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Autore: haroldstouch    16/04/2013    4 recensioni
Z: Mi ero accorto delle attenzioni ossessive che a quanto pare la maggior parte delle ragazze mi riservavano; si inventavano le scuse più ridicole per venirmi a parlare e mi ronzavano intorno senza un attimo di tregua, confabulando tra loro ogni volta che passavo; stupide oche giulive. Invece lei, con la sua timidezza, le sue guance che si coloravano di rosa ad ogni mio sguardo… 
 
 
H: "Timida, innocente, riservata. Decisamente non era il mio tipo; ma c’era qualcosa in lei che mi attirava. Sorrisi, pensando all’effetto che provocavo su di lei. Probabilmente anche io le piacevo, ma a giudicare dal suo carattere era ancora spaventata dalla mia sfacciataggine. La cosa non mi scoraggiò: io ottengo sempre quello che voglio. E lei sarebbe presto stata mia."
TRAILER
http://www.youtube.com/watch?v=uG-F2Yfkr-U
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo due: "Una nuova conoscenza"


Era di spalle. Indossava una semplice camicia a quadri blu, con le maniche tirate su; anche senza averlo ancora guardato
in viso percepivo una certa tensione dalla sua postura. Era seduto scompostamente, con le gambe incrociate e la testa appoggiata
su un braccio, apparentemente perso nei suoi pensieri. Mi avvicinai e presi posto accanto a lui. Non mi pareva di averlo mai visto,
doveva essere un nuovo studente. Come ho già detto, sono piuttosto timida, ma in qualche modo mi costrinsi a parlare.
“Ciao, sono Amy, non mi pare di averti mai visto qui. Sei nuovo?”.
Lo guardai negli occhi: erano di un bellissimo color cioccolato in cui sarei potuta facilmente annegare senza mai riemergere.
Erano proprio magnetici. Il contatto visivo mi lasciò un po’ scossa, abbassai lo sguardo. Era davvero bellissimo. A parte gli occhi,
il resto del viso era a dir poco mozzafiato. Aveva dei lineamenti delicati, quasi angelici, ma allo stesso tempo estremamente sensuali.
Mi guardò per un momento, facendomi mancare il fiato. Poi parlò.
“Ehm, sì, ciao. Mi sono… appena trasferito. Il mio nome è Zayn” accennò un sorriso.
Sorrisi di rimando, un po’ rassicurata, ma non avemmo modo di continuare la conversazione; il signor Brown era appena entrato
e si apprestava a cominciare la lezione.
“Buongiorno ragazzi. Come vedete oggi si è unito a noi un nuovo compagno”.
Diverse paia di occhi si spostarono su Zayn, un mormorio sommesso si diffuse per l’aula.
“Beh, forza ragazzo, presentati ”. “Ehm… mi chiamo Zayn Malik, ho diciotto anni e… mmh…”.
Il professore, accorgendosi delle sue evidenti «difficoltà a esprimersi», decise di lasciar perdere.
“Oh, suppongo che possiate conoscervi anche in un altro momento dopotutto. Siamo già in ritardo con la lezione”.
L’argomento di quel giorno era la genetica. Brown cominciò a dilungarsi in un’estenuante spiegazione delle tre leggi di Mendel,
argomento che già conoscevo bene; era stato oggetto del mio progetto di scienze l’anno precedente. Dunque per la seconda
volta quel giorno la mia mente cominciò a divagare incontrollabilmente. Iniziai a guardare Zayn di sottecchi, senza farmi vedere.
Sembrava molto concentrato; ma in qualche modo avevo la sensazione che anche lui stesse pensando ad altro.
I suoi occhi seguivano attenti i disegni del professore sulla lavagna ma, ci avrei scommesso, non vi stava prestando
la minima attenzione. Sì, quegli occhi… di quel marrone così intenso da potercisi perdere dentro. E il modo in cui si accarezzava
il mento con la mano, in un tentativo di apparire interessato. Aveva delle dita lunghe e affusolate, davvero belle.
Chissà che sensazione avrebbero provocato sulla pelle… Ehi, un momento. L’avevo appena conosciuto, ci avevo scambiato solo
qualche parola. Ma che pensieri stavo facendo? Cercai di lasciar perdere, dovevo cercare di ascoltare la spiegazione. Forza.
Ma non ci riuscivo, in qualche modo sembrava che il mio sguardo fosse attirato dal ragazzo, come fosse una calamita.
Improvvisamente si voltò verso di me; si era accorto che lo stavo fissando. Mi guardò con aria interrogativa, un po’ a disagio;
per tutta risposta rimasi in un silenzio imbarazzato. Che bella figura, probabilmente adesso pensava che fossi strana.
Oh, vabbè, tanto uno come lui non mi avrebbe mai presa in considerazione. Alla mia assenza di risposta fece spallucce
e tornò ad ascoltare. Cercai di seguire il suo esempio, ma ormai ero definitivamente con la testa fra le nuvole. Dopo quelle che
parvero ore finalmente la campanella suonò; mi alzai e raccattai i libri, avviandomi il più velocemente possibile verso l’uscita.
Non potevo sopportare di stargli vicino un minuto di più, dopo quello che era successo.
“Aspetta! Ehm, Amy… aspetta un momento”.
Rimasi paralizzata, ma in qualche modo riuscii ugualmente a girarmi su me stessa e a vedere Zayn che si avvicinava a me.
“Beh, mi chiedevo… dato che sono nuovo e non conosco nessuno, potresti accompagnarmi all’aula di storia? Non ho la minima
idea di dove sia e non mi va di tornare ancora una volta in segreteria a chiedere informazioni come uno scemo” fece un sorrisetto esitante. Dio, non poteva sorridermi in quel modo. Misi insieme la poca forza d’animo che mi restava e sorrisi di rimando.
“C-certo. Seguimi pure”.
Mi avviai lungo il corridoio, con Zayn al seguito. Notai che era decisamente al centro dell’attenzione, lo fissavano tutti con
espressione curiosa; specialmente le ragazze. Oh, chissà perché! Evidentemente non aveva quell’effetto solo su di me.
Di conseguenza però il loro interesse ricadeva anche sulla mia persona, il che mi mise piuttosto a disagio. Non mi piaceva
avere gli occhi puntati addosso, ero più il tipo da “mimetizzati meglio che puoi e confonditi tra la folla”. Ad ogni modo, raggiungemmo
in breve tempo l’aula di storia, non era molto lontana.
“Ecco, siamo arrivati. Adesso devo andare, la lezione di inglese mi aspetta. Buona giornata”.
“Oh, d’accordo. Grazie. Magari c-ci… no, niente, scusa. Vai pure”.
Cosa stava cercando di dirmi? Ormai aveva stuzzicato la mia curiosità, non c’era più niente da fare.
“Cosa?”.
“No, davvero, non ha nessuna importanza. Sbrigati, non vorrei che arrivassi in ritardo per colpa mia”.
“No, voglio saperlo”.
Mi stupii della mia determinazione, normalmente avrei seguito il suo suggerimento senza fiatare.
“O-ok. Stavo per chiederti se possiamo vederci a pranzo. Giusto per avere qualcuno con cui stare. Sono da solo, sai”.
“Ah. Ma certo! Sono sicura che le mie amiche sarebbero felici di conoscerti”.
“Perfetto allora. Ci vediamo a pranzo” disse facendomi l’occhiolino ed entrando rapidamente in classe senza lasciarmi nemmeno
il tempo di replicare. Sentii un lieve capogiro. Oh, a quanto pare mi ero scordata di respirare. Inspirai profondamente, cercando di
calmarmi un po’. Appena mi sentii in grado almeno di mettere un piede davanti all’altro senza problemi cominciai a dirigermi verso
l’aula di inglese. Ma mi sentii chiamare ancora una volta.
“Amyyy! Dove credi di andare??”.
Ovviamente era Kim, che si era accorta della mia uscita dalla classe di biologia con il mio misterioso accompagnatore.
“Cosa c’è? Sono in ritardo!”.
“Certo, però se sei con quel ragazzo non ti preoccupi di arrivare tardi, eeeh?” replicò ammiccando.
OH DIO. Ci mancava solo questa. Non bastava lui da solo a mandarmi in apnea.
“Stavo semplicemente cercando di essere gentile. E’ un ragazzo nuovo e non sapeva dov’era l’aula di storia.
Sarebbe stato estremamente scortese non accompagnarlo” ribattei, piccata.
“Nuovo e anche molto carino devo dire!” insistette lei dandomi di gomito.
“Daiii! Ora devo seriamente andare, ci vediamo a pranzo. Oh, e giusto perché tu lo sappia, viene anche Zayn” dissi
con tono di sfida.
“E’ questo il suo nome? Oooh, siamo già a buon punto! Non vedo l’ora di conoscerlo” aggiunse in un bisbiglio.
“Sì, come vuoi. Ciao” mi girai e mi allontanai rapidamente, per evitare altre domande.
Volevo molto bene a Kim, era la mia migliore amica fin dall’infanzia e non so davvero come avrei fatto senza di lei. Ma certe
volte poteva essere davvero fastidiosa, diamine.
Raggiunsi finalmente l’aula di inglese e per la prima volta in quella mattina riuscii a seguire senza alcuna distrazione.
La professoressa Mills aveva portato i temi corretti, avevo preso una A. La cosa mi rallegrò molto, pensavo di non aver dato
proprio il meglio di me in quel compito. Mi piaceva scrivere, lo trovavo liberatorio. Alcuni cantano, altri compongono musica,
altri ancora dipingono per esprimersi; io scrivo. Racconti principalmente, ma a volte anche poesie. Ma di certo non le avrei mai
fatte leggere a nessuno, sarebbe stato come mettere completamente a nudo la mia anima, esponendola inerme a sguardi indiscreti.
La lezione passò abbastanza velocemente; continuammo a discutere sui temi e sugli argomenti che avremmo dovuto affrontare
in vista della prossima verifica. Alla fine la campanella suonò e con il sorriso sulle labbra mi diressi alla lezione successiva: matematica. Purtroppo si trattava di uno dei corsi obbligatori: ne avrei fatto più che volentieri a meno; tutti quei numeri, lettere e
simboli incomprensibili non volevano in nessun modo entrarmi in testa. Mi accomodai al mio solito posto, accanto a Jason, un ragazzo
che conoscevo fin da quando andavamo all’asilo. Per fortuna lui era il tipico giovane Einstein, quindi mi aiutava spesso.
“Ehi, Jason! Come va?”.
“Ciao Amy! Mmh, abbastanza bene… Tu come stai? Ti sei divertita alla festa?”.
“Non puoi sapere quanto” risposi sarcasticamente.
Anche lui non era un tipo molto festaiolo, ma a differenza mia era riuscito a non farsi trascinare da Kim a quella stupida serata.
“Immagino, con tutti quei simpaticoni”.
“Già”.
Rimanemmo in silenzio per il resto dell’ora, dovevo assolutamente prendere appunti per la verifica della settimana successiva.
Alla fine di quell’agonia finalmente giunse l’ora di pranzo.
“Devo andare, Kim mi starà aspettando e come al solito non tollera neanche un minuto di ritardo. Ciao Jaz!”.
“Ci vediamo, Amy” mi salutò lui con un sorriso.
Mmh, avevo omesso un piccolo dettaglio: non c’era solo Kim ad aspettarmi. Chissà per quale strano motivo quel Zayn riusciva
a mettermi in ansia anche senza essere fisicamente presente. E dire che lo conoscevo solo da qualche ora! Che cosa ridicola.
Presi un profondo respiro, cercai di calmarmi e mi diressi a passo incerto verso la mensa, senza sapere ciò che mi aspettava.
   
 
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