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Autore: Princess of Dark    27/03/2013    5 recensioni
"E ho guardato dentro un emozione e ci ho visto dentro tanto amore che ho capito perché non si comanda al cuore"
Così dice Vasco Rossi nella sua famosa canzone, così alla fine la penseranno Stefan ed Evelina. Lei scontrosa, indomabile e testarda, lui presuntuoso, arrogante e irresistibile.
Tratto dalla storia: «Ti odio»
«Sai cosa diceva Shakespeare?», sorrise Stefan dolcemente, come se lei gli avesse sussurrato le più dolci parole.
«Cosa?», mormorò Evelina scossa.
«Amami o odiami, entrambi sono a mio favore. Se mi ami, sarò sempre nel tuo cuore. Se mi odi, sarò sempre nella tua mente»

Seconda classificata al contest "Quando le dirai..." di darllenwr
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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“Finché ascolti il tuo cuore e fai di tutto per essere felice, sei tu a condurre il gioco con le regole che tu stesso ti sei dato”
L’onda perfetta



Tenuta dei Rubliov.
 
Evelina, insieme a Ivan e Denis, fece una cavalcata fino ai confini delle sue terre: era l’unico modo efficace per eliminare la tensione che in quei giorni le era cresciuta dentro, accumulandosi ora dopo ora. A casa sembrava che tutti avessero l’idea esatta di come dovesse vivere la sua vita senza sapere mai come vivere la loro.
Erano già tre giorni che lei e il padre non si rivolgevano la parola a causa del maledetto orgoglio dei Rubliov; Eva era addirittura scoppiata in lacrime, nella sua stanza, abbracciata a Nina mentre pensava che un giorno avrebbe dovuto lasciare tutto quello che aveva per andare a vivere sotto lo stesso tetto con uno sconosciuto. No, non poteva accettarlo.
Evelina sentì nuovamente pizzicarle gli occhi e diede un colpetto al ventre del cavallo per spronarlo ad accelerare.
«Eva, dovremmo ritornare… Il conte Wilson potrebbe arrivare da un momento all’altro», le fece osservare Ivan, il fratello maggiore, quello che tra i tre aveva veramente la testa sulle spalle.
«Non ho intenzione di sposarmi», borbottò Eva esasperata, accelerando ancora di più e godendosi il vento sferzare il suo viso.
«Siate ragionevole», insistette Ivan.
«Se mi sposo dovrò andare via da qui e non potrei restare più con i miei purosangue»
«Ma verrete a trovarli ogni volta che vorrete», replicò Denis cauto.
«E tu pensi che il mio sposo mi farà cavalcare? Tollererà i miei pantaloni?», si lamentò, cercando una scusa.
«No, non li tollererà. Però potete sempre trovare un modo per farlo…».
Evelina sembrò non dare ascolto alle sue parole, non voleva sentire ragioni.
«Potreste sempre lasciarlo, per esempio»
«E tornare qui» aggiunse Ivan. «Come fece la duchessa Kanteu».
Eva ricordava di quella donna furba: sposava gli uomini più ricchi e poi chiedeva che il matrimonio fosse reciso, inventandosi la scusa che il marito la maltrattava o era un ubriacone o la tradiva, in modo da ereditare gran parte del suo denaro. Evelina sorrise maligna, chissà perché l’idea non l’aveva neanche sfiorata.
«Sarò talmente disgustosa e antipatica che il nostro caro conte mi rimanderà indietro o addirittura non vorrà proprio sposarmi», rise, e corse avanti con il suo cavallo. Ivan e Denis la seguirono giù per la pianura capendo che la donna aveva finalmente deciso di tornare indietro, attraversando l’immensa distesa di verde che i Rubliov potevano vantare a dispetto delle altre terre aride.
«Non correte! Non riusciamo a stare al passo!».
Eva li ignorò come al solito e arrivò prima dei due cosacchi presso la sua tenuta.
Nel cortile notò una certa agitazione e delle facce che le parvero nuove: c’era un ragazzo accanto ad un cavallo con due uomini alle sue spalle. Evelina restò affascinata dal manto marroncino del suo stallone, guardandolo come ogni donna guarderebbe un gioiello, poi posò lo sguardo su quello che doveva essere il suo padrone.
Lui incrociò i suoi occhi e restò ammaliato da lei. Il suo sguardo si posò sul bottone slacciato della camicetta della ragazza che abilmente scese da cavallo con un balzo e si avvicinò curiosa agli stranieri.
«Non avevo mai visto una donna… in pantaloni», ammise sorpreso, restando ancora imbambolato davanti alla figura della bella ragazza. Ogni uomo reagiva allo stesso modo e, per i primi cinque minuti, non riusciva mai a spiaccicare una parola di senso compiuto: questo era uno dei motivi per i quali Evelina diceva di no a tutti. Si era promessa che avrebbe sposato l’uomo che avrebbe reagito dignitosamente alla sua vista.
«C’è sempre una prima volta», sorrise lei.
«Il suo cavallo è molto bello…», commentò lui e accarezzò il purosangue che si innervosì, battendo lo zoccolo sul terreno polveroso.
«Buona Night, stai tranquilla», sussurrò la donna al suo orecchio, accarezzandone il manto scuro. «Li allevo personalmente», sorrise soddisfatta, rivolgendosi nuovamente all’uomo.
«Allevate cavalli?», disse lui sempre più incredulo. L’uomo alle sue spalle soffocò una risata e l’altro lo fece ammutolire con una gomitata nel fianco.
«Vi meraviglia così tanto che una donna possa cavalcare?»
«E’ che… una donna bella come voi non dovrebbe sporcarsi le sue graziose mani per questo genere di lavori», ammiccò il ragazzo malizioso, prendendole la mano per baciarne il dorso con delicatezza. Eva si scostò imbarazzata, togliendo la sellatura al cavallo e gettandola con noncuranza ai piedi del portone di legno della stalla.
«Cercavate qualcuno?», gli chiese infine.
«Il duca Rubliov. Voi siete la domestica?»
«La… domestica?!», esclamò lei inorridita. «Voi siete il signor…»
«Wilson. Stefan Wilson, dolcezza», sorrise, facendogli un elegante inchino. Evelina sgranò gli occhi ed emise un gridolino.
«Siete voi», disse con un filo di voce, meravigliata, portandosi le mani alla bocca.
«Conte Wilson!». Il ragazzo sussultò e si voltò vedendo venirsi incontro un uomo dai folti baffi scuri e un paio di chili di troppo che lo facevano faticare nell’andatura.
«Signore». Stefan abbassò il capo in segno di riverenza. «Mio cugino, il conte Raphael Wilson, e il mio maggiordomo Maximilian», aggiunse mostrando al duca le due facce nuove dietro di sé.  
«Spero abbiate fatto buon viaggio! Vedo che ha già avuto l’occasione di conoscere mia figlia…», accennò tutto sorridente, stringendogli la mano con enfasi dopo aver salutato gli altri due.
«Vostra figlia?», chiese Stefan perplesso.
«Sì, Evelina», precisò, indicando la ragazza con un cenno della mano. Stefan si voltò nuovamente verso di lei.
«Siete voi la duchessa?!»
«Sempre più sorpreso, conte?», rise Eva divertita, mettendosi le mani sui fianchi.
Stefan si diede dello stupido un paio di volte, ripercorrendo la figura di Evelina come se non l’avesse mai vista prima. Ricordò di essersi promesso di essere antipatico e sgarbato e invece non aveva fatto altro che riempirla di complimenti nel tentativo di portarsela a letto.
«Entrate dentro…», lo invitò Adrian cercando di non far dilungare il discorso tra lui e sua figlia: conoscendola bene, meno avrebbe parlato e meglio sarebbe stato. Evelina diede un’occhiata ai fratelli Romanov che si stavano scompisciando dalle risate a pochi metri da loro, poi entrò per ultima in casa.
«Conte Wilson, lei è mia moglie Margarita». Stefan sorrise alla donna, prendendole la mano per baciarla.
«Incantato», sussurrò, seguendo poi il duca nel salotto.
«Posso offrirvi del rum? Vodka? Gin?», fece l’uomo, prendendo dei bicchieri dalla cristalliera.
«Vodka, grazie». Adrian riempì i bicchieri e diede ai tre la vodka, sedendosi di fronte a loro sul divano in pelle.
«Il viaggio deve avervi stancato, faccio preparare qualcosa da mettere sotto i denti?»
«Oh, vi ringrazio, ma vorrei partire subito e…»
«Suvvia, così mi offendete», sorrise Margarita portandosi in grembo le mani affusolate. «Anna, i signori si fermano da noi stasera», aggiunse alla domestica che se ne stava in disparte a lucidare l’argenteria.
Evelina li raggiunse, accasciandosi sguaiatamente sul divano a gambe aperte, sospirando sonoramente.
Il padre la guardò in segno di rimprovero, implorandola con gli occhi di smetterla e Stefan, rigido sulla poltrona come una mazza da biliardo, non poteva fare a meno di togliere gli occhi di dosso a quella bellezza selvaggia. Non sapeva davvero cosa pensare di lei, aveva avuto troppo poco tempo per osservarla e farsi un’idea.
La conversazione tra Stefan e i suoi genitori le parve durare un secolo, nonostante fosse passata a mala pena un’ora. Il duca chiacchierava con il ragazzo come se dovesse essere lui a sposarlo e Margarita non poteva fare a meno di fare un’infinità di domande a suo cugino Raphael e a Maximilian. 
Lei fece finta di non ascoltare, mostrandosi disinteressata ed esclamando un “Grazie al cielo!” quando dovettero smettere per spostarsi in sala da pranzo. Stefan le lanciò un’occhiataccia fulminea quando quelle parole gli arrivarono alle orecchie e lei, noncurante, andò in camera a cambiarsi per la cena. Nina, la sorella di Denis e Ivan nonché donna di compagnia di Eva, bussò alla porta ed entrò senza che la duchessa avesse dato il consenso.
«Vi siete già cambiata?», sorrise ed Eva volse lo sguardo verso la ragazza. Era minuta, di qualche centimetro più bassa di lei, aveva il viso piccolo e gli occhi a mandorla e i capelli castani che teneva sempre legati e in ordine.
«Se mi fingo malata?», sbottò la ragazza, accasciandosi sul letto e affondando con il capo nel cuscino.
«A vedervi, non ci crederebbe neanche un cieco», scherzò ed Eva rimase immobile a fissarla per diversi secondi con aria pensierosa.
«Ma sai bene che sono una brava attrice», replicò lamentosa, alzandosi dal letto. Nina l’aiutò a sfilarsi il bustino che portava sotto la camicia di lino.
«Il conte mi sembra proprio un bell’uomo», aggiunse lei maliziosa, sorridendo. La ragazza aveva la stessa età di Evelina e si trovavano molto bene insieme: Nina era dolce, gentile, sempre garbata con lei, l’amica perfetta che tutti vorrebbero avere.
«È soltanto un arrogante. Mi ha scambiato per una cameriera e ci stava già provando con me», brontolò Eva disgustata, sciogliendosi i capelli. Già odiava quell’uomo che voleva privarla della sua libertà.
«Questo significa che vi apprezza», sorrise ingenua. Eva la fulminò con lo sguardo.
«Questo significa che, se io fossi stata la cameriera, avrebbe già tradito la duchessa», concluse. Nina abbassò lo sguardo. «Non preoccuparti, tra poco sarà tutto finito con quel bell’imbusto là fuori», aggiunse. Nina si diresse verso il grosso armadio e fece per rovistare all’interno di esso per prendere un vestito.
«No! Dammi dei pantaloni. Farò pentire il conte di essere venuto»
«Ma…»
«Niente gonne», disse freddamente, ordinando categoricamente di richiudere l’armadio degli abiti, ancora avvolti nella loro plastica nuova.
«Questa scelta non la comprendo, Eva», mormorò Nina scuotendo il capo, porgendole poi dei pantaloni puliti.
«Se tu fossi al mio posto comprenderesti», si limitò a dirle, scendendo di sotto.
Come aveva previsto, gli ospiti rimasero sorpresi dal suo attuale abbigliamento poco elegante.
«Potevi indossare qualcosa di adatto almeno con il tuo fidanzato», borbottò Adrian al suo orecchio per non essere sentito.
«Se il conte mi vuole mi deve accettare per quello che sono» sorrise Evelina con arroganza.
«Per favore, Eva…», si lamentò. Lei lo ignorò e si sedette a tavola di fronte al conte sotto lo sguardo degli altri commensali.
«Presumo che non siete una di quelle donne amanti dei fronzoli e gioielli», disse Stefan schietto, squadrandola quasi disgustato. Qualunque ragazza si sarebbe offesa, ma non Eva. Stava guadagnando punti.
«Avrete fatto un lungo viaggio per venire fin qui: se quello che vi aspettavate era una bambola di porcellana, beh, mi dispiace aver fatto fare tutti questi chilometri ai suoi cavalli», rispose prontamente con la sua lingua da vipera, afferrando il calice colmo di vino per assaggiarlo. Stefan tossì leggermente imbarazzato e un velo di stupore si dipinse sul suo volto.
«In effetti, per tutti i chilometri che ho fatto, mi sarei aspettato un po’ di riconoscenza in più», ammise seccato. Evelina gli rise in faccia.
«Se non vi sta bene, la porta è alla vostra sinistra», disse la ragazza con una calma irritante, sfoderando un sorriso ammaliante e beffardo allo stesso tempo. Stefan rimase senza parole per qualche secondo: nessuna donna l’aveva risposto così, nessuna avrebbe mai osato. Raphael, che fino a quel momento era restato seduto in silenzio, dovette di nuovo trattenersi per non ridere fragorosamente e incrociò gli occhi di Max che - per qualche istante - parve stesse per scoppiare come una pentola a pressione, diventando tutto rosso.
«Non mi sorprende che non abbiate ancora trovato marito», borbottò con diffidenza.
«Stefan, perché non ci parlate del vostro paese?», intervenne Adrian frettoloso, facendo quasi segnali di fumo per farsi notare dai suoi occhi dorati.
Per il resto della serata, Stefan evitò lo sguardo di Eva e i suoi occhi cadevano involontariamente nel suo petto florido, dove il bottone era di nuovo fuori dall’asola e lasciava intravedere la sua biancheria, facendolo viaggiare con i suoi pensieri libertini.
Dopo la cena, fecero un rapido brindisi al quale Eva non volle partecipare con la scusa di essere astemia, anche se aveva bevuto due bicchieri di vino rosso che non erano sfuggiti all’occhio dell’inglese.
«Nina, accompagna i signori alle loro camere… saranno stanchi per il viaggio e l’alba del domani è vicina», intervenne Margarita, alzandosi dalla tavola e sistemandosi la gonna del vestito.
«Sì, signora. Da questa parte». La ragazza fece da guida ai tre per le scale e poi lungo il corridoio, ascoltando con attenzione quello che dicevano.
«Quella non è una donna», commentò Stefan all’improvviso, dato che era rimasto zitto per gli ultimi cinque minuti con la testa tra le nuvole. «Solo il pensiero di doverla sposare mi fa venire l’ansia», aggiunse esitante.
«Dio, non mi perderò per nulla al mondo questa faccenda», rise Raphael. Stefan lo fulminò con lo sguardo non appena voltò il viso verso di lui e suo cugino smise.
«Però è bella», commentò Max, inopportuno come sempre.
«Dannatamente bella», ringhiò Stefan, maledicendo suo padre per averlo cacciato in un simile pasticcio e se stesso per aver accettato di viaggiare così a lungo fin qui.
«Hai cambiato idea sull’annullamento del matrimonio?», azzardò Raphael.
«Vedere quella “ragazza” mi ha convinto di annullare il matrimonio», ribatté, mettendosi le mani in tasca.
Nina, fingendosi indifferente, si fermò dinanzi ad una della porte di legno lungo il corridoio.
«Potete usare questa stanza, quella di fronte e quella accanto», accennò, aprendo con un gesto rapido una delle porte. Entrò in stanza e aprì l’armadio per prendere delle lenzuola nuove e degli asciugamani. «C’è tutto. Se avete bisogno di qualcos’altro…»
«Va benissimo, grazie», borbottò Stefan scorbutico, entrando in camera e sbattendole la porta in faccia. Sussultò sorpresa da quel gesto tanto sgarbato e Raphael sospirò alle sue spalle.
«Dovete scusarlo, è solo stanco», intervenne suo cugino e Nina fece una smorfia, stringendo tra le mani il resto delle lenzuola che non aveva avuto il tempo di posare.
«Spero sia più riposato per domani, altrimenti non andrà molto d’accordo con la duchessa»
«Sì, l’avevo già intuito…», accennò e risero.
«La vostra camera è…»
«Quella di fronte. Grazie», sorrise Raphael, aprendo la porta e salutandola con un cenno del capo prima di richiuderla alle sue spalle.
Nina si voltò e incrociò un paio di occhi scuri, diversi da quelli dorati di Stefan o verdi di Raphael: quasi si era dimenticata che c’era un altro uomo di cui non sapeva neanche il nome ma che aveva un sorriso così bello. Le lenzuola scivolarono dalle sue mani e lei arrossì, chinandosi immediatamente sul pavimento per raccoglierle.
«Vi aiuto», intervenne prontamente l’uomo, piegandosi di fronte a lei per aiutarla a piegare le stoffe.
«Non c’è ne bisogno. Perdonatemi, vi mostro la vostra stanza», tossì Nina imbarazzata, alzandosi mentre si sistemava le ciocche di capelli che erano sfuggiti alla treccia. Aprì la terza porta e poggiò le lenzuola sul letto ordinato, chiudendo poi le finestre e le tende.
«Chiamatemi per qualsiasi cosa», sorrise Nina, facendo un piccolo inchino verso l’uomo.
«Ma non so il vostro nome», replicò lui, afferrandola delicatamente per una mano prima che lei potesse andare via. Il cuore della ragazza si fermò in gola e di nuovo incrociò gli occhi scuri dell’uomo che aveva davanti. Il suo viso era segnato da qualche piccola ruga e incorniciato da capelli castani abbastanza lunghi, la sua camicia impolverata nascondeva spalle ampie e le sue mani, che stringevano quelle della giovane, erano grosse e calde.
«Nina», sussurrò con un filo di voce.
«Io sono Maximilian», ricambiò con un sorriso, lasciandole poi libera la mano nel vedere che era a disagio. «Vi auguro una buona notte», aggiunse l’uomo, indietreggiando per lasciarle il suo spazio e la sua aria mentre le dava le spalle e si slegava le fasciature che gli legavano i polsi.
Nina, quasi terrorizzata dall’effetto che Maximilian aveva avuto su di lei, scappò via per raggiungere Evelina che, in stanza sua, era già seduta dinanzi lo specchio per sistemarsi i capelli.
«Dov’eri finita?», sorrise la ragazza.
«Stavo mostrando la camera agli ospiti, scusate», sussurrò rossa in viso per l’imbarazzo, abbassando il capo per deviare lo sguardo indagatore della duchessa. Afferrò la spazzola che Eva aveva tra le mani e la fece affondare nella sua chioma scura.
«Non me la conti giusta, Nina»
«E perché?», rise lei nervosa.
«Sembri agitata. Raramente ti trovo così impacciata»
«Sarà la stanchezza…», sospirò e lei annuì poco convinta.
Sapeva che non era la stanchezza ad indebolirla: ad Eva non era sfuggita l’occhiata che quel Maximilian le aveva riservato ed era sicura che avesse a che fare molto con l’intera faccenda, ma se Nina non se la sentiva di confessare non poteva di certo costringerla.
«Allora vai a dormire, finisco io qui»
«Sicura che…»
«Vai, buonanotte»
«Buonanotte». Evelina le sorrise, vedendola socchiudere premurosamente la finestra e lasciare la stanza lentamente.



“Finché ascolti il tuo cuore e fai di tutto per essere felice, sei tu a condurre il gioco con le regole che tu stesso ti sei dato”
L’onda perfetta



Nda: finalmente si sono incontratii *^* che ne pensate di questi due? io non riesco ad essere soggettiva mentre parlo di loro, anche perché sono arrivata a scrivere di loro in un punto dove...beh..."cambiano" un po' le cose xD
Quindi ho bisogno di un vostro parere personale, non abbiate paura di recensire, non vi mangio! :p
Ancora grazie a chi ha recensito, alle persone che l'hanno messa tra le seguite/ preferite/ ricordate! Spero vi sia piaciuto!

 
  
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