L’Unico
Potter
Harry abbracciò la donna che da sette anni lo trattava
come un figlio, accogliendolo in casa, dandogli un letto dove dormire,
regalandogli affetto e una sensazione di conforto e
sicurezza.
Ed ora aveva tutto, Sirius, Silente,
O quasi.
Mancavano le due persone che Harry sognava tutte le
notti, le due persone che lo facevano piangere in silenzio, sotto le coperte, da
quando aveva un anno, le due persone che tutti descrivevano come la migliori che
avessero mai incontrato, le più intelligenti, carismatiche, allegre e
oneste.
Sembrava che solo lui non le avesse mai
incontrate.
Solo lui, il Bambino Che È Sopravvissuto, Colui Che Ci Ha
Salvati, il Prescelto.
Il ragazzo che mai aveva avuto il supporto di una madre,
che mai aveva riso con suo padre, giocando a Quidditch, che mai aveva avuto una
famiglia.
Il ragazzo che per dieci anni aveva vissuto senza amore,
affetto e amicizia, solo, nell’ombra della tanto desiderata
normalità.
E poi, in un batti baleno, si era scoperto un mago
destinato a salvare il mondo, perseguitato da meschini individui e da un tiranno
assetato di potere e sangue caldo.
Ed era diventato famoso, ma non per quello che era, bensì
per cosa rappresentava.
L’unico sopravvissuto di una lista infinita di vittime e
morti.
Nessuno conosceva il vero
Harry.
Nessuno del popolo babbano.
Nessuno della sua vera
famiglia.
Nessuno dei Potter.
Nessuno degli Evans.
Nessuno.
Nessuno a parte poche
persone.
Che fortunatamente
esistevano.
Com’era veramente sua madre?
Era bella, intelligente e studiosa, questo era tutto
quello che sapeva.
Ma… amava suo padre? Odiava l’ipocrisia? Le piaceva il
succo di zucca?
E le frittelle ai lamponi?
Questo Harry non lo sapeva e si sentiva irato con tutte
le persone che no gli avevano permesso di poter vivere con la sua
famiglia.
Voleva sapere tutto di suo
padre.
Voleva sapere come avrebbe reagito se avesse saputo che
era divenuto il più giovane Cercatore degli ultimi cento anni, voleva sapere
cosa avrebbe detto se gli avesse chiesto cosa fare con Ginny, voleva sapere se
l’avrebbe accompagnato alla finale dei Mondiali di Quidditch e insieme avrebbero
commentato la partita.
-Perché non hanno scelto
Neville?!?-
Harry si maledisse subito dopo aver formulato quel
diabolico e maligno pensiero.
Anche il giovane Paciock aveva perso i genitori da
piccolo, non aveva potuto godere dell’abbraccio affettuoso di una madre e
nemmeno dell’appoggio di un padre.
Anche la sua vita era legata ad un filo, come quella di
tutti gli altri.
Ma adesso tutto era
cambiato.
Alice e Frank Paciock stavano abbracciando il figlio che
per anni hanno sognato e visto crescere dietro il vetro di un’anta
d’ospedale.
Ed Harry era realmente contento per
Neville.
Ma, ora, cosa ne sarebbe stato di
lui?
Tristezza.
Dolore.
Si voltò a guardare l’ufficio circolare e vide che tutti
lo stavano fissando.
Silente stava abbracciando
Sirius aveva circondato con un braccio la schiena di
Remus ed entrambi avevano lo sguardo perso in direzione del figlio del loro
migliore amico, del loro fratello.
Ron lo stava rimirando, cercando di decifrare le emozioni
di quel volto enigmatico. Non disse niente, non pensò niente, non ascoltò
niente.
Però guardò, guardò il suo migliore amico, guardò il suo
dolore, guardò la sua tristezza.
Draco Malfoy sospirò, volgendo il suo freddo sguardo
verso il ragazzo che lo aveva salvato dal suo destino, il ragazzo che gli aveva
permesso di aprire gli occhi, il ragazzo che chiamava Sfregiato, lo stesso
ragazzo che aveva ucciso il Signore Oscuro. E Draco provò compassione per
l’unico ragazzo che aveva avuto una sorte peggiore della sua.
I Lovegood avevano sentito tanto parlare di lui, anche
Calypso, nonostante fosse morta prima che sua figlia le potesse raccontare di
Hogwarts, e adesso due paia di occhi grigio perla e uno blu profondo fissavano
con apprensione la figura del Prescelto.
Alice
Paciock piangeva silenziosamente, si ricordava della sua amica Lily, la rossa
che si era sacrificata per suo figlio e che non l’aveva odiata solo perché al
piccolo Neville era stato concesso vivere.
Anzi, le aveva detto allegra che avrebbe fatto da zia ad
Harry, se lei e James fossero morti.
E così fu, ma i Paciok non furono mai chiamati zii dal
Bambino Che È Sopravvissuto.
E ora, tutti e tre, stringevano i denti e sentivano il
torace bruciare di dolore alla vista di quel ragazzo troppo forte che aveva dovuto sopportare tutto senza
i genitori.
Le mani di Hermione le coprivano il volto rigato dalle
lacrime, solo gli occhi ambrati osservavano con preoccupazione il suo migliore
amico, colui che l’aveva sempre sostenuta, colui che l’aveva aiutata ad alzarsi
quando era caduta, colui che l’aveva consolata quando Lavanda e Ron erano
insieme, colui che al primo anno l’aveva salvata dalle grinfie dei un Troll di
montagna. Colui che, per lei, sarebbe esploso di rabbia e dolore.
Ginny fissava impietrita l’uomo che amava. Sì, l’uomo,
perché Harry era cresciuto un fretta, per salvare il mondo, per salvare lei, per
cercare di avere un futuro. Guardava con i suoi occhi azzurri, li stessi che
avevano fatto innamorare decine di ragazzi, il viso del giovane
Potter.
I suoi occhi smeraldo erano di ghiaccio, la mascella
serrata ed il capo che tremava. Il corpo del ragazzo era percossa da brividi e
Ginny provò l’istinto di avvicinarsi a lui ed abbracciarlo.
E così fece.
Camminò verso Harry e osservò da vicino i suoi occhi, gli
stessi che l’avevano ammaliata quel giorno, a King’s
Cross.
Gli cinse il busto con le braccia e lui poggiò il capo
sul petto della ragazza, sfogandosi e piangendo
liberamente.
Anche Ginevra pianse, pianse perché le aveva regalato il
dono più grande, la felicità, perché aveva avverato i desideri di tutte le
persone presenti nella stanza, perché non aveva voluto niente in cambio, perchè
non era insieme a James e Lily.
Perché aveva bisogno di lei.
Harry era infinitamente grato e Ginny, l’unica cosa,
insieme ai suoi amici, concreta
nella vita.
La ragazza gli stava accarezzando la schiena,
sussurrandogli dolci parole di conforto.
Il Prescelto alzò il capo, fissando la nebbia che si
stava dissolvendo del tutto.
I suoi genitori non sarebbero comparsi, lo
sapeva.
Ma…
Uno scintillio, un piccolo bagliore illuminò una figura
indistinta.
Un piccolo Boccino d’Oro rifulgeva tra le mani di un
uomo, che lo liberava per riprenderlo subito dopo.
Le ali sottili fendevano l’aria come coltelli affilati,
artigli, domati da abili riflessi.
Un nastro smeraldo.
Una lieve risata cristallina, di
donna.
Un sussurrò.
“Visto, amore, non sono l’unico Potter che piange”
*°*
Scusate per il ritardo!!!!!!! Non vi immaginate quanto
sono stata impegnata, ma finalmente sono riuscita ad
aggiornare…scusatescusatescusate!!! Baci a tutti e mille
grazie!!!
RINGRAZIO HarryEly, Fairydreams, Ginny W, monypotty,
Heina, Amica di Heina, SakiJune, cloe sullivan, Gloria_Potter.
P.S.: mio fratello vi chiede di mandarmi a quel paese e
di non leggere le mie schifose fan fiction, ma di cercare la sua (sempre sotto
nome di Ginny Lily Potter), ‘Soufflé made in WeasleyLand’. Vi prego, non
fatelo!!! No, daaai, scherzo!!