ero la primogenita di re Fergus, sarei stato io a lottare per me, così decisi di partecipare per vincere la mia stessa mano. Poiché, essendo io la principessa, spettava a me la scelta della disciplina in cui i pretendenti devono gareggiare. Io, logicamente, scelsi il tiro con l'arco, disciplina nella eccellevo. Partecipai alla gara e centrai tutti i bersagli, umiliando i pretendenti e mandando su tutte le furie mia madre e i capi dei clan. Durante il litigio che seguì al mio gesto, tagliai l'arazzo fatto da mia madre, che rappresenta la loro famiglia, e Elinor, ferita e infuriata, gettò il mio arco nel fuoco …
 
<< Aspetta, aspetta, aspetta! >> la interruppe Jack iniziando a gesticolare come un pazzo per fermare il racconto della rossa.
Lei alzò gli occhi al cielo << Che c’è Capitan Ghiacciolo? Ci stavo prendendo gusto >> lo rimbeccò.
Lui le fece una linguaccia, piccato, ma sorrise di quel piccolo scambio di battute. Sembrava che la rossa stesse tornando quella di un tempo << L’arazzo che hai strappato era quello che ti ho restituito io? >>
Merida se lo strinse al petto, come se fosse un peluche, e ne ispirò il profumo, c’era ancora quello di sua madre, lo poteva sentire nonostante i tanti secoli passati <<           Si, è proprio questo >> mormorò dolcemente lasciandosi trasportare dai ricordi << Ora posso continuare? >> Jack e gli altri Guardiani annuirono, così lei tornò al suo racconto << Allora cosa stavo dicendo? A si! Mia madre gettò l’arco nel camino acceso …

 
A quel punto, ferita ed arrabbiata, scappai nella foresta, dove vidi apparire nuovamente i fuochi fatui che avevo visto all’età di sei anni. Seguendoli, arrivai nella bottega di una vecchia intagliatrice, che in realtà era una strega. Pagandola con uno dei miei gioielli chiesi alla vecchia un incantesimo, un incantesimo che fosse capace di cambiare mia madre e quindi il mio destino. La strega mi raccontò di un principe, venuto tempo prima da lei. Egli chiese lo stesso incantesimo e funzionò, con queste premesse mi assicurò che il mio destino sarebbe cambiato. Quindi mi preparò un dolce magico, che avrei dovuto far mangiare a mia madre, e mi mandò via. Dopo essere tornata al castello, diedi il dolcetto a mia madre. Lei si sentì male e, lasciato il dolce in cucina, l’accompagnai in camera sua.
Lì inaspettatamente, Elinor si trasformò in un'orsa. Convinsi i miei fratellini a collaborare in cambio di dei dolci, e con il loro aiuto riuscimmo a fuggire dal castello senza essere viste. Andammo in cerca della strega che però aveva lasciato la baita dove abitava. Da un messaggio lasciato per me scoprii che avevo solo due giorni per far tornare mia madre alla sua forma umana, altrimenti l'incantesimo sarebbe divenuto permanente e mia madre sarebbe divenuta un vero orso, anche nell’animo.
 
<< E come potevi spezzare l’incantesimo? >>chiese, sta volta Jamie, interrompendo di nuovo il suo racconto proprio nel momento più bello.
Merida rise per l’impazienza del quattordicenne e gli scompigliò i capelli castani << Se mi lasci continuare magari lo scopri, che ne dici? >>
Jamie arrossì e mormorò un dispiaciuto << Scusa >>
<< Bene, continuiamo …

 
La strega mi suggerì anche il modo per spezzare l'incantesimo, cioè ricucire lo strappo che il mio orgoglio aveva causato. Lì per lì né io né mia madre capimmo a cosa si riferiva (anche se pensavamo che lo strappo di cui la strega parlava fosse lo strappo nell'arazzo), così ci trovammo un riparo per la notte e ci mettemmo a dormire. Il mattino seguente, andammo al fiume a pescare, per fare colazione.
Durante quel poco tempo passato insieme, imparammo a conoscerci e a divertirci, ma mia madre iniziava a divenire un orso. Camminando giungemmo a delle rovine, dove capii che la storia sui quattro fratelli che mia madre mi aveva raccontato era vera e che il primogenito era stato trasformato dalla strega nell'orso Mor'du, utilizzando il mio stesso incantesimo. L'orso, nascosto tra le rovine della sala del trono, però, ci attaccò e noi riuscimmo a metterci in salvo per poco. A quel punto c’era poco da fare, dovevamo trovare al più presto una soluzione, così io supposi che lo strappo di cui la strega parlava fosse lo strappo nell'arazzo di mia madre che io stessa avevo fatto. Tornammo, quindi, al castello e vi entrammo di nascosto, trovando i clan che si azzuffano tra loro nella sala del trono. Io, nel tentativo di distrarre i presenti per far raggiungere a mia madre la stanza dell'arazzo, riuscii a riappacificare i clan e a convincere i capi a lasciare i principi primogeniti liberi di sposarsi con chi desiderano. Una volta riappacificati i clan io e mia madre ci rifugiammo nella stanza, dove cercammo, invano, di riparare lo strappo nell'arazzo.
Sfortunatamente proprio in quel momento sopraggiunse mio padre, il quale, vedendo i vestiti strappati di sua moglie e l'orsa, crede che ella sia stata uccisa da quest'ultima e l'aggredisce, sebbene io cercassi di chiarire la situazione. Mia madre fuggì nel bosco inseguita dal marito e dai suoi uomini, mentre io venni chiusa nella mia stanza per la mia sicurezza. Grazie ai miei tre fratellini (anch'essi trasformatisi in orsetti per via del dolce magico che avevo dimenticato in cucina) raggiunsi il luogo ove mio padre aveva bloccato mia madre intervenendo per salvarla. Lungo il tragitto avevo ricucito alla meno peggio l’arazzo, ma nonostante fosse integro l’incantesimo non veniva spezzato. Fu allora che, in lacrime, le dichiarai il mio affetto, non sapendo che era questo lo strappo da sanare, non quello dell'arazzo, così mia madre tornò finalmente umana.
Dopo l’esperienza passata insieme non mi costrinse a sposarmi.
 
<< Bel racconto >> si complimentò Jack << Ma Pitch Black cosa centra in tutto questo? >> chiese.
Merida lo guardò con occhi tristi e sospirò pesantemente << Centra perché … Qualche tempo dopo queste vicende arrivò a Dunbroch un uomo, affascinante e regale che veniva dall’est. Riuscì dove quegli altri pretendenti avevano fallito: mi rubò il cuore. Il suo nome era … Kozmotis Pitchiner … >> 






Salve! Si sono di nuovo io … credevate di esservela scampata eh? Hahahha! Ed invece no! Nel prossimo capitolo Merida svelerà parte del suo passato, quello che l’ha legata a Pitch in maniera indissolubile. Cosa sarà mai successo?
Vi ho incuriositi eh? Spero che mi seguirete ancora ^^ … anche per questo!
Baci! 



  
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