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Autore: bravesoul    28/03/2013    2 recensioni
La vita scorre tranquilla.
Per la prima volta dopo tanto.
Fin quando qualcosa, qualcuno, un sassolino nello stagno la sconvolge.
E l'ordine viene distrutto, tutto si mescola, quello che si era conquistato vien perduto.
E' solo un'incidente ma li cambierà tutti, in modo irrepabile.
Prequel/sequel di " for those about Christmas" e " Blindess", ma si può leggere indipendentemente ( anzi, forse è meglio)
Genere: Azione, Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anko Mitarashi, Gai Maito, Kakashi Hatake, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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If You Only Knew

 

E lo trovò così.

Lo trovò con gli occhi accerchiati, la gamba distesa sul tavolino, schegge  di bottiglia di whisky al suolo, bicchiere appoggiato al tavolo, ormai vuoto.

Lo trovò con le mani ferite dalle schegge, le nocche spaccate per i pugni tirati al muro.

Lo trovò sfatto e sobrio. Lo trovò a pulire la pistola argentata del padre, montarla e smontarla, come se fosse un’ossessione.

Arrivò, Asuma, con due cose nello zaino: un paio di bottiglie di ottimo rhum, perché adorava il rhum, e dell’erba. Ottima Ganja, perché se c’era una cosa che sapeva, era che Kakashi Hatake, in certi momenti, aveva bisogno di parlare. E perché Hatake riuscisse a farlo, bisognava sciogliere non poche barriere. Doveva azzerare il suo autocontrollo.

In vino veritas.

Asuma non vide Anko e non ebbe bisogno di chiedere nulla. Sapeva già.

Kakashi aprì gli occhi, guardò Asuma con sguardo quasi vuoto, gli occhi asciutti. Hatake non piangeva, Hatake non avrebbe mai pianto.

Con un sospiro stanco, inserì il caricatore nella pistola del padre, la osservò quasi con affetto.

- Hai pensato di usarla?- chiese allora Sarutobi sedendosi nella poltrona affianco a quella dell’ albino. Lo chiese con dolcezza, con gentilezza.

Kakashi si voltò, rispose mormorando. – Sì. Ci ho pensato. Ma lo sai, non potrei mai farlo.-

Asuma aprì lo zaino, stappò la bottiglia di Rhum, la porse ad Hatake, che bevve senza troppe cerimonie, mentre l’ altro tirava fuori l’ erba e cominciava a rollare una canna.

- Sakumo?- ma non era poi neppure una domanda.

L’ albino annuì grave. – Non potrei mai. Anche se sembra che una qualche forma di vigliaccheria sia ereditaria nella mia famiglia.- bevve un lungo goccio di alcolico, che gli scese in gola bruciandola.

Sarutobi accese la canna, mentre un odore acre invadeva la stanza, riprese la bottiglia, trasse un tiro, la passò all’ altro, bevve un goccio di rhum.

-  E’ per questo che l’ hai lasciata andare via?- la domanda scattò, colpì Kakashi sulla carne, come una frusta, lo lasciò ferito. – Perché è evidente che ti sta uccidendo, l’ averla lasciata andare, non saremmo qui a parlare altrimenti, vecchio coglione.-

- io..- Fece un tiro, bevve un lungo sorso. – Io non potevo… Non sono buono abbastanza. Mi sono appoggiato a lei. Ma..-

- Razza di coglione, lei ha scelto te, nelle tue insicurezze del cazzo, con il tuo carattere assurdo. Lei lo sapeva che non sei perfetto, che sei probabilmente l’ essere più chiuso della terra. Ammettilo. C’è un solo motivo per cui non hai lottato per lei.-

Ennesima boccata di alcol, ennesimo tiro di droga. Il cervello si annebbia, le barriere si abbattono, le labbra si sciolgono, le parole cominciano a scivolare via.

- Ho paura. -

Ho paura di farmi male. Ho paura di non essere abbastanza. Ho paura di vivere…

Asuma lo fissò per un istante, poi tirò uno schiaffo all’ amico. – Fa male, questo? Fa male, la gamba? Lo so. Questo dolore fa parte delle cose che ti da la vita. Anche se scappi, anche se corri, non puoi evitarlo. Non potevi evitare il suicidio di Sakumo, non potevi evitare l’ incidente, non potevi evitare che Gai provasse a ucciderti. Non potevi evitare di spaccarti la gamba, né di rimanere ferito.-

- Mi sono lasciato andare.-

Asuma lo fissò per un secondo. Lo fissò e capì il dramma dell’ amico. Si era lasciato andare. Si era fidato della vita, si era detto che per una volta le cose sarebbero andate bene, che quella sarebbe stata la sua meritata fetta di paradiso, fetta che gli era stata negata per troppo. E nonostante tutto, era stato nuovamente ferito, nuovamente gabbato dalla vita crudele.

-E vuoi sputtanare la tua vita per questo?-

Kakashi bevve ancora del rhum, faceva troppo male questo discorso, faceva troppo male, l’ andare al nocciolo della questione.

- Sarei dovuto morire io.- fece una pausa, si massaggiò la gamba dolorante. – sarei dovuto morire io al posto di Lee. Sarei dovuto morire io al posto di Obito, al posto di Rin.E invece…- bevve ancora, l’ alcool gli annebbiò ancora la mente, lo anestetizzò, perché quello che stava dicendo tagliava come la lama di un rasoio affilato nella carne. – E invece sono sempre rimasto vivo. Sono un fottuto sopravvissuto. Un vigliacco.-

Sarutobi lo fissò. Fissò quegli occhi neri e vi lesse la rabbia, il dolore che  vi si covava dietro, nascosto, compattato il tutti quegli anni, in tutte quelle sofferenze.  Lesse cioè lo ancorava al suolo, lesse la rassegnazione, lesse quell’ impotenza che chiamava vigliaccheria.

E gli fece male. Gli fece male vedere tutto quel marasma di sentimenti in quello che considerava come un fratello. Gli fece male perché non era mai stato in grado di vedere quella faccia di Kakashi, di fargli  capire… di fargli capire che esisteva un motivo, ben più importante di Sakumo Hatake, per non premere il grilletto.

Di fargli capire il motivo che l’aveva fatto sopravvivere per tutti quegli anni, tra tutte quelle bufere.

Prese la pistola di Sakumo Hatake, la caricò, la puntò dritta alla fronte dell’ amico, la canna gelida a contatto con la carne.

- E se adesso premessi il grilletto?- disse con voce fredda.- Potrei ucciderti io, sai. Risparmiarti la fatica. Non dovresti avere coraggio, solo restare fermo. Non ti saresti suicidato, ti avrei ucciso io. Soppresso, come dire. Così sarebbe facile, per te . Niente responsabilità, uscire dal dolore. Così non potresti più dire di essere un sopravvissuto.-

Kakashi lo fissò, razionale.

- Non lo faresti.-

Asuma restituì lo sguardo. – Che senso ha mentirti? È evidente che vuoi morire, Kakashi. Saresti voluto morire con Pain, saresti voluto morire al posto di Obito. Al posto di Rin. Saresti voluto morire sotto le mani di Gai. Allora, non vuoi suicidarti, tuo padre lo ha fatto. Ma così puoi mentire a te stesso. Ed essere in pace. E chi meglio di un amico?-La sua voce non vacillò per un solo secondo, gli occhi freddi, stranamente. Non sentiva l’ alcol, non sentiva lo stordimento dell’ erba. Era il momento critico, era la cruna dell’ ago, era il filo del rasoio. Bastava vacillare un secondo, e avrebbe trascinato l’ altro nel baratro. O se stesso.

Hatake rimase imbrigliato negli occhi del’ altro. Erano occhi colmi d tristezza, di risoluzione.  Erano occhi disperati di chi vede una persona cara sul baratro e non sa  come salvarla. Erano occhi disperati di chi si trova a scegliere tra il fra finta di  nulla o prendere a testate un muro probabilmente inattaccabile.

- Sposta la pistola. Non lo vuoi fare.-

Asuma puntò più deciso la pistola contro la pelle di Kakashi, gli occhi arrabbiati e decisi. – No, hai ragione. Non vorrei ucciderti. Ma che senso ha se continui a vivere così? Preferisco ucciderti con le mie mani, che vederti ridotto a un fantasma.-

Kakashi tacque. Sarebbe stato facile.

Sarebbe…

Ho paura. Ho paura. Ho paura. Ho paura. Ho paura. Ho paura. Ho paura.

Sanguina. Sanguina. Sanguina. Sanguina.

Sarutobi chiuse gli occhi, l’ odore acre della canna nell’ aria. Inspirò profondamente. L’ indice aumentò la pressione sul grilletto della calibro 45, pistola che aveva messo fine al padre, avrebbe messo fine al figlio. Immaginò il proiettile sfondare il cranio dell’ amico, conficcarsi nel cervello, massacrare la materie grigia, distruggere aree fondamentali alla vita. Immaginò il lago di sangue, il senso di colpa. Era pronto. Era pronto a sopportarlo. Forse. Ma doveva correre il rischio.

Hatake vide la stessa scena, vide il proprio cervello spappolarsi, il proiettile incidere con una velocità enorme, un’ energia cinetica tale da non lasciargli scampo. Vide la fine delle emozioni, delle sensazioni. Sarebbe stato… bello.

Ma sarebbe stata la fine di Anko, sarebbe stata la fine della vita, quella vita a cui malgrado tutto si era attaccato con le unghie e con i denti. Perché? Perché nonostante non lo avesse mai ammesso a se stesso, odiava perdere. Odiava soccombere. Odiava essere schiacciato. E questo lo frustrava. Per questo era difficile emergere, per questo era dannatamente difficile vivere. Vivere significava ammettere la possibilità di essere calpestato, dilaniato, ferito. Ma non vivere… significava anche evitare di provare. E la vita.. la vita gli era diventata troppo cara. Anko. Gai, Asuma. Kurenai, Minato… tutti gli amici. Anche quelli morti, erano parte di qualcosa che non era ancora pronto per abbandonare.

Sentì la canna della pistola farsi più fredda. Sentì la pressione sul grilletto aumentare. Sentì la risoluzione di Asuma.

E le parole gli scapparono dalle labbra.

- NO.- ansimò. Rabbrividì. –Aiutami a rialzarmi.-

Asuma lo fissò, scaricò la pistola.

Porse una mano all’ amico, che si alzò con fatica.

- Allora andiamo a recuperare una moto. E porta l’ anello.-

Kakashi lo fissò interdetto, chiedendosi come diavolo facesse a  saperlo.

Asuma ridacchiò. – Me lo ha detto  Minato.-

E bastò quello.

 

 

Anko si sedette a terra, appoggiando la schiena contro il tronco di un albero vecchissimo.  Un albero speciale. Non lasciò alla propria mente il concedersi a quel flashback. Non poteva permetterselo.

Abbandonò la testa contro il tronco dell’ albero, affondò le mani nel manto erboso, che le solleticò i palmi.

Respirò a pieni polmoni, mentre l’ odore di menta si mischiava a quello dell’ erba appena tagliata.

Odore di menta.

Dannazione.

Il suo odore.

Il suo strafottutissimo odore.

Sotto il loro strafottutissimo albero.

Che diavolo le era preso?

Non riusciva ad alzarsi. Non riusciva ad andarsene. Quell’ odore era troppo.. troppo viscerale. Portava troppi ricordi con sé.

Chiuse gli occhi, mentre una singola lacrima minacciava di correrle dagli occhi.

Poi un rumore la fece voltare, una mano alla fondina della pistola, nascosta sotto la giacca di pelle.

Un rumore di passi altamente irregolari, quasi forzati.

E quell’ odore, quell’ odore farsi sempre più forte.

- Ciao Anko. – Disse una voce dolce, morbida.

Lei aprì gli occhi, fissò l’ interlocutore con rabbia. – Cosa vuoi?-

Lui la fissò, senza distogliere lo sguardo.  Soffocando un gemito si abbassò, appoggiò un ginocchio a terra, sporcandosi i pantaloni neri. Si sedette, allungando la gamba acciaccata. Estrasse una pistola argentata e la porse alla ragazza.

- Cosa ci dovrei fare con questa?!- chiese lei.  Era arrabbiata.

Era arrabbiata e Kakahsi poteva capirlo. Poteva capire che non voleva più vederlo.. però… però…

Sarebbe stato facile. Alzarsi, scappare. Niente di diverso da quello che aveva fatto sempre. Sarebbe bastato lasciarsi andare. Ma non poteva più. Non poteva più perché non aveva senso, lo scappare per non soffrire. Non aveva più senso, il sopravvivere. La verità.. la verità… è che ci era voluta una pistola puntata alla propria tempia, il raschiare il fondo, la minaccia di morte, di poter finalmente smettere davvero di soffrire per farglielo capire. La verità era che lei gli aveva fatto provare la vita, e ora, ora che aveva provato a privarsene, quella privazione aveva distrutto tutto. Non c’era metadone, non c’era una cura per quella droga.

E forse.. forse non voleva davvero trovarne nessuna. Aveva visto l’ anima di Asuma  vibrare, soffrire. Aveva visto un amico sul punto di ucciderlo,di… sopprimerlo, ecco la parola esatta. E dannazione. Era proprio vero. Lui, Hatake Kakashi, che per tutta la vita aveva rinnegato l’esempio del padre, che aveva scelto di seguire le orme del padre come poliziotto, solo per dimostrare che lui era totalmente opposto a lui, aveva finito per essergli uguale. Era stato in grado di mandare a puttane l’unica cosa bella che fosse rimasta.

Per… paura. Per paura… perché si era lasciato andare.

E la gamba si era sfracellata.

 E aveva altro sangue sulle mani, altro odio sulle spalle, nuovi nemici ad aspettarlo e vecchi amici a fargli male.

Ma.. non aveva più senso.

Scappare, fuggire.

Socchiuse gli occhi..

Era solo lei, l’ unica cosa in cui credesse davvero.

It's 4:03 and I can't sleep 
Without you next to me I 
Toss and turn like the sea 
If I drown tonight, bring me 
Back to life 
Breathe your breath in me 
The only thing that I still believe 
In is you, if you only knew 


 

- Ti ricordi questa pistola?- chiese dolcemente.

Lei annuì.

- Mio padre si suicidò, con questa, io sparai a Pain per la prima volta con questa, e tu svuotasti il suo intero caricatore su Orochimaru.  Me lo ricordo quel giorno. Me li ricordo i tuoi occhi. Mi ricordo quella rabbia che avevi dentro, con cui guardavi il mondo. Mi ricordava tanto la mia, mi ricorda tanto la mia. – Chiuse gli occhi dolcemente, prese fiato.  – Mi ricordo anche di questo albero, Anko. Ti ho baciato qua. Presi quel giorno la decisione forse più folle e coraggiosa della mia intera vita. Vivere. – rise amaro.- decisione a cui sono venuto meno. Perché.. perché.-  prese fiato.- Perché è dannatamente più facile sopravvivere, lasciarsi scivolare le cose, e credere di essere l’ unico a soffrire.- Le porse la pistola, di nuovo.

- Prendila, quello è tutto quello che sono, quello che sono stato, quello che sarò mai. Ma è quello che ti posso dare. Ti ho promesso che ti avrei protetta, che non ti avrei mai lasciata andare…. Ho mancato. Ma vorrei che tu sapessi, che sei l’ unica cosa che in tutti questi anni mi ha impedito di toccare il baratro, Vorrei che tu sapessi  che darei ogni singolo battito del mio cuore, per non perderti. Vorrei che tu sapessi che in tutto questo tempo mi hai insegnato penso la cosa migliore di tutte, tu mi hai insegnato a vivere. E che nonostante tutto… tu sei l’ unica cosa in cui credo. E che di noi, io non rimpiango un singolo istante, sia pure questi ultimi mesi…-

Lei prese la pistola, la fissò interdetta, senza sapere che dire, senza sapere cosa fare.

E poi lui fece la cosa che la sorprese più di tutte.

Si alzò, la prese tra le proprie braccia e la sollevò senza emettere un fiato.

Iniziò a camminare portandosela addosso, il volto contratto per il dolore alla gamba ferita. Ma continuò.

E sebbene ogni fibra di lei si opponesse a quell’ atto insensato, ella non riuscì a parlare, non riuscì a fermarlo, mentre reggeva tra le mani quella pistola linda.

E lo sentiva, sentiva quel volerle dimostrare, che sì, la gamba faceva un male del diavolo. Ma anche quello era vita.

Era piacere e dolore inscindibile.

Sgranò gli occhi, quando vide la moto di Kakashi, una Kawasaki nera, tirata a lucido.

La fece scendere.

Montò sulla moto, le fece segno di salire.

- Kakashi…-

- Dannazione, Anko monta su.-

Sentì quella voce tesa, dolorante, ma che era decisa, decisa a vivere,a provare, ad affrontare le conseguenze delle proprie azioni.

Montò sulla moto, si allacciò il casco che l’ uomo le porse.

Chiuse gli occhi, si strinse all’ albino.

E si lasciò avvolgere dal vento che le arrivava in volto, dal cuore pulsante del compagno, dalla moto che pareva dominare la strada, dalle curve veloci, dall’ adrenalina, da quel dannato odore di menta, dall’ odore di vita, di pulito, di sobrietà, che da tanto non sentiva più.

Lui fermò la moto, scese con un gemito, le prese una mano, la fece scendere.

Lei si guardò attorno.

- Questo posto, te lo ricordi?-chiese allora lui.

Un brivido le attraversò la schiena. Come dimenticare.

Capannone abbandonato, quasi fatiscente.

Strada sporca, sudicia.

E una macchia ormai invisibile a terra, ma per lei rossa come il sangue.

Aveva scaricato un caricatore di una calibro 45 addosso a Orochimaru là.

- Perché mi hai portata qua?- chiese. Era tornata. La rabbia. Come si permetteva dopo tutto…

Lui sorrise, dolcemente.

- Perché io e te abbiamo iniziato qui. In questo punto preciso, e tu, anche allora, avevi la mia pistola in mano. E hai scelto. Scelto di vivere. Perché io ti feci una promessa, qui. E a quella promessa sono venuto meno.  E allora…- si mise in ginocchio, piegando solo la gamba sana. – Allora è qua che voglio ricominciare con te, farti scegliere di nuovo. Farti una nuova promessa. Prendermi una seconda opportunità.-

La fissò per un lungo, intenso secondo. Fissò quegli occhi caramello con forza intensità come se volesse prenderli,rapirli.

Come se volesse prometterle che no, questa volta non avrebbe fallato, che questa volta era per sempre.

Che avrebbe  convissuto con il dolore, e con la fatica.

Con qualunque cosa il domani avesse portato.

 

 

If you only knew 
I still hold onto the letters 
You returned 
You help me live and learn 

[Chorus] 
It's 4:03 and I can't sleep 
Without you next to me I 
Toss and turn like the sea 
If I drown tonight, bring me 
Back to life 
Breathe your breath in me 
The only thing that I still believe 
In is you, believe in is you 
I still believe in you 
Oh, if you only knew

- Ho tanto, troppo da farmi perdonare. E non pretendo di essere perdonato..non subito almeno. Avrei dovuto chiedertelo prima dell’ incidente,volevo farlo prima. Te lo chiedo ora…

Tirò fuori la scatoletta blu da una tasca della giacca, l’ aprì.

The only thing that I still believe 
In is you, believe in is you 
I still believe in you 

- Mi vuoi sposare?-

 

E nonostante I milioni di discorsi arrabbiati che le erano passati per la mente, Anko non potè fare a meno di sorridere.

E si ritrovò a baciarlo dolcemente mentre lui la stringeva a se.

- Se provi a scappare un’ altra volta, io giuro che ti ammazzo.-

Lui sorrise, sapendo quanto fondata fosse quella minaccia.

Rimase zitto, aspettando.

Lei lo fissò, gli tirò uno schiaffo in pieno volto.

- Dannazione, sì che lo voglio.  Ma prova di nuovo a farmi un tiro del genere Kakashi..-

La strinse a sé, sussurrandole qualcosa.

 

- Ti amo.-

Oh, if you only knew


Note By Brave:

Lo so, è da un secolo che non scrivo ;) Mah, spero di essermi fatta perdonare con questo capitol… Spero  che I personaggi siano abbastanza IC… non so! Ma questa riconciliazione ci doveva essere, per forza.

In ogni caso… ditemi che ne pensateJ

Ps grazie a tutti per le recensioni, ma semplicemente per leggere.

Ps la canzone da cui sono prese le lyrics è " If you only Knew" degli Shinedown

  
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