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Autore: silverhind    24/03/2013    2 recensioni
E se il protagonista di Harry Potter non fosse più il famoso Harry ma una semplice altra ragazza di Hogwarts? Se il prescelto fosse una prescelta ignara fino all'ultimo del suo destino? Bene questa è la storia del destino di una ragazza. La storia di un amore difficile, ostacolato, combattuto, ricercato, rinato, tormentato, dimenticato, maturo, dolce, di sacrifici, vissuto, impulsivo, prorompente, vivace, segreto, esagerato, tenero. La storia d'amore tra un professore all'apparenza severo, insensibile, arrogante e prepotente ma in realtà anche lui capace di provare ammirevoli sentimeti, e una studentessa, all'apparenza normale ma in realtà l'essere più speciale per lui. E se è vero che il fiore nato nella tempesta è il fiore più bello e duraturo, i problemi e le difficoltà che i due protagonisti dovranno affrontare li uniranno in un legame indissolubile... o almeno lo spero!
Genere: Azione, Commedia, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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<< Sirius! Hagrid! Svegliatevi per la miseria! >> gridava la McGranitt in preda al panico.
I due aprirono gli occhi insieme, e si guardarono intorno stupiti e intontiti.
<< Ma che diamine è successo? >> chiese Sirius strofinandosi gli occhi. << Mi ricordo solo di Remus che si è trasformato e mi sembrava pure sdoppiato… e tu Hagrid che farfugliavi qualcosa, ma che cazzo dicevi? Ti sei scolato troppi alcolici ieri sera, eh? >>
<< Ma che dici, non ho toccato neppure una burrobirra! E io non ho farfugliato nulla, piuttosto tu hai iniziato a dire cose tipo “Finalmente ci rivediamo”… ho pensato che tu fossi diventato scemo tutto ad un tratto! >>
<< Bada a come parli gigante barbuto, o ti spezzo in due! >>
<< Si si certo, pulce. Ma piuttosto perché ci siamo addormentati qui? >>
<< Ve lo dico io perché >> intervenne la preside. << Lupin è scappato. Probabilmente avete combattuto e vi ha messo al tappeto. Complimenti. >>
<< Ma è impossibile, non ce l’ha mai fatta a scappare così facilmente. Romulus non è così aggressivo e veloce… >>
Gli occhi di tutti guardavano stupiti Sirius. << Come l’hai chiamato? >> chiese la McGranitt.
<< Chi? >>
<< Hai appena nominato un certo Romulus… chi è? >>
<< Non lo so, io… aspetti, l’ho sentito ieri sera! Hagrid, ti ricordi? >>
<< Sì sì mi ricordo che qualcuno ha ordinato a questo Romulus di attaccare, ma non ho idea di chi possa essere, e di chi possa aver parlato. Ma quindi è stato lui a metterci ko? >>
La preside pensierosa congedò i due e chiese ai presenti il massimo riserbo. Nessuno doveva sapere che Lupin era scappato, men che meno gli studenti e i loro genitori. Avrebbe dovuto parlare con Georgy per organizzare le lezioni, e discutere con Silente sul da farsi. Chi era questo Romulus? E chi altro c’era nella stanza con Lupin?
 
Il risveglio per Georgy non fu certo dei migliori la mattina dopo il suo compleanno. Si era addormentata con il vestito ancora addosso che oramai si era sgualcito. Il pianto aveva fatto colare il trucco perfetto della sera precedente e le gocce di mascara scuro disegnavano lacrime profonde sulle sue guance. Si alzò, e guardò la parte di letto dove avrebbe dovuto dormire Piton: era vuota. Non era passato neppure a prendersi le pergamene e la piuma. Probabilmente gli studenti di quella mattina avrebbero avuto modo di saggiare forse per la prima volta la sua irascibilità.
La ragazza si sedette sul letto, nuovamente in lacrime. Aspettava che il professore entrasse dalla porta di fronte a lei, la abbracciasse e le dicesse che potevano ricominciare da capo, come se non fosse successo nulla, perché entrambi quella sera avevano sbagliato. Attese per diversi minuti, poi, vedendo che ora si era fatta, decise di prepararsi e di affrontare la giornata.
Quando Georgy uscì dalla camera trovò lo studio vuoto, né un biglietto né un segno del suo passaggio. E pensare che 24 ore prima l’aria era inebriata di musica e profumo di rose, e tutto faceva presagire che sarebbe stata una giornata indimenticabile. E sotto un certo punto di vista lo era stata davvero, purtroppo.
Nella sala grande studenti e professori stavano facendo colazione. Piton come al solito sedeva al tavolo dei professori vicino alla McGranitt, ma quel giorno stavano parlando più intensamente e i suoi occhi sembravano attenti a tutto ciò che la preside gli riferiva. Quando si accorse che la ragazza era entrata nella sala e si avvicinava al tavolo dei professori si alzò e uscì in fretta da una porta laterale. Georgy si bloccò un attimo, per poi prendere posto all’altro capo della tavola, sola e triste.
La McGranitt le si avvicinò e percepì che qualcosa non andava.
<< Georgy ti posso parlare? >>
Nella mente della ragazza subito si insinuarono strani pensieri. “Che Severus le abbia raccontato tutto? Forse mi dirà che la nostra storia deve finire? O che è già finita? E se peggio ancora potessi essere espulsa? Calma Georgy, ascolta cosa ti dice e poi casomai trova una soluzione al problema”.
<< Sì mi dica preside >>
<< C’è stato un problema questa notte con Lupin. Dovrei parlartene un attimo, ma è meglio un luogo più in disparte. >>
Le due si alzarono e uscirono nel corridoio deserto che portava alle aule di lezione. Generalmente gli studenti stavano distanti da quel corridoio quando potevano!
<< Vedi Georgy, il professor Lupin è…scappato. Sai che quando si trasforma non riesce a controllare la sua indole, e probabilmente è scappato, dopo aver stordito Sirius e Hagrid. Ti dovrei chiedere di non farne parola con nessuno, l’ultima cosa che vogliamo è che i genitori degli studenti sappiano che non possiamo controllare Lupin. Ti chiedo anche di svolgere tu da sola le lezioni, magari senza magia, o facendo fare cose non pericolose finchè la situazione non si risolve. So che sei brava, te la cavi molto bene sia con gli incantesimi che con i ragazzi, quindi mi fido di te. Ti prometto che presto tutto si risolverà. >>
Georgy era lievemente spaesata. Una serie di lezioni da fare da sola? Per lei era un grande onore, anche se non avrebbe mai voluto avere questo piacere in una situazione del genere. Era preoccupata più per il suo amico Lupin che per le lezioni, e sinceramente avrebbe preferito mettersi a cercarlo sospendendo le lezioni piuttosto che perdere tempo a far fare semplici giochini ai ragazzi.
Che situazione orribile. È proprio vero che quando una cosa va male, anche tutto il resto inizia a girare altrettanto male. Come si suol dire, le disgrazie non vengono mai da sole. Prima Lupin ricercato, poi scappa, in più lei che litiga con Piton. Non sapeva se sarebbe riuscita a reggere a lungo. Le serviva una valvola di sfogo. Ci avrebbe comunque pensato più tardi perché aveva una lezione da preparare e tante cose da organizzare.
 
Per l’intera giornata Piton e la ragazza non si parlarono. A dire il vero neppure si incrociarono poiché appena uno vedeva l’altra cambiava strada, si voltava, ignorando la presenza dell’altro. Piton si immaginava che Georgy soffrisse, ma doveva farle capire quanto c’era rimasto male, e soprattutto era necessario per attutire una brutta notizia. Gerogy non sapeva che Piton soffriva terribilmente per la sua scelta, non capiva come potesse tenerle così il muso, e riteneva che non fosse per niente giustificato il suo comportamento. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di cedere, sarebbe rimasta fredda come lui era con lei.
Quando fu ora di andare nella propria stanza a dormire la ragazza trovò Piton nel suo studio, intento a scrivere qualche pergamena sulla superficie liscia e ingombra di ampolle della scrivania. Era la prima volta che si trovavano nella stessa stanza in quella giornata e lui non l’aveva degnata di uno sguardo. Continuava a scrivere.
<< Pensi di venire a letto a una qualche ora? >> chiese Georgy con freddezza.
Lì per lì Piton non rispose. Passò qualche istante prima che le parole uscissero dalla sua bocca.
<< Quando avrò finito. >>
<< Bene, ti lascio la luce accesa allora. >>
Ancora qualche istante di silenzio.
<< Dormirò sul divano >> disse il professore sempre senza staccare gli occhi e la mano scrivente dalle pergamene.
Gli occhi della ragazza iniziarono ad annebbiarsi ma non avrebbe versato lacrime davanti a lui.
<< Hai dormito anche ieri notte sul divano dello studio. >>
<< Lo so. >>
Silenzio.
<< Perché non possiamo chiarire questa situazione? >>
Pausa.
<< Quale situazione? >>
La ragazza alzò notevolmente la voce. << Potresti almeno guardarmi in faccia quando ti parlo, cazzo? >>
Il professore continuò a scrivere, e finita la frase alzò lo sguardo. Di fronte a lui, ritta davanti alla porta, a debita distanza dalla sua scrivania, si trovava la ragazza. I suoi occhi chiedevano spiegazioni, le sue labbra erano ferme, le mani chiuse in pugni. “Scusami” pensava il professore. Si era ripetuto nella mente la stessa parola per tutto il giorno. Forse chi soffriva di più era proprio lui. Non disse altro e tornò sulle sue pergamene con l’aria di chi ha appena vinto una discussione e sa che l’interlocutore non può più replicare.
Infatti la ragazza, con gli occhi sempre più lucidi, attraversò la stanza e si chiuse in camera.
Si rannicchiò sul letto avvolta dalle fredde coperte. Più che sola si sentiva abbandonata. Le sembrò di essere ritornata indietro nel tempo, quando stava nascosta nella casa con Piton, quando nei primi giorni di convivenza forzata i due si odiavano, e lei passava le notti su uno scuro divano viola, sentendosi allo stesso modo di ora sola e senza amici.
 
Il giorno seguente non fu molto diverso dal precedente. Georgy non vide Piton nello studio al suo risveglio, né potè parlargli a colazione, e neppure lo incrociò mai per i corridoi.
In un attimo di pausa, tra una lezione e l’altra, momento in cui restava da sola a riordinare aula e pensieri, si rese conto di star passando dalla sensazione di solitudine a quella di ira, se non di odio, verso il comportamento della persona più importante della sua vita. Com’era possibile? Quanto avrebbe voluto potersi confidare con qualcuno. Lupin per esempio, o la sua cara amica Linda, di cui aveva perso le tracce dopo il diploma.
 
<< E’ più grave di quanto pensassi Albus >> disse Minerva McGranitt al ritratto del vecchio preside di Hogwarts.
<< Te lo avevo detto che dovevamo aspettarci il peggio. Sapevamo che prima o poi sarebbe accaduto, è che non credevamo così presto, ci ha colti alla sprovvista. >>
I due presidi si crucciavano sulla situazione presente. Lupin scomparso e una lettera indirizzata alla scuola che spiegava l’accaduto, e apriva spiragli negativi sul futuro.
<< In fondo non potevamo fare nulla per evitarlo >> si intromise nella conversazione Severus Piton, terzo partecipante di quella piccola riunione. << Se questo Corvax ha anche l’appoggio del Ministero sarà difficile scagionare Lupin. E se posso dire la mia eviterei di far adirare sia Corvax che il Ministero. Entrambi possono rivelarsi pericolosi per Hogwarts. >>
<< Se permetti, Severus, penso io a ciò che può giovare o meno alla scuola >> disse con tono austero la McGranitt.
<< Suvvia Minerva, Severus non ha tutti i torti. In fondo Hogwarts è una scuola di magia, non può essere continuamente colpita da scandali e duelli, è necessario lasciare la scuola fuori dagli interessi personali. Noi siamo tutti legati a Lupin e possiamo provare ad aiutarlo come singoli maghi, non come docenti della scuola. >>
Piton accennò un sorrisetto d’assenso e chinò lievemente il capo come per ringraziare Silente dell’appoggio. La McGranitt si sentì pervadere la mente dal ricordo di Piton come Mangiamorte; un’orribile immagine che aveva saputo cancellare per lungo tempo e che ora, con quel comportamento quasi meschino verso un povero uomo in pericolo, riaffiorava viva e pulsante. La preside scrutò Piton e continuò a fissarlo a lungo, osservando e giudicando dentro di sé ogni suo gesto.
Ad un tratto l’attenzione di tutti fu rivolta al rumore di nocche della mano che battevano contro la grande porta dell’ufficio. Qualcuno chiedeva udienza.
<< Avanti >> disse la McGranitt distogliendo finalmente lo sguardo dallo strano Piton.
La testa di Georgy fece capolino nell’ufficio. Un iniziale sorriso lasciò il posto ad un volto corrucciato e duro alla vista del professore.
<< Voleva vedermi preside? >>
<< Sì certo, vieni avanti e chiudi la porta. Sei sola? >>
<< Sì, perché? >> chiese la ragazza, avvicinandosi alla scrivania e al ritratto di Silente. Alla fine si ritrovò accanto a Piton. Era agitata per quella vicinanza. Il professore, dal canto suo, sembrava tranquillo, quasi beffardo nel suo modo di agire.
<< Vedi Georgy, quello di cui parleremo ora è molto importante, ed è di vitale importanza che tu non ne faccia parola con nessuno. >>
<< C’entra il professore Lupin? >> chiese la ragazza preoccupata.
<< Siamo sentimentali per l’amichetto perduto? >>. Era la prima volta dopo due giorni che Piton le rivolgeva la parola. Georgy voltò di scatto la testa, lo guardò nei piccoli occhi neri, e in quello sguardo non lesse altro che una presa in giro. Non gli rispose e continuò a parlare con la preside.
La McGranitt e Silente, ignari dei problemi tra i due, si scambiarono delle occhiate incredule.
<< Vedi Georgy, ieri sera Lupin è scomparso, mentre Sirius e Hagrid sono stati tramortiti, presumibilmente da un altro lupo mannaro controllato da un certo Corvax. Oggi ci è arrivata questa lettera che ci avvisa che Lupin è stato imprigionato con l’accusa di essere un lupo mannaro, e che subirà un processo per tutto ciò che ha compiuto in tale veste. >>
La ragazza non capiva. Sapeva che già in passato Lupin era stato messo in prigione, e sapeva anche che questo Corvax era ritornato per vendicarsi, perciò non capiva come mai tutto quel segreto e quella paura.
La preside, dopo essersi soffiata rumorosamente il naso, disse: << Georgy cara, sapevamo che prima o poi tutto questo sarebbe successo. >>
<< Come? Perché? >>
<< La storia si ripete sempre, e gli uomini non sanno imparare dai propri errori >> intervenne il saggio Silente. << Il Ministero sta ricadendo nello stesso errore di tanti anni fa: sa che Corvax è una palla al piede e ha deciso di assecondarlo, purtroppo. >>
<< Sì ma cosa c’entriamo noi? >> chiese Georgy chiaramente alludendo a lei e Piton.
La McGranitt e Silente si guardarono, scambiando poi un cenno di assenso con Piton.
<< Il professore Piton >> iniziò la McGranitt, << ci ha raccontato tutto. Ci ha tenuti aggiornati su quello che pensava Lupin, su ciò che faceva, sulle sue relazioni. >>
<< Come quando seguivi Voldemort, vero? >> chiese la ragazza rivolta a Piton. Lui sorrise come se gli avesse appena fatto un complimento. << Ma come facevi a sapere tutto? Come poteva essere al corrente dei pensieri di Lupin se non gli era mai vicino, anzi lo evitava? Al massimo… o no! O no no no! Come hai osato? >>
La ragazza era furibonda. Si era voltata verso Piton, il suo sguardo era incredulo, la sua voce acuta, il tono alto. Come si era permesso di fare quel gioco con lei? Come aveva potuto far leva sulla sua amicizia verso Lupin per estorcerle tutti i segreti dell’amico e spifferarli ai quattro venti?
Piton restava in silenzio. Sul suo volto rimaneva fisso quel sorrisetto beffardo che sin dall’inizio della conversazione non lo aveva mai abbandonato.
Georgy non ci credeva. Non poteva essere vero. Presa in giro dall’uomo che amava, per mesi lei gli aveva detto tutto e per mesi lui aveva riportato tutto alla preside perché fossero al corrente di come le cose si stessero mettendo male per Lupin. E nonostante tutto non avevano saputo evitare che fosse portato via! Ma con che coraggio le si rivolgevano in questo momento? E con che coraggio lei avrebbe più guardato in faccia Lupin? Questa situazione era imbarazzante, allucinante, pazzesca.
<< No no no, non potete aver fatto una cosa del genere. Perché non avete fatto niente per impedire che venisse catturato? Eh? >> urlava Georgy contro tutti.
L’unica che ogni tanto provava a risponderle tra un singhiozzo ed un sospiro era la McGranitt.
<< Perché cazzo nessuno ha mosso un dito per salvarlo? >>
<< Non è così facile Geo…>>
<< Io vi davo le informazioni, tramite il qui presente bugiardo e ingannatore, estorsore ed abile uomo a prendere in giro le persone, Severus Piton, e voi come le usavate? Per riempirvi la bocca di lamentele verso il Ministero e gli occhi di lacrime per il professor Lupin condannato a un’esistenza travagliata, e basta? >>
<< Non essere così ingiusta… >> continuava a intervenire la preside.
<< Ma non vi vergognate? Neppure un poco? E tu >> disse rivolta a Piton, << tu, perché non mi hai mai detto niente? Perché hai fatto tutto di nascosto come quando ti fingevi al servizio di Voldemort, eh? Pensavi che tutto si sarebbe risolto per il meglio e che in fondo ti avrei perdonato perché hai fatto di nuovo l’eroe, o colui che è indispensabile per sapere le mosse degli altri? >>. Il sorriso beffardo sul volto di Piton si accentuò, e questo fece irritare ancora di più Georgy che alzò ulteriormente il tono di voce. << Mi hai ingannata, mi hai usata! E poi osi lamentarti perché mi presento in ritardo a un tuo appuntamento? Se tu fossi rimasto con me alla festa invece di fare la vittima e l’offeso forse tutto questo non sarebbe successo. O forse accecato dall’invidia non hai neppure preparato la medicina per Remus… >> insinuò la ragazza. evidentemente però la sua affermazione rispecchiava la realtà, perché il sorrisetto sul volto del professore scomparve, per lasciare spazio a un volto dapprima stupito, poi imbronciato e infine neutro, vuoto. Nonostante ciò Piton rimase in silenzio.
Anche la ragazza, capito che la reazione dimostrava la verità della sua insinuazione, rimase immobile e muta, basita. La McGranitt si portò una mano alla bocca.
La tensione nell’aria diveniva sempre più fitta.
<< Severus, tu… veramente? >> chiese la ragazza con voce tremante.
Piton si voltò a guardarlo, lo sguardo si fece duro, le parole fredde. << Non sono tenuto a badare anche ai professori della scuola. >>
Georgy voleva replicare ma Silente intervenne prima che ogni altra persona presente potesse proferir nuove parole. << Signori, non è tempo per i litigi. Questa è una riunione importante. Ora che tutti sappiamo la verità dobbiamo pensare a come risolvere la situazione. Minerva, più tardi dovrai avvertire anche gli altri membri dell’Ordine, che stiano pronti. Il Ministero non può permettersi di ricadere nello stesso errore della volta precedente. Fai loro leggere la lettera se necessario. >>
<< Che lettera? >> chiese la ragazza.
La preside le indicò un punto della scrivania in cui era posata una lettera aperta su una busta marchiata con il simbolo del Ministero della Magia. La lettera proveniva dal nuovo dipartimento di Caccia e Prevenzione contro le creature pericolose. Gerogy la lesse velocemente. Era terribile. Le parole usate da chi aveva composto quella lettera erano dure, crudeli, ingiustificate. Quel pezzo di carta trasudava odio contro le creature magiche, contro i lupi mannari, contro Remus Lupin. La firma di chi aveva dettato la lettera era di Corvax Swire, ma il nome che maggiormente la colpì fu quello della segretaria che si occupava della posta, ricezione invio e prima lettura, e delle relazioni del signor Swire con il pubblico: Linda Norton. Arrivata a leggere questo nome Georgy sussultò.
<< E’ per questo che mi avete chiamata? Per farmi vedere per chi lavora la mia amica? >>
<< Tu sei un membro dell’Ordine Georgy, sei amica di Lupin e di Linda. Non era giusto tenerti ancora allo scuro di tutto. Ora anche tu conosci ogni dettaglio di questa vicenda. Ti devo chiedere pertanto di farti da parte e lasciare che siano altri ad occuparsi della liberazione del professor Lupin da questo spiacevole inconveniente >> disse Silente con tono amichevole, quasi paterno, come a volerla proteggere da qualcosa di brutto.
<< Come può chiedermi una cosa del genere? Non posso stare ferma. No. >>
<< Come temevo. Georgy, ragazza mia, ti consiglierei caldamente di non muoverti da Hogwarts. Per favore, è per il tuo bene. Non costringere la preside a prendere provvedimenti. >>
Georgy sapeva che Silente non gliela avrebbe mai data vinta. Era inutile discutere con lui, avrebbe sempre avuto l’ultima parola. Decise quindi di rispondere con un << Ok >> che rasserenò la McGranitt e, almeno di facciata, anche Silente.
<< Bene, direi che possiamo tutti tornare alle nostre consuete occupazioni >> riprese l’ex preside, << e badate che ogni consiglio su come agire sarà sempre bene accetto. >>
Piton fu il più rapido a congedarsi, uscì velocemente dalla porta dello studio e si fiondò giù per le scale, diretto alle sue stanze. La ragazza guardò negli occhi i due interlocutori rimasti, cercando di mostrarsi affranta per la restrizione impostale, ma dentro di sé convinta che non l’avrebbe rispettata. Salutò e uscì di corsa per cercare di raggiungere Piton. Questa volta avrebbero chiarito tutto.
<< Ho paura che non resterà chiusa ad Hogwarts a guardare ciò che farà l’Ordine, Albus >> disse sospirando la McGranitt.
<< Lo so, Minerva, lo so. E per fortuna, oserei dire. >>
 
La ragazza inseguì Piton per i corridoi, anche se il professore sembrava essere molto veloce, quasi si smaterializzasse per far prima. Alla fine riuscì a raggiungerlo quando si trovava davanti alla porta del suo studio, la mano alla maniglia, lo sguardo fisso davanti a sé.
Georgy provò a destare la sua attenzione chiamandolo ma lui non rispose, neppure si voltò a guardarla. Fece per entrare nella stanza, ma si bloccò quando una voce debole e triste lo supplicò: << Severus, ti prego, aspetta… >>
Il professore, fermo sulla soglia della porta, la mano che ancora girava la maniglia, continuava a guardare fisso davanti a sé il pavimento, gelido come il suo sguardo quando si voltò verso la ragazza, intimandole di entrare. Georgy non se lo fece ripetere, lo precedette e avanzò sino alla scrivania ingombra di ampolle, pozioni e pergamene. Guardava il professore entrare nella stanza, chiudere la porta e muoversi verso di lei, fermandosi a pochi passi. Una distanza tra i due che ben presto sembrò incolmabile.
<< Perché… perché non mi hai mai… detto niente? >> chiese Georgy singhiozzante.
Il professore sbuffò, visibilmente irritato. << Cosa sarebbe cambiato? Mi avresti detto tutto? Saresti stata contenta? No, e allora… >>
<< Mi hai mentito Severus… per tutto questo tempo con me hai fatto il doppiogioco! >>
<< L’ho fatto per tutta la vita se è per quello… ma è davvero questo il problema? Sei in lacrime per questo? >> chiese Piton, insistente. Sembrava volesse far riflettere la ragazza, come se ci fosse qualcosa sotto, se il fulcro della conversazione dovesse essere un altro.
<< Io non… >>
<< Sei triste per Lupin? Perché ora diverse persone conoscono il suo segreto? Ti sei arrabbiata perché non gli ho dato la pozione… ti importa così tanto di lui? >>
<< Severus non ricominciare con la gelosia, è inutile e… >>
<< Dov’eri quando Lupin è stato preso? Eri forse con me? >>
<< No ma… >>
<< Perché piangi? Perché piangi? >> domandò Piton urlando.
La ragazza non seppe più trattenere il dolore che provava. Scoppiò in un pianto esasperato, ansioso, nervoso. Aveva capito ciò che Piton intendeva. Lei non stava piangendo perché era stata presa in giro. Non piangeva perché era follemente innamorata di Lupin. A lei semplicemente importava più di Lupin che di Piton, le importava più della sua propria felicità che di quella di lei e Piton come coppia. Ragionava come se ci fosse solo lei. E mentre piangeva rifletteva su ciò, e mentre rifletteva un pensiero le occupava la testa: è finita. La storia più importante e seria della sua vita stava terminando in quel modo assurdo.
<< Severus, è… >>
<< Finita >> disse Piton, gelido.
La ragazza lo guardò, gli occhi ricolmi di lacrime, i singhiozzi che le impedivano di dire altro. Di corsa attraversò lo studio, passò accanto all’uomo che credeva di amare e uscì velocemente da quella stanza, come se fuggendo il dolore potesse attenuarsi. Correva, disperata, in cerca di un luogo appartato, lontano da occhi indiscreti, per poter piangere tutto il suo dolore per quella perdita. E ben presto al dolore subentrò la rabbia. Come aveva potuto trattarla così, dirglielo in quel modo? Perché lei non se ne era accorta? Veramente non lo amava più? Era diventato abitudinario, un passatempo? E quella continua freddezza…perché doveva essere così stronzo? Non sapeva quanto stesse soffrendo?
Sì che lo sapeva. Piton sapeva benissimo come si sarebbe sentita Georgy qualora lui le avesse aperto gli occhi. il problema era che lei non avrebbe mai saputo come si sentisse lui. Nessuno lo avrebbe mai saputo. Rimasto solo nel suo studio chiuse la porta a chiave, vi appoggiò la schiena, scivolò a terra e ripensò a tutto ciò che aveva appena detto alla ragazza. “L’hai fatto Severus, hai allontanato definitivamente l’unica persona di questa terra che ti abbia mai amato”. Il professore soffriva, per ciò che aveva detto e fatto, per ciò che aveva pensato, per il suo piano. Andava fatto, ma cavolo quanto faceva male. Passò ore devastanti, alternò momenti di sconforto totale ad attimi di folle ira, si biasimava per il modo in cui aveva trattato la ragazza in quei giorni, e per come avrebbe dovuto comportarsi poi, e non riusciva a capire perché l’amore dovesse fare così male. Urlò, ruppe le proprie pozioni ferendosi una mano, pianse. Pianse molto quella notte. Entrambi lo fecero, entrambi per lo stesso identico motivo: non volevano credere che fosse finita.
 
Il giorno seguente tutto sembrava nella norma. Lupin assente, Piton acido, Georgy gentile, Hagrid goffo, Sirius tutto tranne che serio. Nessuno sapeva della discussione tra Georgy e Piton, nessuno immaginava nulla. Se le persone avessero potuto guardare dentro il professore e la ragazza avrebbero visto la grande tempesta di emozioni e dolore che era ben celata da un volto cordiale e gentile, o acido e freddo, come al solito. Gli unici che parvero accorgersi di qualcosa furono Silente e la McGranitt, anche perché la preside aveva dovuto trovare una nuova camera per Georgy.
<< Albus non possiamo lasciarli così, a loro stessi. La ragazza ne sta soffrendo, lo vedo. Sorride, ma non come prima. >>
<< Non dobbiamo fare niente invece Minerva. Lasciamo che gli eventi seguano il loro corso senza intrometterci. Anche Severus è logorato da questa perdita, ma sono convinto che sia stata la scelta giusta. >>
<< Ma che dici Albus? Credi che sia una cosa saggia che entrambi soffrano così? Forse se stanno così male dovrebbero tornare insieme, no? O parlarsi, per lo meno! >>
<< Questo, Minerva, è forse un atto di grande amore. Lasciare libero l’altro per salvarlo. >>
 
Senza più un uomo da amare, Georgy decise di dedicare anima e corpo al tentativo di salvare Lupin. Aveva programmato per il fine settimana una visita all’ufficio di Corvax Swire, ma non per parlare col malefico essere che aveva catturato il suo amico, bensì per trovare la sua cara vecchia amica Linda, che non sentiva da un bel pezzo. Ebbene, una mattina priva di lezioni, senza dire dove andava ma solo che usciva per non contraddire gli ordini di Silente, la ragazza si diresse all’ufficio di Corvax, che da qualche tempo si trovava al secondo piano del Ministero della Magia. Forse il Ministero aveva ceduto all’insistenza di Corvax ed ora si era “alleato” con lui, lo aveva accontentato per avere meno grane, visto che Corvax, a detta di molti, era un uomo molto influente sulla scena politica ed economica del mondo della magia.
Arrivata al ministero salutò con un cenno del capo il signor Weasley, padre di Ron e vecchio membro dell’Ordine, strizzò l’occhio a Kingsley e prese uno strano ascensore affollato di persone e di lettere volanti. Il secondo piano del Ministero era praticamente tutto dedicato a Corvax. Dall’atrio si poteva accedere a due corridoi, quello a destra, illuminato, moderno e ben arredato, portava agli uffici, quello a sinistra, più in penombra, portava alle celle dei detenuti. Dopo un attimo di esitazione la ragazza voltò a destra e cercò l’ufficio della segretaria di Corvax, chiedendo a qualche passante dove fosse. Non credeva che quel posto potesse essere così grande. Vi era una stanza immensa con tantissime scrivanie, con persone intente a scrivere pergamene e parlare con apparentemente il nulla, in realtà era una specie di magico call-center in cui venivano raccolte testimonianze e soffiate riguardanti le creature magiche pericolose.
La porta successiva recava una targhetta con scritto: “Linda Norton, segretaria personale di Corvax B. Swire”. Era arrivata. Bussò alla porta e una voce la invitò ad entrare.
<< Avanti >>. Era certamente Linda.
Quando Gerogy entrò vide la sua amica seduta a una scrivania, intenta a scrivere, rispondere a un telefono immaginario (ovviamente con la magia era in contatto con qualcuno, come se fosse stata al telefono per i babbani), cercare scartoffie da far firmare al capo. Portava degli occhiali piccoli e stretti che raramente le aveva visto addosso prima, i capelli biondo scuro raccolti, una camicia bianca abbastanza scollata e sopra una giacca nera sfiancata. Inizialmente la giovane non alzò neppure lo sguardo per vedere chi fosse l’ospite, tanto era indaffarata, ma poi non appena ebbe dato un’occhiata a Georgy la riconobbe subito.
<< Georgy! Georgy cara! Che ci fai qui? Come stai? Come vanno le cose a casa? E ad Hogwarts? E con Severus? Ah da quanto tempo! >>
Georgy sorrise forzatamente quando l’amica le chiese di Piton, ma lasciò perdere subito i brutti pensieri e si accomodò su un divano in pelle accanto all’amica, e iniziarono a parlare di loro, dei loro nuovi lavori, delle nuove conoscenze.
<< Mi hanno offerto di restare ad Hogwarts come aiuto-professore e ho accettato subito, non capita tutti i giorni! >>
<< Hai fatto più che bene! Io ho accettato questo lavoro quest’estate, il signor Corvax mi ha contattata di persona una volta ricevuta la mia domanda, ed è stato gentilissimo. Potrebbe anche sembrare una brava persona! >>. Georgy non era molto convinta di questa affermazione. << Ma perché sei venuta qui? C’è qualcosa che non va? >>
<< Vedi Linda, ho scoperto che lavori qui perché è arrivata una lettera alla McGranitt . Riguarda Lupin. >>
<< Sì, immaginavo >> rispose l’amica, abbassando la testa.
<< Cosa sai, Linda? Ti prego, dobbiamo aiutarlo, è nostro amico! >> la supplicò Georgy.
<< Georgy, ti prego, non chiedermi di fare o dire qualcosa che potrebbe costarmi il posto. >>
<< Non mi dirai che ti piace stare qui a lavorare per una persona malvagia che magari ti sfrutta e basta? >>
<< Non è poi così male ti dico. E questo lavoro mi serve. Ora che vivo da sola, lontana da casa, non posso permettermi di non lavorare. >>
<< E con Henry, scusa? Non state più insieme? >>
<< No, è finita la nostra storia, la mia illusione. Quello stronzo, si è divertito e basta, poi tre mesi fa ho scoperto che se la faceva con un’altra, ovviamente più bella e più ricca di me. L’ho mollato subito. >>
<< Oh Linda, mi dispiace. Davvero. >>
<< Non ti preoccupare >> rispose l’amica asciugandosi gli occhi. << Ormai è passata, sono cambiata, ora mi dedico al lavoro e se capiterà di incontrare qualcun altro giusto per me sarò lieta di ricominciare una storia, se no non ha senso illudermi come ho fatto con Henry. Bè parliamo di cose felici, te e Severus? Oh scusa, il professor Piton? >> disse sorridendo.
<< Vedi, è… finita anche per noi. Qualche giorno fa. Forse io che non gli ho rivolto la giusta attenzione, forse lui troppo geloso e possessivo, non so. Di certo abbiamo entrambi una buona dose di colpa. Forse non eravamo la gran coppia che tutti vedevano. >>
Linda prese le mani dell’amica e provò a consolarla. Non poteva immaginare che anche la sua storia fosse finita, e capiva benissimo come si potesse sentire. << Devi essere forte Georgy. Forse tra un po’ ricomincerete a parlarvi, forse tornerete amici. Per come vi vedevo io eravate davvero molto innamorati, non so se la fiamma che brillava nei vostri occhi si sia spenta in quest’ultimo periodo, ma son convinta che se c’è stato amore questo non potrà mai essere cancellato. Non sono mai stata una grande simpatizzante di Piton, ma credo che sia una persona molto matura, e anche responsabile. Lui ti amava, ne sono certa quanto è vero che tu amavi lui. E non ti prenderà mai in giro per quell’emozione, non dovrai mai rimpiangere questo tuo sentimento. >>
A Georgy mancavano molto queste chiacchierate con l’amica di sempre, soprattutto in questi giorni per lei così difficili. Voleva che tornasse ad Hogwarts, con lei, voleva ritornare agli anni precedenti, quando era una semplice ed inutile studentessa, senza troppi pensieri complicati per la testa.
<< Linda, ti prego, aiutami a liberare Lupin. Corvax è un uomo malvagio, e Remus richia la sua vita ogni giorno che passa qui in cella. >>
<< Georgy io non posso fare nulla, sono una semplice segretaria. >>
<< Fammi parlare con Corvax. >>
<< Non è così facile… >>
<< Fammi vedere Remus! >>
<< No Georgy, non posso. >>
<< In nome della nostra amicizia, ti prego >>
<< No. È categorico. Non posso. E adesso, se non ti dispiace, devo tornare al mio lavoro. Se Corvax mi scopre qui a non far niente mi licenzia. Grazie per la visita, mi ha fatto davvero molto piacere. >>
Il freddo saluto dell’amica fece credere a Georgy che un po’ della personalità di Corvax doveva essere penetrata nell’amica. Forse una sorta di influenza maligna, un virus contagioso. Salutò Linda sforzandosi di sorridere e uscì dall’ufficio, diretta verso l’atrio. Vedeva nuovamente i due corridoi contrapposti di fronte a lei. Doveva prendere l’ascensore, nessuno doveva sapere che era stata lì, per lo meno in quel piano. Ma il corridoio in penombra con le celle sembrava attirarla, come se contenesse qualcosa che andava trovato.
“Forse…potrebbe esserci Remus. Ma se mi scoprono? Cosa mi invento? Che mi sono persa? Impossibile, qui la segnaletica è a prova di scemo. Ma io devo vedere se è qui. Devo sapere come sta. Devo…” e subito un pensiero occupò totalmente la sua mente, bloccandola a metà strada tra l’ascensore e il corridoio: stava pensando solo ed esclusivamente a Lupin. Il suo unico motivo per cui era lì era vedere Lupin, sapere se stava bene. Non le importava più di Piton. Era vero allora.
Imboccò il corridoio poco illuminato e iniziò a guardare dentro ogni cella, nella speranza di trovare al più presto Lupin. Non vi erano solo lupi mannari, o persone che vi si trasformavano, ma anche altre creature magiche giudicate pericolose dal Ministero e in attesa di un verdetto.
<< Remus! Remus! >> bisbigliava la ragazza, sperando che qualcuno le rispondesse.
Finalmente lo trovò. Il suo caro amico era in una delle ultime celle del corridoio, seduto sulla sua branda che leggeva. Quando vide Georgy il suo volto parve illuminarsi. Corse alle sbarre e mostrò alla luce fioca delle lampade il suo volto tagliato e ferito, gli occhi stanchi e le occhiaie pesanti.
<< Georgy, che cose ci fai qui? >>
<< Sono venuta a trovarti ovviamente! Non mi hai neanche fatto gli auguri di compleanno! >>
<< Come no?! Forse eri troppo brilla per ricordare! >>
Risero entrambi, ma smisero subito.
<< Ero molto preoccupata per te, non sapevo dove fossi… >>
<< Non ti devi preoccupare per me, in qualche modo me la caverò, come sempre! >>
<< L’Ordine sta cercando prove e indizi per liberarti, ma intanto dovrai restare qui… io voglio parlare con Corvax ma pare che tutti in un modo o nell’altro me lo vogliano impedire… >>
<< E fanno bene, devi starne fuori, hai capito? Lui è molto pericoloso, e non sembra ma è anche un mago molto potente. >>
<< Non mi interessa, io non resto ferma a… >> Un rumore di passi interruppe le parole di Georgy. Qualcuno arrivava a passi svelti, di sicuro l’aveva vista, e non vi erano posti per nascondersi. Sfoderò la bacchetta e si preparò al peggio.
La sagoma della persona misteriosa si avvicinava sempre di più. Aveva un mantello addosso, ma dal rumore dei passi Georgy avrebbe giurato trattarsi di una donna.
<< Lo sapevo che saresti venuta qui, ti conosco troppo bene. Almeno così non dovrò dire che ti ci ho portata io! >>
Era la voce di Linda. In mano teneva della chiavi, il volto accoglieva un sorriso smagliante.
<< Ehi Remus, oggi hai visite eh? >>
<< Bè mi ero anche stancato di vedere solo te! >>
Georgy non ci capiva più niente. Come mai Linda ora faceva l’amicona del professore? Perché prima l’aveva mandata via con freddezza? Perché mettersi un mantello?
Linda con le chiavi che recava in mano aprì la porta della cella di Lupin e, assicurandosi che nessuno le vedesse, entrò con l’amica nella cella. Georgy era sempre più basita.
<< Prima in ufficio non potevo parlare liberamente >> iniziò subito Linda. << Il capo potrebbe saltar fuori da un momento all’altro, potrebbe ascoltare tutto. Meglio sembrare sottomessa e devota, piuttosto che ribelle. Vengo spesso a trovare Remus, ormai ci diamo anche del tu. Sapevo che lo avrebbero portato qui, e so per certo che è una brava persona, perciò non mi sembrava giusto lasciarlo totalmente solo. >>
<< Ogni tanto mi porta anche del cibo, certo non cucina benissimo, ma è meglio della sbobba che ci spacciano per cibo qui dentro. Ho un trattamento di favore in quanto professore di Hogwarts! >>
<< Sì certo certo… ringrazia che ti ho potuto apprezzare anche come membro dell’Ordine e quindi posso essere sicura che non faresti mai del male a nessuno, se no ti starei lontana! >>
<< Non è bello da dire, Linda… >>
<< Oh insomma volete finirla di scherzare? Il momento è serissimo, se ci scoprissero ci ammazzerebbero qui >> li interruppe Georgy.
<< Hai ragione, anzi, forse è meglio andare, o qualcuno si accorgerà della mia assenza. Vuoi seguirmi Georgy? >>
La ragazza annuì col capo, salutò Lupin promettendogli che sarebbe tornata a trovarlo e seguì Linda lungo il corridoio.
<< E perché il mantello scusa? >> le chiese una volta in atrio, al sicuro.
<< Così non mi vedono in faccia, posso dire di aver controllato qualcosa, non mi sporco il vestito, do meno nell’occhio. Non potrei avvicinarmi neppure io ai detenuti, sai? >>
<< Quindi… tu sai rimasta fedele all’Ordine? >>
Linda annuì col capo. << A distanza, ma faccio quel che posso. In incognito. Spero di rivederti presto Georgy, e se hai problemi di qualsiasi tipo fammi sapere. Io per te ci sono sempre! >>
<< Grazie Linda. Sei una vera amica! Credevo ti fossi dimenticata di me, e invece… grazie di tutto, anche di quello che fai per Lupin! A proposito… scherzate sempre così voi due? >>
<< Sì… perché? >>
<< No, niente! A presto! >> disse Georgy, ed entrò nell’ascensore.
Sulla via di ritorno ad Hogwarts a bordo della sua amata scopa volante ebbe modo di ripensare a quello strano incontro e a come i suoi due amici interagissero tra loro. Era felice di aver scoperto che Lupin stava bene, ed era ancora più contenta di sapere che Linda non solo era ancora sua grande amica, ma anche riusciva a dare un po’ di conforto a Lupin. “Chissà se tra quei due potrà mai… no dai Georgy, hai già abbastanza cose cui pensare, te lo avrebbe detto se le fosse piaciuto qualcuno... mah, sarà da indagare anche questo, ma più avanti!”
  
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