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Autore: Frances_May    14/10/2007    4 recensioni
Introduzione rimossa perchè non presenta nessun accenno alla trama della fanfiction.
Inserirne al più presto una valida.
Rosicrucian e Nami, assistenti amministratrici.
Genere: Generale, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kairi, Naminè, Organizzazione XIII, Riku, Sora
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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IV. Meeting

«Lo odio! E’ insopportabile! Proprio non lo tollero! Mi ha veramente stufato!...»

Mentre Larxen con tono maligno continuava a zufolare fra sé, alzando la voce e a volte gesticolando con le mani, senza accorgersene continuava a fare avanti e indietro per la sua stanza, e quando incalzava il passo, la sua acuta voce non mancava di diventare ancora più risoluta e convinta. Quando, per l’ennesima volta, la pallida ragazza sorpassò il divano sbraitando, Marluxia sobbalzò sul cuscino e alzò repentinamente gli occhi al soffitto, distogliendosi definitivamente dalla sua lettura, riprendendo la compagna di stanza con tono seccato e arrogante.

«Larxen, potresti gentilmente piantarla di tormentarti…e di tormentarmi, soprattutto…» sbottò, richiudendo un vecchio e spesso fascicolo e accavallando le gambe, lasciando ricadere il documento sul grembo, stiracchiando le ossute braccia «…continuando a parlare di VIII? E’ inutile che tu gli rivolga tanti insulti se lui non è presente, non trovi?»

«E sai che m’importa!» si imputò l’altra, fermandosi in mezzo alla stanza e stringendo i pugni, squadrando Marluxia con un sopracciglio biondo lievemente inarcato «Ma mi spieghi come fai a rimanere così calmo sapendo come si è comportato prima?» e sfiatando, diede nuovamente le spalle al ragazzo, con fare offeso «Si permette davvero troppe libertà per i miei gusti e…»

«Hai frainteso, XII.» la interruppe Marluxia, con tono glaciale «Sei arrivata qua da poco e ancora non hai ben capito come ci si comporta con quello. Persino io, come hai potuto notare, spesso perdo il controllo in sua presenza. Forse, la prima impressione che ti sei fatta è che tutti lo difendano, o lo lascino libero di fare ciò che più lo aggrada, ma la verità…e che nessuno in questa Fortezza sopporta Axel.»

«Immagino tu intenda ciò escludendo Demyx.» riprese Larxen, voltandosi con flemma e sistemandosi elegantemente una ciocca platino dietro l’orecchio sinistro, socchiudendo le iridi cristalline come il cielo terso del mattino, mutando la sua espressione incattivita in un sorrisetto sardonico «Gli lecca i piedi quasi fosse un cagnolino!» concluse, senza darsi un minimo di contegno mentre prendeva a ridere sguaiatamente in direzione di Marluxia, il quale, non avendo nulla contro IX, chiuse i grandi occhi dai riflessi bicromi, scotendo a tratti la testa in modo impercettibile, come per negare, fra sé e sé, le parole acide della ragazza. Poi si alzò, emettendo un sonoro sbadiglio annoiato.

«Comunque,» continuò il giovane, stropicciandosi gli occhi inumiditi «presto ti accorgerai che le mie parole erano più che veritiere e capirai che la maggior parte delle volte conviene ignorarlo, piuttosto che accumulare pretesti per lasciargli tenere aperta quella boccaccia o in movimento quella sua lingua biforcuta.»

Sorpassò Larxen con noncuranza, dirigendosi verso uno scaffale nell’intento di riporre il fascicolo che prima teneva sulle gambe accavallate e che aveva tentato di leggere, senza successo, quando proprio la ragazza iniziò a schernirlo, puntandogli un indice contro.

«Sai, XI» ridacchiò, malefica «a parole sei tanto bravo, ma a giudicare dall’espressione arrabbiata di Xigbar stamane, in battaglia non sei un granché! Cos’era quello, l’ennesimo divertentissimo rapporto di II sulle vostre brillanti missioni?»

«Sai, XII» la rimbeccò Marluxia, rispondendogli a tono «anche tu stai iniziando a prenderti un po’ troppa libertà coi tuoi superiori, come fa Axel. Se non la smetterai, presto sarete compagni di sventura: entrambi tagliati fuori dall’Organizzazione. Che ne dici?»

Seguirono pesanti attimi di silenzio; Marluxia lasciò i pochi millesimi di secondo necessari a Larxen per capire la provocazione in tutte le sue sfaccettature, prima di sfoggiare un ghigno di compiacimento, alla quale Larxen reagì estraendo due stiletti con una rapidità innaturale, quasi felina, facendoli scattare come una molla in direzione del compagno immobile davanti alla libreria.

Proprio quando le due lame affilate furono vicinissime al volto divertito di Marluxia, davanti a lui si aprì un Portale e due piccoli palmi neri afferrarono con sicurezza gli stiletti fra le dita. A poco a poco, oltre l’Acqua Nera, si materializzò la bassa e inespressiva figura di Zexion, mentre lentamente lo squarcio immateriale si riassorbì alle sue spalle.

«Larxen, sei un po’ troppo suscettibile ultimamente.» disse con tono grave, lanciando i pugnali alla ragazza, che li afferrò con sicurezza malferma, indietreggiando di qualche passo «Sei esagitata. Vedi di moderarti.»

«Zexion!» esordì Marluxia allegro, con un ampio gesto dalle braccia «Cosa ci fa da…»

«Guarda che lo stesso vale per te, Marluxia. Dateci un taglio. Tutti e due.»

A quelle parole, Marluxia sorpassò il suo superiore scuotendo il capo e alzando i palmi al cielo sconsolato, coronando con una risatina sarcastica le sue parole mentre si posizionava al fianco di Larxen.

«Anche tu oggi sei particolarmente irritabile, eh. Chissà di chi è la colpa.»

La ragazza invece più che divertita come il suo compagno, sembrava essersela presa parecchio per i gesti e gli ammonimenti di Zexion. Socchiuse gli occhi chiari sospirando, e con l’ennesimo gesto scattante, fece scomparire i due stiletti oltre i lembi della manica destra della lunga veste scura.

«Io non sopporto affatto le personalità come te, Zexion.»

VI mosse qualche passo in direzione dei due principianti con la testa lievemente inclinata sulla sinistra, mentre a poco a poco i muscoli facciali gli si contraevano in una smorfia maligna, che accompagnò il fluido movimento del suo braccio destro, mostrando un pugno semiaperto ai due presenti. Alzò l’indice affusolato e disse:

«Errore numero uno. Mi spiace tanto deluderti, ma credo che “personalità” non sia proprio il termine adatto per presentarmi. Ciò che hai citato, in realtà, è esattamente quello che mi manca per essere chiamato “Completo”.» Larxen e Marluxia seguirono silenti il gesto di Zexion che segnava un due con le dita «Errore numero due. Mai,» scandì bene quella negazione, facendo risuonare la sua voce per tutta la stanza «usare quel tono con un tuo superiore. Specialmente con me. Vedi, non solo questo ti mette in cattiva luce sotto i miei occhi e mi implica a riferire la tua condotta a Xemnas, ma ti esclude completamente da un’esistenza… diciamo, “tranquilla” all’interno di questa Fortezza. E’ vero, sono un tipo pacato, ma se istigato sono capace di diventare cattivo quanto basta per renderti l’operato all’interno dell’Organizzazione un inferno.»

Nuovamente un glaciale Zexion rivolse il suo sguardo ai due subordinati mentre abbassava la mano destra lasciandola ricadere sul fianco. Abbozzò un sorriso, soddisfatto della reazione ottenuta.

«Spero di essere stato abbastanza chiaro ed esauriente.»

«Tsk.» commentò Larxen, aggrottando la fronte e poggiandosi di schiena contro il freddo muro più vicino a lei «Naturalmente, Signor VI.» ancora una volta socchiuse gli occhi e si sistemò i capelli. Per lei era come una specie di tic. Non amava affatto il disordine e le cose mal riposte, ed era una sua particolare e personalissima fissazione essere sempre presentabile, come le piaceva vanitosamente definirsi. Marluxia rimase in piedi al suo fianco in braccia conserte con espressione tranquilla e al contempo seria, sospirando fra se e se cose come Non si rende conto che se continua a rispondergli in questo modo lo sta solo provocando? Certo che ha un bel coraggio a parlargli così! Alla fine, decise di sviare l’attenzione di Zexion.

«Come mai sei da queste parti?» domandò con tono incuriosito al giovane dai capelli azzurri che stava in piedi davanti a lui con le mani sui fianchi e lo sguardo apatico rivolto in direzione di una Larxen completamente disinteressata e noncurante della cosa, notando quanto fosse basso in confronto a lui. Quasi due teste e mezzo, si disse. «Sono certo che se sei venuto qua avrai certo un qualcosa da riferirci…»…dato che dubito che la tua sia una visita di cortesia, nanerottolo.

«Infatti.» confermò Zexion, senza distogliere lo sguardo dalla figura longilinea di Larxen «Saix ti reclama, XII. Ti sta aspettando al Belvedere del Crepuscolo. Pare che il Capo abbia deciso di assegnarti la tua prima missione da singola.» sorrise con stizza «Mi raccomando, XII». Al contrario, Marluxia tentò di incoraggiarla, nonostante questa “promozione” di Larxen significasse solo che una sua subordinata lo aveva “sorpassato”, tentando di infonderle un po’ di entusiasmo esclamando « Congratulazioni! Fai del tuo meglio, eh. Buona fortuna!»

«Non me ne faccio nulla degli auguri o le raccomandazioni dei miei superiori.» replicò subito la biondina, sorpassandolo a braccia conserte prima Marluxia e poi Zexion, dirigendosi verso l’uscita della stanza. Poi aprì la porta e fece un gesto con la mano, mentre lasciava i due suoi superiori dando loro le spalle «Bye bye.»

Non appena Larxen richiuse la porta alle sue spalle, Marluxia sospirò sconsolato «Eh, beata lei. Ormai ho perso il conto dei giorni da quando sto aspettando che una cosa del genere accada a me…»

«Non scoraggiarti troppo, XI» riprese VI, aprendo un Portale a mezz’aria «Non è ancora certo che Larxen svolga quella missione completamente da sola. Non so quanto lontano potreste andare, sia tu che lei, dato che non siete ancora capaci di controllare appieno le vostre doti. Ad esempio, non siete nemmeno in grado di fare uno di questi. Un Portale.»

Poco prima di lasciarsi completamente inghiottire da quei fluidi filamenti impalpabili disse «Ah, quasi me ne dimenticavo. Xigbar,» fece un impercettibile cenno con la testa «vuole vederti. Non farlo aspettare troppo. Sai che è suscettibile,no?»

Dopo che anche Zexion se ne fu andato, rapido Marluxia lasciò la stanza, dirigendosi risoluto verso il Poligono, luogo prediletto dal suo Istruttore.

Oo°*°oO

Ed ecco in arrivo le dolci lodi del tuo Istruttore, Marluxia si disse sarcastico XI, mentre avanzava a passo deciso, e la voce silenziosa delle sue laconiche riflessioni era l’unico suono nelle sue orecchie. Devo solo prepararmi ad una nuova allegra sfuriata e ad un ennesimo gentile reclamo al Signor “Superiore” in merito alla mia “ineluttabile incompetenza” si lasciò sfuggire un grugnito d’irritazione, mentre stringeva i pugni facendo crepitare la pelle dei guanti Ma che Xigbar si preoccupi di correggere le sue pericolose turbe caratteriali prima di trattarmi a zerbino…! Se l’unico modo per farmi apprezzare da lui è leccargli i piedi come pretende che faccia… le sue labbra si contrassero in una smorfia di leggero disgusto si sbaglia sul mio conto, non mi farò mai mettere i piedi in testa da quella specie di cecchino!

Voltò l’angolo con un movimento repentino ed elegante, smuovendo un lembo della veste in un gesto deciso. Dopotutto continuare a rodersi a quel modo non lo avrebbe di certo aiutato a mostrarsi tranquillo ed insofferente di fronte ai rimbecchi del Nobody che lo attendeva oltre la porta che si ergeva sul fondo del corridoio. Se aveva imparato anche una sola cosa durante il suo apprendistato sotto l’ala di Xigbar, era l’esser diventato abilissimo nel nascondere i propri pensieri. Non un movimento delle labbra, o un’espressione negli occhi, fasulle che fossero, avevano mai fatto intendere uno qualsiasi degli insulti pesanti e silenziosi che molto frequentemente indirizzava al suo superiore.

Si fermò davanti alla porta, senza smuovere un attimo gli occhi dalla fine linea argentata in cui i due battenti sembravano fondersi. Quante volte gli era stato vietato di varcare quel limite? Eppure tutte le circostanze facevano sempre sì che per Marluxia fosse indispensabile disobbedire; sembrava quasi che Xigbar lo facesse di proposito, giusto per ritrovarselo sempre lì, pronto per essere sgridato come più gli aggradava.

Lentamente, ancora un po’ titubante, premette una mano sull’alto battente aprendo appena lo spazio necessario a passare, sperando di non far rumore. L’attimo seguente fu dentro e la porta tornò immota e chiusa come prima che arrivasse.

Prima di azzardare qualsiasi movimento diede una veloce occhiata alle pareti tutt’intorno.

Quello era il regno di Xigbar. Avrebbe potuto apparire ovunque, anche sul soffitto, appeso a testa in giù come un pipistrello, anche in quel preciso istante, senza che Marluxia si accorgesse dei suoi spostamenti, o di come diavolo avesse fatto a muoversi in maniera così silenziosa.

Perché Xigbar? Marluxia avanzò di qualche passo circospetto, tenendo gli occhi fissi sui bersagli metallici che sorgevano in fondo alla sala: delle sagome i cui contorni delineavano una forma quasi umana.

Perché un misero numero II e non il Superiore? Di colpo le sopracciglia dell’XI si aggrottarono in un’espressione maligna Perché Xemnas mi ha considerato così poco? Perché mi ha affidato ad un suo misero subordinato?

Di colpo il pensiero volò a Saix, e la mente gli si riempì di cupi rimembranze di cosa significasse provare un’invidia profonda.

Solo il numero VII. Perché solo lui e poi nessun’altro?

Si ricordò di quando aveva ascoltato il blaterare del suo tutore per ore intere, prestando attenzione a ciò che diceva solo quando sembrava accennare ad argomenti che gli interessavano.

I Portali. Kingdom Hearts. Gli Heartless.

Xemnas.

Marluxia neppure si accorse di essersi immobilizzato proprio nel bel mezzo della sala. Non fece caso neppure al fatto che stando fermo a quel modo era più vulnerabile che mai a qualsiasi attacco da parte dell’irritatissimo ed intrattabile numero II.

Perché gli aveva rivolto quell’occhiata di sufficienza non appena gli si era presentato davanti, appena superata la Prova dell’Esistenza?

Perché non aveva detto nulla mentre gli comunicava il proprio nome, inginocchiato al suo cospetto e, tremando, si chiedeva se quell’uomo dall’aria così autorevole potesse in qualche modo decidere l’esito della sua sorte?

Perché lo aveva ignorato mentre usciva dalla sala, congedandolo con un semplice e sbrigativo cenno della mano?

Perché non si accorgeva dell’ardore e la fatica con cui Marluxia tentava in tutti i modi di compiacerlo?

Marluxia digrignò i denti, stringendo forte i pugni.

E soprattutto, perché il numero VII era sempre in piedi al suo fianco quando lo incontrava? Quando andava a fare rapporto? Quando c’era bisogno di prendere una decisione importante?

Marluxia non riusciva a capire.

Cos’aveva Saix che lui non riuscisse ad ottenere? L’esperienza? L’abilità con cui riusciva a portare a termine i suoi compiti senza neppure macchiarsi il soprabito di sangue? La crudeltà ed il divertimento che mostrava quando sentiva che era il momento di agire?

Perché dopo aver addestrato Saix, Xemnas non aveva più preso nessuno sotto la sua supervisione?

Perché non aveva scelto Marluxia come prossimo discepolo?

I cupi pensieri del numero XI vennero bruscamente interrotti. Il giovane vide un guizzo di luce bianca ferirgli gli occhi ed un istante dopo si ritrovò a fissare l’inquietante unica iride dorata del suo tutore.

Le sopracciglia sottili erano aggrottate in maniera preoccupante e le cicatrici tiravano la pelle del volto trasformandolo in una maschera grottesca. I capelli neri strati di grigio ricadevano verso il pavimento, legati in una lunga e sottile coda di cavallo, ed i pendagli del soprabito scivolarono verso il basso con dei brevi tintinnii.

Era a testa in giù, come c’era da aspettarsi. Purtroppo a Xigbar erano sempre piaciute le entrate in scena fin troppo teatrali.

Marluxia aprì bocca per assicurarsi la prima parola in quello che già prometteva di diventare un litigio all’ultimo sangue fosse sua, ma l’altro fu molto più rapido.

« Fammi indovinare, Fiore di Campo.»

Marluxia si impettì, fissando l’unico occhio di Xigbar quasi con sfida:

« Prego.» lo invitò, strafottente.

Il numero II sembrò non farci caso: smise di guardarlo, lasciando che gli occhi vagassero verso un punto indefinito, massaggiandosi una tempia:

« Sei entrato nuovamente nel mio Poligono.» scosse il capo, gesticolando « Mi pareva di averti ripreso innumerevoli volte, Rosa Selvatica.» nel modo in cui Xigbar riusciva a trovargli quei taglienti soprannomi nel giro di pochi istanti c’era un che di canzonatorio « Chi esattamente ti ha dato il permesso di entrare senza il mio permesso?»

Marluxia dischiuse le labbra ma non ne uscì alcun suono.

Nessuno. Zexion non aveva accennato a nulla di simile. Il numero XI deglutì:

« E’ il primo luogo in cui penso di recarmi se…»

«Si, si, va bene, non mi interessa.» lo sguardo irato di Xigbar lo trafisse ancora, questa volta con maggiore violenza « Il punto è: non dovevi farlo!»

Marluxia abbassò il capo. Avrebbe voluto non dover chiedere scusa in maniera così umiliante, ma se voleva togliersi quel Nobody dai piedi al più presto, non poteva fare altro.

« Scusami, Xigbar.»

« E’ da un po’ che me lo chiedo, Fiorellino.» Lentamente Xigbar levitò su sé stesso e tornò a posare i piedi sul pavimento, poco lontano da dove se ne stava immobile il suo subordinato.

Il numero XI non riuscì a trattenere una smorfia nell’udire l’ennesimo insulto che l’altro gli aveva tranquillamente regalato con quel nuovo nomignolo.

Mi chiamo Marluxia.

Avrebbe voluto gridarglielo forte in faccia, mentre qualcosa di molto simile a ciò che riconduceva al concetto di “rabbia” gli faceva ardere gli occhi azzurri.

« Ascoltami con attenzione, perché voglio un tuo parere.» continuò Xigbar, con aria assorta. Marluxia non poté fare altro che annuire, pazientando.

« Bene.» esordì il II, riprendendo teatralmente a gesticolare « In questa Organizzazione eravamo in dieci prima che tu arrivassi a far germogliare i tuoi bacelli lungo i corridoi e sui balconi delle tue stanze.»

Marluxia attese, in ascolto. Cercava in tutti i modi di sovrastare quell’irritante Nobody con le sue spalle larghe, ma non capiva come fosse possibile che Xigbar riuscisse a metterlo così in ombra nonostante il suo fisico smilzo e i tre centimetri che lo rendevano leggermente più basso.

Xigbar continuò sospirando:

« Beh, a quel tempo ero uno dei migliori, lasciatelo dire, non un solo Rapporto negativo.» scosse il capo e le mani fecero lo stesso movimento mentre il suo occhio si chiudeva in una smorfia nostalgica « Il capo non si lamentava, non gli creavo problemi, stavo per i cazzi miei. Si fidava di me, sapeva che avrei svolto il lavoro come dovevo. E soprattutto,» fulminò «era-chiaro-a-tutti-che-sconfinare-nei-miei-spazi-equivaleva-a-ritrovarsi-un-maledetto-proiettile-conficcato-in-mezzo-agli-occhi.» marcò ogni singola parola. « Pensa, anche Axel e Demyx non osavano scassare i coglioni.» aggiunse, stringendosi divertito nelle spalle « Il che è strano, ammettilo.»

Su questo Marluxia gli dava ragione:

« E’ vero, signore.» lo seguì con lo sguardo mentre gli girava intorno, grattandosi pensieroso il mento. Non riusciva a capire dove quel discorso volesse andare a parare.

« Bene, Germoglio primaverile,» Marluxia digrignò i denti silenziosamente « ora la domanda sorge spontanea.»

Xigbar si voltò di scatto verso il discepolo ed il suo occhio da rapace sembrava volerlo squartare sul momento:

« Cosa diavolo ho fatto di male, per meritare te come sottoposto?»

Marluxia deglutì, stringendo forte i pugni:

« Era un ordine del Superiore.» il pensiero di Xemnas e Saix gli fece fare una smorfia, ma smise di pensarci.

« Oh, caro, questo è molto bello.» flautò sarcastico l’altro « Ma analizziamo bene la situazione, Petalo di rosa.» sollevò una mano, portando l’altra sul fianco. Iniziò a contare sollevando le dita ad una ad una « Primo, ma guarda, al tempo Xemnas non aveva nessun pargolo a cui badare. Perché non risparmiare l’agonia di starti appresso a chiunque altro e addossarsi l’impresa?» fece una pausa, guardandolo « Magari eri davvero troppo poco per lui?» annuì, convinto « Beh, molto probabile.»

Nell’udire queste parole, Marluxia sentì ogni singolo muscolo del corpo tendersi. Gli tornò in mente ciò che prima diceva di riconoscere come “vergogna”.

Se solo Xigbar non fosse stato il suo maledetto tutore, non avrebbe atteso altro tempo prima di sguainare la falce e mostrargli quanto potessero essere impietosi i fiori che denigrava tanto.

« Bene!» Xigbar sembrava divertirsi, deliziandosi della sua stessa crudeltà « Passiamo al prossimo: l’assatanato amante delle maledette lance.» sollevò un altro dito « Si era appena liberato di quell’essere ultranoioso che risponde al nome di “Luxord”. Hai presente, quello che sparisce nei meandri più reconditi della Fortezza dicendo che “deve studiare nuove tattiche di combattimento”, ovvero farsi una partitina a Solitario? Perché non affibbiarti a lui?» strinse nelle spalle « Oh, beh, sono motivazioni troppo alte perché i miseri numeri al di sotto dell’I possano comprenderle.»

Marluxia continuò ad ascoltare Xigbar mentre infieriva, senza intervenire una sola volta.

Si fece sfuggire un lieve sorriso.

Anche dopo che il numero II ebbe finito di sfogare l’ira repressa ed iniziò a dettargli i nuovi ordini, non riuscì a trattenere un ghigno di soddisfazione.

L’avrebbe pagata. Oh, si.

Xigbar l’avrebbe pagata, avrebbe pagato quella sua irritante abitudine di considerarlo meno di niente.

Anche Xemnas l’avrebbe pagata.

Xemnas che non si era accorto di lui, e sembrava continuare a non rendersi conto del suo potenziale. Xemnas che lo aveva subito etichettato come un’incapace e non gli dedicava le attenzione che davvero meritava.

Presto il servilismo non sarebbe più servito e tutti coloro che non facevano altro che insultarlo sarebbero stati costretti a prostrarsi ai suoi piedi, supplici, per chiedergli di risparmiarli.

Si allontanò, uscendo dal Poligono, senza dire una parola.

  
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