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Autore: R_onmyway    25/03/2013    0 recensioni
Questa è la storia di una normalissima ragazza. Va a vivere a Londra per un mese, perchè deve studiare per affrontare la maturità, ma...lì...incontrerà qualcuno di molto speciale! ....
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Roberto. 5C. Era con me a Londra, e con delle foto cercò di far finire tutto quello in cui avevo sperato, cercò di allontanarmi da Harry. Indifferenza. Mia sì indifferente. “Il mio ritorno è andato bene, grazie”. Mi guardò con una faccia sconsolata. “Ti prego non mi ignorare, fa male essere ignorati da una persona che ti piace, a te non è mai successo?”. Lo guardai. “Senti, io non ti conosco, non so che persona sei” Presi fiato e continuai “Sì, mi è successo, ma di sicuro non ho mai fatto nulla per rovinare la storia di questa persona presunta che mi ignorava”. Mi puntò un dito, ma non con cattiveria, con amarezza. “I tuoi sono pregiudizi, ho sbagliato, ok ho sbagliato, ma io pensavo solo che ti potesse servire ad aprire gli occhi”. In quel momento pensai se sono io che sono stupida o sono le persone che vogliono sempre cercare di mettere pace o di fare gli eroi dove non devono. Insomma io non ho bisogno di nulla. Allora mi è uscito spontaneo dire “E cosa pensavi che mi sarei buttata fra le tue braccia?”. Mi fa ancora il suo sguardo sconsolato, mi spiace far stare così una persona che magari non è come sembra. Suona la campanella, mi ha salvato. Ci salutammo molto pacificamente, non ho voglia di provare astio o avere screzi in giro. Non me la sento per niente. Adesso inizierà un periodo non indifferente per il mio umore. Ma io ce la farò. Sono in classe ascolto la prof e giro e rigiro la matita tra le mani, sono agitata, sai quei momenti dove nella tua testa ci sono un misto tra flashback e ricordi? Ti succedono nei momenti meno opportuni, quando stai per addormentarti che hai questi flash che ti passano davanti agli occhi e ti prendono il cervello. Ho un flash personale, una piccola collinetta “Panoramica” fuori Londra, il mio vestito e le mie scarpe. E una canzone. Questo uno dei tanti, emotivamente la mia testa mi porta a Harry. Mi ci abituerò a studiare e stare concentrata con tutti questi piccoli flash. Finalmente suona la campana e tutti usciamo di scuola. “Dai Mia, forza andiamo a mangiarci qualcosa e ci facciamo un giro, qua abbiamo bisogno di svago e poi devi raccontarmi un paio di cosette”. Era Luca insieme a Cristina. “Si ha ragione Luca, devi svagarti e mi autoinvito!”. Io li adoro. Accetto e cominciamo a dirigerci con i mezzi verso il centro. Aspettando il tram il mio telefono squilla. Non guardo lo schermo, penso sia mia madre. “Pronto?”. “Solita tua abitudine di non guardare il nome sullo schermo”. Tirai un sorriso enorme. “Mi manchi tanto Mia ”. Sorrido rispondo: “Beh il massimo di lontananza è stato una settimana, quindi ancora sono all’interno della soglia! Ma sì, mi manchi anche tu”. Lo so che forse posso sembrare stupida, ma io voglio che lui stia tranquillo e sereno, non voglio buttargli addosso, adesso che siamo distanti, i miei problemi e le mie ansie, sì gli racconterò ma cercherò sempre di non trasmettere troppo. “Come stai baby?”. Ecco favolosa domanda. “Bene, oggi primo giorno e sono un po’ spaesata, ho fatto incontri strani, ma tu tutto bene?”. “Io benissimo, sono stanco ma a mille come sempre! Incontri strani di che genere Mia ?”. “è venuto a parlarmi il tizio della foto, te lo ricordi? Roberto si chiama”. “Stai attenta a quel tizio Mia, per favore, io mi fido di te, ciecamente”. Da sotto di sente la voce di Cristina che in inglese dice: “Lo tengo d’occhio io quel marpione!”. Harry ride. “Cristina, vero? Digli che se ti tocca ha il permesso di spezzargli le gambe”. Rido anche io e poi la nostra conversazione si interrompe con la voce di Paul che dice a Harry che deve andare. “Le prove mi aspettano tesoro”. Tirò un sospiro, quasi come se volessi bloccare qualcosa, non so se un urlo, una lacrima, un brivido. “Va bene, ci sentiamo appena puoi”. “Ti amo Mia”. “Anche io”. Misi giù la cornetta e guardai per un attimo il telefono che lampeggiava la scritta: “Chiamata terminata”. Sospirai di nuovo. “Ma allora mi racconti chi è questo uomo che ti ha rubato il cuore?”. Cri sbarrò gli occhi e disse: “Ma tu non lo sai veramente? Cioè non hai visto i giornali?”. La guardai e dissi: “Ma dai, non glielo dire così Cri!” Luca mi guardò e mi disse: “Giornali? Scusate ma mi sa che mi son perso un bel po’ di passaggi. Giornali, quindi vuol dire che questo tizio è famoso?” Risposi fermamente con un “Sì”. Allora mi riguardò con insofferenza, “Ed dai, sputa il rospo, io voglio saperlo. O ti devo googlare?”. Scoppiai in una risata: “Ma che googlare, non dire cavolate, non è a questi livelli!” Feci una pausa e gli dissi il nome, molto cautamente, sapevo come era fatto Luca. “Questa persona è Harry”. Mi guardò con stupore: “Sì. Harry.” Poi gli venne un lampo e fece uno scatto, come se avesse capito tutto. “Quell’ Harry? Il tuo amato Harry? Harry Styles?”. Martina esclamò : “AAAAALELUJA!”. Non riuscivo bene a interpretare la faccia di Luca, era scandalizzata, e sembrava avesse i punti di domanda che gli viaggiavano per tutto l’emisfero della sua testa. Con uno scatto degno di un imitazione eccellente di uno schizzofrenico mi disse: “MIA IO VOGLIO SAPERE TUTTO, Come vi siete conosciuti? Dove? Tutto raccontami tutto”. Mentre raccontavo ci siamo messi a mangiare qualcosa in un bar vicino al centro. Gli raccontai che tutto era nato normalmente, che era lui che si era interessato a me e che per paura di chissà cosa lui all’inizio non si è svelato per quello che era e che dopo questo piccolo passaggio tutto è nato naturale. Dopo tutto il racconto lui mi ha risposto: “Allora ecco perché sei così radiosa, si vede che era come dicevo io” fece una pausa e disse “Ma qualcuno di veramente potente”. Scoppiamo a ridere tutti e tre. Cristina gli disse: “Tu sei proprio un elemento! Ma povera la mia Mia ”. “Sei sempre il solito, qualcuno di potente! Mica è il principe d’ Inghilterra”. Cristina si gira verso di lui di scatto e gli dice: “Ma poi come hai fatto a non saperlo, lo sanno tutti”. “Beh proprio tutti tutti no, altrimenti la scuola era in delirio, forse alcune ma stanno semplicemente in silenzio” Ribattei io. Gli raccontai un po’ di cose, un po’ di fatti e aneddoti successi lì, oltre a questa storia con Harry gli raccontai com’è la scuola lì e come funziona l’istruzione. Raccontando queste cose mi viene da dire ancora di più: Quanto sono stata fortunata. Quanto è stato fiorente e brillante questo periodo? “Siete pronte per i vostri secondi esami?”. Storsi il naso “diciamo che ci sto lavorando, non so esattamente cosa portare e cosa aspettarmi, con questa esperienza ho accumulato un po’ di crediti, ma sai che odio accontentarmi”. “E così che si fa, mai accontentarsi quando sai che potresti avere il massimo”. Risponde Cristina. Dopo tutte le nostre chiacchiere tornammo a casa. In casa mi giro e mi rigiro, cerco di buttare giù qualcosa per gli esami, non ho un idea precisa, ma so che andrò comunque a esporre quello che amo, un collegamento artistico e particolare, io amo complicarmi la vita. Ma devo fare una bella figura per l’università, devo entrare all’università con voti abbastanza brillanti. “Che fai Mia?”. Mi chiede mia madre. “Butto giù qualche idea per la tesina, non so di preciso cosa fare ma so che il mio risultato finale stupirà”. Diciamo che c’era sicurezza nelle mie parole, perché mi sentivo sicura di quello che volevo fare, me lo ripeto sempre in questi casi “Fatica che manca poco per il tuo sogno, e forse tra 5 anni sarai la persona che hai sempre voluto diventare e fare le cose che hai sempre voluto fare”. Tra una cosa e l’altra entro su Twitter dopo un po’ di tempo e mi ritrovo sommersa da tweet, fan e anche quelle che mi danno contro, ma stavolta non mi interessava veramente. Cosa ho fatto in questo mese? Insomma, tra svaghi, studio e preparazione a questi esami, sono qui. Sul mio balcone con il fascicolo della mia tesina sulle gambe. Ripeto nella mia testa quello che ho studiato. Domani ho la prima prova e le prove scritte non mi spaventano per niente. Anzi sono abbastanza sicura che tutto andrà come voglio io. Harry? Harry mi manca tanto, ho cercato di non pensarci in questo mese, lo sento tutti i giorni e continuamente ci mandiamo messaggi appena possiamo, mi sto “abituando” alla distanza, Luca, Virginia, mia cugina e Cristina hanno cercato in tanti modi di farmi svagare, sono stati dei veri tesori, mi hanno aiutato tantissimo, ne sono grata di avere amici così. Un mese intenso, ecco un aggettivo per descriverlo, tra uscite pazze, piscina e pomeriggi di studio ci siamo divertiti tanto, sono tornata brillantemente alla mia vita. Suola la sveglia alle 7. Alle 8.30 devo essere a scuola. Ci incontrammo tutti a metà strada, una bella colazione per rilassarci. Eravamo tutti sereni, in questi anni di scuola abbiamo avuto tante difficoltà e questa non ci spaventava. Squilla il telefono: “Pronto?” “Ciao tesoro, in bocca al lupo! Ho saputo del tuo esame, mi raccomando spacca il culo a tutti!” Mi urla Gemma dalla cornetta. “Ok Gemma, grazie mille veramente, sei un amore” “Aspetta tesoro, ti passo mamma che vuole anche lei vuole darti l’in bocca al lupo”. “Ciao bellezza! Good Luck, ti vogliamo bene, mi raccomando”.Che bello sentirle, in fondo sembra come se facessi parte della loro famiglia. Sono due donne strepitose e magnifiche. “Amore mio, in bocca al lupo”. La sua voce dall’altra parte della cornetta, mi salgono i brividi. I miei occhi cominciano leggermente a lacrimare e con una voce tremante gli rispondo: “Grazie, grazie di cuore”. Non riuscivo a dire altro. Luca mi abbracciò. Io piangevo e non riuscivo a parlare, ero davvero emozionata, mi sentivo così importante. “Hei Harry, aspetta che è abbastanza emozionata, sai come è fatta, quando accumula la tensione..” “Lei piange! Un classico, era la stessa cosa al suo esame qui in Inghilterra, e tu che sei un suo buon amico stalle vicino, come avrei fatto io”. Il volto di Luca si illuminò. “Certo, è un onore per me”. Ripresi fiato e ripresi anche il telefono. “Chissà se andrà tutto bene”. Con la sua solita voce calda e con lo stesso effetto di un tranquillante “Andrà tutto bene, non ti preoccupare, ora ti lascio, non voglio metterti sotto pressione, Ti amo baby”. Stavolta riuscii a mantenere l’emozione “Ti amo anche io, mi manchi”. Questa telefonata mi ha fatto bene penso tra me e me, era inaspettata e io amo le cose inaspettate. Sì decisamente sì, amo essere stupita. “Lui è veramente dolce con te, penso ci tenga davvero, in un solo mese sembra che ti conosca da più tempo”. Lo guardo un po’ stupita “Beh sì, in effetti è vero, ma che ti ha detto al telefono?”. “Niente, semplicemente di starti vicino quanto avrebbe fatto lui, Mi stupisco che non sia nemmeno geloso”. “Beh Luca, come potrebbe essere geloso? In fondo se hai gelosia e si è distanti non può funzionare nulla, certo la gelosia serve ma non sulle amicizie, assolutamente no!”. Martina comincia a ridere e guardarmi con una faccia storta. “Mia, voglio ricordarti solo un nome: Amanda”. Sbiascicando rispondo: “beh, ma io alla fine non avevo torto su quella, insomma, è diverso… e poi mi conoscete, io sono gelosa delle persone a cui tengo!”. Ridiamo tutti insieme, e suona la campanella. Ottimo modo per entrare a fare gli esami. Sorridendo. Sorridendo sempre, e come deve andare vada. Non importa se sbagli qualcosa, non mi devo accontentare ma se qualcosa andrà non come voglio io cercherò di farmela andare bene o tappare il “buco” nell’orale. Sono passate due settimane e adesso tocca a me, il mio orale. Insomma manca davvero poco per il mio 100. DEVO avere cento. Sto aspettando che la persona prima di me finisca. Forse facevo solo finta di non essere tesa e agitata. Non lo so nemmeno io. Ho una sensazione strana, come se ci fosse qualcosa nell’aria che mi faccia sentire così. Forse non è tensione, mi sento come se uscita da qua mi aspetti qualcosa che nemmeno io so. “Signorina Martini, tocca a lei”. Dejavu. Seduta fuori dall’aula. Un professore che mi da del lei chiedendomi di farmi avanti per il mio esame. Manca solo una cosa. Anzi una persona, e poi la scena si ripete al 100%. Cominciano a farmi domande, io rispondo abbastanza correttamente a tutte. La mia professoressa di Inglese mi chiede di raccontargli la mia esperienza in Inghilterra prima di esporre quello che prevedeva la mia tesina. “So che può sembrare una domanda bizzarra signorina Martini, ma vorrei sentire il suo lessico e la sua pronuncia”. Mi schiarisco la voce e in inglese comincio a esporre. “Sicuro all’inizio tutto mi spaventava, non sono mai stata all’estero da sola, senza conoscere nessuno, una nuova scuola, di sicuro ogni ragazza della mia età avrebbe paura a fare una cosa del genere, ma il fatto che quando sarei tornata avrei migliorato ancora di più la lingua che amo parlare mi incuriosiva. Ci ho provato. Il risultato è stato che le scuole sono molto organizzate benché diverse dalle nostre. Molte cose differenti. Là al contrario della mia consapevolezza con cui sono partita, ho trovato degli amici e anche qualcosa di più. Ho trovato persone simili a me e non mi è venuto assolutamente difficile nulla, il rapporto con le persone era normale. Ero sicura del mio Inglese. Sono innamorata, innamorata di Londra, innamorata della loro cultura. Mi sono innamorata. Punto e basta. Ringrazio ogni singola persona che mi ha giudicata idonea per questa esperienza”. Ero commossa, io sono innamorata, innamorata follemente di quel posto. Ha saputo darmi tutto. Degli amici fantastici e anche un ragazzo da sogno. Io su milioni di ragazzine sono la fortunata, adesso sono io la fortunata. “Ok signorina, per me va bene così, se vuole espormi la tesina faccia pure, io il mio punteggio da questo breve riassunto ce l’ho”. Decisi di dire due cose in croce giusto per me stessa, avevo studiato e volevo dimostrarlo. Un ora di interrogazione, avevo la gola secca e sentivo la sensazione che provi quando senti la tensione che pian piano scende e i tuoi nervi si distendono e nella tua testa c’è un pensiero che dice: “è andata”. Dentro con me cerano i miei amici e mia cugina, erano in tanti ma li volevo tutti. Scendendo le scale Virginia mia afferra un braccio dicendomi: “Ma che diavolo sta succedendo? Che cosa è sta baraonda?” “E che ne so io, usciamo da qua che non voglio più sapere di questa scuola” Risi, ma era vero, dopo 5 anni finalmente inizierò qualcosa di nuovo. “Dai Virginia spingi la gente, falla uscire, ma che cavolo c’è? La porta è chiusa?” Urla Luca. Allora Virginia come al suo solito urla a squarciagola: “Ma vi volete muovere?” Uscimmo finalmente da scuola, cercai sgomitando di andare verso la metropolitana, quando sentii qualcuno che da dietro mi afferra la mano con fermezza, con decisione. Quando mi voltai vidi una sagoma nera, ero in contro luce e a colpo d’occhio non riuscii a capire chi poteva essere. Sbatto gli occhi velocemente, tutto si fa chiaro. “Harry”. Questo dissi. Esattamente il suo nome. E nient’altro, lo abbracciai forte e non mi volevo staccare, so che sembra una frase scontata ma non volevo altro che quello. Mi fece una carezza sulla guancia. “Sei bellissima” me lo disse in Italiano. Poi fece uno di quei suoi sorrisi dove la bocca gli si storta leggermente da un lato, il sorriso che fai prima di scoppiare a ridere. Ma lui non scoppiò a ridere. Intanto Luca mi toccò un braccio e mi indicò la massa di gente ferma a guardarci, ero imbarazzata ma allo stesso tempo avevo quella sensazione “possessivismo”, tutti mi guardavano come se la star fossi io, mi mettono in imbarazzo quel genere di sguardi. Li detesto. “Io sono abituato ormai” Mi disse Harry ridendo. Gli stavo stringendo la mano, come quando giochi a scossa, il gioco che si fa quando si è piccoli all’asilo, per fargli capire che volevo andarmene. “Dai andiamo”. Disse Luca. Pensai: “Grazie a dio”. “Dai lasciamo andare la coppietta in macchina, noi andiamo con la nostra adorata metropolitana” Disse Virginia. “Ma no dai ragazzi, ci stiamo in macchina” Esclama Harry. “Ho detto che la coppietta deve stare da sola!”. Harry ride e acconsente. Saliamo in macchina e finalmente semi lontani dagli occhi indiscreti dei pettegoli. “La sorpresa più bella della mia vita”. Dissi a Harry guardandolo negli occhi, guardandolo come forse mai avevo fatto prima d’ora, uno sguardo che valeva più di mille parole, più di mille ti amo e qualsiasi gesti d’amore. “Ci tenevo esserci, mi mancavi troppo e ti amo” Fa un pausa. “solo tre motivazioni, ma decisive”. Lo abbraccio forte e rimaniamo così per un minuto d’orologio, i suoi abbracci non mi bastano mai, questo modo che ha di proteggermi dal mondo, dalle cose emotive che mi succedono, è un uomo, un uomo vero. “Anche tu mi sei mancato tanto, dico davvero”. Gli do un bacio. “Andiamo a mangiare qualcosa? Ho una fame!”. “Andata, ti porto io in un bel posto”.
  
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