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Autore: haroldstouch    25/03/2013    11 recensioni
Z: Mi ero accorto delle attenzioni ossessive che a quanto pare la maggior parte delle ragazze mi riservavano; si inventavano le scuse più ridicole per venirmi a parlare e mi ronzavano intorno senza un attimo di tregua, confabulando tra loro ogni volta che passavo; stupide oche giulive. Invece lei, con la sua timidezza, le sue guance che si coloravano di rosa ad ogni mio sguardo… 
 
 
H: "Timida, innocente, riservata. Decisamente non era il mio tipo; ma c’era qualcosa in lei che mi attirava. Sorrisi, pensando all’effetto che provocavo su di lei. Probabilmente anche io le piacevo, ma a giudicare dal suo carattere era ancora spaventata dalla mia sfacciataggine. La cosa non mi scoraggiò: io ottengo sempre quello che voglio. E lei sarebbe presto stata mia."
TRAILER
http://www.youtube.com/watch?v=uG-F2Yfkr-U
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno: "Un ordinario giorno di scuola"


Driiiiin! Driiiiin! Driiiiin! Riecco quel fastidioso suono che accompagnava il mio risveglio ogni mattina.
Le sveglie dovrebbero essere bandite dall’intero universo. Colpii irritata l’apparecchio per zittire il trillo acuto e mi girai
dall’altro lato sul cuscino. Solo un po’ ancora, altri dieci minuti. Ma dopo quelli che sembrarono pochi secondi sentii
un colpetto non proprio delicato sulla spalla.
“Amyyy! Svegliati, è tardissimo! Devi smetterla di andare a letto tardi la sera, altrimenti sarò costretta ad adottare metodi più
efficaci per svegliarti. Ad esempio un bel secchio d'acqua addosso, che ne dici?”.
Uff, la colpa non era mia, ma del mio meraviglioso letto caldo che non voleva lasciarmi andare. Ad ogni modo, mia madre
mi tolse bruscamente di dosso la coperta e fui costretta ad alzarmi per non morire assiderata. La raggiunsi in cucina strascicando
i piedi sul parquet e trangugiai la colazione; ero in ritardo, come al solito. Finiti i cereali e il latte, mi precipitai in bagno.
L’immagine riflessa sullo specchio era a dir poco rivoltante: avevo delle pesanti occhiaie scure, testimonianza della lunga notte
che avevo trascorso pressochè insonne, i capelli pieni di nodi e le guance arrossate. Perfetto, davvero perfetto.
Cercai di rianimarmi un po’, bagnandomi il viso con l’acqua gelida; alla fine decisi di fare la doccia, nonostante fosse molto tardi. 
Il getto dell’acqua si infranse sulla mia pelle, scendendomi lungo la schiena. Indugiai per qualche minuto godendomi la
piacevole sensazione, ma purtroppo dovevo sbrigarmi. Uscii dalla doccia, mi avvolsi un asciugamano intorno al corpo e tornai
in camera per vestirmi. Optai per una semplice maglietta rossa a maniche corte, jeans e le mie Converse bianche piuttosto logore;
amavo quelle scarpe. Iniziai a spazzolarmi i capelli; mi sarebbero quasi piaciuti se fossero stati un po’ meno ribelli. Erano di un
bel colore castano chiaro, lunghi e ondulati, ma apparentemente non c’era alcun modo di farli stare al loro posto; decisi
di lasciar perdere.
Ero riuscita a prepararmi in poco più di un quarto d’ora; wow, probabilmente avevo stabilito un nuovo record! Presi lo zaino,
il cellulare e la giacca, diedi un bacio a mia madre e uscii di casa, incamminandomi verso la scuola. Era una giornata un po’
nebbiosa, il cielo era coperto da un fitto strato di nuvole. L’aria frizzante del mattino mi risvegliò, una lieve brezza mi scompigliava
i capelli; un timido sole si intravedeva al di là della coltre bianca. Mi piaceva camminare, quella passeggiata mattutina mi
aiutava a scaricare la tensione. Indossai le cuffie e mi immersi nella musica della mia band preferita, giusto per cominciare al
meglio la giornata. Finalmente arrivai; entrai dalla porta principale e mi diressi verso il mio armadietto. Lungo il percorso
incontrai Kim, la mia migliore amica.
“Ehi Amy! Come va? Ti sei divertita alla festa ieri?”.
Ovvio che mi ero divertita. Sì, mi ero davvero divertita. Oh, al diavolo, chi volevo prendere in giro? Ero l’unica ad essere
rimasta sola, l’unica senza un ragazzo, l’unica che mentre tutti ballavano, bevevano e facevano baldoria era rimasta chiusa
in bagno perchè non aveva nessuno con cui stare. Ma questo era solo un piccolo, insignificante dettaglio. Per il resto andava
tutto bene, già. Non volevo però che Kim ci rimanesse male, aveva insistito lei perché andassi alla festa. Quindi sfoggiai
il mio sorriso migliore.
“Ciao! Certo che mi sono divertita, anche se stamattina ho avuto qualche difficoltà ad alzarmi, ero troppo stanca” sorrisi.
“Bene, perché presto ne organizzeranno un’altra e tu devi esserci assolutamente!”. Oh Dio, neanche per idea. Mi sarei inventata
qualche scusa.
“Certo! Mi dispiace, ma sono un po’ in ritardo, devo andare a spagnolo. Ci vediamo a scienze!”.
“Oh, allora non ti trattengo, vai pure. A più tardi!”.
Dopo aver preso i libri e aver chiuso l’armadietto con uno scatto, mi diressi verso l’aula di spagnolo. Mi sedetti al mio posto e
tentai di concentrarmi sulla lezione, senza riuscirci; la mia mente continuava a tornare alla sera precedente, alla festa, alla mia
sensazione di disagio in mezzo a tutta quella gente. Non sono mai stata un tipo da festeggiamenti vari, se dovevo passare del tempo
con le mie amiche preferivo stare tranquillamente a casa davanti alla TV a mangiare pop corn insieme mentre ci aggiornavamo
sulle ultime novità. O meglio, mentre io ascoltavo le loro confidenze; personalmente non avevo mai molto da raccontare. Ma qualche
volta dovevo pur fare un’eccezione, per non passare per l’asociale di turno. Perché dovevo essere così dannatamente timida?
Ogni volta che mi presentavano qualcuno non riuscivo a spiccicare una parola, all’infuori del mio nome. Mi risultava piuttosto
difficile relazionarmi con gli altri, avevo sempre paura di essere derisa, di non essere abbastanza; abbastanza bella,
abbastanza simpatica, abbastanza spiritosa, abbastanza divertente. Cominciai a scarabocchiare distrattamente sul quaderno,
senza prestare attenzione alla spiegazione. Evidentemente la professoressa dovette essersene accorta.
“Amy, perché non ricordi ai compagni come si forma il comparativo?”.
“Certamente, per formare i comparativi di maggioranza si fanno precedere gli aggettivi da más. Per i comparativi di minoranza
si usa menos allo stesso modo”.
“Perfetto, molto bene”.
Per fortuna ero riuscita ugualmente a rispondere; andavo piuttosto bene a scuola, quindi da questo punto di vista non avevo
molte difficoltà. Era uno dei pochi aspetti positivi della mia vita, l’unica cosa che qualcuno avrebbe potuto invidiarmi
a mio parere.
Finalmente l’ora di spagnolo si concluse e mi avviai verso la palestra. Non sono la tipica ragazza sportiva, con un fisico perfetto
e i muscoli tonici; mi piacciono certi sport, come la pallavolo e il tennis, ma diciamo che non ho mai avuto la coordinazione
necessaria per essere una  giocatrice abbastanza abile; quando si dovevano formare le squadre rimanevo sempre l’ultima scelta,
il che era piuttosto avvilente. Comunque, ce la misi tutta per cercare di superare indenne la lezione, cercando di preservare
la mia incolumità e quella dei miei compagni. Alla fine dell’ora tornai allo spogliatoio; inciampai in uno scalino, suscitando
le risatine soffocate di qualche ragazza. Che gentili, davvero. Tentai di ricompormi, ma ormai mi sentivo avvampare, le mie
guance arrossirono incontrollabilmente. Mi cambiai, cercai di rendermi un minimo più presentabile e raggiunsi l’aula di scienze,
dove sapevo che Kim mi stava aspettando; e infatti era lì. Mi avvicinai per sedermi accanto a lei, ma trovai il posto occupato.
“Scusa, Amy, Lexi mi ha chiesto se poteva sedersi qui oggi perché voleva che la aiutassi un po’, sai, lei non è molto brava.
Ma solo per oggi, non preoccuparti!”.
“Figurati, non fa niente. Cercherò un altro posto”.
Fantastico, l'ultima cosa di cui avevo bisogno era un nuovo imprevisto. Alzai la testa e feci per guardarmi intorno, alla ricerca di
una sedia libera. Il mio sguardo vagò per l’aula, apparentemente erano tutte occupate; alla fine i miei occhi si posarono sull’unico
posto vuoto.
E fu allora che lo vidi per la prima volta.




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