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Autore: Trillo Sbadiglio    25/03/2013    1 recensioni
"«Dimmelo un'altra volta, ti prego» gli chiese con le lacrime agli occhi. «Non è affatto divertente Scorp. Ed è già abbastanza umiliante senza che ti ci metta anche tu» rispose l'altro con voce seccata, ma con gli angoli della bocca impercettibilmente sollevati. «Certo che è divertente, non dire scemenze. Dovevi vedere la tua faccia, quando ti sei accorto di essere vestito da coniglio pasquale»
[...]
Arrivata al suo palazzo si promise che la casa dove sarebbe andata a vivere con sua sorella non sarebbe stata quella. Sicuramente non sarebbe stata al quarto piano senza ascensore. 'Fossi atletica, almeno'. Al primo piano si ritrovò sbuffante per il disappunto; al quarto ansimante per la fatica. Si trascinò fino alla porta, maledicendo tutti quelli che avevano contribuito alla costruzione di un edificio con più di due piani senza nemmeno uno straccio di montacarichi. 'La cosa più triste è che anche quell'obeso di Anacleto è più veloce di me'."
 
Una nuova generazione alle prese con amicizie e avventure. Una ragazza dal passato misterioso. Potter, Weasley e Malfoy ancora una volta alle prese con un pericolo sconosciuto. Mescolate il tutto e aggiungete cantanti stonati, amiche curiose e gatti davvero antipatici: "Dietro lo specchio" è servito!
Sbadiglio
Genere: Avventura, Commedia, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo 8

Now it's a beautiful day
 

It's not easy love
but you've got friends you can trust
Friends will be friends
When you're in need of love they give you care and attention
Friends will be friends
When you're through with life
and all hope is lost
Hold out your hands cos friends will be friends right till the end
Now it's a beautiful day

Queen Friends Will Be Friends

 

Hyde Park si risvegliava lentamente, dopo una lunga notte piovosa, alle luci dell’alba. Un uomo si aggirava pensieroso tra i suoi viali, i capelli corvini spettinati dal vento gelido del mattino. Avvistata una panchina esposta a oriente, perché fosse riscaldata dal tiepido sole, si sedette. Si passò automaticamente una mano sulla fronte, là dove una cicatrice giaceva silenziosa da più di vent’anni. Erano alcuni giorni che Harry Potter si recava in quel parco, prima dell'aurora, per rimuginare sulla strana faccenda accaduta la settimana precedente. Cinque uomini incappucciati avevano attaccato da soli un intero quartiere di maghi proprio lì vicino, apparentemente senza una valida ragione. Certamente alla ricerca di qualcuno, o qualcosa, dal momento che avevano ispezionato case e appartamenti nel raggio di tre miglia. Quando Harry e la sua squadra erano giunti sul posto, gli assalitori avevano ingaggiato battaglia, ma erano stati sopraffatti. Tre di loro erano riusciti a fuggire mentre i due rimasti giacevano in cella, proprio in quel momento, in attesa di essere interrogati per quella che doveva essere la millesima volta. Non avevano ancora aperto bocca dalla cattura e a nulla erano valsi imprecazioni, minacce, promesse e scoppi d'ira. Fissavano gli Auror con aria sprezzante, senza dire una parola. Non possono aver rischiato Azkaban senza una valida ragione rifletté, estraendo da una tasca della giacca un blocco degli appunti e una Piuma Autoinchiostrante. Aveva scritto un resoconto di tutto l'accaduto, sperando che osservare la situazione nell'insieme avrebbe potuto concedergli qualche lampo di comprensione. Ma per quanto si sforzasse, non riusciva a venire a capo della faccenda. Forse potrei parlarne con Hermione pensò scoraggiato, quando il sole sorse completamente. Si alzò, stiracchiando le membra intorpidite, e si diresse nel punto più appartato del parco. Da lì si smaterializzò direttamente nel quartier generale degli Auror. Un aeroplanino violetto gli sfrecciò davanti al naso un secondo dopo il suo arrivo.

 

Potter, dobbiamo vederci, questione urgente. Appena puoi, raggiungimi nel mio ufficio.

 

Anche senza firma, la calligrafia elegante e lo stile secco lasciavano pochi dubbi su chi ne fosse il mittente.

*

Harry si sistemò meglio sulla sedia e appoggiò i gomiti sui braccioli. Aveva collaborato poche volte con l'ufficio di Draco e la sua stanza gli era sempre apparsa sgradevole. Era asettica: non una foto, non un disegno di suo figlio, non un effetto personale. Poteva essere di chiunque. Pensò alla propria scrivania, piena di cianfrusaglie, di lettere e di giocattoli dimenticati da Lily, James e Albus qualche anno prima: era confusionaria, ma almeno allegra. Riflettendo sui biscotti ammuffiti che vi aveva ritrovato qualche giorno prima, però, si disse che forse Malfoy avrebbe potuto dargli qualche consiglio perché non si creasse un ecosistema nei suoi cassetti. L'uomo di fronte a lui tossicchiò, in attesa, e l'immagine di un brodo primordiale svanì dalla mente di Harry. C'erano cose più importanti in quel momento: come la storia più strana e inquietante che avesse mai sentito. Negli ultimi vent'anni, naturalmente.

«Perché gli Auror non sono mai venuti a conoscenza di queste informazioni prima?» gli chiese dubbioso. Draco sbuffò. Per essere il Salvatore del Mondo Magico è sempre stato un po' tocco.

«Te l'ho già detto, Potter. Questo ufficio, nel corso dei secoli, non ha mai ritenuto necessario condividere tutti i suoi grattacapi con il tuo. Con quasi nessun' altro, in effetti. Sarà per questo che si chiama Ufficio Misteri, non credi?» Harry respirò a fondo e si impose di restare calmo. Quanto è dura dimenticare gli antichi rancori. «Evidentemente è un metodo che non funziona» borbottò piano, contrariato. Poi proseguì, a voce più alta: «Come dobbiamo coordinarci?».

«Naturalmente Rebecca McGregor non dovrà mai rimanere sola: voglio uomini anche fuori dal suo bagno. Se i suoi parenti dovessero catturarla, ne sarebbero o distrutti o distruggerebbero, grazie a lei, quello che abbiamo ricostruito dopo la guerra. Finché non sarà entrata a Hogwarts, sarebbe meglio affidarla a sua sorella. Riveleremo ad Alexandra solo una parte delle informazioni, ma sufficienti per metterla in guardia. Conquistata la sua fiducia, non credo sarà difficile mettere in atto delle misure di protezione appropriate».

«Suppongo che informeremo la maggiore perché non faccia niente di avventato e non si esponga: su questo punto mi trovi totalmente d'accordo. Per quanto riguarda il tempo che Rebecca trascorrerà a scuola, invece?».

«Lì sarà relativamente al sicuro. Alcuni nostri agenti in borghese monitoreranno costantemente la situazione. Per quanto riguarda Alexandra, anche lei avrà bisogno di protezione. I McGregor potrebbero servirsene come arma di ricatto. Hai qualche idea a riguardo?» gli spiegò l'altro. Un'improvvisa corrente d'aria calda scivolò nella stanza, innalzando di qualche grado la temperatura. I due uomini pensarono che dovesse essere l'ennesima protesta dei dipendenti della Manutenzione Magica. Harry rifletté. Qual era il luogo più sicuro della Gran Bretagna?

«E se portassimo anche lei a Hogwarts? Non come studentessa, ovviamente. Potrebbe entrare nella scuola come dipendente» propose dopo qualche secondo di silenzio.

«E con quale mansione? Voglio dire, è una Maganò» lo interrogò Draco, non troppo convinto.

«Anche Gazza lo era, eppure ha lavorato a Hogwarts per anni. Non so, potrebbe lavorare in Infermeria o in Biblioteca. Oppure potrebbe aiutare Hagrid nelle sue mansioni da guardiacaccia». Draco considerò i pro e i contro di quella proposta. In fondo non è così scemo come pensavo... giusto un pochino.

«Forse sarebbe meglio evitare l'Infermeria e Hagrid. In entrambe le situazioni potrebbe combinare qualche pasticcio, perché non conosce per nulla la magia. Per fare la bibliotecaria, invece, è sufficiente che sappia leggere».

«Allora siamo d'accordo. Un'ultima domanda: le due sanno della maledizione?».

«No, nessuna delle due. È improbabile che ne abbiano anche solo sentito parlare: perfino nel mondo magico è poco conosciuta e, nella maggior parte dei casi, è considerata una leggend-». Un boato li interruppe e una folata d'aria bollente spalancò la porta. I due si lanciarono di corsa verso gli ascensori, le bacchette sguainate. L'origine dell'esplosione era al secondo livello. Harry impallidì: il suo ufficio era circondato da una spessa cortina di fumo. Un uomo dai capelli rossicci, ora quasi tutti grigi per la fuliggine gli corse in contro, ansimante.

«I prigionieri... » esalò Ronald Weasley «... sono fuggiti. Ed hanno saccheggiato i registri dell'Ufficio sulla Regolamentazione dei Maghinò e dei Nati Babbani».

*

Una delle cose che Alexandra proprio non sopportava del suo nuovo lavoro da commessa nella Biblioteca “Geoffrey Chaucer” era la polvere. Si annidava ovunque , concentrandosi in grossi batuffoli sotto gli scaffali o annidandosi insidiosa sulle copertine e tra le pagine dei libri. Anche quel giorno, armata di spolverino, si diresse con aria depressa verso la più alta pila di volumi accatastati su uno dei tavoli adibiti alla lettura. Dal lucernario del piccolo locale quadrato, i raggi pomeridiani del tiepido sole estivo illuminavano i granelli che si sollevavano ogni volta che sfiorava appena qualcosa. Nel giro di pochi minuti, la ragazza si ritrovo circondata da una nube danzante e polverosa. Odio questo posto pensò un quarto d'ora dopo, spalancando le finestre e respirando a pieni polmoni lo smog cittadino del traffico londinese. Meglio i fumi delle automobili. Il suono della porta che si apriva la riscosse. Si stupì ancora una volta che qualcuno conoscesse quel luogo dimenticato dal mondo. In due settimane di lavoro aveva servito pochissimi clienti, di cui una buona metà erano turisti in cerca di indicazioni. Ma quando la zazzera bionda di Scorpius fece capolino da dietro una delle librerie, tutta la sua meraviglia sparì e si disse di essere stata troppo ingenua a sperare di non ritrovarselo tra i piedi anche quel giorno. Come tutti gli altri pomeriggi da quindici giorni a questa parte. Sono stata un'idiota a indicargli dove lavoro. Si squadrarono per qualche secondo, poi lei gli si rivolse acidamente.

«Che cosa c'è stavolta? E non dirmi che sei capitato da queste parti “per caso” e hai pensato di passare per un saluto. Sarebbe un insulto alla mia intelligenza, rifilarmi questa scusa per la trentesima volta». Scorpius, se fu infastidito dal tono poco cortese, non lo diede a vedere. Al contrario, la fisso per qualche altro secondo e poi si lasciò andare ad una risatina divertita. Alexandra pensò che prima o poi avrebbe scritto un trattato sui danni che la magia riportava sui cervelli degli adolescenti.

«Non sapevo di essere così divertente» continuò alzando gli occhi al cielo e rimettendosi a spolverare. Gli voltò le spalle e afferrò con stizza “L'importanza di chiamarsi Ernesto” , iniziando a strofinarlo con forza. Scorpius scosse la testa e con poche falcate le si mise di fronte. Quella ragazza lo divertiva. All'inizio era stata silenziosa e schiva, ma quando lui si era ripresentato per la quinta o sesta volta in biblioteca, dopo che lei glielo aveva apertamente proibito, era diventata uno vero spasso. Il suo sguardo esasperato, ogni volta che se lo ritrovava davanti, era esilarante. Per non parlare delle sue battutine sarcastiche. Il ragazzo si stupiva sempre di più di sé. Non si era mai comportato in quel modo con nessun' altro, figurarsi con una ragazza. Quella doveva essere la prova che il Cappello non aveva fatto un errore smistandolo in Serpeverde.

«E dai, stavo solo ridendo. Il problema è che le espressioni del tuo viso sono irresistibilmente spassose».

«Quindi ora è colpa mia, se mi prendi per i fondelli? E vediamo, genio, sono ancora io la responsabile delle tue sgraditissime visite?».

«Te l'ho detto: Albus tornerà dalla Romania solo la settimana prossima e io non ho niente da fare. Chiacchierare con te è divertente».

«Chiacchierare? Ma se ti insulto continuamente!».

«Tanto lo vedo che anche a te fa piacere avermi qui. Staresti sempre sola, se non ci fossi». La ragazza sbuffò, mise a posto il libro che aveva in mano e ne prese un altro. Purtroppo per lei, Scorpius aveva ragione. Alexandra se ne meravigliava continuamente. Aveva impiegato cinque mesi per fidarsi di Clara ed era entrata (più o meno) in confidenza con Scorpius nel giro di pochi giorni. Forse, si disse, il fatto che mi costringe a parlare con lui ogni pomeriggio ha avuto il suo peso. Senza dubbio una piccola parte di lei era infastidita dalla presenza del ragazzo, che godeva un po' troppo nel punzecchiarla, per i suoi gusti. Nondimeno, c'era da considerare che la maggior parte del tempo che trascorreva con lui si sentiva bene. E poi diciamolo, prenderlo in giro è stimolante per i miei neuroni. Ho inventato almeno una decina di insulti nuovi, con lui. La voce di Scorpius interruppe i suoi pensieri.

«Allora, quand'è che ti deciderai a permettermi di aiutarti a spolverare? So che detesti occupartene».

«Decisamente hai dei problemi di comprensione logica delle frasi. Qual è la parte di “no” che ti è sfuggita ieri e l'altro ieri?».

«Ma perché no?» continuò a ripetere imperterrito.

«Scorpius, ragiona. Io sono pagata per lavorare qui ed è mio compito tenere questo posto pulito e in ordine. Non è giusto che tu lo faccia gratis».

«Ma tu sei mia amica. E gli amici si aiutano, giusto?». La ragazza rimase così di stucco che Scorpius ebbe il tempo di sottrarle dalle mani lo strofinaccio e il libro che stava pulendo. Dentro di sé, Alexandra sentì lo stomaco aggrovigliarsi. Da quanto tempo qualcuno non le diceva di essere suo amico? Il silenzio si prolungò più del solito e il ragazzo rifletté preoccupato su cosa potesse aver detto di tanto offensivo da poterla far ammutolire per così tanto tempo. Non voleva ferirla.

«Ehm... Alex? Ho detto qualcosa che non dovevo? Perché se è così voglio saperlo... Insomma farti star zitta per così tanto tempo è da Coppa del Mondo e vorrei riutilizzare la tecnica per il futuro» disse in tono scherzoso, ma preoccupato.

«Certo che no» rispose lei serena, anche se con voce appena strozzata «Non potrai mai produrre qualcosa di nemmeno così lontanamente intelligente». Lo tranquillizzò con un piccolo sorriso, che si trasformò in una smorfia quando si accorse di cosa lui avesse in mano.

«Hai vinto una battaglia, non la guerra» lo ammonì prendendo un altro strofinaccio e un altro libro. Era un libro di favole. Pigramente rifletté sul fatto che Rebecca amasse le storie e che avrebbe voluto portarle un libro, prima o poi. Poi le venne in mente che ben presto sarebbe dovuta andare a Diagon Alley per comprarle i libri e tutto l'occorrente per Hogwarts.

«Miseriaccia» borbottò, non così piano da non farsi sentire da Scorpius.

«Che succede?»

«Devo andare a Diagon Alley per comprare l'occorrente per la scuola di mai sorella».

«A Diagon Alley?».

«Rebecca è una strega».

«Davvero? Ma è fantastico! Ti accompagnerò io. Che ne dici di aspettare che ritorni Albus? Così ci andremo insieme». Alexandra rabbrividì al pensiero di trascorrere così tante ore con tutti i Weasley e i Potter. Erano simpatici e gentili, per quanto aveva potuto osservare, ma erano davvere chiassosi.

«Non preoccupart-» tentò la ragazza.

«Ormai è deciso. E poi come raggiungeresti Il Paiolo Magico da sola, se non puoi neanche vederlo?». Perché riesce sempre a fregarmi?

*

«Rebecca la tua mano deve rimanere incollata alla mia per tutto il tempo, capito?». Alexandra e sua sorella camminavano rapidamente, dirette all'appuntamento con Scorpius e gli altri, riparandosi sotto un ombrello sgualcito e rattoppato. La pioggia cadeva lenta e costante, quella mattina, e l'umidità dell'aria si appiccicava a vestiti e capelli, raddoppiando il volume di quest'ultimi. Milly aveva fatto non poche storie per lasciar andare, per una giornata, la più piccola delle McGregor. Alla fine aveva ceduto alle incessanti proteste e preghiere di Alexandra.

«Alex ma è sicuro che io sia una strega?» disse ad un tratto Rebecca, fermandosi. La maggiore lanciò un'occhiata all'orologio dall'altra parte della strada: per fortuna erano in anticipo. Tornò indietro e si inginocchiò sulle mattonelle bagnate del marciapiede.

«Rondinella mia, ma certo che sei una strega! Ti ho dato la tua lettera, vero? E cosa c'era scritto? Che avevi il diritto di frequentare la più grande Scuola di Magia e Stregoneria di tutta la Gran Bretagna».

«E se si fossero sbagliati?».

«Rebecca McGregor» disse Alexandra, questa volta più seriamente «I tuoi nonni erano dei maghi e hai i loro geni in te. Perché dovrebbe essere inverosimile che tu abbia dei poteri magici?».

«M-Ma tu e la mamma... » balbettò lei.

«È vero, noi non li abbiamo avuti. Ma perché con te non potrebbe essere diverso? Sono certa che sarai una strega eccezionale». Prese ad accarezzarle dolcemente il capo e le sistemò gli occhiali sul naso.

«Tu non puoi venire con me?» chiese Rebecca dopo un po'. Ad Alexandra si strinse il cuore.

«No, tesoro mio. Non c'è posto per me lì. Questo non vuol dire che non ti manderò stormi di gufi ogni giorno, naturalmente».

«Ma se tu potessi venire... » insistette Rebecca con gli occhi lucidi.

«Se sarà possibile, verrò, d'accordo?» rispose per tranquillizzarla. La bambina annuì, tirando su con il naso e abbandonando definitivamente l'espressione triste e preoccupata che l'aveva accompagnata da quando erano uscite dall'orfanotrofio. Alexandra continuò: «Che ne dici di andare? I miei amici ci staranno aspettando. E pensa a quante cose meravigliose potremmo comprare a Diagon Alley»


 

N.d.A.

Ciao a tutti e a tutte!

Sono davvero, davvero, davvero una pessima autrice che aggiorna dopo settimane e settimane di ritardo... Chiedo umilmente perdono a tutti quanti per la lunghissima attesa! Immaginatemi prostrata ai vostri piedi in segno di scuse U.U. Ed ora, come al solito, i ringraziamenti: grazie a tutti quelli che continuano a leggere silenziosi, a Lyls, _Gardis_ e Judith Potter che hanno aggiunto la storia tra le seguite e naturalmente e soprattutto alle coraggiosissime _Elly e teme_Malfoy che continuano a recensire (davanti a voi mi inginocchio due volte :D)!

Precisazioni, precisazioni:

  • La Manutenzione Magica è citata in Harry Potter e l'Ordine della Fenice. Quando Harry e il signor Weasley si recano al Ministero della Magia per l'udienza disciplinare del ragazzo, quest'ultimo nota che nell'edificio ci sono delle finestre. Il signor Weasley gli spiega che, visto che il Ministero è sottoterra, quelle sono finestre incantate e che è la Manutenzione Magica ad occuparsene. Dice anche che l'ultima volta che i suoi dipendenti avevano richiesto un aumento di stipendio, il tempo fuori dalle finestre era stato orribile;

  • "L'importanza di chiamarsi Ernesto" è un'opera teatrale di Oscar Wilde.

  • Traduzione del passo della canzone a inizio capitolo:

    Non è facile amare
    ma hai degli amici su cui contare
    Gli amici sono amici
    Quando hai bisogno d'amore loro ti danno cura e attenzione
    Gli amici sono amici
    Quando hai chiuso con la vita
    e tutta la speranza è persa
    Stendi la mano perché gli amici sono amici fino alla fine
    Ora è un bel giorno
    .


 

Un abbraccio e una settimana super a tutti,

Sbadiglio

P.S. Credo di aver fatto un po' di casino con il codice html... scusate anche per questo, ma sono veramente impedita :D.

  
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