IV.
Meeting
«Lo
odio! E’ insopportabile! Proprio non lo tollero!
Mi ha veramente stufato!...»
Mentre
Larxen con tono maligno continuava a zufolare
fra sé, alzando la voce e a volte gesticolando con le mani,
senza accorgersene
continuava a fare avanti e indietro per la sua stanza, e quando
incalzava il
passo, la sua acuta voce non mancava di diventare ancora più
risoluta e
convinta. Quando, per l’ennesima volta, la pallida ragazza
sorpassò il divano
sbraitando, Marluxia sobbalzò sul cuscino e alzò
repentinamente gli occhi al
soffitto, distogliendosi definitivamente dalla sua lettura, riprendendo
la
compagna di stanza con tono seccato e arrogante.
«Larxen,
potresti gentilmente piantarla di
tormentarti…e di tormentarmi,
soprattutto…» sbottò, richiudendo un
vecchio e
spesso fascicolo e accavallando le gambe, lasciando ricadere il
documento sul
grembo, stiracchiando le ossute braccia
«…continuando a parlare di VIII? E’
inutile che tu gli rivolga tanti insulti se lui non è
presente, non trovi?»
«E
sai che m’importa!» si imputò
l’altra,
fermandosi in mezzo alla stanza e stringendo i pugni, squadrando
Marluxia con
un sopracciglio biondo lievemente inarcato «Ma mi spieghi
come fai a rimanere
così calmo sapendo come si è comportato
prima?» e sfiatando, diede nuovamente
le spalle al ragazzo, con fare offeso «Si permette davvero
troppe libertà per i
miei gusti e…»
«Hai
frainteso, XII.» la interruppe Marluxia, con
tono glaciale «Sei arrivata qua da poco e ancora non hai ben
capito come ci si
comporta con quello. Persino io, come hai potuto notare, spesso perdo
il
controllo in sua presenza. Forse, la prima impressione che ti sei fatta
è che
tutti lo difendano, o lo lascino libero di fare ciò che
più lo aggrada, ma la
verità…e che nessuno in questa Fortezza sopporta
Axel.»
«Immagino
tu intenda ciò escludendo Demyx.» riprese
Larxen, voltandosi con flemma e sistemandosi elegantemente una ciocca
platino
dietro l’orecchio sinistro, socchiudendo le iridi cristalline
come il cielo
terso del mattino, mutando la sua espressione incattivita in un
sorrisetto
sardonico «Gli lecca i piedi quasi fosse un
cagnolino!» concluse, senza darsi
un minimo di contegno mentre prendeva a ridere sguaiatamente in
direzione
di Marluxia, il
quale, non avendo nulla
contro IX, chiuse i grandi occhi dai riflessi bicromi, scotendo a
tratti la
testa in modo impercettibile, come per negare, fra sé e
sé, le parole acide
della ragazza. Poi si alzò, emettendo un sonoro sbadiglio
annoiato.
«Comunque,»
continuò il giovane, stropicciandosi
gli occhi inumiditi «presto ti accorgerai che le mie parole
erano più che
veritiere e capirai che la maggior parte delle volte conviene
ignorarlo,
piuttosto che accumulare pretesti per lasciargli tenere aperta quella
boccaccia
o in movimento quella sua lingua biforcuta.»
Sorpassò
Larxen con noncuranza, dirigendosi verso
uno scaffale nell’intento di riporre il fascicolo che prima
teneva sulle gambe
accavallate e che aveva tentato di leggere, senza successo, quando
proprio la ragazza
iniziò a schernirlo, puntandogli un indice
contro.
«Sai,
XI» ridacchiò, malefica «a parole sei
tanto
bravo, ma a giudicare dall’espressione arrabbiata di Xigbar
stamane, in
battaglia non sei un granché! Cos’era quello,
l’ennesimo divertentissimo
rapporto di II sulle vostre brillanti
missioni?»
«Sai,
XII» la rimbeccò Marluxia, rispondendogli a
tono «anche tu stai iniziando a prenderti un po’
troppa libertà coi tuoi
superiori, come fa Axel. Se non la smetterai, presto sarete compagni di
sventura: entrambi tagliati fuori dall’Organizzazione. Che ne
dici?»
Seguirono
pesanti attimi di silenzio; Marluxia
lasciò i pochi millesimi di secondo necessari a Larxen per
capire la
provocazione in tutte le sue sfaccettature, prima di sfoggiare un
ghigno di
compiacimento, alla quale Larxen reagì estraendo due
stiletti con una rapidità
innaturale, quasi felina, facendoli scattare come una molla in
direzione del
compagno immobile davanti alla libreria.
Proprio
quando le due lame affilate furono vicinissime
al volto divertito di Marluxia, davanti a lui si aprì un
Portale e due piccoli
palmi neri afferrarono con sicurezza gli stiletti fra le dita. A poco a
poco,
oltre l’Acqua Nera, si materializzò la bassa e
inespressiva figura di Zexion,
mentre lentamente lo squarcio immateriale si riassorbì alle
sue spalle.
«Larxen,
sei un po’ troppo suscettibile ultimamente.»
disse con tono grave, lanciando i pugnali alla ragazza, che li
afferrò con
sicurezza malferma, indietreggiando di qualche passo «Sei
esagitata. Vedi di moderarti.»
«Zexion!»
esordì Marluxia allegro, con un ampio
gesto dalle braccia «Cosa ci fa da…»
«Guarda
che lo stesso vale per te, Marluxia. Dateci
un taglio. Tutti e due.»
A
quelle parole, Marluxia sorpassò il suo superiore
scuotendo il capo e alzando i palmi al cielo sconsolato, coronando con
una
risatina sarcastica le sue parole mentre si posizionava al fianco di
Larxen.
«Anche
tu oggi sei particolarmente irritabile, eh.
Chissà di chi è la colpa.»
La
ragazza invece più che divertita come il suo
compagno, sembrava essersela presa parecchio per i gesti e gli
ammonimenti di
Zexion. Socchiuse gli occhi chiari sospirando, e con
l’ennesimo gesto
scattante, fece scomparire i due stiletti oltre i lembi della manica
destra della
lunga veste scura.
«Io
non sopporto affatto le personalità come te,
Zexion.»
VI
mosse qualche passo in direzione dei due
principianti con la testa lievemente inclinata sulla sinistra, mentre a
poco a
poco i muscoli facciali gli si contraevano in una smorfia maligna, che
accompagnò il fluido movimento del suo braccio destro,
mostrando un pugno
semiaperto ai due presenti. Alzò l’indice
affusolato e disse:
«Errore
numero uno. Mi spiace tanto deluderti, ma
credo che “personalità” non sia proprio
il termine adatto per presentarmi. Ciò
che hai citato, in realtà, è esattamente quello
che mi manca per essere
chiamato “Completo”.» Larxen e Marluxia
seguirono silenti il gesto di Zexion
che segnava un due con le dita «Errore numero due.
Mai,» scandì bene quella
negazione, facendo risuonare la sua voce per tutta la stanza
«usare quel tono
con un tuo superiore. Specialmente con me. Vedi, non solo questo ti
mette in
cattiva luce sotto i miei occhi e mi implica a riferire la tua condotta
a
Xemnas, ma ti esclude completamente da
un’esistenza… diciamo,
“tranquilla”
all’interno di questa Fortezza. E’ vero, sono un
tipo pacato, ma se istigato
sono capace di diventare cattivo quanto basta per renderti
l’operato
all’interno dell’Organizzazione un
inferno.»
Nuovamente
un glaciale Zexion rivolse il suo
sguardo ai due subordinati mentre abbassava la mano destra lasciandola
ricadere
sul fianco. Abbozzò un sorriso, soddisfatto della reazione
ottenuta.
«Spero
di essere stato abbastanza chiaro ed
esauriente.»
«Tsk.»
commentò Larxen, aggrottando la fronte e
poggiandosi di schiena contro il freddo muro più vicino a
lei «Naturalmente,
Signor VI.» ancora una volta socchiuse gli occhi e si
sistemò i capelli. Per
lei era come una specie di tic. Non amava affatto il disordine e le
cose mal
riposte, ed era una sua particolare e personalissima fissazione essere
sempre
presentabile, come le piaceva vanitosamente definirsi. Marluxia rimase
in piedi
al suo fianco in braccia conserte con espressione tranquilla e al
contempo
seria, sospirando fra se e se cose come Non
si rende conto che se continua a rispondergli in questo modo lo sta
solo
provocando? Certo che ha un bel coraggio a parlargli così! Alla
fine,
decise di sviare l’attenzione di Zexion.
«Come
mai sei da queste parti?» domandò con tono
incuriosito al giovane dai capelli azzurri che stava in piedi davanti a
lui con
le mani sui fianchi e lo sguardo apatico rivolto in direzione di una
Larxen
completamente disinteressata e noncurante della cosa, notando quanto
fosse
basso in confronto a lui. Quasi due teste
e mezzo, si disse. «Sono certo che se sei venuto
qua avrai certo un
qualcosa da riferirci…»…dato
che dubito
che la tua sia una visita di cortesia, nanerottolo.
«Infatti.»
confermò Zexion, senza distogliere lo
sguardo dalla figura longilinea di Larxen «Saix ti reclama,
XII. Ti sta
aspettando al Belvedere del Crepuscolo. Pare che il Capo abbia deciso
di
assegnarti la tua prima missione da singola.» sorrise con
stizza «Mi
raccomando, XII». Al
contrario, Marluxia
tentò di incoraggiarla, nonostante questa
“promozione” di Larxen significasse
solo che una sua subordinata lo aveva “sorpassato”,
tentando di infonderle un
po’ di entusiasmo esclamando « Congratulazioni! Fai
del tuo meglio, eh. Buona
fortuna!»
«Non
me ne faccio nulla degli auguri o le
raccomandazioni dei miei superiori.» replicò
subito la biondina, sorpassandolo
a braccia conserte prima Marluxia e poi Zexion, dirigendosi verso
l’uscita
della stanza. Poi aprì la porta e fece un gesto con la mano,
mentre lasciava i
due suoi superiori dando loro le spalle «Bye
bye.»
Non
appena Larxen richiuse la porta alle sue
spalle, Marluxia sospirò sconsolato «Eh, beata
lei. Ormai ho perso il conto dei
giorni da quando sto aspettando che una cosa del genere accada a
me…»
«Non
scoraggiarti troppo, XI» riprese VI, aprendo
un Portale a mezz’aria «Non è ancora
certo che Larxen svolga quella missione completamente
da sola. Non so quanto
lontano potreste andare, sia tu che lei, dato che non siete ancora
capaci di
controllare appieno le vostre doti.
Ad esempio, non siete nemmeno in grado di fare uno di questi. Un
Portale.»
Poco
prima di lasciarsi completamente inghiottire
da quei fluidi filamenti impalpabili disse «Ah, quasi me ne
dimenticavo.
Xigbar,» fece un impercettibile cenno con la testa
«vuole vederti. Non farlo
aspettare troppo. Sai che è suscettibile,no?»
Dopo
che anche Zexion se ne fu andato, rapido
Marluxia lasciò la stanza, dirigendosi risoluto verso il
Poligono, luogo
prediletto dal suo Istruttore.
Oo°*°oO
Ed
ecco in arrivo le dolci lodi del tuo Istruttore, Marluxia si
disse
sarcastico XI, mentre avanzava a passo deciso, e la voce silenziosa
delle sue laconiche
riflessioni era l’unico suono nelle sue orecchie. Devo solo prepararmi ad una nuova allegra sfuriata
e ad un ennesimo
gentile reclamo al Signor “Superiore” in merito
alla mia “ineluttabile
incompetenza” si lasciò sfuggire un
grugnito d’irritazione, mentre
stringeva i pugni facendo crepitare la pelle dei guanti Ma
che Xigbar si preoccupi di correggere le sue pericolose turbe
caratteriali prima di trattarmi a zerbino…! Se
l’unico modo per farmi
apprezzare da lui è leccargli i piedi come pretende che
faccia… le sue
labbra si contrassero in una smorfia di leggero disgusto si
sbaglia sul mio conto, non mi farò mai mettere i piedi in
testa da
quella specie di cecchino!
Voltò
l’angolo con un movimento
repentino ed elegante, smuovendo un lembo della veste in un gesto
deciso. Dopotutto
continuare a rodersi a quel modo non lo avrebbe di certo aiutato a
mostrarsi
tranquillo ed insofferente di fronte ai rimbecchi del Nobody che lo
attendeva
oltre la porta che si ergeva sul fondo del corridoio. Se aveva imparato
anche
una sola cosa durante il suo apprendistato sotto l’ala di
Xigbar, era l’esser
diventato abilissimo nel nascondere i propri pensieri. Non un movimento
delle
labbra, o un’espressione negli occhi, fasulle che fossero,
avevano mai fatto
intendere uno qualsiasi degli insulti pesanti e silenziosi che molto
frequentemente indirizzava al suo superiore.
Si
fermò davanti alla porta, senza
smuovere un attimo gli occhi dalla fine linea argentata in cui i due
battenti
sembravano fondersi. Quante volte gli era stato vietato di varcare quel
limite?
Eppure tutte le circostanze facevano sempre sì che per
Marluxia fosse
indispensabile disobbedire; sembrava quasi che Xigbar lo facesse di
proposito,
giusto per ritrovarselo sempre lì, pronto per essere
sgridato come più gli
aggradava.
Lentamente,
ancora un po’ titubante,
premette una mano sull’alto battente aprendo appena lo spazio
necessario a
passare, sperando di non far rumore. L’attimo seguente fu
dentro e la porta
tornò immota e chiusa come prima che arrivasse.
Prima
di azzardare qualsiasi movimento
diede una veloce occhiata alle pareti tutt’intorno.
Quello
era il regno di Xigbar. Avrebbe
potuto apparire ovunque, anche sul soffitto, appeso a testa in
giù come un
pipistrello, anche in quel preciso istante, senza che Marluxia si
accorgesse dei
suoi spostamenti, o di come diavolo avesse fatto a muoversi in maniera
così
silenziosa.
Perché
Xigbar? Marluxia
avanzò di qualche passo circospetto, tenendo gli occhi
fissi sui bersagli metallici che sorgevano in fondo alla sala: delle
sagome i
cui contorni delineavano una forma quasi umana.
Perché
un misero numero II e non il Superiore? Di
colpo le sopracciglia dell’XI si
aggrottarono in un’espressione maligna Perché
Xemnas mi ha considerato così poco? Perché mi ha
affidato ad un suo misero
subordinato?
Di
colpo il pensiero volò a Saix, e la
mente gli si riempì di cupi rimembranze di cosa significasse
provare un’invidia
profonda.
Solo
il numero VII. Perché solo lui e poi nessun’altro?
Si
ricordò di quando aveva ascoltato il
blaterare del suo tutore per ore intere, prestando attenzione a
ciò che diceva
solo quando sembrava accennare ad argomenti che gli interessavano.
I
Portali. Kingdom Hearts. Gli
Heartless.
Xemnas.
Marluxia
neppure si accorse di essersi
immobilizzato proprio nel bel mezzo della sala. Non fece caso neppure
al fatto
che stando fermo a quel modo era più vulnerabile che mai a
qualsiasi attacco da
parte dell’irritatissimo ed intrattabile numero II.
Perché
gli aveva rivolto quell’occhiata
di sufficienza non appena gli si era presentato davanti, appena
superata
Perché
non aveva detto nulla mentre gli
comunicava il proprio nome, inginocchiato al suo cospetto e, tremando,
si
chiedeva se quell’uomo dall’aria così
autorevole potesse in qualche modo
decidere l’esito della sua sorte?
Perché
lo aveva ignorato mentre usciva
dalla sala, congedandolo con un semplice e sbrigativo cenno della mano?
Perché
non si accorgeva dell’ardore e
la fatica con cui Marluxia tentava in tutti i modi di compiacerlo?
Marluxia
digrignò i denti, stringendo
forte i pugni.
E
soprattutto,
perché il numero VII era sempre in piedi al suo fianco
quando lo incontrava?
Quando andava a fare rapporto? Quando c’era bisogno di
prendere una decisione
importante?
Marluxia
non riusciva a capire.
Cos’aveva
Saix che lui non riuscisse ad
ottenere? L’esperienza? L’abilità con
cui riusciva a portare a termine i suoi
compiti senza neppure macchiarsi il soprabito di sangue? La
crudeltà ed il
divertimento che mostrava quando sentiva che era il momento di agire?
Perché
dopo aver addestrato Saix,
Xemnas non aveva più preso nessuno sotto la sua supervisione?
Perché
non
aveva scelto Marluxia come prossimo discepolo?
I
cupi pensieri del numero XI vennero
bruscamente interrotti. Il giovane vide un guizzo di luce bianca
ferirgli gli
occhi ed un istante dopo si ritrovò a fissare
l’inquietante unica iride dorata
del suo tutore.
Le
sopracciglia sottili erano
aggrottate in maniera preoccupante e le cicatrici tiravano la pelle del
volto
trasformandolo in una maschera grottesca. I capelli neri strati di
grigio
ricadevano verso il pavimento, legati in una lunga e sottile coda di
cavallo,
ed i pendagli del soprabito scivolarono verso il basso con dei brevi
tintinnii.
Era
a testa in giù, come c’era da
aspettarsi. Purtroppo a Xigbar erano sempre piaciute le entrate in
scena fin
troppo teatrali.
Marluxia
aprì bocca per assicurarsi la
prima parola in quello che già prometteva di diventare un
litigio all’ultimo
sangue fosse sua, ma l’altro fu molto più rapido.
«
Fammi indovinare, Fiore di Campo.»
Marluxia
si impettì, fissando l’unico
occhio di Xigbar quasi con sfida:
«
Prego.» lo invitò, strafottente.
Il
numero II sembrò non farci caso:
smise di guardarlo, lasciando che gli occhi vagassero verso un punto
indefinito, massaggiandosi una tempia:
«
Sei entrato nuovamente nel mio Poligono.»
scosse il capo, gesticolando « Mi pareva di averti ripreso
innumerevoli volte,
Rosa Selvatica.» nel modo in cui Xigbar riusciva a trovargli
quei taglienti
soprannomi nel giro di pochi istanti c’era un che di
canzonatorio « Chi esattamente
ti ha dato il permesso di
entrare senza il mio permesso?»
Marluxia
dischiuse le labbra ma non ne
uscì alcun suono.
Nessuno.
Zexion non aveva accennato a
nulla di simile. Il numero XI deglutì:
«
E’ il primo luogo in cui penso di
recarmi se…»
«Si,
si, va bene, non mi interessa.» lo
sguardo irato di Xigbar lo trafisse ancora, questa volta con maggiore
violenza
« Il punto è: non dovevi
farlo!»
Marluxia
abbassò il capo. Avrebbe
voluto non dover chiedere scusa in maniera così umiliante,
ma se voleva
togliersi quel Nobody dai piedi al più presto, non poteva
fare altro.
«
Scusami, Xigbar.»
«
E’ da un po’ che me lo chiedo,
Fiorellino.» Lentamente Xigbar levitò su
sé stesso e tornò a posare i piedi sul
pavimento, poco lontano da dove se ne stava immobile il suo subordinato.
Il
numero XI non riuscì a trattenere
una smorfia nell’udire l’ennesimo insulto che
l’altro gli aveva tranquillamente
regalato con quel nuovo nomignolo.
Mi
chiamo Marluxia.
Avrebbe
voluto gridarglielo forte in
faccia, mentre qualcosa di molto simile a ciò che
riconduceva al concetto di
“rabbia” gli faceva ardere gli occhi azzurri.
«
Ascoltami con attenzione, perché
voglio un tuo parere.» continuò Xigbar, con aria
assorta. Marluxia non poté
fare altro che annuire, pazientando.
«
Bene.» esordì il II, riprendendo
teatralmente a gesticolare « In questa Organizzazione eravamo
in dieci prima
che tu arrivassi a far germogliare i tuoi bacelli
lungo i corridoi e sui balconi delle tue stanze.»
Marluxia
attese, in ascolto. Cercava in
tutti i modi di sovrastare quell’irritante Nobody con le sue
spalle larghe, ma
non capiva come fosse possibile che Xigbar riuscisse a metterlo
così in ombra
nonostante il suo fisico smilzo e i tre centimetri che lo rendevano
leggermente
più basso.
Xigbar
continuò sospirando:
«
Beh, a quel tempo ero uno dei
migliori, lasciatelo dire, non un solo Rapporto negativo.»
scosse il capo e le
mani fecero lo stesso movimento mentre il suo occhio si chiudeva in una
smorfia
nostalgica « Il capo non si lamentava, non gli creavo
problemi, stavo per i
cazzi miei. Si fidava di me, sapeva che avrei svolto il lavoro come
dovevo. E
soprattutto,» fulminò
«era-chiaro-a-tutti-che-sconfinare-nei-miei-spazi-equivaleva-a-ritrovarsi-un-maledetto-proiettile-conficcato-in-mezzo-agli-occhi.»
marcò ogni singola parola. « Pensa, anche Axel e
Demyx non osavano scassare i
coglioni.» aggiunse, stringendosi divertito nelle spalle
« Il che è strano,
ammettilo.»
Su
questo Marluxia gli dava ragione:
«
E’ vero, signore.» lo seguì con lo
sguardo mentre gli girava intorno, grattandosi pensieroso il mento. Non
riusciva a capire dove quel discorso volesse andare a parare.
«
Bene, Germoglio primaverile,»
Marluxia digrignò i denti silenziosamente « ora la
domanda sorge spontanea.»
Xigbar
si voltò di scatto verso il
discepolo ed il suo occhio da rapace sembrava volerlo squartare sul
momento:
«
Cosa diavolo ho fatto di male, per
meritare te come
sottoposto?»
Marluxia
deglutì, stringendo forte i
pugni:
«
Era un ordine del Superiore.» il
pensiero di Xemnas e Saix gli fece fare una smorfia, ma smise di
pensarci.
«
Oh, caro, questo è molto bello.»
flautò sarcastico l’altro « Ma
analizziamo bene la situazione, Petalo di rosa.»
sollevò una mano, portando l’altra sul fianco.
Iniziò a contare sollevando le
dita ad una ad una « Primo, ma guarda, al tempo Xemnas non
aveva nessun pargolo
a cui badare. Perché non risparmiare l’agonia di
starti appresso a chiunque
altro e addossarsi l’impresa?» fece una pausa,
guardandolo « Magari eri davvero
troppo poco per lui?»
annuì, convinto
« Beh, molto probabile.»
Nell’udire
queste parole, Marluxia
sentì ogni singolo muscolo del corpo tendersi. Gli
tornò in mente ciò che prima
diceva di riconoscere come “vergogna”.
Se
solo Xigbar non fosse stato il suo
maledetto tutore, non avrebbe atteso altro tempo prima di sguainare la
falce e
mostrargli quanto potessero essere impietosi i fiori che denigrava
tanto.
«
Bene!» Xigbar sembrava divertirsi,
deliziandosi della sua stessa crudeltà « Passiamo
al prossimo: l’assatanato
amante delle maledette lance.» sollevò un altro
dito « Si era appena liberato
di quell’essere ultranoioso che risponde al nome di
“Luxord”. Hai presente,
quello che sparisce nei meandri più reconditi della Fortezza
dicendo che “deve
studiare nuove tattiche di combattimento”, ovvero farsi una
partitina a
Solitario? Perché non affibbiarti a lui?» strinse
nelle spalle « Oh, beh, sono
motivazioni troppo alte perché i miseri numeri al di sotto
dell’I possano
comprenderle.»
Marluxia
continuò ad ascoltare Xigbar
mentre infieriva, senza intervenire una sola volta.
Si
fece sfuggire un lieve sorriso.
Anche
dopo che il numero II ebbe finito
di sfogare l’ira repressa ed iniziò a dettargli i
nuovi ordini, non riuscì a
trattenere un ghigno di soddisfazione.
L’avrebbe
pagata. Oh, si.
Xigbar
l’avrebbe pagata, avrebbe pagato
quella sua irritante abitudine di considerarlo meno di niente.
Anche
Xemnas l’avrebbe pagata.
Xemnas
che non si era accorto di lui, e
sembrava continuare a non rendersi conto del suo potenziale. Xemnas che
lo
aveva subito etichettato come un’incapace e non gli dedicava
le attenzione che
davvero meritava.
Presto
il servilismo non sarebbe più
servito e tutti coloro che non facevano altro che insultarlo sarebbero
stati
costretti a prostrarsi ai suoi piedi, supplici, per chiedergli di
risparmiarli.
Si
allontanò, uscendo dal Poligono,
senza dire una parola.