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Autore: Lost on Mars    28/03/2013    3 recensioni
Ci sono quegli amori che nascono a prima vista, uno sguardo, una carezza fatta per sbaglio, e improvvisamente tutto acquista quel senso che sembrava perduto.
Ci sono quegli amori che nascono dopo aver passato il tempo ad odiarsi, ad insultarsi, a disprezzarsi a vicenda, perché troppo codardi e intimoriti da quella sensazione strana.
Ci sono quegli amori genuini, che nascono per caso, dalla pura attrazione di due persone che impareranno a conoscersi, a diventare amici e successivamente ad amarsi.
Poi ci sono quegli amori che nascono da affetti fraterni, da un’infanzia passata a tirarsi i capelli, conoscendosi meglio dei palmi delle proprie mani, imparando ad accettare i difetti dell’altro e a tirare fuori i miglior pregi.
Si dice che quest’ultimi, siano gli amori più impensabili, illogici che possano esistere ma sono quelli più veri, quelli in cui l’amore vero si mescola ad amicizia e a fratellanza.
Infondo innamorarsi della persona con cui si è cresciuti per dodici anni non è una tragedia, no?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Il Natale più orribile della mia vita.
E no, non sto esagerando per niente, in pratica è stato un disastro totale.
Mio padre mi aveva già preannunciato che avremmo passato le vacanze al Quartier Generale dell’Ordine, quindi quando ci dirigemmo lì non ero poi così sorpresa.
All’inizio sembrava essere davvero meraviglioso, perché anche se mio padre si era portato dietro Anne, Roger era da suo padre in una sperduta cittadina di campagna in Galles, quindi non avrebbe potuto darmi fastidio in nessun modo.
Quando arrivai, il clima non era dei migliori, con il Signor Weasley ancora al San Mungo, io ed Hermione eravamo le uniche a non sapere bene cosa era veramente successo, me lo raccontarono i gemelli, visibilmente preoccupati.
A tutto quello, si aggiungeva il fatto che io non avevo ancora detto a Fred che in quei giorni mi sarebbe piaciuto uscire allo scoperto, anche se avremmo dovuto dirlo solo ai suoi genitori e a mio padre – Anne non la consideravo un genitore – perché Ron, Ginny e tutti gli altri lo sapevano già, comunque sarebbe stato un bel colpo per tutti.
Non nascondo che ci provai a dirglielo ma fu una mossa sbagliatissima perché si arrabbiò senza motivo, George mi dava ragione, quindi era lui ad essersi comportato in modo eccessivo.
«Fred, devo dirti una cosa» Gli dissi, in circostanze normali questa frase sarebbe suonata come la peggiore delle sventure.
«Cosa c’è?» Fred si stropicciò gli occhi, dubitavo che avesse dormito durante le due notti precedenti, e mi dispiaceva, però io non ce la facevo più a vivere come una clandestina, in fondo che c’era di male?
«Io pensavo di…ecco, di dire tutto alle nostre famiglie» Dissi con un filo di voce, ero calma, non c’era motivo di essere nervosi a mio parere, però mi sbagliavo perché Fred si alzò dal letto con uno scatto repentino e mi guardò dritto negli occhi.
«Cosa? Adesso? Insomma, non è che in questo periodo io abbia così poche cosa a cui pensare,m mettiamoci pure un fardello in più!» E questo fu esattamente quello che fece scattare la bomba.
«Fardello? Bene, se per te la nostra storia è un fardello, mi toglierò di mezzo, tanto c’è spazio in camera di Hermione e Ginny!» Così presi il mio baule e lo trascinai fino alla porta «Ah, e chiedi a George se gentilmente può portarmi  mia roba nell’altra stanza» Uscii e chiusi violentemente la porta, George che era nei dintorni, venne a vedere cos’era successo e io con un’espressione decisamente furente che trascinavo il mio baule in una stanza accanto gli fecero venire in mente qualche domanda.
«Che è successo?» Mi chiese.
«Tuo fratello è persona più idiota, stupida, e ancora idiota che io abbia mai conosciuto!» Gridai e così feci per bussare alla porta ma Ginny mi precedette e mi aprì, doveva avermi sentito.
Senza dire nulla mi invitò ad entrare ed io lo feci, piantando il baule in mezzo alla stanza.
Hermione non c’era, probabilmente era giù a discutere con Harry e Ron, mi buttai sul terzo letto in fondo alla stanza, inutilizzato, e sospirai.
«So che non vuoi che te lo chieda ma…che cosa è successo?» Ginny si sistemò vicino a me, parlando con voce febbrile.
«Ho litigato con Fred» Annunciai a bassa voce. «A quanto pare sono solo un peso per lui»
«Non è vero, è solo che con papà al San Mungo è un periodo difficile, nessuno vuole dirci nello specifico cosa è successo, secondo loro ci basta sapere che starà meglio» Mi disse Ginny. «Ha paura per papà, tutto qui» Infondo la capivo, e so che avrei dovuto capire anche Fred, non gli stavo facendo una colpa per quello che era successo ad Arthur, forse avevo anche reagito in modo eccessivo, ma avevo l’impressione che a lui non importasse più niente di noi, e non era una bella sensazione.
Avevo paura che tutto finisse, come un bel sogno da cui ti risvegli la mattina e non volevo.
«Mamma vuole che scenda, spengo la luce?» Mi chiese Ginny dopo un interminabile silenzio.
Annuii con un cenno del capo e poi divenne tutto buio, ero sola.
Purtroppo la bella sensazione di solitudine che mi stavo godendo in santa pace fu interrotta da qualcuno che entrò senza nemmeno bussare, accese la luce e richiuse la porta dietro di se, e c’erano solo due persone che in quel momento l’avrebbero fatto.
Mi rifiutavo di credere che Fred fosse venuto a chiedermi scusa, perché sapevo che non era così, arricciai gli occhi e poi li aprii vedendo George molto probabilmente, dovevo abituarmi alla luminosità della stanza.
«Ti ho portato le tue cose» Mi disse George appoggiando il tutto sul letto di Hermione.
Bene, Fred non voleva che ritornassi da loro.
«Grazie» Mormorai ma lui invece di andarsene si mise seduto dove prima c’era Ginny.
«Senti, Fred è solo nervoso, qualche giorno e gli passerà tutto» Mi disse.
Il problema era che a me non sarebbe passato tutto in qualche giorno, e passare in Natale a guardarsi in cagnesco per poi deprimersi non era certo una delle mi aspettative migliori.
«Dovete parlarvi e chiarire tutto, è un malinteso, una cosa da niente»
Facile per lui a dirlo, con Angelina andava alla grande, erano, come si suol dire, due cuori e una capanna, fosse stato per loro avrebbero vissuto su una scopa nel bel mezzo del campo da Quiddich non curandosi del resto del mondo, e devo dire che all’inizio anche io e Fred eravamo così profondamente innamorati che non ce ne importava niente, non che ora non lo fossimo più, anzi il nostro rapporto si stava consolidando ma con qualche intaccatura.
«Io non voglio parlarci, è questo il punto, lo so che lui sa di aver sbagliato, non vuole ammetterlo e tutto ciò mi da fastidio» Dissi di getto, era tutto quello che pensavo, George mi capiva sempre.
«Ed è qui che ti sbagli, zuccherino» George sospirò. «Fred è stressato, lo sono anche io ma è diverso, per lui è più difficile, sai? Litigare con te non lo aiuterà a sentirsi meglio»
«Credi che a me faccia bene? Non puoi dargli retta solo per questo» Sbottai mettendomi a sedere sul letto.
«Non sto dicendo che ha ragione, e non ce l’hai nemmeno tu, sto solo dicendo che fareste meglio a parlarvi, l’ho fatta anche a lui la predica» Ribatté lui, era impressionante la mia capacità di far arrabbiare la gente.
Sapevo però che George non era arrabbiato con me, almeno lo speravo.
«Quando mi andrà di farlo  gli parlerò, prima di allora resterò chiusa qui dentro» Sentenziai per poi ributtarmi a peso morto sul letto, decidere di parlargli era già un passo avanti.
«Vado ad aiutare Ginny con i Doxy morti, ce ne sono ancora tantissimi» George sorrise e mi lasciò da sola, spegnendo la luce.
Passai al buio un sacco di tempo, so solo che quando Ginny ritornò in camera era per dirmi di scendere per la cena, e malgrado tremavo al pensiero di ritrovarmi nella stessa stanza con Fred mi alzai dal letto con i capelli arruffati e una copertina blu sulle spalle, come una vecchia zitella, e scesi in sala da pranzo, dove a quanto pare, mancavo solo io.
Guardai George, che era seduto vicino a Fred, c’era una sedia vuota accanto a lui, quella che sarebbe spettata a me, però ce n’era un’altra vicino a Ron, allora snobbai Fred e mi misi vicino al suo fratello minore.
«Stai bene, Ally?» Mi chiese mio padre.
«Sì, ho solo sonno» Risposi, non avevo voglia di parlare, a dir la verità non avevo nemmeno voglia di mangiare, ma il pasticcio che aveva fatto Molly sembrava troppo buono per essere ignorato.
«Mamma, Ally dormirà con me ed Hermione da stasera, di dispiace prepararle il letto?» Disse Ginny tutto ad un tratto.
«Ginny io posso…» Iniziai.
«Certamente cara! Fred e George hanno fatto qualcosa che ti ha convinto a cambiare stanza?» Mi chiese Molly guardando i gemelli con uno sguardo severo.
George alzò le mani per giustificarsi, dicendo che non aveva fatto niente e Fred ignorò la domanda continuando a mangiare il pasticcio di carne.
«No, Molly, non è successo niente» Dissi io per aggiustare la situazione.
Non tornammo più su quell’argomento e continuammo a mangiare in silenzio, dopo cena rimasi un po’ di sotto e appena potei sfuggire a futili conversazioni scappai in camera.
Fu un po’ strano fermarsi davanti alla terza porta a sinistra del corridoio e non alla quarta a destra, entrai e vidi che il letto era rifatto, mi misi il pigiama e mi infilai sotto le coperte cercando di dormire, inutilmente però.
La mattina seguente sarebbe stata la mattina di Natale, mi sarebbe piaciuto svegliarmi e vedere il letto di Fred invece che quello di Hermione, scendere e trovare i nostri maglioni sotto l’albero, per poi rubargli il suo con una grande F ricamata sopra ed infilarlo per farlo arrabbiare.
Il fatto è che la mattina seguente mi svegliai prestissimo, dovevano essere circa le sei e mezzo del mattino, cercai di riaddormentarmi con scarsi risultati, Ginny aveva chiuso la porta a chiave perché Kreacher girava per casa borbottando cose incomprensibili e non ci teneva a passare una notte insonne per colpa di quell’elfo.
Per un attimo pensai di Materializzarmi in cucina – tanto potevo farlo – e di mangiucchiare qualcosa per passare il tempo, poi mi limitai a girarmi verso il muro bianco e a sospirare.
Un’ora dopo circa un fastidioso crac mi svegliò, e improvvisamente sentii il letto sprofondare per il troppo peso.
Mi alzai di soprassalto, con l’occhio destro ancora chiuso, riuscii a mettere a fuoco una figura dai capelli rossi che mangiava una Cioccorana seduta ai piedi del letto.
Che diavolo di faceva George lì? Insomma, poteva anche non essere George, infondo era girato di spalle, non trovavo un motivo per cui Fred si sarebbe Materializzato ai piedi del mio letto la mattina di Natale.
«George?» Chiesi con la voce impastata dal sonno.
Nessuna risposta, certo che era davvero strano, rimasi in attesa.
«Non sono George» Disse infine, allora cominciai a farmi mille domande.
Fred si girò verso di me si avvicinò «Volevo augurarti Buon Natale prima degli altri, ecco» Disse.
«Oh, Buon Natale anche a te» Dissi imbarazzata, non aveva un senso! Cosa dovevo fare?
Alla fine ributtare la testa sul cuscino mi sembrò la cosa più giusta da fare, non era giusto presentarsi in pigiama alle sette e mezza del mattino, rendeva le cose più difficili.
«Sei arrabbiata con me?» Mi chiese alzandosi dal letto, che genio.
«Sì» Risposi secca, continuando a fissare il muro.
«Perché?»
«Lo sai già»
«Lo risolveremo, vero?» Mi chiese ancora, stavolta la voce gli tremava.
«È Natale, non voglio parlare di queste cose, adesso lasciami dormire» Ero stata troppo dura e sapevo che mi sarei pentita di quell’azione ma non sapevo cosa fare o dire, sentii un altro crac e quando aprii gli occhi davanti al mio letto non c’era più nessuno.
Ero stata una grandissima idiota, avrei dovuto dirgli che ce l’avremmo fatta, gli avrei dovuto sorridere per rassicurarlo, per rassicurare me stessa e invece gli avevo palesemente detto di andarsene e di lasciarmi in pace.
Il resto della giornata lo passai rannicchiata nel mio maglione – più grande del solito quell’anno – sul bordo del divano nel salotto a fissare tutti in silenzio, tra le occhiate truci di George che doveva aver saputo che non avevo parlato con Fred cercando di sistemare tutto mentre lui ci aveva provato, non lo avrei biasimato se adesso avrebbe dato ragione a lui.
Infondo, avrebbe avuto anche ragione, ero nel torto marcio.

 


Spazio Autrice: 
Eccomi qua, bene, il capitolo si addice decisamente al mio umore.
No, davvero, non è una gran periodo, quindi niente faccine felici o racconti felici o gente che sprizza felicità perchè potrei seriamente farvi del male.
Ora, appurato che non sono una killer maniaca, dato che il mio umore è molto al di sotto della cacca di Doxy, il capitolo è molto al di sotto della cacca di Doxy, quindi lo capirò se lo troverete orribile.
Bene, ho finito, spero di aggiornare presto e possibilmente con un capitolo decente.
Alla prossima *si sforza di fare una faccina felice* c:
-Marianne

   
 
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