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Autore: 9Pepe4    26/03/2013    9 recensioni
Dopo la battaglia di Naboo, Obi-Wan accorcia i capelli di Anakin nel taglio degli allievi Padawan.
Lui era grato ad Obi-Wan, gli era grato con tutte le sue forze, perché il giovane gli aveva detto che lo avrebbe addestrato… Allo stesso tempo, però, si struggeva nello sforzo di comprenderlo.
Insomma, Qui-Gon era appena morto…
Anakin pensava che Obi-Wan avrebbe dovuto sembrare… be’, un po’ più disperato.
In fondo, l’uomo era stato il suo Maestro. In fondo, il giovane lo aveva visto uccidere davanti ai propri occhi.
Com’era possibile che mantenesse tutto quel contegno?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Obi-Wan Kenobi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Taglio di capelli

I’m falling apart, I’m barely breathing
With a broken heart that’s still beating
In the pain, there is healing
In your name, I find meaning
So I’m holdin’ on, I’m holdin’ on, I’m holdin’ on
I’m barely holdin’ on to you

Anakin era nervoso.
Seduto a gambe incrociate, fissava dritto davanti a sé, verso le ampie finestre che illuminavano la stanza.
Il modo in cui i raggi di sole si riflettevano sul pavimento era straordinario. E non perché creava strani giochi di luce sul disegno geometrico delle mattonelle, ma perché lo aiutava a distrarsi dagli ultimi avvenimenti.
Il ragazzino si morse il labbro inferiore.
Con la coda dell’occhio, vedeva il rasoio che Obi-Wan, inginocchiato dietro di lui, teneva in mano, e si chiese perché il giovane Jedi indugiasse tanto a lungo.
Gli aveva detto che i suoi capelli dovevano essere tagliati, così da simboleggiare il suo nuovo rango di Padawan.
Allora perché non iniziava la tosatura?
Anakin sentì un’ansia improvvisa. La notte prima – la notte più lunga di tutta la sua vita – Obi-Wan gli aveva promesso che sarebbe diventato un Jedi.
Che adesso avesse cambiato idea?
Era così difficile capire cosa gli passava per la testa…
Incapace di sopportare oltre quel silenzio, Anakin fece per dire qualcosa.
Proprio in quel momento, però, Obi-Wan si mosse. E il ragazzino, contro tutte le sue aspettative, sentì che il giovane gli passava una mano tra i capelli biondi e scompigliati.
Fu un contatto lieve, colmo di attenzione.
Anakin si immobilizzò, preso totalmente alla sprovvista.
Poi un leggero sospiro uscì dalle labbra di Obi-Wan, e il giovane Jedi raddrizzò appena la schiena.
«Ci siamo» lo sentì mormorare Anakin.
Il rasoio venne acceso, e il ragazzino rimase interdetto nell’udire il suono emesso dall’apparecchio. Era uno zzzzzzz piuttosto sommesso, ma costante al punto da risultare martellante.
Obi-Wan fu così delicato che Anakin si accorse che la tosatura era iniziata solo quando vide alcuni ciuffi biondi cadere sul pavimento.
Si mosse appena.
«Fermo, Anakin» lo ammonì però la voce di Obi-Wan.
Il bambino si bloccò immediatamente. Non aveva mai visto un rasoio del genere, a Tatooine, e niente gli garantiva che non potesse tagliargli il collo.
Mentre altre ciocche cadevano a terra, Anakin fu assalito da una nostalgia tremenda.
Ripensò a quando sua madre gli tagliava i capelli. Glieli spuntava appena, utilizzando un paio di forbici… E mentre lavorava, rideva e scherzava con lui, perché sapeva che l’inattività lo stancava in fretta.
Obi-Wan, invece, non diceva nulla, limitandosi ad eseguire con precisione il proprio lavoro.
Anakin sbirciò il giovane con la coda dell’occhio.
Il suo volto era del tutto calmo, e non tradiva la minima emozione.
A dirla tutta, quell’impassibilità faceva sentire Anakin a disagio.
Lui era grato ad Obi-Wan, gli era grato con tutte le sue forze, perché il giovane gli aveva detto che lo avrebbe addestrato… Allo stesso tempo, però, si struggeva nello sforzo di comprenderlo.
Con tutta la sua buona volontà, infatti, non riusciva proprio a capire cosa si celasse dietro a quella maschera di calma.
Insomma, Qui-Gon era appena morto…
Anakin pensava che Obi-Wan avrebbe dovuto sembrare… be’, un po’ più disperato.
In fondo, l’uomo era stato il suo Maestro. In fondo, il giovane lo aveva visto uccidere davanti ai propri occhi.
Com’era possibile che mantenesse tutto quel contegno?
Anakin aggrottò la fronte, mentre il ronzio del rasoio scendeva a grattargli il retro del collo.
Ripensò alla sera prima… Alla cremazione di Qui-Gon.
Quando Obi-Wan si era girato verso di lui, Anakin aveva scorto nei suoi occhi una tristezza inesprimibile…
Ora, si chiese se per caso si era ingannato.
Forse era stato solo il riflesso delle fiamme…
Per qualche motivo, quel pensiero fu durissimo da mandar giù. Così tanto da fargli mancare il fiato, e quando il suono regolare del rasoio si interruppe lui non se ne rese nemmeno conto.
Poi le dita fresche di Obi-Wan gli sfiorarono l’orecchio destro, e il bambino sussultò.
«Ecco» disse sommessamente il giovane, raccogliendo un ciuffo che aveva lasciato più lungo, «questo servirà per la tua treccia…»
Anakin si scoprì incapace di rispondere, o anche solo di girarsi a guardare il Jedi.
Ci fu un momento di silenzio, poi la voce di Obi-Wan lo chiamò: «Anakin?»
Era una sua impressione, o il giovane sembrava preoccupato?
Anakin serrò le labbra più che poteva, cercando di non lasciarsi sfuggire un suono. Chiuse gli occhi, strizzandoli forte, e chinò la testa.
Dopo un istante, la mano di Obi-Wan si posò sulla sua guancia, costringendolo ad alzare il volto.
«Anakin?»
Tremante, il bambino aprì gli occhi.
Adesso, Obi-Wan era davanti a lui, accovacciato in modo da essere alla sua altezza, e i suoi occhi erano colmi di apprensione.
Aveva visto le lacrime, capì Anakin.
Lui le sentiva, fresche e bagnate sulle proprie guance brucianti.
«Anakin? Che succede?»
Il ragazzino non poté fare a meno di notare che Obi-Wan sembrava non sapere come comportarsi… Allo stesso tempo, però, il corpo del giovane era appena teso in avanti, verso il bambino.
«Io…» Con somma vergogna, Anakin non riuscì a trattenere un singulto.
Abbassò lo sguardo, fissandolo sulla vita del Jedi di fronte a lui, sulla spada laser agganciata alla sua cintura.
Fu un errore: gli riportò alla mente un’altra spada laser, un altro guardiano della pace…
Continuando a piangere, con mugolii bassi e stentati, si coprì la faccia con le mani.
«Anakin» ripeté Obi-Wan, e il ragazzino sentì che si avvicinava appena.
«Io…» articolò, tra le proprie dita. «Qui-Gon… mi manca…»
Forse fu una sua impressione, ma gli sembrò che Obi-Wan smettesse per un istante di respirare.
Piano, il ragazzino osò dischiudere le dita.
Obi-Wan era immobile davanti a lui, e lo guardava senza dire una parola.
Il suo volto, però, non era più una maschera di impassibilità… Era un volto raggelato, il volto di chi ha ricevuto un pugno nello stomaco, così forte da fargli mancare il fiato.
E in un attimo, divenne il volto di chi soffre.
In un certo senso sollevato nel riconoscere qualcosa che poteva capire, Anakin agì senza pensare. Si tolse le mani dalla faccia e si slanciò in avanti, aggrappandosi ad Obi-Wan con tutte le sue forze.
Il giovane si irrigidì a quel contatto, ma il bambino non vi badò.
Affondò la faccia nella tunica di Obi-Wan, scoprendola più calda di quanto avrebbe creduto. Sotto la stoffa e la pelle, sentiva il battito del cuore del giovane.
Dopo un istante, Obi-Wan lo strinse nel più saldo degli abbracci, reclinando il viso verso la spalla del bambino.
Un brusco singhiozzo sfuggì dalle labbra di Anakin, e lui rannicchiò con più forza contro Obi-Wan, chiudendo le dita sui vestiti del Jedi.
«Mi manca…» boccheggiò. «Mi manca…»
Le parole gli uscirono così stentate da fargli credere che Obi-Wan non le avesse sentite.
La stretta del giovane, però, si rafforzò.
«Lo so» lo sentì dire Anakin, in tono smorzato. «Lo so».
Il bambino spinse la faccia contro la spalla del giovane, tremando irrefrenabilmente.
E in quel momento, gli parve che qualcosa, in Obi-Wan, si spezzasse.
«Manca anche a me» disse il giovane, con voce malferma, e Anakin sentì il suo respiro accanto al proprio orecchio.
Poi ci fu un suono, e il bambino ne fu così sorpreso che smise di piangere.
Un singhiozzo, capì, dopo il primo moto di stupore. Era un singhiozzo, e non era uscito dalla sua bocca.
Ma da quella di Obi-Wan.
Con qualche sforzo, Anakin riuscì a riemergere dall’abbraccio.
Adesso era Obi-Wan che teneva nascosto il proprio volto, premendolo contro la spalla sinistra del ragazzino. Il suo corpo, però, era teso in maniera inequivocabile.
Anakin provò un mare di emozioni tutte insieme. Sollievo, perché Obi-Wan condivideva la sua pena. Sbalordimento, perché non si sarebbe mai aspettato di vederlo piangere.
E dispiacere… Un dispiacere immenso, perché una parte di lui sentì che, per quanto Qui-Gon gli potesse mancare, non gli sarebbe mai mancato nemmeno un quarto di quanto mancava ad Obi-Wan.
Per un attimo, il ragazzino restò immobile, senza sapere cosa fare.
Poi iniziò a muovere la mano contro la schiena del giovane, imitando le carezze che sua madre gli aveva elargito tanto spesso.
Gli parve passasse un secolo, prima che Obi-Wan smettesse di piangere.
Alla fine, comunque, il giovane sollevò il viso dalla spalla del bambino e si tirò indietro.
La mano di Anakin si fermò, e il ragazzino guardò il volto del giovane Jedi. Sulle sue guance, riuscì a scorgere le tracce di alcune lacrime.
Obi-Wan incrociò il suo sguardo e cercò di sorridere. Non gli venne molto bene.
«Scusami» gli disse, con espressione tirata.
Anakin scosse la testa, sentendosi un po’ impacciato. «Non fa niente».
Mentre lo diceva, si accorse di essere sincero. Vedere Obi-Wan abbandonarsi così al dolore lo aveva scosso, ma lo aveva anche fatto sentire meno solo.
Il neo-investito Cavaliere scosse il capo. «Io… Avrei dovuto rassicurarti, non…» Fece un sorriso storto e non aggiunse altro.
«Be’» azzardò Anakin, «si vede che ne avevi bisogno».
Obi-Wan si mosse appena, e il ragazzino notò che erano ancora incastrati in un mezzo abbraccio.
Gli sembrò che il Jedi fosse sul punto di lasciarlo andare, e quell’idea non gli piacque affatto, così strinse con forza le mani sul retro della tunica di Obi-Wan.
Quest’ultimo gli rivolse un’occhiata un po’ indagatrice, ma non disse nulla e non si sottrasse.
Anakin esitò. «È normale che tu sia triste» osò dire. «Tu… gli volevi bene».
Era un’affermazione, ma richiedeva comunque una risposta.
Obi-Wan lo guardò intensamente. Sulle sue guance, le tracce delle lacrime si erano seccate, ma sembravano rilucere appena.
Alla fine, annuì con lentezza, e una smorfia di dolore si fece largo sul suo volto impassibile.
«Gli volevo più che bene» replicò, piano. «Lui era… era…»
Anakin assunse un’aria seria, comprendendo ciò che il Jedi non riusciva ad esprimere. «Era la persona più importante, per te» asserì, semplicemente.
Obi-Wan non disse nulla, ma Anakin vide la conferma nei suoi occhi.
«Lo conoscevi da tanto tempo?» domandò il bambino.
«Da più di metà della mia vita» replicò il giovane, e le sue labbra si contrassero dolorosamente.
Anakin si morse il labbro. A lui Qui-Gon mancava tantissimo, e lo aveva conosciuto solo qualche tempo prima. Alla luce di quella nuova informazione, non sapeva proprio come dovesse sentirsi Obi-Wan…
«Era…» Si schiarì la voce. «Era come un padre, per te?»
Obi-Wan fece un sorriso storto, troppo simile a una smorfia di sofferenza. «Era più di questo… Vedi, Anakin, tra un Maestro e il suo Padawan si forma un legame. Un legame profondo, che li rende capaci di percepire l’uno le emozioni dell’altro…» Deglutì rumorosamente, e i suoi occhi si persero nel vuoto. «Quando questo legame si spezza, è come ritrovarsi con una parte di anima in meno».
Anakin rabbrividì appena. Non poté non notare che Obi-Wan gli aveva spiegato come si sentiva parlando in modo astratto, come se si riferisse ad una situazione generica, e non alla propria.
E gli suonò come un tentativo disperato di allontanarsi dal proprio dolore, di non farsene sopraffare.
«Saresti stato fortunato ad averlo come Maestro» aggiunse il giovane Cavaliere Jedi.
In qualche modo, riuscì a districare una mano dal loro abbraccio, e sfiorò cautamente i capelli corti e pungenti del ragazzino.
Anakin non seppe cosa rispondere. Sì, anche lui credeva che avere Qui-Gon come Maestro sarebbe stato fantastico, ma non gli sembrava il caso di dirlo in quel momento.
«Spero che sarò in grado di guidarti come avrebbe saputo fare lui…» aggiunse Obi-Wan.
Anakin si allarmò nel sentire tremare la sua voce. Non so cosa fare, sembrava dire quel tremito. Non so da che parte cominciare.
«Qui-Gon ha detto che eri pronto» disse il bambino, d’impulso.
Obi-Wan lo fissò, stupito, poi il suo sguardo si fece distante. «Ha detto che ero pronto per essere un Cavaliere, non per essere un Maestro».
Il ragazzino si mordicchiò il labbro. Quella frase lo faceva sentire un po’ in colpa, anche se non aveva fatto niente. «Ma ha detto che eri pronto» insistette, dal momento che gli sembrava la sua migliore argomentazione.
Obi-Wan corrugò appena la fronte, ma alla fine parve arrendersi. «Già» mormorò. «Ha detto così…»
Anakin si aggrappò al Jedi con più forza. Sentiva freddo al collo. «E non ti fidi di lui?»
Obi-Wan fece uno strano, lento sorriso. «Forse non mi fido di me».
Il ragazzino non capì il senso di quella frase, e si agitò appena.
Contro il proprio petto, sentiva il battito del cuore di Obi-Wan. Lento, doloroso…
Anakin cercò qualcosa da dire, ma non sapeva come fare per consolarlo.
«E adesso?» domandò alla fine, quasi timoroso. «Cosa succede?»
Obi-Wan trasse un respiro. Quando parlò, il suo tono era calmo, controllato. «Adesso ti farò la treccia. Poi ti verranno portati gli abiti tradizionali dei Jedi. Ci sarà una celebrazione per la vittoria, e immagino che dovremo partecipare…»
Le dita di Anakin affondarono nella stoffa. «E dopo?»
Anche il suo cuore aveva iniziato a martellare.
Il viso di Obi-Wan, però, parve rilassarsi appena. «Dopo, torneremo a Coruscant, e a quel punto inizieremo l’addestramento».
Anakin avvertì un’ondata di sollievo. «Allora… Allora sarai il mio Maestro… per davvero?»
Obi-Wan sembrò preso alla sprovvista da quella domanda.
Fissò intensamente il volto del bambino, e dopo qualche istante il suo corpo si rilassò lentamente.
Solo allora, Anakin si rese conto di quanto fosse stato teso.
«Certo» rispose Obi-Wan, con voce ferma. «Ti ho fatto una promessa, Anakin, e la manterrò».
Il ragazzino annuì. «Grazie» sussurrò.
Senza dire nulla, il Jedi gli mise una mano dietro la nuca e lo trasse a sé, abbracciandolo con forza rinnovata.




















Note:
I miei complimenti (e la mia gratitudine) a chi è riuscito ad arrivare sin qui.
Spero di aver trattato questi due personaggi in modo almeno decente… E che questa one-shot vi sia piaciuta…
La canzone citata in alto, comunque, è “Broken” dei Lifehouse.
  
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