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Autore: NaiStella    27/03/2013    2 recensioni
Natasha è una ragazza un po'...particolare, vive con Lupo e con sua nonna Angelina, che esiste da 412 anni.
Eric, suo nonno, vive nella Dimensione Magica, un mondo parallelo in cui un potente stregone, il Re Nero, sta usando l'arte della magia nera per impossessarsi dei tredici 
regni magici.
Ora spetta a Natasha e altri dodici ragazzi e ragazze compiere la profezia di una vecchia elfa.
 
 
Ciao, sono una ragazza di quindici anni che semplicemente ama scrivere, e questa è una delle prime storie che ho redatto, circa due anni fa. L'ho creata dopo aver fatto un sogno molto particolare, e me ne sono innamorata sempre di più mano a mano che la scrivevo, spero che vi piaccia!
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Li ho trovati! Li ho trovati”
Pensò Natasha, mentre allegra correva nel bosco. Ormai da anni conosceva quella parte del suo destino. In un momento di difficoltà per la Dimensione Magica, avrebbe dovuto combattere al fianco di dodici giovani, ragazze e ragazzi. Sapeva anche, che nel momento in cui li avrebbe trovati la pietra che portava al collo si sarebbe illuminata. Per questo, lo smeraldo brillava come se ci fosse una luce nel cristallo, ogni volta che andava al fiume. Ed ora, era finalmente sicura di essere riuscita a trovare dieci dei guerrieri che l’avrebbero affiancata: quattro ragazze e sei ragazzi. Dunque, le mancavano ancora due femmine e un maschio. O meglio, poteva contarne una in meno includendosi.
Ora doveva solo trovare il modo di riunirli per spiegare loro tutto.
Poteva rapirli e chiuderli in cantina! Beh, forse non era proprio una grande idea.
Oppure, saltare fuori dal cespuglio un pomeriggio e raccontargli tutto! Okay, sarebbe sembrata mezza matta e con tutte le probabilità la metà se la sarebbe data a gambe.
Non le restava che un’opzione; una festa. Semplice, certo, ma almeno sarebbero venuti e la avrebbero ascoltata. Si perse ad immaginare i particolari. Poteva accendere un falò in giardino, un grande buffet, con della musica…ah, e avrebbe rivelato loro tutto. A partire dall’Animale Spirito.
L’Animale Spirito è quell’animale al quale si è legati da tutta e per tutta la vita.
È lui che ti guida nei momenti difficili, anche senza che tu lo sappia.
È la tua coscienza, parte di te come tu sei parte di lui, ancora più intenso dell’amore, qualcosa di simile alla tua anima. Non esiste legame forte quanto questo.
Da quando nasci, il tuo Animale Spirito è già deciso, già esiste, ma lo trovano in pochi, ormai. Ciò che di strano c’è nel primo incontro con il tuo Animale, oltre al profondo senso di completamento, è che ti dona una pietra a rappresentare la tua anima, e ti risvegliava.
Insomma, risvegliava in te i talenti che altrimenti sarebbero rimasti assopiti per il resto della tua vita senza che tu te ne accorgessi, o che riuscissi a sfruttarli appieno.
Natasha, per esempio, quando incontrò Lupo si ritrovò con un meraviglioso smeraldo tra le mani, e bastò poco tempo prima che si accorgesse di poter “parlare” con gli animali. Non era una vera e propria lingua, diciamo che riusciva a trasmettere determinate sensazioni ed emozioni. Lo trovava infinitamente divertente. Si era spesso ritrovata a chiacchierare anche per strada con qualche fringuello, o magari qualche scoiattolo nel bosco le chiedeva una nocciolina. Una vota era rimasta per un’ora a chiacchierare con un vecchio cavallo innamorato di un’infradito.
Un’altra caratteristica degli Animali Spirito era che determinate specie erano legate al risveglio di distinte capacità. Alcuni animali, come il gatto e il corvo, erano legati alla profonda conoscenza delle proprietà curative delle piante, e permettevano ai propri umani di guarire le persone.
Nell’antichità però, queste capacità erano insolite, e si sa che l’uomo ha paura del diverso. A volte così tanta da volerlo togliere dalla propria vista. In ogni modo.
Così, soprattutto nel Medioevo, quelle che loro chiamavano “Streghe” venivano messe al rogo. E con il tempo, la gente smise di cercare il proprio Animale. Per mancanza di tempo, forse, o per paura. Lentamente, si dimenticò. Si volle dimenticare.
Ed ora, in pochissimi sapevano della loro esistenza. Una delle ultime era Angelina, la nonna di Natasha, che aveva trovato ormai da tantissimo tempo Zaira, la sua fenice. 
Le aveva risvegliato una capacità unica nel suo genere; Angelina era pressoché immortale. Non perché non morisse mai, ma perché ogni volta che questo succedeva, Zaira se ne andava con lei, ed insieme, dalle ceneri, le due risorgevano. Giovane e vent’enne, ripartiva ogni volta da zero.
Viveva, anzi esisteva, da circa 412 anni, ed era nata esattamente sette volte. Compresa la prima. 
Una cosa che Natasha amava della nonna era il suo baule.
Angelina, anno dopo anno, aveva raccolto diversi oggetti e li aveva racchiusi in quel grande baule in mogano che se ne stava a prendere polvere in soffitta. 
Solo una volta, alla festa dei suoi dieci anni, la donna aveva permesso alla nipote di aprire quello scrigno, che strabordava di magia e mistero per la piccolina.
Quel giorno, in una scatolina di velluto blu notte, aveva trovato una piccola chiave, dorata, con delle incisioni in una lingua a lei sconosciuta.  Sotto il minuscolo oggettino c’era un biglietto, con una filastrocca che Angeline cantava spesso quando doveva far addormentare una Natasha particolarmente agitata.
“C’è uno scrigno in fondo al mare
che desidera sognare
sogna posti assai bizzarri
con briganti e principesse
gli uni canti e le altre pesce
sogna posti in altri mondi
con un drago ed un diadema
l’uno mago e l’altro crema
C’è uno scrigno in fondo al mare
pronto a tutto per sognare”
Mentre lo leggeva a tutti, Natasha lo intonava, cantando con la sua voce da bambina. E Angelina avrebbe potuto giurare che persino il vento si fosse fermato ad ascoltarla.
La sera stessa, aveva accompagnato la nipotina, allegra e scattante, proprio nell’angolo della vecchia soffitta, dove un raggio di sole colpiva in pieno il baule solitario, che fremente attendeva le manine della piccola a spalancarlo.
Quando arrivò di fronte al mogano antico, Natasha prese con estrema cautela la minuscola chiave, e con cura la infilò nella serratura. Si voltò, cercando la nonna per avere la sua conferma. L’anziana signora le annuì, sorridente.
E Natasha girò la chiave. Una, due, tre volte, fino a quando lo scrigno non si spalancò di fronte ai suoi verdi occhietti luccicanti. Era pieno di cimeli di ogni scorta. 
In cima, c’era uno specchio d’argento, senza  ombra di vetro al centro ma solo un ovale liscio contornato da complicate decorazioni. Accanto, ben ripiegato su se stesso, c’era un abito bianco. Si potevano notare il colletto in pizzo bianco, ricamato da mani esperte, e la stoffa di velluto, talmente raffinata che se si fosse messa sotto la luce del sole probabilmente si sarebbe visto attraverso il morbido corpetto.
<< Nonna, di chi era questo vestito? >> Aveva chiesto la bambina.
<< Di tua mamma, tesoro mio.>> Angelina sorrise, ai teneri ricordi del matrimonio della figlia. Natasha coccolò ancora per un po’ l’abito da sposa della madre, ma quando posò nuovamente gli occhi sul baule, la sua attenzione ricadde sulla copertina ruvida che si intravedeva più sotto. La bimba frugò fino a raggiungere quello che poi realizzò essere un album di foto. 
Sollevò l’involucro del tomo, che pareva quasi legno, e la investì un profumo misto di castagne e nocciole. Profumava di bosco. Profumava di casa.
Fu sotto quelle prime pagine bianche prive di inchiostro che vide la prima foto dell’album. Ritraeva una donna giovane, dai capelli lunghi e mori che le ricadevano lungo la schiena, con un grande sorriso stampato in volto, ed un vestito azzurro con le balze, a piedi nudi. Accanto a lei, un uomo con una chioma bionda e folta guardava dritto nell’obiettivo con uno sguardo freddo come gli occhi celesti, mentre con una mano avvolgeva la vita della ragazza. Sullo sfondo, alte montagne si stagliavano contro il cielo azzurro, dove uccellini volavano leggeri verso l’alto. C’era un albero accanto alla coppia, a Natasha sembrava un grande castagno, e dietro di lui una casetta di sassi e legno, di quelle che si costruivano un tempo nei paesini sperduti.
<< Chi è questa ragazza? >> Domandò la piccola, curiosa.
<< Oh, quella sono io, amore. >>
<< E lui chi è? >> Angelina sospirò pesantemente, come se fosse tornato un fantasma che aveva dovuto seppellire tanto tempo prima. Si avvicinò alla foto.
<< Lui è tuo nonno. >> Fu così che per la prima volta Natasha venne a conoscenza dell’esistenza di Eric Turner.
Lui e sua nonna si erano conosciuti tantissimo tempo fa. Da quando aveva incontrato la sua fenice Zaira, Angelina aveva cominciato a fare molta attenzione nel costruire relazioni umani, anche di semplice amicizia, perché alla fine, che lo volesse o no, tutti quelli che conosceva sarebbero morti, mentre lei no. Così, si limitava a vagare da un luogo all’altro, riempiendo il suo tempo imparando nozioni infinite, fino a quando, un giorno, mentre tornava dalla Thailandia, incontrò Eric. Lei stava cavalcando una vecchia giumenta, conducendola attraverso un bosco di aceri, quando arrivarono ad un fiume. E lui era lì.
La pelle ambrata baciata dal sole, gli occhi limpidi che ammiravano la boscaglia, scese dal suo cavallo e si fermò ad inspirare l’aria fresca. Si tolse la camicia, vecchia e logora, scoprendo un petto scolpito da mille avventure, e si chinò per bere. Le mani a coppa, sorseggiò l’acqua cristallina con una calma infinita, gaustando ogni singola goccia. 
Angelina, dall’altra parte del fiume, sentiva le gote scaldarsi per l’imbarazzo, e le palpitazioni aumentare. Rimase ad osservarlo, credendolo un sogno, fino a quando, Cici, la cavalla, nitrì, infastidita da un qualche moscone che si era avvicinato troppo alla schiena sensibile dell’animale. Eric alzò lo sguardo, e vide la donna. 
Subito si accorse di non aver mai assistito ad un’apparizione così bella. Rimasero così, ad osservarsi, in un silenzioso sussurro d’amore. Se dovessi spiegare cos’è l’amore a prima vista, beh, questa sarebbe la mia unica spiegazione; Angelina Brook e Eric Turner.
Cominciarono a viaggiare spesso insieme, e si amavano tanto, talmente tanto da volersi sposare. Fu allora, quando in ginocchio sotto il cielo stellato d’Irlanda Eric le chiese di sposarlo, che Angelina decise di raccontargli di Zaira. 
E appena finì di parlare, un raggiante sorriso era comparso sul volto dell’uomo. Non era esattamente quello che la donna si aspettava dopo avergli detto che lei sarebbe vissuta per sempre, ma quando vide una fenice che si posava sulla spalla del suo innamorato, scoppiò a piangere dalla felicità. Perché il caso volle che anche Eric fosse legato alla fenice, e questo assicurava loro una vita sicuramente molto lunga e piena di amore. Si sposarono dopo un mese, e passati due anni di matrimonio nacque il frutto della loro gioia; Syria Turner Brook. Era piccola, molto piccola, gli occhi scuri della madre e i capelli biondi del padre. La figlia non trovò mai il suo Animale, nonostante i tentativi anche da parte dei genitori, ma visse una vita normale e felicissima fino a quando, compiuti diciannove anni, rimase incinta di Natasha. Il padre era fuggito appena saputa la notizia per l’Alaska, con la testa immatura di un giovane incapace di amare. Così, raggiunti i nove mesi, era felicissima di poter diventare madre e già amava immensamente la creatura che custodiva in grembo. Ma Syria era piccola, molto piccola…non superò il parto. Nessuno poté fare nulla per salvarla.
Fece appena in tempo a stringere la piccola tra le braccia, e sussurrare all’orecchio di Angelina il suo nome; Natasha. Eric era distrutto per la morte della sua bambina.
Non risuciva a superare il lutto, e dentro di se dava la colpa proprio alla nipote. 
Era talmente perso senza la sua Syria, che trovò il modo di andarsene, e si rintanò nella Dimensione Magica. Amava ancora Angelina, e prima della sua partenza le fece un dono; uno specchio che collegava i due mondi, per continuare a parlare con sua moglie, perché in fondo l’amava ancora da impazzire.
Lui le raccontava i progressi che stava facendo nell’arte della stregoneria, e lei di tutto ciò che succedeva alla piccola Natasha. Dei suoi primi passi, della prima volta che aveva detto “nonna”, di quella volta in cui un passerotto cadde dal suo nido e lei o curò per tre mesi, e perfino di quando incontrò Lupo.
Ad Eric faceva male Natasha. Faceva male al sua esistenza. Le voleva bene, e per quanto ci provasse questo non poteva cambiare, ma continuava a ripensare al fatto che forse, e ripeteva sempre forse, senza di lei la sua Syria sarebbe ancora viva. 
Comunque, fu grazie a lui che Angelina venne a sapere del Re Nero, un potente stregone che desiderava impossessarsi dei tredici regni della Dimensione Magica, e piano piano, diffondendo la sua velenosa magia nera, ci stava riuscendo.
Nel regno degli elfi, rintanata in una buia grotta sul monte Are, c’era una vecchissima donna che si diceva predicesse il futuro. Un giorno, scese fino alla capitale del regno solo per parlare alla regina di un sogno che aveva fatto; si trattava di una bimba-lupo ed altri dodici giovani che salvavano il loro mondo dalla distruzione. Casualmente, in quel periodo Eric era proprio nel regno elfico per affinare le proprie conoscenze e quando sentì della notizia, contattò subito Angelina. Entrambi avevano capito che non c’era tempo da perdere. Passarono due mesi prima che Natasha finalmente ne trovasse dieci, quelli del fiume.
E quel mercoledì mattina, la ragazza arrivò a casa con l’intenzione di risolvere tutto.
Quando entrò nella vecchia villa in cui viveva con la nonna, corse subito verso le scale.
<< Dove vai, tesoro? >> Chiese la nonna, della quale Natasha non aveva notato la presenta, visto che era seduta di spalle in salotto, sulla sua poltrona preferita.
<< A prepare la battaglia! >> Rispose la nipote, enigmatica.
Salì in fretta le due vecchie rampe, fino a raggiungere la porta della sua stanza. Si fiondò subito verso la scrivania, con Lupo accoccolato ai suoi piedi.
Natasha frugò un po’ nei cassetti, fino a quando estrasse un blocco di fogli bianchi con eleganti decorazioni dorate agli angoli. Provò a buattare giù una bozza, rivolgendosi ad Ayla.
 
“ Gentile Ayla,
ti invito a casa mia sabato 13 settembre, a partire dalle 17.15.
Ci sarà un falò ed un grande e gustoso buffet.
Necessito parlare a te e agli altri invitati di argomenti vitali  una dimensione alternativa magica che sta per essere distrutta da uno stregone malvagio   una questione di vita o di morte   una cosa importante.
Distinti saluti
Natasha Brook
 
p.s. La festa si terrà nel giardino della vecchia villa diroccata accanto alla casa di Raffael Aaron Sprouse.”
 
Natasha appoggiò la penna sul piano di betulla, ammirò per qualche istante il risultato finale e scrisse le parole definitive su altri dieci foglietti.
Li mise ordinatamente in dieci piccole buste bianche, facendo attenzione a scrivere in matita il nome del destinatario per non confonderle, e impilò quest’ultime al centro della scrivania. Nei cinque giorni seguenti si impegnò a scoprire gli indirizzi degli invitati, e riuscì a consegnare tutte le buste nelle rispettive bucalettere. Dopo solo una settimana dalla stesura degli inviti, ricevette tre lettere di risposta.
Aprì la prima, custodita in una candida busta.
 
Martedì 9 Settembre, Nenana
Gentile Sig.rina Natasha,
apprezzo molto il suo invito all’evento che terrà questo sabato, 
e ritengo doveroso informarla che la mia presenza è confermata.
Cordiali saluti
James Nicholas Adolf Maurice Williams Terzo Junior
 
Natasha sorrise per l’estrema educazione del giovane Williams. Passò alla seconda.
Stavolta si trattava di una confezione arancione come un mandarino, pieno di disegnino.
 
“Lunedì 8 Settembre
Cara Natasha,
mi piacerebbe moltissimo venire al tuo falò-party. 
Sono curiosa di conoscerti e di sapere cosa vuoi dirci!!! 
A sabato 
Ayla Lexur
(ma puoi chiamarmi Ayla)
 
Più ci pensava, più Natasha trovava che Ayla fosse davveros simpatica. Ripose la lettera vicino all’altra, e prese tra le mani l’ultima. Questa era rosa
 
Martedì 2 Settembre
Natasha,
quando ho letto la tua lettera mi sei sembrata un po’ pazza.
Spero che non ci siano Kathrin Valerie Scott, Corinne Cocò e 
compagnia, perchè mi odiano, e temo rimarrebbero delusi 
nel vedermi. Comunque verrò.
Un caloroso abbraccio
Amanda Curtis May
 
Molto schietta. Davvero, molto schietta.
Ripenso al pomeriggio di alcuni giorni prima, quando era andata a spiare i suoi invitati al fiume.
Nel primo pomeriggio arrivarono i gemelli, con Raffael e Andrew.
Poi arrivò James, seguito da Kathrin e Corinne. L’ultima fu Ayla, correndo.
<< Ragazzi!...puff…non immaginerete mai…anf…cosa mi è successo! >> Disse, ansimando.
<< Hai ricevuto una lettera. >> Disse Manuel.
<< Sì, ma…>> Tentò di spiegare lei.
<< Con un invito. >> Aggiunse jacque Michael.
<< Proprio così, però…>> Continuò Ayla.
<< Ad un falò, sabato!>> Disse Andrew, giocando con una foglia.
<< Esattamente, solo che…>>
<< Da parte di Natasha Brook?>> Concluse kathrin, togliendosi gli occhiali e appoggiandosi sui gomiti.
<>Disse Ayla, delusa.<>
<< L’abbiamo ricevuta tutti. >> Rispose Corinne. Tutti annuirono.
<< Secondo voi, cosa ci deve dire?>> Chiese James, prendendo parte al discorso.
<< Qualcosa di strano. Quella è orfana e un po’ matta. Basti dire che ha un lupo in casa. Pensate che mia madre ha detto che la cugina di terzo grado della nipote del bis-nonno acquisito del ragazzo della sorella di una zia materna del gelataio che lavora dietro l’angolo spettegola che la nonna è cannibale, e ha mangiato i genitori della poverina!>> Disse Corinne. Natasha non riuscì a soffocare una risatina e un attimo prima che tutti si girassero nella sua direzione si abbassò velocemente.
<< Avete sentito? >> Sussurrò Jacque Michael.
<< Sarà stato un animale…credo…>> Rassicurò Raffael, Nascondendo la sua preoccupazione.
<< Comunque, non credo sia pazza. Sembra simpatica. >> Disse Ayla, allentando la tensione. Natasha sorrise. Sarebbero state grandi amiche. Manuel sorrise, furbetto.
<< Lo sapremo…>> Cominciò, misterioso.
<<…al falò di sabato. >> Concluse Jacque Michael, con un espressione altrettanto misteriosa.
<< Voi…pensate…che verrà anche Christian? >> Domandò Corinne, ancora innamorata del ragazzo che l’aveva tradita.
<< Forse. Ma spero proprio di no!>> 
Le rispose Raffael, ancora frustrato per la cotta idiota che si era preso per Amanda.
Nei quattro giorni che anticiparono la festa, si trovarono puntualmente alle due di pomeriggio tutti i gironi, ma nessuno parlò del falò.
O almeno fino a sabato.



* Angolo Autrice *
Che dire...questo capitolo l'ho ritoccato un po', anche se secondo me la storia sarà sempre con una base un po'...fanciullesca...
Comunque, spero che vi sia piaciuto :3 Lasciate recensioni, fanno sempre piacere :)
Non so quando aggiornerò, ci metto sempre un po' di tempo a farlo....
  
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