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Autore: Moonshine Quinn    25/03/2013    4 recensioni
Lo so di essere un po' troppo grande per credere a certe cose, ma non posso negare il fatto che una piccolissima parte di me, nel più profondo del mio cuore, ha ancora voglia di essere bambina e vedere con i propri occhi tutti i personaggi che credevo esistere. Babbo Natale, La fatina dei denti, l'omino del sonno, il coniglio di pasqua, ma soprattutto... Jack Frost. Quando ero piccola mia madre non faceva altro che ripetermi di coprirmi, sennò Jack Frost mi avrebbe congelato le guance. Lo aveva sempre descritto come fosse un personaggio negativo, ma non è affatto così, o almeno speravo che non lo fosse. E adesso sentire mio fratello di sette anni parlare da solo in camera, senza preoccuparsi che qualcuno gli dia del pazzo o del fuori di testa, dicendoci di parlare con Jack, manda in cortocircuito me! Così è nata la mia storia che, se non riuscite a comprendere a fondo, mi fa passare per pazza!
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Frost
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jack

 

...glielo voltai appena, notando così un leggero livido rosso.

«Che è successo?» le chiesi, ma lei voltò il viso dalla parte opposta e abbassò lo sguardo, sussurrando un flebile «Nulla»

La presi per le spalle e la scossi.

«Dimmi che è successo e come mai non sei venuta» le dissi in tono insistente. Shine sospirò e mi guardò.

«M-Mia madre...» cominciò.

«Tua madre cosa, Shine?» la incoraggiai.

«Mia madre mi ha chiusa in camera e sta mattina mi ha tirato uno schiaffo perché la chiamavo a squarciagola. Ma lei non rispondeva, così ho urlato per circa dieci minuti... solo dopo un quarto d'ora si è degnata di rispondermi» e, mentre parlava, si portò una mano sulla guancia, accarezzandosela.

«Ciò significa che non puoi uscire... dalla porta»

Inarcò un sopracciglio e mi guardò confusa, annuendo leggermente. Le sorrisi e, dopo averla presa in braccio, le sussurrai di tenersi forte, che si partiva. Si strinse forte a me e nascose il viso nell'incavo del mio collo. Le baciai il capo e presi la rincorsa, per poi buttarmi fuori dalla finestra e cominciare a fluttuare nell'aria. Le alzai il viso con una mano e le spostai lo sguardo sotto di noi. Appena vide la distanza tra noi e il terreno, si strinse ancora di più a me, ma non sembrava avere paura solo... voleva essere certa che non sarebbe caduta.

Volammo fino al palazzetto del ghiaccio e, una volta arrivati a destinazione, la feci scendere, per lasciarle un po' di tempo per riprendersi dopo la volata, ma non sembrava averne bisogno, così la presi per mano e ripresi a volare. Per fortuna che il palazzetto era a cielo aperto, solo una pista era coperta, mentre l'altra era semi esterna. Volammo fino all'interno della pista ma, quando vidi che tutti i pattini e gli spogliatoi erano all'interno e, giustamente, la porta d'entrata era chiusa a chiave. Ma non mi diedi per vinto e, dopo aver congelato la serratura, le tirai un pugno, mandandola in frantumi. Finalmente entrammo. Presi Shine per mano e le aprii uno spogliatoio, prendendole dei pattini e posandoglieli nelle mani. Le baciai il naso e mi diressi verso la pista. In mezzo al ghiaccio mi sentivo davvero bene, anche se non c'era da meravigliarsene. Non presi i pattini, perché non facevano affatto al caso mio, mi sentivo più a mio agio a piedi scalzi. Mi sedetti sulla balaustra e aspettai Shine. Feci dondolare i piedi, e lasciai vagare lo sguardo su tutta quella distesa di ghiaccio sintetico. Il ghiaccio era una perfezione silenziosa, candida e... boh, semplicemente perfetta. Appena Shine arrivò, la scena in cui la vidi mi fece di una tenerezza immensa. Lei, traballante su dei pattini non esattamente comodi, con passo malfermo che si avvicina a me e, un attimo prima di raggiungere la balaustra, cade goffamente. Non potei fare a meno di ridere, ma l'aiutai a rimettersi in piedi, per poi prenderla per mano e accompagnarla in mezzo alla pista. La cosa che mi sorprese fu che, malgrado io avessi riso per la sua gaffe, lei non se l'era presa, anzi, aveva riso un po' con me.

Le presi entrambe le mani e la guardai negli occhi blu, sussurrandole «Sei pronta piccolo fiocco di neve?»

La vidi arrossire e scuotere il capo, nascondendo il viso tra le sue ciocche dorate.

«Non so pattinare e, siccome fuori sono caduta, figuriamoci qui cosa sono in grado di fare» rispose timidamente.

«Ti ho detto che ti avrei insegnato, giusto? E allora ti insegno» le risposi con un sorriso.

Deglutì e si aggrappò a me con tutte le sue forze. Provai a pattinare con lei aggrappata al collo, ma fu tutto inutile, così le spiegai che se avesse fatto così per tutto il tempo, anche l'indomani saremmo dovuti tornare per perfezionare, e ci sarebbe stata più gente attorno a lei, e ciò significava più panico. Appena lo capì, si limitò a darmi la mano e a lasciarsi scivolare sul ghiaccio, spinta dal vento e aiutata da me.

Per essere alle prime armi non era poi così catastrofica. Cominciammo con i primi passi con i pattini, che si fanno proprio come i primi passi a piedi scalzi, solo che adesso aveva la pianta dei piedi un po'... tanto ridotta. Fece le prime cadute solo quando provò ad allungare il passo, ma non ne collezionò molte altre, e ciò mi fece piacere. Ce la stava davvero mettendo tutta.

Finimmo con l'ultima caduta di faccia, mentre Shine si ostinava di riuscire a fare l'angelo in maniera perfetta e, quando le risposi che era riuscita a fare... una caduta d'angelo perfetta, mi aveva tirato addosso una palla di neve fatta sul momento con dei rimasugli di ghiaccio.

Allora aveva proprio aperto una vera e propria battaglia, solo che non trovava giusto il fatto che io potessi avere tutte le palle di neve del mondo e lei no. Alla fine, però, tutto il casino con la neve e i graffi lasciati sul ghiaccio dovevo ripulirli io.

Prima che sparisse in spogliatoio, Shine mi chiamò veloce a se, così la raggiunsi, ma non feci nemmeno a tempo a svoltare l'angolo prima dello spogliatoio, che lei mi prese per la felpa e, dopo avermi avvicinato a se, mi baciò.

Sorrisi sulle sue labbra, al ricordo della sera precedente, e decisi che volevo il ricordo di un nuovo bacio, così poggiai le mani sui suoi fianchi e la tirai maggiormente a me, chiudendo gli occhi e ricambiando il gesto.

Io, che di solito non provavo mai ne caldo, ne freddo, a contatto con lei sentivo come se un fuoco stesse ardendo, proprio nel più profondo del mio cuore, ma un fuoco talmente forte, da essere capace di riscaldarmi in tutto il corpo, in tutta l'anima.

Mi allontanai appena da lei e, dopo averle spostato una ciocca di capelli dietro all'orecchio, le sussurrai «Dovresti andare a metterti le scarpe, che adesso ti porto fuori di qui»

Fece una smorfia e guardò la pista, sospirando.

«Non voglio tornare indietro da mia madre. Sicuramente avrà scoperto che non ci sono più in camera, e quando ritorno le sofferenze sono garantite»

«Non ti porto subito a casa, prima voglio fare un salto in un bellissimo posto che, scommetto, ti piacerà tanto» cercai di sollevarle un po' il morale. Avevo intenzione di portarla in un posto lontano, ma davvero lontano, giusto per farle dimenticare un po' dei suoi problemi a casa siccome, da come ne parlava, deducevo che ne avesse molti.

La vidi sparire dietro l'angolo, così me ne tornai sulla pista di ghiaccio a finire di pulire il nostro divertimento.

Inspirai a fondo e mi misi una mano sul cuore, alla ricerca di quel calore divino e celestiale che poco prima vi si era abbattuto come una tempesta di sabbia in un arido e caldo pomeriggio d'estate nel Sahara (okay, forse detto così non è il massimo, ma per me, che non provo una sensazione di calore da oltre 300 anni, la descrizione rende davvero l'idea al 100%), ma nulla... ora non rimaneva che il mio cuore, freddo e immobile.

Finito il lavoro, mi sedetti sul ghiaccio e guardai quella minuscola parte di cielo che si poteva intravvedere dalla mia posizione. Rimasi a guardare le nuvole cambiare forma e dimensione e, se non fosse stato per quel click alquanto sinistro, sarei rimasto ad osservare quello spettacolo per i secoli a venire.

Un fischio, un ticchettio e...

BOOOM!

Un esplosione! Ed era avvenuta proprio... ti prego, no!

Corsi verso lo spogliatoio, ma l'unica cosa che riuscii a vedere furono fiamme e scintille ovunque. La porta e tutto ciò che c'era dietro ad essa era ormai stato inghiottito dal fuoco. Impugnai saldamente il bastone con entrambe le mani e lo puntai verso l'incendio. Cercai di spegnerlo con il ghiaccio, ma il mio elemento non sembrava essere in grado di spegnere o acquietare le fiamme. Mi impegnai al massimo, mettendo tutta la mia forza di volontà per vincere quell'incendio, ma nulla. E quando sentì il suo urlo, straziato dal dolore e dalla sofferenza, non riuscii a fare altro che scappare da quel posto, andare in qualunque posto in cui avrei trovato una soluzione per salvarla, e in cui non avrei potuto sentirla urlare. Ma la realtà era ben diversa... stavo scappando. Il fuoco aveva questo effetto su di me... mi faceva... paura. E in questo caso, la mia più grande paura superò anche il mio più grande sentimento, l'amore.

Volai fino alla mia grotta segreta, che si trovava su una delle cime più alte di quel posto, e mi ci nascosi dentro, nell'angolo più scuro e interno, per poi rannicchiarmi su me stesso e chiudere gli occhi. Volevo solo dimenticare... svegliarmi e dirmi che tutto ciò era stato solo un sogno. Anche se questo significava lasciarla da sola a morire.

 

Lasciai passare l'intera giornata e, ormai, la notizia dell'incendio si era già divulgata in tutta la città. Erano circa le 23.00 quando decisi di uscire dal nascondiglio e vedere che fine avevano fatto i resti della mia Shine.

Volai fino al palazzetto del ghiaccio e mi nascosi su un albero, scrutando la zona. Sapevo benissimo che nessuno mi avrebbe mai potuto vedere, ma da quell'albero c'era una visuale perfetta e... se per caso Shine fosse riuscita a salvarsi, le fronde del pino mi avrebbero nascosto quanto bastava. La zona era stata circondata dal nastro giallo e nero della polizia ma, a quell'ora, non c'era più li nessuno al di fuori di me, Shine e qualche curioso, che aveva deciso di ficcanasare in affari che non erano suoi. Guardai il cielo, e vidi che la luna era già ben visibile, e piena.

Presi un lungo respiro e volai dritto verso gli spogliatoi. Una volta arrivato, rimasi scioccato dal cambiamento di quel posto da quando eravamo arrivati fino ad ad ora. Tutto era nero, bruciato e... triste. Era una scena triste e macabra, se pensavo alla mia Shine, dietro a quello che ne rimaneva della porta. Avevo quasi paura di varcarne la soglia. Non volevo vedere come era stato ridotto il mio... amore, ma mi feci coraggio ugualmente ed entrai. Lo spogliatoio non lo avevo visto perfettamente quando avevo accompagnato Shine, solo di sfuggita.

Tutto era ridotto ad un mucchio di cenere e detriti, non riuscivo più a riconoscere nulla in quel posto. Mi feci largo tra le macerie e sollevai un po' di detriti, prima di riuscire a trovare le lame dei pattini della mia Shine.





Tatataaaaa rieccomi quaaaa! Scusate l'enooorme ritardo c.c ma ho esaurito le idee c.c Ehm, questo è il prossimo capitolo :3 Enjoy e recensite in taanti!

P.S. Da ora posso finalmente dire, un bacio dalla vostra Moonshine Quinn

   
 
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