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Autore: Rhaenyra17    26/03/2013    3 recensioni
[Dal capitolo 3:
«Menti a tuo fratello?»
«Non ti sto mentendo».
«E io sono solo un’illusione: il vero me è a casa».
«Plausibile».
«Impossibile, otouto. Dimmi, per caso ti piacciono i ragazzi?»
Beccato.
«Fatti gli affaracci tuoi!»
«Ti piacciono i ragazzi».
«Taci!»]
[ItachixSasuke; Uchihacest; Yaoi; accenni NaruSasu]
[QUESTA STORIA SI È CLASSIFICATA TREDICESIMA AL CONTEST "FAMMI INNAMORARE! MIGLIOR COPPIA YAOI/SLASH" INDETTO DA FAFFINA SUL FORUM DI EFP.
QUESTA STORIA SI È CLASSIFICATA SESTA AL CONTEST "TEMPO DI LACRIME - FLASH CONTEST" INDETTO DA CHISANA KITZUNE SUL FORUM DI EFP.
QUESTA STORIA SI È CLASSIFICATA QUARTA AL CONTEST "A SENTENCE TO DREAM" INDETTO DA KIRAME27 E MARY DB SUL FORUM DI EFP.
QUESTA STORIA PARTECIPA AL CONTEST "RED CARPET, FANFICTION DA OSCAR!" INDETTO DA CLALLA97 SUL FORUM DI EFP.
QUESTA STORIA PARTECIPA AL CONTEST "QUELLO CHE NON UCCIDE FORTIFICA" INDETTO DA SHIZUE ASAHI SUL FORUM DI EFP.]
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Itachi, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Capitolo 6 – Suffering.
Cinque mesi dopo.

[ Naruto Shippuden OST - Loneliness ]


Gli sguardi colmi di pietà della gente avevano sempre infastidito da morire l’Uchiha. Non voleva compassione, non desiderava niente di niente, se non tornare a quel maledetto giorno di cinque mesi prima per cambiare le cose.
Ma non si può.
Doveva andare avanti, gli dicevano. Era comprensibile che perdere il proprio fratello, l’unico che aveva, fosse distruttivo e le smanie di autolesionismo che opprimevano i sensi di Sasuke stentavano a diminuire e lasciarlo in pace. Per quanto “pace” potesse essere definita quella spaventosa quiete ricca di sofferenza; un destino crudele, il suo, ecco come tutti gli altri giustificavano le perdite che aveva subito. Prima i genitori e poi anche Itachi. La morte sarebbe arrivata a tutti, prima o poi, avrebbe afferrato via l’anima della persona e avrebbe goduto nel vederla agonizzare, ghignato e poi si sarebbe dimostrata l’unica compagnia restante, tanto che il morto l’avrebbe poi pian piano apprezzata. Accettata.
L’unica compagna… di morte?
O della vita nell’aldilà?
Esisteva un aldilà, come dicevano tutti, o semplicemente c’era il vuoto? Un buio pesto nel quale non si era capaci nemmeno di distinguere se stessi? Delle tenebre alle quali non ci si sarebbe mai abituati? O forse la vita sarebbe finita nel momento esatto in cui il cuore avesse cessato di battere. C’era la possibilità, l’amara eventualità che tutto sarebbe finito laddove era cominciato: su quello schifo chiamato “pianeta Terra”.
E con quel pensiero sarebbe potuta sparire anche la speranza di rincontrare Itachi.
Eppure lui continuava a credere di poterlo rivedere, mentre si abbandonava all’odio e a quell’irreprimibile voglia di vendicarsi. Di ammazzare quel bastardo di Madara.
Perché ormai era certo che non fosse solo un sogno, una mera illusione o scherzi di qualsivoglia genere della sua mente; Itachi stesso l’aveva visto.
Lui esisteva.
Tutti sapevano che c’era, ma nessuno osava proferire parola.
Nemmeno gli Hokage avevano voluto parlarne e avevano deviato ogni quesito posto da Sasuke, rispondendo ad insulti vari e agli sfoghi di rabbia difficilmente repressa e custodita quasi con gelosia dall’Uchiha con il silenzio.
La quiete, ad un certo punto, fu reputata pletorica.
La calma prima della tempesta.
Sarebbe arrivata la pioggia dopo la siccità.
Il cuore di Sasuke sarebbe tornato a battere preda dell’eccitazione mentre vedeva la luce abbandonare gli occhi neri di Madara, mentre quel sorriso strafottente e vittorioso svaniva con una lentezza entusiasmante dal suo volto cereo e a tratti spigoloso. Avrebbe voluto torturarlo in ogni maniera possibile ed immaginabile, oppure lasciarsi andare alla casualità e alla spontaneità di cui non aveva mai fatto uso; o forse mai disposto. A prescindere da ciò che aveva e ciò che non possedeva, Sasuke Uchiha si sarebbe presto preso la vendetta che gli spettava.

Madara deve soffrire.

«Farei di tutto pur di vendicare la morte di mio fratello», aveva asserito con convinzione e perentorietà quando Sakura, che si era rivelata davvero deliziosa e non la poco di buono che credeva fosse, gli aveva domandato cosa credeva di fare. Era davvero fermamente convinto che dopo ci avrebbe guadagnato qualcosa, ma né la giovane né il compagno Naruto avevano la sfacciataggine di urlargli in pieno volto: «Uccidere Madara non ti darà indietro Itachi!»
Naruto più di tutti poteva comprendere lo stato in cui si trovava, pur non avendo mai avuto un fratello, i genitori li aveva comunque persi pochi anni prima. Giusto prima di entrare in Accademia e avvicinarsi a Sas’ke.
«Non mi hai mai parlato della tua famiglia», gli aveva fatto notare, aggiungendo in seguito: «né io ti ho parlato della mia, ovviamente».
«Mh».
«Ti va se lo facciamo?»
«Non c’è nulla da dire. Avevo una madre, un padre e un fratello. Sono morti. Fine della storia».
«Se è per questo anch’io avevo una madre e un padre, non avevo fratelli né sorelle, ma comunque anche i miei sono morti».
«Mh».
«Esistono anche altre parole nel dizionario, lo sai, vero?»
«Mh».
«Sas’ke, mi stai ascoltando davvero
«Mh».
«Che ore sono, teme?»
«Mh».
«TEME!», strepitò il biondo, scuotendo con veemenza per le spalle il compagno estatico, imbambolato a fissare davanti a sé; anche se, Naruto ne era certo, dinanzi a lui non aveva altro che un incolmabile vuoto.
Questa volta lui non sarebbe stato abbastanza, in cuor suo lo sapeva. Eppure credeva fermamente in se stesso, nella decisione, nel poter cambiare lo scorrere del ciclo vitale e modificare il proprio destino; era certo che Sasuke non sarebbe stato triste per sempre. Mentre il compagno non voleva saperne di essere recuperato da quel profondo baratro di odio, quel circolo vizioso creatosi per amore. L’amore generava odio, l’odio generava amore. I due sentimenti si contendevano la supremazia e nessuno dei due accennava a lasciar che l’altro prevalesse su di sé.
Un po’ come quell’uragano biondo amico di Sasuke: non si sarebbe mai arreso.
«Lasciami stare».
«No».
«Voglio stare da solo».
«Teme, sei un bugiardo!»
Silenzio.
«Teme», ritentò l’Uzumaki.
«Non ricominciare».
«Da quant’è che non mi chiami dobe o usuratonkachi?»
«Ti manca essere preso per il culo da me?»
«Parli nel senso letterale?»
Un’occhiataccia.


«Scherzavo, scherzavo», lo rassicurò, «comunque sì».
«Che cosa “sì”?»
«Mi manca più di ogni altra cosa».

A me è Itachi che manca più di ogni altra cosa, lo volete capire?!

«Mh».

È quel senso di appagamento di cui non posso fare a meno, che mi fa sentire vuoto.

«Teme…»

È tutto ciò che mi resta.

«Io sono qui», gli rimembrò accarezzandogli i capelli corvini, scombinandoglieli come ai vecchi tempi e poggiando il capo sulla spalla ossuta.
«Mh».
«Di’ qualcosa, qualunque cosa».
«Ucciderò Madara, rassegnati a volermi riavere».
«Io ti accetterei così come sei! Perché sei sempre il mio teme… Non importa quanto gli avvenimenti possano cambiarti e la sofferenza possa irrigidirti. Tu sei stato, sei e sempre sarai il mio Sasuke Uchiha, il teme più baka che possa esistere’ttebayo!»
«Dobe».
«Ce l’hai fatta!»
«Sparisci».
«L’hai detto!»
«Evapora».
Un bacio.
«Teme, teme, teme!»
Un abbraccio.
«Non sarai mai completamente solo».


**

Ventuno marzo.
Ed era andata via anche lei.
Sasuke non aveva avuto nemmeno la forza di canzonare Naruto urlandogli: «Avevo ragione, dobe; di nuovo. Prima o poi se ne vanno tutti».
L’ennesima morte sospetta di una persona che si era avvicinata ed affezionata a Sasuke. La seconda persona che aveva accennato a quell’argomento tabù, quella cosa importante che Itachi fu sul punto di dirgli il giorno del suo diciottesimo compleanno, ma che tacque per sempre.
Sakura sapeva qualcosa. E quando stava per dirglielo lui aveva di nuovo perso i sensi e lei era morta; lui, impotente, si era ritrovato sulla spiaggia e di nuovo aveva vomitato e sputato sangue.
La storia che si ripete.

Percepiva l’odore di morte nell’aria ogni giorno che passava e temeva che potesse avvicinarsi a lui. Ma non per il timore di morire, tanto quanto perché al suo fianco c’era Naruto.

Il ventotto di marzo aveva deciso di tornare nel suo posto. La compagnia del cinguettio degli uccelli sarebbe stato utile, l’avvento della primavera era passato da appena una settimana e la stagione dei ciliegi era stata inaugurata con la morte di Sakura.

Bella merda.

Si aspettava che il ciliegio desse presto i suoi frutti, mostrando i fiori rosati e bianchi, puri, candidi come la neve d’inverno, ma portatrici di un tepore che solo la primavera era in grado di donare; i boccioli di ciliegie che presto sarebbero fruttate e diventate rosse e saporite. Uno dei pochi frutti rossi che l’Uchiha ingeriva senza fare troppe polemiche.
Ma quando arrivò su quel prato e si distese, lanciando un’occhiata dietro di sé, notò che l’albero era appassito, quasi completamente spoglio e le foglie raggrinzite, i fiori di ciliegio di un bianco evanescente e la brezza d’inizio primavera li faceva staccare con facilità dai rami e appollaiare sul terriccio, assieme ai suoi gemelli e alle foglie.
Era morto con lei.
La natura, in qualche modo, riusciva a percepire i sentimenti nell’aria e seguiva passo, passo l’andamento delle vite nel paesaggio circostante; asseriva ed era presente nei momenti di bisogno, taceva e donava un’atmosfera intensa e romantica negli attimi opportuni. Era la più grande fonte di energia e vitalità che potesse esistere ed era solo grazie ad essa che gli uomini potevano permettersi di vivere sul pianeta.
Un’altra persona.
Un altro nome finito su quella lista.

Quella delle persone da vendicare.

E solo una rimaneva su quella un po’ più importante dell’altra.
Quella delle persone da proteggere, nella quale vi era scritto ormai un solo nome, che racchiudeva però il mondo intero di Sasuke; anche se non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce né a se stesso, nonostante la consapevolezza.


Naruto.


{**}

«Lo sai dove sei, Sasuke?»
«Ma cosa…»
«Sei all’Inferno…»

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NB:
È dovuta una piccola parentesi per il rapporto descritto da me Sasuke/Naruto.
Per una volta non ho voluto vederli come rivali. Ci deve essere sempre un distacco che non consenta ad entrambi di aprirsi davvero, cosa che nel manga accade durante una battaglia e per manifestazione di rabbia dell’Uchiha. La tenacia dell’Uzumaki ho cercato di tenerla, per non renderlo OOC era più che dovuto; mentre ho trovato l’appiglio per collegare il volersi vendicare del manga con la vendetta che ricerca qui Sasuke: Konoha e Madara. Tutto gira attorno a loro.
Sakura tradotto significa davvero “ciliegio”, era più che dovuto il rimando alla natura.
In un certo senso ho dato una personificazione, un’umanità alla natura in un certo senso come il Petrarca: la presenza taciuta nei momenti di bisogno e la comprensione di stati d’animo. Cosa che si può tranquillamente vedere in ogni situazione del manga: presagi di sventure e quant’altro.

Note dell'autrice:
Posto con un po' di anticipo il sesto capitolo, sia perché è piuttosto corto, sia perché ho un bel po' di cose da fare e non vorrei rimanere indietro con gli aggiornamenti. Ne approfitto per avvertirmi di essermi (non so assolutamente come!) dimenticata un pezzettino nello scorso capitolo. Non l'ho inserito nell'html e non so perché ç_ç Ho comunque provveduto a modificare, magari andate a leggere l'ultima parte... *arrossisce* sono proprio idiota ç_ç
Bah, non saprei che altro dire... penso che pubblicherò il capitolo tra due - tre giorni, tanto è l'ultimo e non mi va di tenervi tanto sulle spine u_u
Grazie a tutti coloro che seguono, ricordano, preferiscono e recensiscono questa storia! Vi informo, comunque, che l'ho rimessa in cantiere per elaborarla come avrei voluto già fare!
Bacioni, Giacos.
  
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