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Autore: N e v e r l a n d 91    26/03/2013    1 recensioni
Non avevo mai avuto così paura nemmeno in battaglia, mai, come in quel momento. Ero paralizzato, dimenticavo di respirare mentre i miei occhi non si scostavano per un momento dai suoi. Bloccato in quello che era un sogno senza uscita si, ma in realtà, nonostante odiassi quel sogno. Ero grato alla mia mente per ripropormelo ogni notte. Almeno potevo rivederlo, ancora una volta, ogni volta che i miei occhi si chiudevano.
“Addio John”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Questo Capitolo è stato concepito in un momento di follia, chiedo perfavore di non far caso ad eventuali errori di battitura xD ahah L'ho caricato senza controllarlo (Devo smettere di fare così) Comunque sia buona lettura ** 

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Capitolo II: La noia quotidiana.

 
 
Sherock era tornato da due mesi. Avevo imparato con il tempo, a considerare ancora normale i suoi atteggiamenti invasati da genio pazzoide. Aprii il frigo per preparare la cena e spostai l’arto mozzato di un chissà quale cadavere a sinistra, mentre con l’altra afferravo la ciotola dii brodo che avevo preparato a pranzo.
“Ma proprio in frigo devi mettere questa roba?”
Sherlock era seduto sul suo divano, una matita che scorreva veloce tra le dita e lo sguardo vacuo puntato fuori dalla finestra. E’ vero, mi era mancato Sherlock, ma di questo genere di cose avrei preferito farne a meno.

“Non mi distrarre John…”
La sua voce da baritono, uscì calda ed asciutta come sempre mentre mi ammoniva con noia.
“Non voglio distrarti, solo la prossima volta trova un altro posto dove nascondere questi… arti.”
Sherlock rise, e strappò un lieve sorriso anche a me. Erano passati due mesi, ma ancora non mi  abituavo del tutto a vederlo in casa.
“Mi ha chiamato Lestrade oggi..” Dissi, convinto che sarei riuscito ad attirare la sua attenzione.
E così fu, perché Sherlock si alzò e si trascinò a tavola, mascherava la paura in modo imperscrutabile e mi costrinse in un altro sorriso soffocato. Probabilmente aveva capito che cosa volevo dirgli e pensava fossi arrabbiato.
Inizialmente, quando Greg si lasciò sfuggire quel: “Quindi è già tornato” a telefono ebbi una reazione violenta, lo aggreidii perché compresi che lui lo sapeva, che Sherlock si era fidato di Greg più di quanto non avesse fatto con me.

Ma poi capii, dalle parole dell’ispettore, che in realtà anche questa volta, aveva agito nel mio interesse.
Moriarty non avrebbe mai creduto che John potesse bersi la storia del genio impostore, che creava casi al sol scopo di evitare la noia. Per questo aveva detto la verità a Greg, molto più credibile.
Eppure la consapevolezza di tanto tatto nei miei confronti non mi causava altro che irritazione, perché alla fine, quello che aveva sofferto di più ero stato io.

Sherlock mi fissava, il brodo riscaldato dinanzi a lui creava un movimento di vapore che distorceva il suo viso, ma non ne rovinava la bellezza, anzi la rese più astratta, interessante, come il quadro di un artista del rinascimento. E un viso come il suo, sarebbe stato desiderato Da tanti, a quel tempo.
Quando parlò distolsi lo sguardo, mi accorsi che la mia espressione doveva essergli apparsa dura, e severa, perché il viso di Sherlock era angustiato, come la prima volta che l’aveva rivisto.

“Quindi sai che lui sapeva…”
Disse semplicemente, ed io, semplicemente, annuii, appena infastidito da quell’atteggiamento tipico di lui.
“Era l’unico modo. Avevo bisogno di complici e lui e Molly…”
Inarcai le sopracciglia.
“Molly.??”
Sherlock non si mosse, rimase impassibile per qualche minuto, poi, quando vide che la mia bocca non si muoveva, continuò.
“Molly era l’unica che poteva dichiarare la veridicità del decesso. E Greg era indispensabile. Non ha mai creduto che io potessi essere un assassino. Quel giorno mi ha chiamato. Mi ha detto che qualcosa non andava, che tutti mi stavano incolpando e che dovevo scappare.” Sherlock rise.
“Povero Lestrade, sempre così preoccupato per me..”
“Continua…” Lo intimai. Ancora incredulo.
Sherlock tornò a guardarmi per qualche secondo prima di continuare il suo racconto.
“Presumo John, che sia inutile tenerti all’oscuro dei fatti, perché proprio non riesci ad ignorarne la macchinazione.”
Sorrisi prima di annuire, poi gli feci segno di andare avanti e lui sospirò, come se la verità fosse stata ovvia e che io ero un idiota, per non esserci arrivato prima.
“Quando arrivai alla conclusione che non c’era via d’uscita decisi che l’unico modo, l’unico modo per risolvere la situazione era fingere la mia morte. Chiamai Greg  e gli dissi che doveva organizzarla. Gli spiegai tutto quello che doveva fare…”
“Ma io ti ho visto Sher…” Ingurgitai al ricordo ancora fresco nella mia mente, di Sherlock che precipitava.
“Lo so. Ho dovuto lanciarmi, ma sapevo come cadere, cosa colpire per attutire la caduta, e poi potevo far sembrare le mie ferite più gravi di ciò che erano in realtà. Tu eri caduto a terra colpito da una bici, era calcolato anche quello, quel colpo ti stordì. Qualsiasi cosa passasse dinanzi ai tuoi occhi sarebbe stata astratta, modificata ed amplificata dalla scossa celebrale che avevi ricevuto. Ovviamente sarei potuto anche morire da quel lancio, però i miei calcoli sono stati corretti, e sono sopravvissuto.”
“Dove sono stato è tutto un dire, in molti posti, ma per la maggior parte del tempo nascosto in casa di Greg.”
Annuii. Passando una mano sulla fronte.
“ok… ok…”
Ingurgitai ancora, mi girava la testa e sentivo che stavo quasi per vomitare, il pensiero che fosse andato da Lestrade e non da me mi martellava il cervello, non capivo che cosa stessi provando ma non era nulla di piacevole. Mi dava fastidio, mi urtava il pensiero che avesse passato 9 mesi in casa di Lestrade. Poi considerata la sua noia, come avevano passato il tempo?
MI costrinsi ad arrestare il flusso di pensieri quando Sherlock parlò ancora.
“Sei a posto ora?” Chiese Sherlock, iniziando a mangiare in modo più spensierato come se si fosse finalmente liberato di un fardello pesante.
“Si…” Dissi.
“E.. che ti ha detto Lestrade? Solo quello?”
Sollevai lo sguardo verso Sherlock che non condivideva il mio, era appena imbarazzato, non afferrai totalmente che cos’altro avesse dovuto dirmi.
“Si, perché avrei dovuto sapere qualcos’altro?”
“No, assolutamente.”
Continuai a scrutare la figura del genio, che per la prima volta dopo molto tempo, sembrava imbarazzata. Troppo imbarazzata.
Finsi di ignorare la sua goffaggine, ma non avrei smesso di indagare. Il giorno dopo, sarei andato da Lestrade, e mi avrebbe detto tutto. Con le buone o con le cattive.






Note dell'autrice: Non sono poi tanto soddisfatta di questo capitolo u.u ma comunque sia spero di rimediare nel prossimo. 
Commentate cosa ne pensate ** <3
  
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