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Autore: Anael    12/07/2003    1 recensioni
Odio e amo. Forse ti chiederai come sia possibile, non lo so, ma è così e mi tormento.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Odi et amo. Quare id faciam fortasse requiris nescio, sed fieri sentio et excrucior.

 

Nota dell’autrice: il titolo significa “Odio e amo. Forse ti chiederai come sia possibile, non so, ma è così e mi tormento ”. I fatti iniziano durante la saga di Nettuno, ma poi c’è un ritorno indietro nel tempo, e si finisce a quando Cristal e Isaac stavano facendo l’addestramento in Siberia. Comunque non ci sono solo loro. J

 

 

 

 

 

 

ISAAC

 

Per tanto tempo, ma davvero tanto come fosse eterno, ho aspettato questo momento, il momento di potermi vendicare. Ormai mi sono abituato a questa maledetta cicatrice sul volto, e non mi fa più male, è un’altra la cosa che mi preoccupa…una ferita che non si chiuderà mai del tutto, una cicatrice che continuerà a farmi male in eterno. Tu non mi hai privato solo di un occhio, ma anche dell’orgoglio di un cavaliere, e della stima del proprio maestro. Tu, ingrato, hai osato fare del male perfino a lui, all’uomo al quale devi tutto. Dobbiamo tutto…Spesso penso che la colpa sia anche mia, perché non c’ero quando tu hai commesso quel disperato atto di ribellione. Sarei dovuto venire dagli oceani fino al Grande Tempio per fermarti; avrei dovuto farlo anche se Acquarius mi avrebbe detestato per questo.

Perché non ti ho lasciato morire quel giorno?

Perché? Tu lo meritavi!

Perché diavolo dovevo essere attaccato a te, come un uomo è attaccato al proprio fratello, nonostante tutto? Tu non volevi diventare un cavaliere di Atena, ma solo raggiungere la forza necessaria per spaccare i ghiacci. Quando me lo dicesti, pensai che ti avrei ucciso con le mie mani, ed avrei dovuto farlo. Il problema è che ero troppo attaccato a te. Tu arrivasti a colmare la mia solitudine; eri come un’alba, ho sempre adorato la tua amicizia, e ti tenevo nel mio cuore come una delle cose più care che avevo. Forse la *più * cara…Non avevo assolutamente niente, genitori morti, amici zero. Solo una grande aspirazione. Ma …a nessuno piace essere soli, ed un sogno non ti fa certo compagnia, certo, può dare un senso alla tua vita, ma sono altre le cose che danno quella sensazione di completezza… solo perché avevo trovato, solo perché avevo trovato un altro infelice come me pensavo di poter continuare a vivere. Quando seppi che anche tu ti saresti allenato per diventare cavaliere dello zodiaco, mi sentii bene come non ero mai stato: ora avevo qualcuno con cui parlare, qualcuno a farmi compagnia, qualcuno con cui condividere la mia aspirazione…o almeno, credevo che fosse così. La realtà era che tu ti comportavi solo da approfittatore. I tuoi scopi non erano nobili. E nonostante tutto volevi andare avanti…seppur sapessi che non avresti ottenuto l’armatura del cigno in quel modo, hai voluto insistere, e sei arrivato a destinazione. Tu ti sei lasciato guidare da un punto debole e sei arrivato in alto. Dove volevo arrivare io. Avrei dovuto lasciarti morire quel giorno, la tua follia ti aveva accecato, e stavi per morire. Perché mi sono tuffato per salvarti? Sono stato io a rimetterci! Ed ora sei qui di fronte a me, Cristal, con in faccia quell’espressione che conosco fin troppo bene, e le solite maledette lacrime agli occhi. Quegli occhi di ghiaccio, che a vederli sembrano quelli di un vero uomo, ma che in realtà tradiscono solo ipocrisia. È inutile che piangi, non hai ritrovato un amico, solo il tuo futuro carnefice. I ruoli si sono invertiti, Cristal, ora tocca a me strapparti ciò che hai di più caro. Il sogno, l’orgoglio, le aspirazioni di una vita, lei…tutto è andato in frantumi.

“Isaac…amico mio…” la tua assurda debolezza ti tradirà ancora. Sei già accasciato al suolo in lacrime, io mi avvicino

“Cristal…” e sferrò il mio potentissimo calcio con tutta la forza che ho. Tu voli all’indietro per qualche metro, il naso ti sanguina copiosamente; ti rialzi dopo un po’, il tuo sguardo si è fatto ancora più mortificato…

“Isaac…” ti butti in ginocchio ed inizi a farfugliare fra i singhiozzi

“Ti prego…prendi un mio occhio…”.

Giuro che non chiederei di meglio. Tu non sai cos’ ho provato quando ho sentito quella fredda punta di ghiaccio penetrarmi di prepotenza nell’occhio destro, ma non è questa la vendetta migliore. Sarebbe niente in confronto a quello che potrei fare, un occhio in meno non ti creerà molti problemi, mentre io voglio che la paghi cara.

“Se proprio insisti…” velocemente di colpisco alla palpebra, ma non ti ho accecato. Non pensare che l’abbia fatto per pietà, ma solo per non sprecare tempo in cose inutili.

“Perché…Isaac? Perché…?” Hai addirittura il coraggio di chiedere perché?! Ti darei dello sconsiderato, ma in realtà critichi qualcosa che non conosci…Non mi sembri affatto un uomo…non sei degno di quell’armatura, sembri piuttosto una donnicciola. Per me eri talmente importante, ma mi hai rubato tutto. E hai osato alzare la mano perfino su di lei…la mia bellissima Anya, figlia della Neve, che regna sovrana sui paesi del freddo eterno.

“Perché??”

“Pensa a lei! Cosa credi che ti direbbe?”

Questo non dovevi farlo! Ti aggredisco con rabbia e violenza, stavolta rischi davvero di morire per mano mia!

“Non osare mai più parlare di lei con le tue parole da traditore, non sei degno di pulirle le scarpe!” tu sei un burattino nelle mie mani: non ti opponi, non reagisci, davvero non ti importa se ti ucciderò?

“Come immaginavo, ce l’ hai con me, ancora per lei…Anya…”

Il solo sentir pronunciare quel nome mi fece tremare le mani.

Anya…figlia della Signora Neve, regina delle lande…non riesco più ad immaginarmi un mondo senza gli occhi della mia piccola, dolce bambina…l’amavo più di qualsiasi altra cosa…e l’ ho persa. L’abbiamo persa. Devo recuperare la calma…devo sapere una cosa importantissima…

“C’è una cosa che ho sempre voluto chiederti…perché hai lasciato che morisse? Come hai potuto…anche tu l’amavi…”

“Si, l’amavo…ma non potevo fermarla…” l’immagine dei suoi capelli inzuppati di neve…e i suoi occhi chiusi per sempre…mi feriva come una lama affilata.

 

 

 

“Là, nella lontanissima e fredda Siberia, Signora Neve piange per la perdita della figlia; e le lande desolate continuano a chiamare a gran voce la loro regina.”

 

 

CRISTAL

 

 

 

Il sangue mi brucia in un occhio, e tu quasi mi stai soffocando per la troppa foga. Anya…questo nome mi fa male…e quella parola... “Docvidanija”. L’unica cosa che ha detto prima di spegnersi come una debole fiammella al vento gelido. Lei, che era così regale e maestosa. Lei, che era la sovrana assoluta delle lande distese e ghiacciate.

Quell’immagine così dolce è come veleno per noi che siamo rimasti in vita, e non possiamo dimenticarla. Quei suoi fulgidi capelli…e gli occhi di quel colore così particolare e terribilmente bello,e la sua voce dolce…non potrò mai dimenticarla. Era così speciale: il suo sguardo attento quando leggeva, o scriveva, la sua risata cristallina, la sua dolcezza…Avrebbe potuto sciogliere perfino la montagna del ghiaccio eterno. Era impossibile non amarla, così bella ed intelligente, ma allo stesso tempo ostinata come una bambina e capricciosa a non finire. Entrambi l’amavamo più di ogni altra cosa, e perfino il maestro Acquarius ne era affascinato. Forse hai ragione tu, Isaac, sono solo un’ipocrita; io con i miei punti deboli ho acquisito ciò che non mi meritavo, la mia debolezza mi ha portato in un mondo che non sento mio, dove niente mi da conforto. C’era solo lei…. Mi manca come non mai. Ora lei è là, i ghiacci ospitano il suo corpo in modo che la sua giovinezza rimanga eterna. Signora Neve, la quale regna sovrana, piange ancora per la sua perdita. Lei era l’unica che mi desse un po’ di coraggio, che mi ricordasse che tutto non andava poi così male, ma ora che non c’ è più nemmeno Anya…. Non so cosa ti abbia spinto quel giorno a tuffarti nelle gelide acque per seguire uno stupido come me.

Perché l’ hai fatto?

Anche tu amavi Anya quanto l’amavo io, avresti potuto togliermi di mezzo per sempre.

E poi, io non mi meritavo di diventare cavaliere di Atena, se fossi morto per la mia assurda boria tu avresti ottenuto di diritto l’armatura del cigno. Invece ce l’ ho io, ma so che non me la merito quanto la meriteresti tu.

E adesso sei qui davanti a me, i tuoi capelli biondi come i miei, ma solo di qualche tonalità più scuri, il tuo occhio verde ed una cicatrice profonda al posto dell’altro. So quanto mi stai odiando, e hai ragione, non sono così codardo da non ammetterlo. Però io so che fra noi ci sarà sempre un’alchimia incomprensibile, odio e amore, siamo come fratelli e come estranei. Abbiamo significato l’uno per l’altro più di quanto possiamo immaginare. Almeno è stato così prima che arrivasse Anya. Non le posso attribuire nessuna colpa, lei non poteva immaginare cosa sarebbe successo, e poi l’amo troppo per condannarla.

Ma adesso un lugubre canto funebre risuona per i vasti banchi nevosi. Il ghiaccio piange per la perdita della sua regina. Un lutto infinito per il bellissimo gelo infuocato che le ardeva negli occhi.

 

Due anni prima

 

 

ISAAC

 

Anya è entrata nelle nostre vite un comunissimo giorno di allenamento. Sia io che Cristal non ci aspettavamo quest’arrivo improvviso, e, sinceramente, non l’avevamo chiesto, ma non ci aveva nemmeno sfiorato l’idea di avere qualcun altro lì con noi. Entrambi eravamo contenti per ciò che avevamo. L’uno aveva la compagnia e il sostegno dell’altro.

Ma quando quella mattina vidi il maestro Acquarius raggiungerci tenendo per mano una bambina della nostra età capii che qualcosa si sarebbe rotto, e qualcosa sarebbe nato.

“Questa è Anya, suo padre non c’è più, e mi ha chiesto di prendermi cura della sua bambina. Abbiamo bisogno di qualcuno che allievi la nostra solitudine ragazzi… qualcuno che si prenda cura di noi.”

Non so cosa provò Cristal in quel momento, ma io rimasi molto stupito da quelle parole: il maestro Acquarius aveva ammesso di avere bisogno di qualcuno. Anche lui, che sembrava così forte e pienamente soddisfatto anche se solo, sentiva chiaramente il bisogno di avere una figura stabile su cui appoggiarsi. Del resto, mentre ci allenava aveva pochissimi anni più di noi, lo si poteva definire un coetaneo. Io e Cristal avevamo circa otto anni ciascuno, mentre lui ne doveva avere circa dodici. Ma nonostante questo era già un uomo allora, un cavaliere fortissimo e stimato, ed un grande maestro. Io e quella strana bambina ci guardammo a lungo negli occhi: sembrava già che stessimo scoprendo di avere molte cose in comune. Fra noi si era subito creato un solido cordone ombelicale che ci avrebbe uniti per sempre. E fui stupito nel notare che ero geloso, quando vidi che se la intendeva anche con Cristal. Ma quello fu soltanto l’inizio. Durante l’infanzia non accadde niente di speciale fra di noi, eravamo solo bambini e troppo immaturi per poter comprendere un sentimento nobile come l’amore; ma una volta cresciuti le cose cambiarono. La vidi diventare una donna da un giorno all’altro, e piano me ne innamorai. Non ho mai saputo cosa provasse per me, ad ogni modo è sempre stata una donna strana ed incomprensibile; sapeva nascondere benissimo le emozioni e di conseguenza nessuno sapeva cosa provasse veramente. Tutto il giorno sui libri, adorava leggere più di qualunque altra cosa, e leggeva di tutto; poi scriveva anche dei racconti, che però non ho mai letto. Non si sapeva nemmeno dove li nascondesse, ma la notte la sentivo spesso alzarsi per uscire al freddo a scrivere o disegnare. I suoi disegni invece li vidi, non che fossero particolarmente belli riguardo allo stile e tutto, ma avevano quel qualcosa che li rendeva affascinanti. Anya trasmetteva la sua *propria * essenza su carta e vi dava forma. Poi li gettava miseramente. Ancora non capisco perché lo facesse, non sono mai riuscito a capirla, ma non ho mai potuto fare a meno di amarla. Nella sua natura così strana, ma dolce, era unica. Mi incantavo ogni volta a sentire la sua voce o la sua risata, poi quegli occhi…quanto amavo quel colore così raro e delizioso. Ma ancora di più amavo lei, più di qualsiasi altra cosa. La notte la guardavo dormire e ringraziavo Dio per avermi permesso di stare vicino a quell’incredibile creatura, ma allo stesso tempo soffrivo. Sembrava sempre triste, ed io che l’adoravo desideravo solo poterla stringere a me, dirle che l’amavo e baciarla ed amarla con tutto il mio corpo e tutto il mio cuore. Ma giuro di non aver mai osato toccarla.

Stavo bene se c’era lei con me, la sua presenza mi dava sicurezza e mi faceva sentire bene: mi piaceva sapere che c’era sempre qualcuno disposto ad accoglierti con gentilezza e con un dolcissimo sorriso. Sarebbe stato ancora meglio se quello fosse stato solo per me. Sapevo che anche Cristal era innamorato di lei. Solo che lui era più sfrontato ed impertinente, cercava sempre un’occasione per il contatto e di farle capire i suoi sentimenti.

Una volta ha osato perfino baciarla di prepotenza!!

Li stavo spiando da lontano, ma avrei tanto voluto essere là con loro per potergli spaccare la faccia ed obbligarlo a chiederle perdono in ginocchio!!

Non so di preciso cosa stesse accadendo, ero uscito per raccogliere della legna, e mentre tornavo li vidi parlare fuori al freddo. Erano l’uno poco distante dall’altra, Anya stringeva fra le mani un libro come al solito e lo guardava incuriosita, Cristal aveva qualcosa di strano. Stavano in piedi e non parlavano. Solo si fissavano ognuno con un’espressione diversa: lo sguardo attonito della mia dolce Anya contrastava con quello fermo di Cristal, e si prevedeva il disastro…Fu un attimo. Quel maledetto spergiuro si avventò su di lei, le prese con forza le spalle candide e sussurrò un “Ti amo” veloce ma comprensibilissimo prima di attaccare le sue labbra pallide a quelle cremisi di lei. Avrei voluto morire.

Come osava profanare quel candido giglio che era la mia dolcissima Anya?

Lei non si oppose ma non ricambiò nemmeno: continuava a stringere fra le mani il caro libro che probabilmente aveva già letto tre volte e fissava il vuoto con gli occhi sbarrati. Chissà cosa pensò in quel momento? Forse aspettava che io andassi là e la difendessi, oppure, desiderava che Cristal continuasse solo che non riusciva a reagire. Lui continuò per un bel po’ di tempo, e lei rimase sempre immobile. Io che guardai tutto da lontano mi sforzai di non imprimere un solo particolare di quell’orribile momento, ma era inutile, perché ogni istante passato con lei era sempre nella mia memoria. Ricordo ancora perfettamente quando il maestro ci spiegava delle mosse e lei faceva delle facce strane e torceva le sue belle labbra rosse in smorfie di disappunto buffissime…Quanto mi manca…

 

ACQUARIUS

 

Sapevo che i ragazzi avrebbero amato Anya più di qualsiasi altra cosa. Lo capii subito appena la vidi: ero andato in città per fare delle compere, quando sulla strada del ritorno vidi una uomo sbracciarsi verso di me come se mi chiamasse. Mi affrettai a raggiungerlo, e notai che era stranamente pallido e che tremava anche; si gettò ai miei piedi e mi supplico fra le lacrime. All’inizio non capii cosa voleva dire, perché in effetti era troppo debole perfino per stare in piedi ed aveva fatto un enorme sforzo nel richiamare la mia attenzione; ma riuscii a strappargli poche parole

“…la prego… la mia povera… bambina…” detto questo spirò. Lo presi in braccio e lo portai nella piccola capanna nella quale viveva, lo deposi sul suo letto quando vidi arrivare verso di me una fanciullina . M’incantai subito nell’osservare la fronte ampia e chiara, i capelli lunghi fino a metà schiena di un bel color castano chiarissimo – biondo, ed il portamento regale ed orgoglioso. Ma la cosa che mi colpì di più furono gli occhi. Un colore tanto bello quanto raro. Ci fissammo a lungo, così potei seguire attentamente con lo sguardo gli squarci color cielo terso partire dall’ iride perfetto e disperdersi in ramature verde acqua fino ad arrivare a delinearne il contorno con uno spesso tratto verde scuro – blu.

“Chi sei?” le chiesi titubante

“Sono la Regina delle lande”

Quanto solennità e quanta maestosità in quella melodiosa voce da bambina – adulta! Forse era suo padre che le aveva detto una cosa del genere

“Conosci quest’uomo, vero?”

“Era mio padre”

Mi stupii della sua lucidità e dell’apparente distacco con cui aveva parlato, in fondo era solo una bambina…Si avvicinò al letto e gli chiuse gli occhi con le sue manine bianche candide; io le circondai le spalle e mi sforzai di parlare il più dolcemente possibile

“Mi occuperò io di te, adesso…” lei annuì senza smettere di fissare il corpo esanime del padre

“Sai, ci sono già due bambini con me…li sto allenando per diventare cavalieri, vedrai che non ti annoierai…” lei proseguiva ad acconsentire senza scomporsi minimamente. Mi accorsi che nonostante fosse di almeno quattro anni più giovane di me, aveva già la maturità di un adulto quale ero io. Del resto in Siberia, dove tutto è luce e gelo, non ti puoi permettere di restare bambino troppo a lungo, e comunque non avrai mai un’infanzia simile a quella degli altri ragazzini.

“Come ti chiami?” le chiesi per rompere il silenzio che si era creato attorno a noi, lei coprì il volto del padre con il suo fazzoletto, si girò verso di me e sorrise cercando di mascherare il dolore

“Anya” rispose. Sorrisi a mia volta, poi la presi per mano e ci avviammo alla capanna che condividevo con Isaac, Cristal ed ora con lei.

Appena vidi come si guardavano reciprocamente, capii che sarebbe successo qualcosa, ma non avrei mai potuto immaginare cosa…Lei leggeva tutto il giorno, si nutriva di libri, e di scrittura. Scrisse dei racconti meravigliosi, che fece leggere solo a me: la cosa che mi colpì di più fu la poesia e la malinconia di quei racconti…non so perché li nascondesse agli altri, forse perché si sentiva più a suo agio in mia compagnia. Fra di noi c’è sempre stata un’incredibile intesa. Isaac e Cristal non se lo immaginavano nemmeno, ma Anya ed riuscivamo a intenderci anche solo con uno sguardo. Anya da bambina quale era, crebbe e divenne sempre più intelligente, sempre più unica e sempre più bella. La sera, quando gli allenamenti erano finiti, si metteva su una sedia a dondolo proprio davanti al camino e ci leggeva qualcosa con la sua voce melodiosa. Inutile dire che, totalmente persi nella contemplazione del suo viso dai lineamenti dolci, non ascoltavamo quasi nulla. Quando leggeva, i suoi occhi oltremare si approfondivano sempre di più e assumeva un’aria del tutto pacifica. Era più giovane di me di quattro anni, ma la sua maturità e la sua intelligenza erano inverosimili; era l’unica persona in grado di capirmi, di farmi capire che c’era un mondo al di fuori di quello dei saints, e … mi faceva sentire come un uomo qualunque che necessita solo della vicinanza delle persone che ama. Erano tre le persone che amavo più di ogni altra cosa: Isaac, Cristal e soprattutto Anya. Me ne accorsi solo quando divenne abbastanza grande da farmi notare che nonostante fosse molto più giovane di me ( quattro anni di differenza erano molti, dato che allora considerato già un uomo maturo) mi comprendeva e mi appoggiava. Ma il mio amore era diverso da quello degli altri due: io non l’amavo come un uomo ama una donna. No, non c’era egoismo nel mio affetto. Lei per me era sacra, ed insuperabile, un angelo candido… che di sogni è vissuto ed è morto.

  
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