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Autore: Audrey L    26/03/2013    0 recensioni
"Poco più in là, poco più sotto, Scorpius Malfoy era in piedi davanti alla grande vetrata della sua stanza. Una mano passava veloce ed agitata tra i folti capelli biondi mentre lo sguardo era perso nel vuoto, oltre la foresta proibita, oltre i confini di Hogwarts. Nell’altra mano, chiusa a pugno, era accartocciata una lettera bianca, che da poco gli era stata porta dalla sua civetta, Cleo. Un groviglio di emozioni lottava dentro di lui mentre la sua mente cercava di evitare che questo prendesse il sopravvento e rompesse quel già precario silenzio della stanza. No, non era decisamente così che aveva sperato di iniziare il suo settimo anno scolastico."
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Hugo Weasley, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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    “So tell me when you’re gonna let me in
    I’m getting tired and I need somewhere to begin”
Keane-Somewhere Only We Know

 




“Santo. Merlino.” Esclamò Faylinn.

“PORCA PALETTA” continuò Lily.

“Cazzo” concluse Emily.

“Ok ragazze, non disperiamoci. Non c’è alcun motivo per doversi agitare. Infondo abbiamo quattro minuti buoni per lavarci, vestirci, pettinarci, raggiungere la Sala Grande e fare colazione. Non serve farne un dramma” annunciò pacata Emily scendendo dal letto.

“Em sei sempre tu! SEMPRE TU! La prossima volta la sveglia la programmo io così magari suona” disse Lily scendendo dal letto e fiondandosi in bagno, onde evitare che a una delle altre due venisse la brillante idea di fregarle il posto.
Iniziamo bene pensò chiudendosi la porta alle spalle.

“Beh non ne sarei tanto sicura” emise il mucchio di coperte sotto il quale giaceva Faylinn Jenkins.

“Come siamo nervosetti ‘sta mattina” borbottò fra se e se Emily mentre iniziava a cambiarsi.

“E’ Lily Potter, se non brontola non è contenta…”le disse l’amica in coma-post-sveglia.

“Ti ho sentita!” urlò Lily da dentro il bagno. Nonostante facesse fatica ad ammetterlo ed avesse un atteggiamento scocciato Lily era estremamente divertita dalle dinamiche della stanza numero 14 del dormitorio femminile. E poi, lo sapeva tutta Hogwarts, non c’era probabilmente nessuno più distratto di Lily Luna Potter nell’intero Mondo Magico. Anche se Emily Jane Carter ci andava davvero vicino.

Ed era forse per questo che l’abbinata Potter-Carter aveva sempre divertito tutti quanti. Non si poteva dire di certo che fossero le più sexy della scuola, nonostante fossero entrambe molto carine, e non si poteva neanche ammettere che i loro modi di fare fossero aggraziati e provocanti come quelli del famoso gruppo di oche del Tassorosso. No, non erano niente di tutto ciò. Però erano spontanee e loro stesse, e per questo non facevano fatica a risultare simpatiche.
Fay invece era molto diversa: se non la si conosceva bene si poteva considerare niente di più che una fredda calcolatrice, ma in fondo in fondo era semplicemente testarda e sicura di se. Insomma, la mente razionale di quel trio, altrimenti costantemente per aria.

Dopo dieci minuti varcarono la soglia della Sala Grande. Ovviamente tutti avevano già preso posto. Scorsero nella lunga tavolata rossa e oro un ragazzo coi capelli scuri e due fari azzurri che si sbracciava in loro direzione. Archer pensò Lily con un sorriso, mentre si dirigeva veloce verso l’amico seguita a ruota dalle altre due. Il giovanotto l’abbracciò non appena arrivò vicino: un’intera estate senza vedersi era stata quasi una catastrofe.

Archer era nato da Babbani che non odiavano la magia, ma che lo obbligavano, insieme al suo gemello, a passare almeno le festività in loro compagnia. Lui e Lily erano molto legati. Si erano trovati fin dal primo anno quando lui, un timido ragazzino con i capelli dritti e l’apparecchio si era seduto vicino a lei e Hugo  nella Sala Grande, attratto da tutte quelle lentiggini. Non sapeva che di lì a poco il cappello parlante li avrebbe nominati compagni di Casa e che quei posti nei quali erano seduti durante quella fredda serata di settembre li avrebbero occupati per altri sei lunghi anni. Non immaginava neanche che per quella bambina mingherlina con le trecce e gli occhi enormi sarebbe diventato una spalla su cui piangere, una mano a cui aggrapparsi, una risata o un sorriso curativi e, perché no, un cervello durante le verifiche di Pozioni.
 
“Vi abbiamo tenuto il posto” disse Hugo seduto affianco ad Archer e Kyne.
Emily guardò Archer e non potè evitare di provare una fitta di dolore.

“Hugo che hai fatto ai capelli quest’estate? Ti sei dimenticato di pettinarli?” chiese Fay.

“Perché? Non sono sexy?” rispose toccandosi la chioma ribelle.

“Mmm dipende dai punti di vista…”

“A me piaci molto così” intervenne Lily.

“Davvero?”

“No” rispose scherzando.
Hugo era sempre stato il bersaglio preferito per qualsiasi genere di cattiveria potesse essere espressa. Non tanto perché fosse particolarmente antipatico o odioso, anzi, era l’amico più leale che si potesse desiderare, simpatico e spiritoso, ma era tra le poche persone all’interno del castello che non avesse il benchè minimo filtro quando parlava. Perciò tutti si sentivano liberi di esprimergli qualsiasi genere di parere, positivo o negativo che fosse.

“Ciao ragazzi” Matthew Wilkinson era appena apparso dietro le spalle del gemello. Biondo, occhi scuri, robusto: in poche parole il contrario di Archer . Quei due erano semplicemente come il giorno e la notte, il sole e la luna, la cioccolata calda e la panna. Vicini mostravano il perfetto equilibrio degli opposti, che la fauna femminile di Hogwarts non faceva che ammirare. Quando si avvicinò al tavolo, Emily abbassò automaticamente lo sguardo, diventata d’un tratto seria.

“Ehi Matt, come stai?” domandò Hugo.

“Tutto tranquillo, si ricomincia… Beh ci si vede in giro allora” li salutò e si girò, diretto al tavolo della sua Casa, i Corvonero.

Si ricomincia,pensò Emily cercando di convincersi di quella frase.

“Eddai Em, piantala di tenergli il muso…” irruppe Hugo dopo una pausa di imbarazzante silenzio.

“Eh?” chiese strabuzzando gli occhi.

“Hai sentito.”

“Non trovate anche voi che oggi sia piuttosto caldo?” chiese Lily cercando di sviare la conversazione.

Piantala di tenergli il muso? Che, mi prendi per il culo?” continuò Emily ignorando i pessimi tentativi di Lily.

“Dico solo che è passato un mese, potresti anche guardare oltre” continuò versandosi un bicchiere di succo di zucca.

“Lo stai sul serio difendendo? Sta accadendo davvero?” i decibel della sua voce si erano alzati notevolmente mentre i suoi occhi iniziarono a guardarsi intorno increduli.

“Qualcuno vuole della marmellata?” intervenne ancora Lily che non si dava per vinta.

“No Em, non lo sto difendendo. Però credo che sia il caso che tu te ne faccia una ragione ormai”

“FARMENE UNA RAGIONE?! Dopo quello che ha fatto?! La ragione non c’entra un tubo! Ah già ma tu forse questo non lo sai… infondo non sono di certo questioni di cui si possa discutere con te, o hai forse trovato le palle e con quelle anche una ragazza? Spero di no… chissà quanto ci rimarrebbe male la tua mano destra, senza più niente da fare” concluse con gli occhi ridotti a fessure, mentre Lily e Fay si scambiavano un’ occhiata imbarazzata, non tanto per il genere d’uscita dell’amica non proprio adatta ad una serafica colazione nella Sala Grande al quale ormai erano abituate, ma per i decibel sopra la norma con cui era stata formulata.

“Almeno lei non mi tradisce” rispose pacato Hugo, con un sorriso sulle labbra. Passarono una manciata di secondi durante i quali tutti si aspettavano che Emily gli saltasse addosso con l’intento di strozzarlo. Fortunatamente non accadde.

“Vaffanculo Hugo” Emily si alzò di scatto e si diresse a passo veloce fuori dalla stanza.

“Abbi un po’ di tatto Cristo Santo!” intervenne Kyne.

“Che c’è? È la verità… e lo sapete anche voi” rispose.

“Ah taci Hugo, che è meglio. Vado io”
Fay si alzò fulminando Hugo con lo sguardo. Lily guardò la sua colazione convinta che quella che era stata una giornata partita male non stesse solo che peggiorando.
                                                                                  



                                                                                          *******  



‘La morte/ si sconta/ vivendo’ aveva scritto un Babbano di cui Lily non ricordava il nome. Non aveva mai pienamente compreso il senso di quelle parole, fino a quando O’Sullivan non iniziò la lezione di Storia della Magia. Niente, niente era più noioso di quelle lezioni. Se non forse quelle lezioni con affianco Lizzy Cohen, il bersaglio di molti ragazzi  del castello impazienti che ad Hogwarts si organizzasse una festa per vederla ballare ubriaca, con un vestitino striminzito che le lasciava mezze chiappe al vento. E beh, se poi erano fortunati riuscivano anche a portarsele a letto, quelle chiappe. Perciò quando Lily entrò nell’aula di Storia della Magia cinque minuti in ritardo e trovò come unico posto libero quello affianco a Lizzy, non si può dire che fece i salti di gioia.
Non era passata neanche mezz’ora che Lily decise di concedersi da quel frenetico prendere appunti due minuti di pausa e pensare ai fatti suoi. Solo due minuti, poi torno a seguire si era ripromessa. Prese a guardarsi intorno: Kyne e Hugo erano a Pozioni, mentre una Em furibonda e Fay erano andate a Divinazione, pur di stare il più distanti possibili da Hugo. Archer invece era seduto qualche fila più indietro, che scherzavacon Amelie Brown sull’improbabile abbinamento del maglione con il mantello del professore. Guardò Lizzy affianco a lei e si accorse che aveva l’aria insofferente e il viso pallido.

“Ti senti bene?” le domandò sottovoce. Non era di certo interessata ai patemi d’animo della bionda, che tra l’altro era una Tassorosso, ma non voleva rischiare che le vomitasse vicino, se non addirittura addosso.

“In realtà per niente” rispose con la sua vocina lagnosa.

“Potter, vuole anche dei pasticcini o posso andare avanti con la lezione?” proruppe il professor O’Sullivan.

“E’ colpa mia, ho una forte nausea” intervenne Lizzy, per non perdere l’occasione di porsi al centro dell’attenzione.

“Oh giusto cielo che cera! Per carità va’ in infermeria… chi la accompagna? Potter vai tu?” E chi sennò!

Lily alzò gli occhi al cielo mentre seguiva Lizzy fuori dalla classe. Ora avrebbe anche dovuto recuperare gli appunti di quella lezione. Si pentì amaramente di non aver seguito le altre due a Divinazione, nonostante non gli importasse molto quella materia. Mentre percorrevano i corridoi del secondo piano, Lily pensò di rompere l’imbarazzante silenzio che si era venuto a creare.

“Di solito bisognerebbe non pensarci… In certi casi il mal di stomaco è psicologico” disse tentando un sorriso.

“E a cosa dovrei pensare?” chiese l’altra. Ma che domanda è? Ti devo dire anche questo? Lily non vedeva l’ora di abbandonarla in infermeria.

“Credo qualcosa che ti piace o una canzone… Hai qualche cantante preferito?”

“Mmm si, adoro gli M&Ms”

Ma questa è fuori con le cartoline.

“No, intendo cantanti… non cibo, no non credo che pensare a quello aiuterebbe”

“Oddio Potter non dirmi che non conosci i Magic and Music’s Group” chiese sconvolta Lizzy. Magic and Music’s Group. M&M’s. Em ne parlava sempre. Lily si sentì per un attimo più stupida di Lizzy, il che fu una sensazione orribile.

“Ecco, allora pensa ad una loro canzone” … e non fare altre domande, per amore di Merlino e di Morgana.

“Non sono tipo strafichi?” Lily si pentì di non aver concluso la frase ad alta voce. Ignorò la domanda sviando il discorso.

“In teoria siamo quasi arrivati, ecco l’infermeria dovrebbe essere dopo le scale a destra” mentre Lily parlava Lizzy si era fermata, aveva portato una mano alla bocca ed era corsa verso il bagno del secondo piano. Lily procedette più in fretta verso l’infermeria per avvisare la signora Tyller, l’infermiera. Una volta informata, questa le disse di precederla mentre prendeva dei farmaci che la avrebbero potuta aiutare a riprendersi. Allora Lily corse in bagno, per controllare come stava Lizzy. Poteva questo tanto atteso sesto anno iniziare peggio? pensò, quando sentì da uno scompartimento qualcuno che respirava a fatica, come se non riuscisse a respirare o fosse in preda ad un attacco d’asma.

Una qualità di Lily tanto invidiatale da Fay e Em era riuscire a mantenere la calma anche in situazioni durante le quali l’iperventilazione era forse la cosa più auspicabile. Avendo poi una madre, padre e zii che facevano un lavoro che metteva a rischio le loro vite e un fratello patito del Quiddich le era capitato più volte di trovarsi al San Mungo a pregare che non fosse successo nulla di grave. Lei non si agitava anzi, diventava quasi più lucida di come stesse normalmente. Sfortunatamente però, tutta l’ansia di quei momenti le si riversava addosso negli istanti successivi al disastro durante i quali di solito tutti si rilassavano e si rassicuravano. Anche in quel momento dunque, non si fece prendere dall’ansia ma si comportò con razionalità.

“Ti serve aiuto?” chiese sperando con tutta se stessa che le arrivasse un bel in risposta ‘no grazie’.

“Sta arrivando l’infermiera, non ti preoccupare” aggiunse. Sentendo solo il respiro farsi più regolare, ma non ricevendo risposte, bussò allo scompartimento.

“Lizzy, dai apri è pericoloso che tu stia chiusa dentro da sola”
 Di colpo la porta del bagno si spalancò rischiando di prendere Lily in piena faccia, e uscì l’ultima persona che si sarebbe aspettata di vedere: Scorpius Malfoy.

Malfoy? MALFOY? E lui che ci faceva lì?

“Non ti hanno ancora insegnato che c’è un bagno per le ragazze e uno per i ragazzi?” sputò con tono freddo e tagliente. Merda. Nella fretta non si era accorta di essere entrata nel bagno sbagliato.
Il suo viso prese tutte le sfumature del rosso, in perfetta sintonia con quello di Scorpius, molto più arrossato del solito. I suoi occhi poi, erano vitrei e inespressivi, come non li aveva mai visti: non riusciva a leggerci nulla, neanche disprezzo.Non scorgeva più il grigio-argenteo tempestoso e saettante che era abituata a vedere. Grigio. Ne bianco, ne nero.
Solo grigio: apatico, asettico, anonimo.
Dall’ indifferenza proprio non sapeva come difendersi e quegli occhi l’avevano colta alla sprovvista, privata della sua corazza e le facevano quasi paura, lasciandola nuda e disarmata.

 
  
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