Fanfic su artisti musicali > Conor Maynard
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Autore: xehilarry    27/03/2013    0 recensioni
Dal primo capitolo della storia.
Salutammo in fretta mia sorella, e saltellando come delle caprette in calore, ci avviammo verso il gruppo di ragazze. Entrammo nella fila, cominciando a stringere amicizia con tutte coloro che si trovavano li. Erano tutte nella stessa nostra situazione: borsa stracolma di cibo dato dai genitori, viso sconvolto, capelli legati, struccate e vestite abbastanza alla buona.
“Anche voi vi cambiate prima di entrare?” mi domandò una bellissima ragazza dagli occhi azzurri. Di riposta, annuii sorridendo.
“La maggior parte di noi farà così qua, almeno quando ci vedrà saremo presentabili”, affermò scoppiando a ridere. Ridemmo tutte insieme, cominciano a conoscerci e a parlare del più e del meno. Arrivò ben presto l’ora di pranzo, e mangiammo insieme, sedute per terra, sotto lo sguardo esterrefatto dei passanti. A nessuna di noi però importava, perché stavamo per realizzare il nostro sogno.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Il respirò si bloccò quando mi trovai davanti al ragazzo, i quali occhi mi scrutavano, come per cercare di capire cosa stessi provando. Continuava a fissarmi, nonostante la presenza di altre decide di ragazze. Cercai di togliermi di dosso la pressione dei suoi occhi, cominciando a parlare con Ilaria. Ma anche lei si era accorta dello sguardo oppressivo del moro. Non faceva che spostare il suo sguardo da me a lui, non capendo ciò che stava succedendo. Il realtà, nessuno capiva la situazione, tantomeno la sottoscritta. Poi, il terrore: vidi Conor avvicinarsi pian piano a me, con un sorriso malizioso stampato in viso; un sorriso che non mi piaceva per niente.
“Ehi, do you want an autograph?”mi domandò gentilmente.
Io non risposi, rimasi imperterrita alla sua domanda. Mi fece da spalla la mia amica, che mi diede una pacca amichevole sui fianchi, riuscendo così a farmi tornare con i piedi a terra. Tremante, aprii la borsa e vi tirai fuori il cd, porgendoglielo. Lo prese tra le sue dita affusolate, strappando con i denti il tappo del pennarello indelebile. Era così bello. Scacciai via quei pensieri e mi concentrai sulla punta del pennarello che disegnava delle dolci righe sul mio cd. Finito di scrivere, mi porse il piccolo contenitore quadrato e mi sorrise amorevolmente. Solo in quel momento mi resi conto che Ilaria, con il suo telefono, stava facendo foto a raffica, inquadrando prima me, poi Conor, successivamente entrambi. Sorrisi all’idea che quel momento sarebbe rimasto impresso in modo indelebile nella mia mente, così come la scritta sul mio cd preferito. Il ragazzo mi rivolse nuovamente la parola: “hug?”
Non aspettai che me lo domandasse una seconda volta, e mi lanciai tra le sue braccia. Era da mesi che aspettavo quell’abbraccio, riuscire ad essere vicina al mio idolo, sentire il suo profumo. Quel momento fu per me interminabile. Rabbrividii quando mi scostò i capelli poggiandoli dietro l’orecchio. Poi, avvicinò la sua bocca ad esso, sussurrandovi: “you're so fucking beautiful.” I miei occhi si irrigidirono, il mio respiro cominciò a farsi affannato, le mie gambe stavano per cedere. Avevo capito male, si avevo capito male, non poteva avermi detto quello. Il moro mi abbandonò li, ai miei pensieri, dirigendosi verso la postazione prestabilita per fare le foto. Una fila enorme si era già creata ed io, tranquilla, mi misi in coda. Attesi pazientemente e vidi i sorrisi stampati nei visi delle ragazze quando abbracciavano Conor, era un qualcosa di meraviglioso quel ragazzo. Dopo una decina di ragazze era il turno mio e di Ilaria. Cortesemente, lasciai andare prima la mia amica, fotografando ogni singolo suo movimento. Poi, le lanciai furtivamente la macchinetta fotografica e mi avvicinai al ragazzo. Lo presi nuovamente per i fianchi, abbracciandolo e stringendolo a me in modo che non potesse scappare dalla mia presa. Sorrisi al fotografo, tanto sarei venuta malissimo ugualmente. Mi voltai verso Conor, sussurrandoli un gentile e cortese “thank you”, prima che lui potesse dir parola. La sua riposta fu diversa da quella che mi aspettavo. Non aprì bocca, abbassò soltanto la sua mano, conducendola dritta al mio fondoschiena. Una veloce strizzata mi fece sobbalzare, sotto lo sguardo imperterrito delle ragazze. Per fortuna non avevano visto quello che era successo lì dietro. Il moro sogghignò, soddisfatto del risultato ottenuto.
“See you later beautiful”, sputò.
Mi voltai sorridendo, un sorriso completamente ricambiato. Mi avviai con Gioia e Ilaria verso l’entrata della discoteca, e riuscimmo ad accaparrarci i posti tra le prime file, eravamo praticamente davanti, e la cosa mi terrorizzava abbastanza. Il meet&greet stava per finire, e questo voleva dire che a momenti il concerto della mia vita avrebbe avuto inizio. Eravamo tutte molto agitate, nessuna riusciva a reggere la macchinetta fotografica in mano senza tremare. ‘Stai calma, calma Jessica calma’ continuavo a ripetermi, ma la cosa non funzionava, anzi, non faceva altro che peggiorare le cose. Uno stridulo interruppe i miei pensieri: Conor aveva fatto la sua entrata.
“Nonantola, are you ready?”tutte urlarono, io e Ilaria scoppiamo a ridere come due galline spennacchiate.
“Ha detto sul serio Nonantola?”mi domandò tra i singhiozzi.
“Siii”, cercai di trattenere le risate, ma non ci riuscì. Tutte si zittirono, mentre io e la mia amica continuavamo a ridere. Le uniche due coglione. Finalmente riuscimmo a calmarci, tenendoci strette lo stomaco per il dolore provocato dalle risate. Il mio idolo cominciò a cantare, le canzoni si susseguirono una alla volta, finché non fu il turno di Another One.
“Girls, I’m going to call someone here. Who wants sing with me?”il boato si alzò tra la platea. Le ragazze cominciarono a saltare per cercare di essere notate, mentre io rimanevo immobile proprio per paura che questo accadesse. Se mi avesse chiesto di cantare con lui quella canzone, la mia preferita, non sarei riuscita a dir parola. Il mio incubo si fece reale.
“Ehi you. Yeah, you!”
Nel giro di quindici secondi imprecai una ventina di volte. Mi stupii persino della mia fantasia. Le ragazze mi fecero passare, e mi fecero avvicinare al palco. Conor mi tese la mano, e mi aiutò a salire.
“Do you know this song?”domandò dal microfono.
Da giù cominciarono a levarsi urla e cose del tipo ‘Conor I love you, please marry me!’.
“Yes, is my favourite one”, risposi, stupendomi di essere riuscita ad utilizzare l’inglese vista la mia agitazione.
“Sing with me”mi ordinò.
Non potendo replicare, e trovandomi praticamente appiccicata al suo corpo, dovetti accontentarlo. Cominciammo a cantare, anche se cercavo in ogni modo di tenere le mie labbra lontane dal microfono, la mia voce avrebbe ucciso i timpani di tutti. Conoscevo la traduzione di quella canzona, era la più pervertita che Conor potesse scrivere. Nonostante questo, cercai di evitare ogni tipo di contatto fisico col cantante, anche se cantare con lui era la cosa più bella del mondo. Le nostre voci si amalgamavano, i nostri sguardi erano fissi uno sugli occhi dell’altro.
 
‘I got another one one one one,
ain’t no way I’m gonna come come come come,
back to the club to the party I got what I came for,
you still searchin’ the floor’
 
Rabbrividivo mentre sentivo la sua voce a pochi centimentri da me. Mi stupii la calma con cui riuscii a cantare, anche se sapevo che prima o poi sarei esplosa. E infatti. Finita la canzone, scoppiai in un pianto atroce, le lacrime scendevano bagnando la maglietta e il colletto del cardigan che indossavo. Presi alla sprovvista Conor, che non seppe come comportarsi. La cosa più semplice da fare forse, sarebbe stata abbracciarmi nuovamente. Probabilmente mi lesse nel pensiero, perché mi si avvicinò e mi strinse a sé più forte che poteva, spostando le sue dolci mani su e giù per la mia schiena in segno di conforto. Non riuscivo a trattenere le lacrime, che continuavano a sgorgare ininterrottamente anche addosso al ragazzo che si staccò da me, e passò due dita giusto sotto i miei occhi, per riuscire a togliere il disastro che si era provocato. Mi immaginavo, mascara arrivato praticamente al livello delle labbra, occhi gonfi e rossi. Sarei stata una visione abbastanza grottesca. Nonostante questo, il moro mi si avvicinò nuovamente, attorcigliandomi un braccio sopra le spalle.
“This is a real mayniac”, affermò, volgendomi un sorriso meraviglioso. Un sorriso che non avrei mai dimenticato.


 

Salve donzelle, è @ohimaynard che vi parla.
Allora, che ne pensate? 
Lasciate una recensione per favore, ci tengo molto
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