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Autore: Keros_    26/03/2013    6 recensioni
[Future!Seblaine]
Blaine, dopo anni di matrimonio con Sebastian e aver messo su una famiglia, decide di divorziare dal marito a causa di un tradimento subito da quest'ultimo. Così va a vivere con suo fratello Cooper e la sua compagna Elizabeth, facendo fare ai bambini avanti e in dietro da una casa all'altra; ma affrontare un divorzio non è mai così facile come si pensa, sopratutto se si provano ancora dei sentimenti profondi verso colui che dovrebbe diventare l'ex.
Abbiamo: Cooper che è stufo d'avere il fratello in giro per casa, Elizabeth che non ne può più di ascoltare i suoi monologhi depressi, Grant che è furioso con entrambi i genitori, Juliette che vuole la felicità dei due uomini, Sebastian che decide di riconquistare Blaine, Tony innamorato di Sebastian, John che vorrebbe creare una relazione con Blaine e quest'ultimo che vorrebbe continuare ad andare avanti con il divorzio.
Ma lo sappiamo tutti, ottenere ciò che si vuole non è mai così facile.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3







Grant uscì dagli spogliatoi passandosi una mano tra i capelli ancora bagnati per la doccia fatta poco prima. Amava giocare a Football e gli piaceva restare cinque minuti in più rispetto agli altri per continuare a correre sul prato sintetico o fare alcuni tiri in più, magari facendo aspettare uno dei genitori.
 
C’era un motivo per cui aveva scelto di fare Football e non Lacrosse o Baseball come suo padre avrebbe voluto: Non faceva impazzire Sebastian. Ma, ovviamente, non aveva preso in considerazione l’ipotesi di potersi davvero affezionare a quello sport.
 
Da quando i suoi papà avevano dato la notizia del divorzio e Blaine era andato a vivere con Cooper, Grant non faceva altro che giocare a pallone o, al massimo, studiare. Non era soltanto un passatempo, ma anche un modo per sentirsi libero; sì, quando correva per poi calciare il pallone si sentiva senza problemi e finalmente un sorriso gli si delineava sulle labbra.
 
Ormai non faceva nemmeno caso a quante ore d’allenamento facesse, sia con o senza allenatore, non faceva caso nemmeno a quanto sudasse o se avesse bisogno di prendersi qualche integratore per sentirsi in forze. Molte volte era arrivato ad avere la pressione eccessivamente bassa, sentirsi svenire o ad avere la vista annebbiata, ma non era mai arrivato ad avere le allucinazioni, non fino a quel momento almeno.
 
Elizabeth lo stava aspettando nel punto in cui solitamente lo aspettava Blaine, che quel giorno doveva prenderlo dopo gli allenamenti. Era appoggiata alla macchina, le braccia conserte e un sorrisomaterno in volto. E adesso che voleva?
 
Continuò a camminare avanti, deciso a non parlarle. La superò senza nemmeno rivolgerle uno sguardo, sistemandosi meglio la bretella del borsone sulla spalla.
 
“Grant?” Cantilenò la donna, girandosi verso di lui, “Adesso fai finta di non vedermi?”
 
“Dov’è Blaine?” Rispose lui con rabbia, ferito dal fatto che non ci fosse suo padre al posto suo. Se l’era dimenticato? Aveva cercato una scusa per non restare da solo con lui? Si, sicuramente era così.
 
“Ho insistito io per venirti a prendere.” Rispose lei con semplicità, facendo qualche passo verso di lui. “Volevo stare un po’ da sola con te.”
 
“Mi dispiace, ma Sebastian mi ha insegnato due cose nella vita: Non andare a letto con un parente e che tu trami sempre qualcosa dietro.”
 
Lei alzò un sopracciglio, sorpresa da quelle parole. “Sei più simile a tuo padre di quanto pensi e no, non ho assolutamente intenzione di fare nulla con te. Sei brutto e Cooper mi piace parecchio.”
 
“Non sono come mio padre.” Farfugliò immediatamente lui, non ammettendo affermazioni del genere, sentendo la rabbia ribollire. “Vattene.”
 
“No, non ne ho la minima intensione,” lei fece il giro della macchina, passandogli accanto per poi aprire lo sportello del guidatore. “Ti conviene salire.”
 
Grant si mordicchiò il labbro inferiore, non sapendo bene cosa fare: sapeva che Elizabeth era davvero testarda e non l’avrebbe lasciato in pace.
 
“Ho dei Cheeseburger, due gelati e una meta,” continuò la donna salendo in macchina, “Vorresti dirmi che non hai fame?”
 
Grant sbuffò sentendo il suo stomaco brontolare, senza pensarci due volte fece il giro dell’auto e salì in macchina non sbattendo nemmeno troppo violentemente lo sportello. Maledizione, doveva farlo più forte. Si allacciò la cintura e rimase in silenzio mentre Elizabeth metteva a moto cercando di camuffare un sorriso.
 
E va bene, era salito in auto e allora? Lo aveva fatto solo per la fame e i panini. Solo per quello.
 








 

“Affamato eh ?”
 
Grant mandò giù l’ultimo boccone del Cheeseburger che aveva appena divorato, poi appallottolò la carta e la diede in mano ad El.
 
“Il calcio mi mette fame.” Lei sorrise e gli scompigliò i capelli, inutile dire che il ragazzo si scostò in malo modo, guardandola poi profondamente per un attimo e dicendo: “Cosa vuoi?”
 
“Parlarti.” Rispose semplicemente lei, alzando le spalle. Si girò alla parte opposta al ragazzo e iniziò a frugare all’interno della busta del Fast-Food, gettandoci dentro anche la carta passatagli poco prima da Grant. Si girò nuovamente verso di lui, con due gelati in un recipiente di cartone azzurrino e gliene passò uno.
 
“Non sei mia madre.” Le fece notare quest’ultimo, afferrando ciò che gli stava porgendo la donna.
 
“E’ buffo, sai?” Elizabeth ridacchiò, “Tuo padre me l’aveva chiesto.”
 
Grant quasi si soffocò con il gelato che stava mangiando, lo guardò confuso e si domandò se era davvero la madre surrogata di cui i suoi genitori non prendevano mai l’argomento. Lei sembrò leggergli nel pensiero, così chiarì dicendo: “Prima di mettermi con tuo zio Cooper.”
 
Face un sospiro di sollievo, concio d’aver perso dieci anni di salute nell’arco di pochi secondi.
 
“Avevamo fatto un accordo: Se fossimo arrivati ai quarant’anni entrambi single ci saremmo sposati.” Elizabeth si sistemò un i capelli dietro l’orecchio, “Fortuna che non è andata così.”
 
“Per una donna etero deve essere un disastro sposare un gay,” commentò Grant ed entrambi scoppiarono a ridere; e lui si perse nel guardarla, capendo, infondo, che non gli sarebbe dispiaciuto se fosse stata lei la sua mamma biologica e che, anche se non lo avrebbe ammesso se non in un momento di difficoltà, le voleva davvero bene.
 
“Di cosa volevi parlarmi?” Le chiese dopo un attimo di silenzio.
“Del tuo comportamento.” Rispose semplice lei, accavallando le gambe fasciate dei jeans scuri e ruotando ulteriormente il busto verso di lui per guardarlo meglio.
 
“Che comportamento?” Chiese finto innocente, “sono un angelo,” continuò ghignando.
 
“Grant, sai a cosa mi riferisco. Non fare il bambino.”
 
“Ho quattordici anni, ne ho tutto il diritto.”
 
“No, tua sorella che ha 8 anni ce l’ha. Tu sei un adolescente.” Poi lo guardò con i suoi occhioni azzurri estremamente espressivi e poi con il suo fare da psicologa domandò: “Perché aggredisci sempre tuo padre?”
 
“Non sopporto Sebastian. Lui si comporta male con me e io faccio altrettanto.” Grant fece una pausa, non sapendo se fosse giusto ciò che stava dicendo o meno; dette a voce alta, quelle parole sembravano diverse da come suonavano nella sua testa. “Come si dice? Tu rispetti me, io rispetto te.”
 
“E’ tuo padre, Grant e devi portargli rispetto a prescindere, non funziona come hai appena detto.” Nel tono della donna non c’era alcuna nota di rimprovero, ma lui si sentì rimpicciolire. “Non con lui almeno.”
 
“Non è più mio padre.” Sussurrò a quel punto, sentendo il respiro farsi irregolare un po’ per il nervoso e un po’ per il pianto che si stava per arrivare.
 
“Non dire così, adesso stai esagerando. Non credi?” Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
 
“No! No! Non esagero.” Grant iniziò ad urlare, gli occhi sempre più rossi,
 
“Sebastian non è più mio padre, quello non è mio padre. Dov’è finito il papà che mi portava al parco e che sbuffava quando chiedevo di fare l’altalena ma poi mi accontentava? Che giocava a Baseball con me, che cercava di darmi consigli d’abbordaggio a dieci anni, dov’è? Dov’è? Dov’è il Sebastian che mi dava un colpo di libro in testa quando giocavo troppo alla Xbox o quello che mi sbatteva fuori dal salone o mi corrompeva per uscire di casa per poter baciare liberamente Blaine, e Dio solo sa che altro? Io gli dicevo che mi faceva schifo vederli e invece.. invece li adoravo! Perché non c’è più?”
Ormai le lacrime gli scendevano copiose dagli occhi, le labbra erano arrossate e il volto era rosso, ma Elizabeth non si avvicinò a lui né tanto meno disse una parola. Grant avrebbe voluto che lo facesse, ma capì il suo piano: Si stava finalmente sfogando e se lo avesse bloccato non avrebbe più continuato; così continuò.
 
“Adesso c’è solamente un Sebastian che va a letto con chiunque, e no, Elizabeth, non dirmi che non è così; può fregare chiunque, ma non me, non me ! So ch’è così e so anche che papà non ne sa nulla, e io li rivoglio indietro, li rivoglio che si dicono tutto e che si danno palpatine poco velate quando pensano che io e Juliette non ce ne accorgiamo. E invece c’è solo Sebastian che se ne frega, che gioca con i sentimenti di tutti. Perché fa così, perché? Spiegamelo, ti prego, perché io non lo capisco.”
 
Appena finì di dire quel flusso di parole, si sentì molto più leggero e libero, come se gli avessero tolto un macigno di dosso e adesso potesse tornare ad essere se stesso. In quello stesso momento si sentì afferrare per un braccio per poi ritrovarsi stretto nell’abbraccio di Elizabeth e lui non poté far altro che abbandonarsi contro il suo petto.
 
“E’ il suo modo di reagire, non può farci niente.” Esordì lei dopo un po’, mentre gli accarezzava i capelli, “Ognuno ha un modo diverso per farlo e lui ha scelto di vedere il lato positivo,” disse le ultime parole con ironia. “Sta facendo tutto ciò che non ha fatto per anni, un ritorno al passato, per così dire,” Grant la sentì sorridere contro i suoi capelli, “cercando di non pensare a ciò che sta accadendo.”
 
“E’ da idioti, dovrebbe soltanto darsi una mossa e chiedere a Blaine una seconda possibilità.” Commentò farfugliando contro il suo petto.
 
“Adesso non chiami papà nemmeno Blaine?” Chiese Elizabeth, con tono divertito. Lui si accoccolò ancora di più contro di lei. Tanto ormai l’aveva visto piangere, poteva anche farsi coccolare, no?
 
“Ogni tanto sì, sono arrabbiato anche con lui.”
 
“E perché? Basta che non parti a piangere un’altra volta però!” lo canzonò lei e Grant si ritrovò a sorridere e a pizzicarle il fianco.
 
“Perché non da una seconda possibilità a Sebastian e io so che gliela concedesse non la sprecherebbe.”
 
“Grant, non è così-“
 
“No, non dirmi che non è così facile,” ribatté sciogliendo l’abbraccio, “perché è esattamente come credo io. Se papà gli desse una possibilità, Sebastian non butterebbe tutto all’aria e torneremo ad essere la famiglia che eravamo prima.”
 
“Grant lo so che sembra facile, ma non lo è. Blaine non si fida più di tuo padre e dare una seconda possibilità non è così semplice, io non lo farei. Gli darebbe soltanto un ulteriore modo per ferirlo, soprattutto quando si è così innamorati. In poche parole sarebbe come dare un coltello ad un Killer, sperando solo che questa volta cambi idea e non ti colpisca. Tu lo faresti?”
 
“No.” Sussurrò debolmente e lei tornò ad abbracciarlo. Restarono un attimo in silenzio poi chiese:
 
 “Allora papà dovrebbe riconquistare la sua fiducia?”
 
“Si,” rispose lei, lasciandogli un bacio sulla fronte.
 
“Spero lo capisca presto.” 








 

Blaine si fermò davanti alla porta dell’appartamento e poggiò la fronte contro la superficie. Chiuse gli occhi ed espirò tutta l’aria che aveva nei polmoni, rammentando tutti gli avvenimenti degli ultimi due giorni.
 
Lui e Sebastian erano andati dall’avvocato, con tanto di mezza litigata da film romantico e poi uscendo dall’edificio seminò l’ex marito per non affrontare un discorso alquanto scomodo; era tornato a casa e poi Elizabeth lo aveva consolato. Il giorno seguente Sebastian lo aveva avvertito del comportamento poco gentile da parte di loro figlio mentre lo informava che quel pomeriggio non poteva andare a prendere il suddetto a causa di vari impegni lavorativi; Alla fine non era andato a prenderlo perché Elizabeth si era offerta –imposta- di farlo al posto suo e lui era rimasto a casa con Juliette e Cooper che giocavano con i pupazzi.
 
Quella mattina era andato a lavoro e come ciliegina sulla torta, Grant, Cooper ed Elizabeth avevano continuato a mandargli messaggi a dir poco ambigui e poco adeguati per i ruoli di figlio, fratello e fidanzata del fratello\ migliore amica, facendolo confondere più volte davanti ai vari studenti della NYADA mentre spiegava come respirare meglio con il diaframma, nonostante gli rispondesse dopo decine di minuti e continuasse ad ignorare le domande sulla sua vita sessuale come: l’ultima volta che l’aveva fatto, la posizione preferita, attivo o passivo, preliminari e quali erano i suoi preferiti. Inutile dire che poi aveva spento il cellulare e aveva cancellato quelli del figlio senza nemmeno aprirli, anche se ad un certo punto gli aveva mandato un messaggio di cui non aveva ben capito l’utilità: “Biondo o moro?”
 
Ma poi a che gli serviva? Fortuna volle che Blaine non si soffermò a domandarselo.
 
Finalmente si staccò dalla porta e si portò una mano in tasca per estrarre la chiave dell’appartamento, la girò nella toppa e con fare stanco entrò in casa. Appese svogliatamente la giacca sull’appendiabiti, abbandonò la borsa a terra e si diresse in cucina con fare annoiato, si prese un bicchiere dalla credenza e si versò un po’ d’acqua.
 
Bevve tutto d’un sorso e poi si grattò la nuca, troppo silenzio e una strana sensazione di non doversi trovare li. Ma perché? A casa non c’era nessuno e, poi, lui non era mai di troppo.
 
Lasciò il bicchiere sul ripiano della cucina e uscì dal vano, diretto al bagno per farsi una bella doccia calda per rilassare i nervi… oppure poteva farsi un bel bagno.
 
Sì, probabilmente l’avrebbe aiutato di più. Cambiò direzione e andò in camera da letto, si tolse maglietta e pantaloni, restando in boxer. Prese la prima tuta che gli capitò tra le mani e uscì, dirigendosi nel secondo bagno, quello poco utilizzato, mentre un piccolo sorriso si delineava tra le labbra carnose.
 
Da quando avevano deciso d’allargare il loro piccolo nucleo famigliare con l’arrivo di Grant, Blaine e Sebastian si ritrovarono con poco tempo a disposizione da concedersi da soli e poter esprimere a gesti i loro sentimenti, così iniziarono a farsi il bagno o la doccia insieme perché “Così ci laviamo entrambi, facciamo ecologia e rispariamo tempo” per come la definiva Sebastian.
 
Blaine sapeva che entrare in bagno gli avrebbe portato alla mente alcuni ricordi, ma di certo non pensava quel tipo di ricordi, quelli dove era il cockblocker più odiato da suo fratello.
 
 
Cooper, infatti, era seduto dentro la vasca da bagno con Elizabeth a cavalcioni su di lui, la schiuma che fortunatamente copriva la maggior parte della pelle scoperta d’entrambi, che in quel momento smisero di baciarsi in modo alquanto spinto che poteva portare solo ad una cosa. Blaine rabbrividì a quel pensiero e desiderò di poter sparire seduta stante dalla faccia della terra, visto che i due amanti lo stavano guardando allibiti e infastiditi allo stesso tempo.
 
Fece per uscire, ma una voce lo trattenne inchiodato lì dov’era.
 
“Resta.”
 
Con un gesto repentino si girò verso Elizabeth, guardandola con le sopracciglia alzate e miriadi di pensieri disgustosi e poco casti si facevano strada dentro la sua testa. “Che hai detto?”
 
“Che puoi restare.” Rispose lei, prima di alzarsi in piedi, costringendo Blaine a guardare altrove. Cooper sbuffò infastidito e insultò il fratello a mezza voce. Ma la donna non ci fece molto caso,  allungò un braccio e prese un asciugamano per fasciarsi il corpo.
 
“No, stavo andando via.” Ma Elizabeth uscì dalla vasca con grazia e si diresse verso di lui, per poi superarlo con nonchalance e lasciargli una leggera pacca sul sedere.
 
“Grazie, davvero. Immediatamente mi sento più giovane di circa.. trent’anni?” Disse ironico Cooper e Blaine ringraziò il cielo di non essere più un bambino e dover stare attento a qualche scappellotto non troppo soft da parte del fratello.  “Sei sempre il solito davvero, non riesco a crederci.”
 
Il più giovane degli Anderson arrossì fino alla punta dei capelli e abbassò lo sguardo, poi farfugliò: “Mi dispiace, Coop. Pensavo non ci fosse nessuno in casa, non era mia intenzione.”
 
“E quando mai, Blaine? Quando mai?” Continuò a chiedere retoricamente prima d’alzarsi anche lui in piedi e avvolgersi i fianchi con un asciugamano poggiata vicino alla vasca. “E’ la seconda volta in giro di un paio di giorni, non contando tutte le volte a partire dalla settimana scorsa.”
 
“E dai, mi dispiace! E poi non è molto carino che me lo rinfacci sempre.” Controbatté subito lui, seguendo con lo sguardo il fratello che si stava avvicinando a lui. “E’ una cosa momentanea, appena posso me ne vado.”
 
“Oh, sì che lo farai.” Acconsentì il più alto, poggiandogli le mani sulle spalle e piegandosi un po’ in avanti per poterlo guardare bene dritto negli occhi. “A partire da venerdì prossimo che uscirai con John.”
 
“Cosa?” Blaine spalancò gli occhi e la bocca, scuotendo lentamente la testa. “Io non uscirò con nessuno, John o no.”
 
“Invece lo fai.” Chiuse il discorso Cooper, abbandonando la presa. “Conoscerai questo mio amico e passerai la serata il più lontano possibile da me ed Elizabeth.”
 
Il più alto si allontanò dal fratello e si diresse verso la porta, per poi girarsi quando era ormai sulla soglia. “Questa storia deve finire.”
 
E Blaine capì che Cooper aveva mantenuto la promessa-sfida-minaccia che gli aveva lanciato qualche giorno prima. 









 



 

Ma l'avete capito che non faccio MAI le cose che dico di fare, vero? xD

Non ho molto da dire, se non che questo è un capitolo di passaggio ma anche molto importante e che aggiornerò Domenica, sì, per pasqua.

Ah, si, questi sono Tony e John. Gli ho dato un volto, così vi viene meglio (?) no? fa lo stesso. 

Baci,

Keros_


 



P.s. Mi sono ricordata d'aver scritto, per la Anderbros Week, una Seblaine dove viene approfondito ulteriormente l'argomento "Blaine di troppo e che non se ne rende conto" che la trovate Qui. 
   
 
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