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Autore: Shade Owl    28/03/2013    3 recensioni
Un mondo devastato dalla guerra, teatro di disagi e difficoltà per la popolazione. Una storia.
Che parla di un gruppo di persone coraggiose.
Tra aeronavi, pirati, storia antica ed ex militari, l'inizio di una grande avventura.
Genere: Avventura, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'I Ranger del Cielo'
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Passarono un paio di mesi, durante i quali i lavori di costruzione procedettero bene: il motore, al quale John, Luk e Ryan lavorarono alacremente, fu quasi pronto nel giro di poco tempo e i collaudi delle singole parti dettero esiti incoraggianti; la struttura intera fu molto ben curata e, nonostante l’Avionatante venisse costruito solo con dei rottami o parti vergini, il risultato si fece progressivamente più promettente. Quando però Carsen chiese a John di quali armi intendeva dotare il velivolo, lui dichiarò categorico di non volere niente di mortale: quello sarebbe stato il suo mezzo di trasporto e la sua casa, non un’arma. Il suo mezzo avrebbe dovuto donargli un minimo di quiete, di cui aveva disperatamente bisogno, e il pensiero di pilotare qualcosa capace di uccidere avrebbe solo peggiorato le cose.
- Quindi niente armi?- chiese Ryan, perplesso, quando lui gli spiegò la situazione.
- Guarda che fare l’Avionauta non è sempre facile, John.- lo ammonì Carsen, serio - Come ti ho già accennato, questo mestiere comporta seri rischi. Ci sono alcuni di noi che si sono dati alla pirateria, dopo la guerra, e alcuni lavori richiedono di essere pronti a combattere. Fornire una scorta, o trasportare persone importanti che viaggiano in incognito è faticoso, per non parlare di chi lavora nei campi dell’esplorazione o dell’archeologia.-
- Mi posso accontentare di roba non letale.- rispose John, stringendosi nelle spalle - Armi a ioni, arpioni EMP… avete capito, no? Voglio dire, so di dovermi procurare qualcosa per la difesa personale, ci ho già pensato, ma per l'Avionatante non voglio niente che possa uccidere.-
- Insomma, preferisci disarmare l’avversario che ferirlo.- tradusse il vecchio, accigliandosi - Non posso dire di essere del tutto d’accordo, ma l’Avionatante è tuo.- sospirò - Piuttosto, dobbiamo pensare a un’altra questione, anch’essa molto importante, forse persino di più.- aggiunse, quando Ryan si fu allontanato per andare a cercare ciò che John gli aveva chiesto - Il tuo equipaggio. Ti serve qualcuno a bordo, non puoi volare da solo.-
Lui annuì lentamente: ancora non aveva pensato alla ciurma, ma ora che i lavori di costruzione erano così a buon punto non poteva certo rimandare.
- Hai ragione.- disse - Da dove cominciamo?-
Lui si passò una mano sulla barba, pensieroso.
- Bisogna che cominci a spargere la voce.- rispose - Recati dove gli Avionauti si ritrovano abitualmente, e dì che stai cercando un equipaggio. Di certo conoscerai qualcuno, o qualche posto in cui…-
- Quelli che conosco li ho persi di vista, se non sono morti.- lo interruppe John - E i posti che frequento di solito non ospitano una clientela molto selezionata.-
- Non hai alcuna idea?-
John scrollò le spalle, mettendosi la giacca per uscire.
- Non è detto.- rispose - Forse so da dove cominciare. E credo anche di sapere di cosa avrò bisogno.-
 
In quanto veterano di guerra ed ex membro di un equipaggio di un Avionatante (anche se per poco tempo), John conosceva fin troppo bene i posti in cui gente come lui si faceva vedere abitualmente, e non solo poveri disgraziati allo sbando, ma anche semplici soldati in felice congedo impiegati negli Avioporti della città. I posti migliori in cui cercare, dunque, non erano proprio un mistero per lui. Decise di cominciare da uno degli alberghi in cui alloggiavano gli equipaggi degli Avionatanti di linea: magari avrebbe trovato qualcosa, o qualcuno con delle conoscenze.
Si recò al bar dell’albergo, semivuoto ma pulito e luminoso, e si avvicinò al lucido bancone di similmarmo, dove un barista calvo puliva alcune tazze. Si vergognò per un istante, sorprendendosi alla vista dello strofinaccio pulito e della totale assenza di avventori ubriachi.
- ‘Giorno.- disse John, sedendosi - Mi fa un cappuccino?-
- In arrivo, capo.- disse quello, prendendo il latte da uno scaffale e accendendo la macchina del caffè.
Mentre aspettava l’ordinazione, John si guardò intorno (anche per non far cadere l’occhio sulla scorta di alcolici oltre il bancone): c’erano più o meno una mezza dozzina di persone in tutto, là dentro. Se il barista non avesse avuto qualche nome da dargli, certamente avrebbe potuto chiedere a loro.
- Ecco.- disse l’uomo - Altro?-
- Sì, un’informazione.- rispose John - Sto cercando un equipaggio per il mio Avionatante. Lei conosce qualche nome che può interessarmi?-
L’altro parve riflettere intensamente mentre riprendeva ad asciugare una tazza.
- Qualcuno per un Avionatante, eh?- disse lentamente - Mmmh… qui sono tutti piloti in carriera e ufficiali dell’aeronautica. Tu cosa cerchi?-
- Tutto tranne un pilota.- rispose - Quello ce l’ho già.-
- Beh, io non conosco molte persone, sinceramente. Posso solo spargere un po’ la voce.- disse l’uomo - Però conosco un tipo… un medico, ha in cura molti ex militari. Non ti garantisco niente, ma forse potrebbe esserti d’aiuto.-
- Interessante.- disse John, bevendo il cappuccino - E come si chiama?-
- Lloyd Spencer.- rispose - Fa il medico in uno studio privato qui vicino.-
 
Mentre andava allo studio, John pensò a un paio di paroline da dire al barman per spiegargli quanto il suo “qui vicino” avesse bisogno di una piccola ricalibratura: si trattava di una tirata di quasi cinque chilometri, e dovette farla a piedi perché non aveva abbastanza soldi per l’autobus o il taxi. Quantomeno, pensò tra sé e sé, era già una fortuna che ci fossero mezzi pubblici. La guerra, anni prima, aveva causato molti danni in tante città, e alcune delle più vicine al fronte ancora non avevano ripristinato tutti i servizi urbani.
Ringhiando contro il mondo, finalmente si ritrovò davanti alla porta di un edificio a quattro piani e, sopra il campanello, assieme a tante altre, c’era una targa d’ottone leggermente ossidata che diceva “Dott. Lloyd Spencer, medico generico”.
Bene… ora che sono qui, che gli dico? Pensò John.
Rimase per un istante a guardare la targa, poi si lasciò scappare un sospiro ed entrò nell’edificio. Lo studio si trovava al terzo piano, e all’interno della minuscola sala d’attesa trovò una piccola folla che aspettava il proprio turno.
Molte erano madri con i propri bambini, marmocchi tossicchianti e annoiati, altri erano vecchietti che leggevano riviste datate prese dal raccoglitore per terra. Un uomo dalla pelle scura faceva le parole crociate in un angolo, mentre una signora sulla cinquantina si rigirava nervosamente tra le mani un pacchetto di sigarette, come se volesse prenderne una ma non osasse farlo.
Tutti, notò John,  avevano un aspetto malaticcio e tirato, e indossavano abiti pieni di toppe o cuciture fatte alla meglio, in particolare i bambini. Una madre di famiglia sedeva in silenzio accanto alla figlia di pochi anni, tenendole la mano con aria triste. La bambina, seduta in silenzio, il capo appoggiato contro la sua spalla, ogni tanto tossiva forte, dando l’impressione di avere una brutta bronchite.
- Posso darle una mano?- chiese qualcuno al suo fianco.
John sussultò e, voltandosi, vide un uomo seduto dietro un bancone. Non si era accorto di averlo quasi superato, tra l'altro senza neanche vederlo.
Lo guardava con scarso interesse da dietro le palpebre pesanti, i piedi appoggiati alla scrivania davanti a lui. Era un tipo molto magro e alto, dalla carnagione pallidissima. I suoi capelli erano schiacciati all’interno di un berretto di lana nera, ma qualche ciocca candida riusciva a scappare alla stoffa, facendo capolino qui e là. D’altra parte, non sembrava vecchio: sì, appariva stanco e provato quasi quanto le altre persone là dentro, ma a occhio e croce era persino più giovane di lui. A dire il vero aveva un'aria piuttosto malaticcia, a guardarlo bene.
Addosso portava un vecchio giubbotto verde scuro ed un maglione militare di lana, come se avesse freddo. Un accenno di occhiaie gli cerchiava le palpebre.
- Ehm…- disse John, esitante, avvicinandosi - Nulla, grazie. Volevo solo parlare con il dottor Spencer.-
- E chi lo desidera?- chiese l’uomo, riaprendo il fumetto che aveva abbassato per parlargli e ricominciando a leggere.
- Mi chiamo John Disen.- rispose lui - Sono qui su indicazione di un suo amico. Mi è stato detto che conosce delle persone con esperienza di volo, ed io ho bisogno di qualcuno che faccia parte del mio equipaggio.-
- Possiede un Avionatante?- domandò l’infermiere, inarcando un sopracciglio e scoccandogli un’occhiata.
- Lo sto costruendo da alcuni mesi.- spiegò John - Comunque, ne parlerò con il dottor Spencer. Pensa che potrà ricevermi?-
- Sarà fortunato se si degnerà di parlarle.- rispose l’uomo - Probabilmente la caccerà via. Se anche conoscesse qualcuno, dubito che la starebbe a sentire, è una persona un po’… scontrosa, ecco.-
John sospirò.
- Beh, tanto vale provare.- disse - Posso aspettarlo?-
L’infermiere lo guardò, posando il fumetto.
- Se vuol perdere tempo…- rispose - Altrimenti, credo di avere un’idea migliore. Le va di fare due passi?-
- Dove?- chiese John.
- Sul tetto.- disse lui, alzandosi.
Uscì dall’ambulatorio senza nemmeno aspettarlo, e nessuno parve farci caso: erano tutti presi dai propri problemi. John esitò un momento, pensando che il comportamento di quell’infermiere era decisamente poco professionale. D’altro canto, se non teneva alla qualità del proprio lavoro, la cosa non lo riguardava.
Ma poi, mi preoccupo della “qualità” di un lavoro in tempi simili? Pensò uscendo, sentendosi un idiota.
 
- Mi chiamo Dazy Mist.- disse l’infermiere quando lo ebbe raggiunto, alcune rampe di scale più in su - Dottor Dazy Mist.-
John aggrottò la fronte.
- Dottore?- ripeté.
- Sì. E prima che me lo chieda, il lavoro è lavoro.- disse lui, stringendosi nelle spalle - Ho trovato solo questo. Triste, eh?-
- Mh. Conosco uno con una storia peggiore…- brontolò John - Allora, cosa vuole?-
- Offrirmi volontario.- disse il dottor Mist, con semplicità disarmante - Preferisco fare il medico a bordo di un Avionatante che il segretario in questo posto schifoso. La avverto, non accetterò un “no” come risposta.-
John lo guardò sorpreso, mentre lui lo fissava di rimando con espressione seria e pacata al tempo stesso, incrociando le braccia. Solo in quel momento si accorse che, nonostante fosse così magro, aveva delle spalle piuttosto larghe.
- Ehm… vuole un posto a bordo?- chiese John, tanto per chiarire - Ecco… non so se…-
- L’Avionatante è suo, no?- osservò il dottor Mist - Sta a lei decidere. Se vuole conoscere il mio curriculum non ha che da chiedere. Sono stato nell’esercito, sa?-
- Davvero?-
Lui annuì.
- Non ho alcuna esperienza di volo, ma ero di stanza sulle portaerei, almeno finché non mi hanno spostato direttamente in prima linea.- spiegò - Sono stato addestrato a usare le armi e a combattere. Ho conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia, e ho maturato esperienza con ferite di ogni genere. Ho frequentato i corsi di preparazione per l’abilitazione a prestare servizio sugli Avionatanti, e anche se mi è scaduto l’attestato non significa che non mi ricordi come ci si comporta a bordo. Ho avuto in cura diversi piloti in passato e, non per arroganza, nessuno ha una mano ferma come la mia.-
- Ah, sul serio?- fece John, aggrottando la fronte.
- Se non mi crede, lo chieda al tizio che ho ricucito su una nave in balia della tempesta, anni fa. Ammesso che riesca a parlare con gli spiriti, gli spararono un anno dopo, a quanto ne so.- aggiunse poi - Bah, al diavolo… voglio salire a bordo. Mi creda, non se ne pentirà… e avrà senz’altro bisogno di un medico, visto che la vita di un Avionauta non è una passeggiata.-
John sospirò, incrociando le braccia a sua volta. La determinazione del dottore non sembrò vacillare minimamente, e aveva un’espressione così decisa che per un istante pensò di dirgli subito di sì.
- Come la mettiamo con l’esperienza di volo?-
- Quella verrà con calma.- disse il medico - Mi veda come un’apprendista.-
- Che grado aveva nell’esercito?-
- Tenente di vascello.-
John esitò ancora un momento, dubbioso: voleva davvero a bordo un uomo che non aveva mai conosciuto prima di allora, senza esperienza di volo e che aveva credenziali per le quali nessuno era in grado di garantire?
Poi si ricordò che lui era astemio da appena pochi mesi, e solo perché Carsen lo teneva sistematicamente sott’occhio, non aveva la più pallida idea di come sarebbe andata a finire quella storia dell’Avionauta e non aveva un’esperienza di volo poi così importante. Persino il suo brevetto era carta straccia, fino a poco tempo prima.
- D’accordo.- sospirò alla fine, pensando che dopotutto avrebbe potuto cacciarlo, in caso si fosse ritrovato scontento - Allora mi raggiunga a questo indirizzo il prima possibile… c’è ancora molto da fare, e mi piacerebbe conoscerla meglio, dottore.- disse, tendendogli uno dei biglietti da visita di Ryan - Entro quando crede di potersi presentare?-
- Mi dia un paio di giorni.- rispose lui, intascando il cartoncino senza neanche guardarlo - Il tempo di sistemare un paio di cose.-
Detto questo, tornò all’interno dell’edificio e lo lasciò solo, senza aggiungere altro.

Ecco qui il primo membro dell'equipaggio. Domani il secondo, per il terzo invece ci vorrà un po' più di tempo. Dio, come vorrei accelerare il tempo e pubblicare più rapidamente... ho già diversi capitoli riveduti e corretti, pronti pronti per essere inseriti...
Vabè... intanto mi accontento di questo, e ringrazio Ely79 e LullabyMilla, finora le uniche ad essersi palesate, anche se so che c'è qualcun altro a seguire la storia... il contatore delle visite non mente, gente!
A domani!

   
 
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