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Autore: selfisher    26/03/2013    20 recensioni
Faith ne era innamorata, parlava solo ed esclusivamente con lui, mangiava solo se lui la pregava di farlo, e dormiva solo se si ritrovava accoccolata nelle sue braccia.
Ma in fondo sapeva che non potesse nascere niente tra loro due, anche se si rifiutava di accettarlo.
Perché tra di loro non poteva nascere qualcosa? Semplice, perché Niall in realtà era soltanto frutto della sua immaginazione.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Questo scritto, ideato completamente dalla sottoscritta, non è stato assolutamente scritto a scopi di lucro. Le caretteristiche dei personaggi presenti in questa storia non sono legate ad atteggiamenti reali, in quanto errati. La storia presente scene al quanto esplicite, che potrebbero irritare. Per problemi contattare personalmente.






Aveva fatto l’alba scrivendo, nonostante la sua mano chiedesse pietà, ed i suoi occhi riposo, aveva continuato.
Erano giunte le otto.
L’ora del “ritrovo” tra psicopatici.
Tutti quelli del settore venivano mandati in questa camera bianca, tutta bianca, un’angoscia per i poveri occhi di Faith, e cercavano di far fare amicizia ai poverini rinchiusi li dentro.
Alcuni parlavano tra loro, chi urlava, e chi come lei stava ferma in un angolo ad aspettare che quell’ora e mezzo di strazio finisse.
Aveva salutato Niall ed era uscita, recandosi a passi piccoli ed insicuri verso la stanza.
Nel preciso instante in cui Faith era uscita da una porta, dall’altra era entrata la dottoressa Smith.
Voleva scusarsi per l’incontro avvenuto il giorno precedente, ma evidentemente aveva fatto tardi visto che la stanza era vuota.
Prese a vagare tra le quattro mura, era tutto bianco, le pareti, il  letto, i mobili, la scrivania, fu proprio quel tocco marrone ad attizzare gli occhi della Smith.
Era un’agenda.
Riposta sulla scrivania.
Incurante del fatto che se Faith fosse venuta a conoscenza che la dottoressa avesse letto il suo diario, il suo caso sarebbe stato buttato nella spazzatura, prese a leggere, le ultime pagine soprattutto.

Era bello quel desiderio.
Aveva i capelli biondi, bruciati leggermente alle punte, crespi a causa delle varie tinte.
Tirati perfettamente all’insù.
Sparati in aria, come tanti proiettili, ma nonostante il tutto terribilmente morbidi al tatto.
Era bello quel desiderio dagli occhi ghiaccio.
Una tavolozza di ogni tipo di blu si ritrovava in quegli occhi.
Azzurro intenso al di fuori della pupilla nera, un blu oltremare sfumato con un bianco spumeggiante, contornato dai bordi neri.
Quegli occhi limpidi, in cui si riusciva a leggere  ogni emozione.
Le insicurezze.
Il suo sorriso illuminava, grande e pieno, ma tremendamente insicuro.
I suoi denti perfetti, solo dopo un anno di apparecchio, sarebbero risaltati perfino nell’oscurità più cupa e buia.
Il suo fisico era asciutto.
Perfetto per la sua età, forse un po’ più basso.
Le gambe magre  e slanciate, le braccia, quasi sempre scoperte, mettendo in risalto il bicipite ben sviluppato nonostante la pancia piatta.
Le mani lunghe ed affusolate, la pelle candida, chiara, rosea appena durante l’estate.
Quella pelle imperfetta solo a causa di qualche punto nero o da qualche impurità dovuta allo sviluppo.
Era un desiderio perfetto Niall.
Estremamente perfetto.
-Faith”


Descriveva un ragazzo.
Biondo tinto.
Occhi azzurri.
Media statura.
Due anni più grande.
Le era familiare. Aveva già visto un ragazzo cosi.
A farla riscattare fu lo schizzo disegnato da Faith infondo alla pagina.
Quello era suo nipote: Niall James Horan.
 
 
 




«Niall!» Urlava la mamma.
Niall non sentiva, aveva l’udito occupato dallo scrosciare della doccia in cui stava appassendo, e dalla musica proveniente dal suo telefono.
«'Cause i'm falling to pieces.» Canticchiava la canzone del dj David Guetta, che a differenza sua era sparata a tutto volume nel bagno.
«Niall muoviti ad uscire, c’è zia Karen!» La voce della mamma adesso era arrivata alle orecchie di Niall, probabilmente perché per farsi sentire la povera donna aveva dovuto salire le scale e bussare fortemente alla porta.
«Due minuti ed esco!» Urlò.
«Adesso!»
Sbuffò Niall, uscendo dal box coprendosi con l’asciugamano.
Raramente la Zia Karen recava visite. Ovviamente non poteva scegliere momento migliore per presentarsi a distanza di mesi dall'ultima volta.
Tra tutte Zia Smith era sempre stata la sua preferita, forse per il fatto che non lo trattava ancora come un bambino, o probabilmente perché non era solita tirargli le guancie come invece facevano le altre.
Il suo lavoro però la teneva abbastanza occupata quindi la vedeva raramente: preferiva dei pazzi in cura invece del suo unico nipote.
Ancora gocciolante si recò in camera per vestirsi frettolosamente.
Un maglione ed un semplice pantalone della tuta.
Con ancora i capelli bagnati andò in cucina dove si trovava la zia.
«Karen, cosa ti porta tra gente psicologicamente stabile?» Sempre con la sua solita aria sprezzante aveva salutato.
Perché Niall era cosi: uno stronzo.
Non era dolce, gentile, tenero come all’apparenza mostrava.
Capitano della squadra di basket, pallavolo, tennis, nuoto e calcio, il più bello ed acclamato della scuola, il figo della situazione, insieme ad i suoi amici.
I rapporti con il sesso opposto non potevano andare meglio per lui. L’aria dolce, da bravo, dolce ed innocente verginello faceva cascare tutte ai suoi piedi, come foglie secche ad autunno.
Forse l’unica cosa di cui si sarebbe lamentato era il suo corpo, non gli piaceva, troppo semplice, a differenza degli altri componenti del suoi gruppetto, troppo pallido, ma sempre tremendamente affascinante agli occhi della gente.
«Non posso venire a trovare mio nipote?» chiese retoricamente Karen Smith alzandosi dalla sedia avvicinandosi al biondo per dargli un bacio sulla guancia.
«Sappiamo entrambi che non è per questo che sei qui. - Alzò le spalle il biondo- I tuoi pazzi?» Chiese avvicinandosi al frigorifero estraendo un cartone di latte.
«Proprio di questo volevo parlarti.» Sbuffò la donna.
Niall sussurrò un "Bingo", staccando subito le labbra dal cartone dal quale, senza neanche il bicchiere, stava bevendo.
«Dimmi tutto.» Si sedette.
«Sono due anni che ho in cura questa giovane. Mi sembra di avertene parlato. Non ha contatti con il mondo. Non parla, non mangia, a stento sembra che respiri.»
«Zia. Non mi importa della vita dei tuoi "pazienti"» Borbottò il biondo roteando gli occhi.
Karen gli lanciò un occhiata di fuoco.
«Dicevo -Ripetè la zia- Non fa niente con nessuno, eccetto con il suo migliore amico, di cui è anche innamorata.»
Niall roteò ancora gli occhi ormai già stufo della vita di questa psicopatica, probabilmente racchia e senza capelli.
«Ripeto. Non mi importa.»
«Deve importarti, perché adesso viene la tua scena…» Si raddrizzò sulla sedia guardando con i suoi occhi scuri quelli chiari del ragazzo, solo adesso, notandolo erano proprio come li aveva descritti Faith, limpidi, puliti.
Si risveglio dal suo stato di trans riprendendo a parlare.
«Questo suo ‘amore’ è immaginario -Alla faccia interdetta del ragazzo spiegò - Non esiste, è tutto frutto della sua immaginazione, questo ‘Niall’ che ha inventato lei, si chiama anche come te, è finto».
Niall si passò una mano tra i capelli ancora umidi.
«Ed io che centro?- Si leccò il labbro- Se questa psicopatica ha…» Arrestò le parole allo sguardo contrariato della zia.
«Che dovrei fare?»
«Sei un bravo attore? - Niall si limitò ad annuire- Ecco, dovrai semplicemente fare finta di essere un altro ragazzo problematico…» Venne interrotta ancora.
«Ragazzo problematico? E cosi si chiama uno psicopatico ora?» Il ghigno perfido che si era appena dipinto sulla sua faccia non era per niente abbinato al suo dolce viso d’angelo.
«Zitto Niall.» Vide il ragazzo frugare il un cassetto vicino alla sedia su cui era seduto, estraendo un pacchetto di sigarette.
La zia fece una smorfia continuando.
«Fingerai, verrai a vivere all’ istituto, diventerai amico di Faith,  farai in modo che lei torni a parlare, mi farai superare il caso e ricevere i soldi.»
Aspirò un profondo tiro dalla Marlboro Niall.
«Ti rendi conto che è irrazionale che lei si sia immaginata me, come amico immaginario, vero? -La guardò con aria di sufficiente. Eppure sei tu la dottoressa tra noi due.» La derise.
«So che può sembrare impossibile, credici, eppure è cosi, Niall, il suo amore immaginario sei tu!»
«Sarà qualche descrizione che mi somiglia, zia.» Roteò gli occhi cercando di far ritornare la zia nel mondo reale: come poteva questa ragazza essersi immaginato proprio lui?
Ci sarà sempre qualche aspetto, sia caratteriale che fisico, che non riporterà alla descrizione, e saremo fottuti, la ragazza se ne accorgesse.
«Porca puttana, Niall. Sei tu!»
«Karen?! E queste paroline da dove spuntano?»
Si, era totalmente diverso dal Niall di Faith caratterialmente, ma era un artista, e con un buon compromesso, sarebbe potuto diventare persino Barak Obama.
«Non sto dicendo che tu debba essere il suo Niall, semplicemente sarai un ospite, un altro mio paziente, ed ovviamente, sarà più spronata a parlare con te, che con me.- Spiegò meglio la situazione- Sempre che  ti comporta in modo tale da farla parlare.».
Detto cosi aveva tutto un altro senso, avrebbe dovuto interpretare semplicemente lo psicopatico amicone, niente di troppo complicato per i suoi standard.
«Cosa ci guadagno?» Sembrava molto un incontro clandestino con qualche mafioso. Ed ovviamente, non poteva certo svolgere un lavoro del genere senza ottenere qualcosa.
«Suoni ancora, vero?» Niall annuì di nuovo.
«Ma non vedo a cosa possa servire …» Spense la rimanente sigaretta in una bicchierino sul tavolo.
Karen Smith sorrise perfida: doveva risolvere il caso,a tutti i costi, non tanto per i soldi, ne per soddisfazione personale, più che altro … per Faith.
«Perfetto, che ne dici di una bella Gibson*, nuovo modello?»
Per poco non si strozzò con il fumo che stava appena aspirando dalla nuova sigaretta che si  era acceso.
Si parla di una chitarra da 30000 sterline (25000 euro circa), come poteva non accettare quando gli stavano servendo su un piatto d’argento il sogno di tutta una vita?
Si fermò a riflettere un attimo.
Accettando avrebbe avuto una Gibson.
Accettando avrebbe dovuto lasciare tutti i suoi amici.
Accettando avrebbe dovuto lasciare le ragazze, di conseguenza il sesso.
Accettando sarebbe stato a contatto ventiquattro ore su ventiquattro con degli psicopatici malati.
Accettando avrebbe dovuto rinunciare al fumo.
Accettando avrebbe avuto la sua Gibson però.
«Ci sto.- Il viso della dottoressa si aprì in un grandissimo sorriso.- Ad una condizione.» Continuò il biondo facendo ritornare serio il viso della mora.
«Solo per un mese, pagherai tu qualsiasi tipo di spesa, e i danni che probabilmente mi causeranno i psicopatici li dentro…» Era sempre lui che dettava le regole, che fosse sua zia o meno.
«Perfetto, ma ricorda, la Gibson la riceverai solo ed esclusivamente se riuscirai a concludere il caso.»
«Ci riuscirò.» Ribatte beffardo.
«Perfetto. Beh, nipotino, domani alle otto all’istituto, chiedi di me all’ingresso.»
Avrebbe fatto il pazzo incatenato? per una Gibson questo ed altro.

 


capitolo revisionato.
01/05/2014
20:27
  
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