Draco e il concerto rock.
Ciao a tutti, ora lo so che la prima cosa che penserete, quando e se
leggerete questa one-shot (chilometrica come mio solito) sarà che sono
completamente ammattita (coloro che erano con me il 14 giugno 2007 lo sanno fin
troppo bene). Ciò nonostante ho comunque deciso di rendere pubblico questo mio
delirio (anche perché fra breve si sarebbe ricoperto di ragnatele) confidando
nel vostro buon cuore e nella vostra clemenza.
Pubblicherò questa storia in
due parti contemporaneamente dato che tutta intera forse non sarebbe molto
scorrevole da leggere.
Ringrazio in particolar modo Nicodora e Wildhoney che
hanno letto questa storia quando era ancora un bozzolo informe (sxo che nel
frattempo sia venuto fuori qualcosa di buono)
Con questo vi lascio.
Besos.
Parte prima…
13 marzo 2007….
“No”
“Sarà divertente vedrai”
“No”
“Ti prego”
“No”
“E dai
Draco è da tanto che voglio andarci”
“No”
“E piantala, potresti almeno
dirmi perché senza rispondere come un automa o un telegramma?”
“Nemmeno sotto
tortura, neanche morto va bene? E non insultarmi con parole babbane che non
conosco Potter!” disse il biondo inarcando un sopracciglio.
“Dimmi almeno
perché non vuoi venire” insistette l’altro restio a gettare la spugna con voce
supplichevole.
“Sarò breve, babbani, un ammasso di babbani sparsi ovunque
nello stesso posto per ore ed ore sotto un sole cocente, ma ti immagini la mia
stupenda pelle lattea bruciata o arrossata? Non oso immaginare le esalazioni
nauseabonde che emetteranno tutti lì pigiati insieme e per cosa poi? Per vedere
un branco di indemoniati casinisti dimenarsi su una piattaforma sopraelevata per
due misere ore fracassandoti i timpani”
“Ma è Jared Leto Draco! Sono i 30
Seconds To Mars! E poi non staremo affatto sotto il sole cocente, il concerto
inizia alle nove di sera” esclamò il moro come se questo potesse convincere il
compagno.
“Mai sentito in vita mia, anzi mai sentiti, e poi che razza di
nome, Jared Leto, solo nel mondo babbano può diventare famoso uno con un nome
del genere. In secondo luogo, non mi incanti Potter, conoscendoti vorrai essere
sul posto almeno un’eternità prima che inizi l’evento per assicurarti di essere
in prima fila, ergo, resterei sotto il sole ad arrostirmi come una porchetta
allo spiedo!“
Harry non lo sopportava quando faceva così, si comportava come
un principino viziato con la puzza sotto il naso.
“Ok vorrà dire che ci andrò
da solo” disse il moro risoluto incrociando le braccia sul petto.
“Come vuoi”
ribatté l’altro in tono pacato ritornando al suo caffè fumante.
“Ti pentirai
di non essere venuto vedrai” concluse il moro indignato.
“Oh non credo che ci
si possa pentire di non fare un bel bagno collettivo di sudore pigiato come una
sottiletta in un sandwich in mezzo ad una folla urlante!” disse troncando lì il
discorso poggiando le labbra sul bordo della tazza per trarre un sorso della
nera bevanda.
Mercoledì 13 giugno 2007
Come d’abitudine Draco sfogliava con calma e noncuranza uno dei tanti
quotidiani babbani che Harry faceva recapitare a casa. Ormai li leggeva per
abitudine e qualche volta, come spinto da un sesto senso, gli capitava di
soffermarsi sui più bizzarri fatti di cronaca che poi si rivelavano essere
collegati a qualche mago sbadato o fuori di testa che ne combinava una delle sue
dimenticandosi della popolazione babbana sparsa per la città. E poi aveva
scoperto di amare gli inserti di moda che, di tanto in tanto, venivano allegati
ai quotidiani.
Prese a sfogliare il primo quotidiano che gli era capitato
sottomano, lentamente, sbirciando ogni titolo in grassetto che introduceva
l’argomento della notizia. Ogni volta riusciva a stupirsi di quanto baccano
riuscivano a scatenare tutti i giorni quella moltitudine di barbari, notizie su
notizie e una più assurda dell’altra, scippi, rapine, truffe, e per cosa poi?
Per il vile dio danaro, i babbani non pensavano ad altro, un mago non si sarebbe
certo abbassato ad azioni tanto meschine per così poco, per non parlare degli
omicidi. Tutto quel sangue sparso in giro con utensili vari, persino dei banali
coltelli da cucina, quando bastava un Avada Kevadra e un gesto della bacchetta
per eliminare una persona in modo efficace, impeccabile e pulito. Si ritrovò a
pensare che, anche in questo, i maghi avevano un certo stile.
Scorse
velocemente le pagine di cronaca e politica sorseggiando il suo caffè nero amaro
come ogni mattina ed arrivò quindi alla sezione Cultura e Spettacolo. La sua
attenzione fu catturata da un articolo a pagina intera che titolava:
“Registrato il tutto esaurito per il concerto del gruppo rock 30 Seconds To
Mars guidato dal carismatico frontman Jared Leto, l’evento si terrà domani sera
all’Alcatraz di Milano.”
Draco fece una smorfia – Tze, inaudito – pensò,
non era sicuro di aver capito chi fossero, ma quel nome, Jared Leto non gli era
nuovo, per niente. Chissà perché lo sentì riecheggiare nelle sue orecchie con la
voce eccitata di Potter.
- ma è Jared Leto - , questo sentì
precisamente nella sua testa.
Accanto all’articolo, sulla sinistra, c’era una
foto del gruppo coi nomi di ciascuno dei rispettivi componenti. Il biondo fissò
il suo sguardo su quello nel mezzo, capelli color dell’ebano lisci e lucenti con
le punte rosso fuoco, ma soprattutto due occhi azzurro intenso che risaltavano
ancor di più sul viso, dai tratti quasi fanciulleschi, grazie ad una sottile e
marcata linea nera che correva sotto le palpebre inferiori. Gettò uno sguardo
fuggevole alla didascalia…. così era lui il fantomatico Jared Leto.
- Merlino
benedetto, si trucca anche! - borbottò mentalmente annoverando la cosa come un
altro elemento della lista nera che aveva compilato riguardo alla faccenda
concerto negli ultimi tre mesi, più o meno da quando Potter aveva iniziato a
strepitare come un marmocchio che vuole andare al luna park a tutti i costi. A
dire il vero tutti i componenti del gruppo sfoggiavano la stessa linea nera
sotto gli occhi, chi più marcata, chi più sottile e perfettamente disegnata. Uno
di loro, un certo Tomo, aveva un impeccabile ciuffo che gli copriva l’occhio
destro come una scura e liscia cortina,
- ma dico io sembra il nome di un
cane. Cuccia Tomo! E poi, che cavolo, si stira i capelli come una donniciola! –
pensò arricciando il labbro superiore. Quello accanto a lui aveva delle belle
labbra carnose e uno sguardo vispo e furbetto, anche se, a suo parere, aveva le
sopracciglia disegnate come quelle di una donna. Costui era Shannon a quanto
c’era scritto, fratello del fantomatico Jared,
- bene questo invece ha un
nome da femmina – pensò,
il quarto infine aveva una pettinatura degna di un
pulcino spennato, Tim.
- e con questo chiudiamo la carrellata dei nomi per
animali domestici – concluse mentalmente.
In quel preciso istante Harry entrò
in cucina con un sorriso a trentadue denti stampato sul volto, non stava più
nella pelle e non faceva nulla per nasconderlo, prese a preparare la colazione
mentre fischiettava un motivetto che Draco non conosceva, fra le parole
sussurrate che uscirono dalla sua bocca gli parve di distinguere qualcosa come:
- bury me bury me - per lui non avevano alcun senso. Il biondo lasciò
perdere il quotidiano richiudendolo meccanicamente e la sua attenzione si
focalizzò interamente sul suo ragazzo, che quella mattina, sembrava aver
ingoiato un grillo saltatore.
Non era il sorriso smagliante che decorava il
suo volto a preoccuparlo, e nemmeno il fatto che canticchiasse sottovoce, quello
che lo incuriosiva era il suo saltellare da una parte all’altra della cucina
come un elfo domestico. Malfoy lo osservò per qualche minuto, poi sbottò:
“Si
può sapere cos’hai stamattina?”
Il moro gli si avvicinò e, con lo stesso
sorrisone di prima disse: “Buongiorno amore” baciandolo sulle labbra per poi
riprendere a zompettare sistemando l’occorrente sulla tavola davanti ad un Draco
sempre più infastidito che aveva cercato di trattenerlo per ottenere un bacio
come Merlino comanda.
- Buongiorno amore una cippa, quel sorriso non mi
piace, sento odore di guai - pensò.
“Harry?” lo chiamò.
“Sì?”
“Vuoi
dirmi perché sei così euforico? O per caso ti è venuta una paresi facciale?”
disse indicando le sue labbra ancora distese.
“Niente di che, sono felice”
disse il moro riprendendo a trafficare sui fornelli e fra le antine della
dispensa.
Malfoy riprese a fissarlo sempre più insistentemente, - cos’ha da
essere così felice? -
*semplice Malfoy, alzarsi tutte le mattine con te nel
letto renderebbe euforico chiunque* asserì la sua modesta vocetta interiore
cercando di dargli conforto, ma non gli bastò.
- Già - pensò Draco, ma c’era
dell’altro, lo sapeva, lo sentiva, quel sorriso ambiguo stampato sul suo volto,
e poi cosa aveva da canticchiare ancheggiando per la cucina?, sembrava il cugino
povero dei Village People. Lo fissò curioso stringendo gli occhi e poi…baam,
come aveva fatto a non accorgersene prima, Potter era senza occhiali! Eh già il
suo compagno non aveva sul naso i suoi inseparabili occhialetti tondi e, dato
che non aveva sbattuto il naso da nessuna parte, Draco risolse che aveva
provveduto a curare la sua miopia con qualche strano rimedio magico o babbano
che fosse, e lui non ne era stato informato!!
Harry si accomodò a tavola e
prese il giornale che Draco stava leggendo da sotto il suo naso.
“Posso
prenderlo?” chiese quando ormai aveva aperto a metà il quotidiano davanti a
sé.
- Certo fai pure – che senso aveva chiederglielo quando lo aveva già
preso pensò Draco. Lo faceva ogni volta e ogni volta il biondo non replicava
anche se arricciava il labbro superiore leggermente infastidito e divertito allo
stesso tempo. Ormai era diventato un gesto quotidiano e Draco avrebbe saputo
indicare con esatta precisione il momento in cui le mani del compagno si
sarebbero allungate sul tavolo per afferrare le pagine del giornale dalle sue
con quel sorriso disarmante che faceva evaporare all’istante ogni suo piccolo
sentore di irritazione.
“Harry” lo chiamò, nessuna risposta.
Prese a
tamburellare le dita sulla tovaglia sempre più velocemente e, quando si accorse
che il compagno non aveva la minima intenzione di prestargli attenzione,
esclamò:
“Potter per la miseria dove sono finiti i tuoi occhiali?!”
Il
grifone alzò lentamente lo sguardo dal quotidiano con l’espressione più
innocente del mondo:
“Oh l’hai notato, bhè mi ero stufato di avere sempre
quella stanghetta di metallo sul naso e così ho messo le lenti a contatto,
perché non ti piaccio così?” disse sbattendo le ciglia come un cerbiatto
sorridendo.
Il punto non era quello, lui gli piaceva eccome, quei due
smeraldi emettevano quasi il doppio della luce senza quegli orribili pezzi di
vetro davanti, il punto era che non gli aveva detto nulla! Un campanello
d’allarme squillò nella testa del serpeverde prendendo poi a trillare
furiosamente.
- din din din, chiamata urgente per Draco Malfoy – sentì
esclamare nella sua testa.
E se quel cambiamento nascondeva qualcos’altro?
Magari compiacere un idiota qualsiasi incontrato chissà dove?!
“Ti eri
stufato” riprese rallentando il nervoso tamburellare delle dita.
“Già, perché
non sto bene senza?” disse il moro senza staccare gli occhi dal
giornale.
“Non divagare, fammi capire bene, dopo aver vissuto in simbiosi con
quel paio d’occhi di vetro praticamente da quando hai memoria, hai deciso, così,
di punto in bianco di buttarli via” ribatté Draco deciso a scovare il vero
motivo dell’improvviso cambiamento del moro.
“Draco perché fai tante storie,
non eri tu a dirmi sempre che dovevo toglierli, e ora che l’ho fatto mi fai un
interrogatorio di terzo grado!” sbottò il grifone irritato che, afferrato il
telecomando, accese la piccola tv a schermo piatto davanti a sé su uno dei
canali musicali.
“Appunto, non mi hai mai ascoltato e ora ….” si interruppe
indicando con un gesto eloquente i suoi occhi brillanti privi dell’usuale
barriera trasparente.
“Amore, guardami, non c’è nessun altro” disse Harry
con tutta la naturalezza di questo mondo guardandolo teneramente.
“Altro…
cosa, che dici” rispose Malfoy, ma arrossì violentemente consapevole che il
compagno aveva intuito perfettamente dove andavano a parare i suoi vaneggiamenti
mentali.
Lo vide avvicinarsi a lui sopra il tavolo imbandito e poco dopo
sentì chiaramente le sue mani incorniciare il suo volto attirandolo verso di
sé.
Oddio Potter era un baciatore formidabile e Draco si sciolse come un
ghiacciolo al sole non appena la sua morbida lingua si attorcigliò alla propria
trattenendola possessivamente per buona parte del bacio.
“Io amo te gelosone
che non sei altro” disse poi arruffandogli la bionda chioma.
“Certo che mi
ami Potter non potresti fare altrimenti” rispose Draco con un sorriso
compiaciuto sul volto arrossendo fino alla punta dei capelli e passandosi la
lingua sulle labbra.
“Solo, quando deciderai di rapare a zero quella zazzera
informe, dimmelo prima, così non mi viene un infarto ok ?” disse
sorridendo.
“Anzi, potrei essere disposto a farlo personalmente, alla
babbana” continuò con lo stesso punzecchiante tono imitando il suono di un
rasoio elettrico mentre gli passava una mano fra i capelli corvini.
Il moro
lo guardò scostandosi e gli fece la linguaccia come un bambino offeso.
Il
bello di Harry era che non si aspettava mai che anche lui gli dicesse ti amo, (e
in effetti lui non glielo diceva spesso, anzi, ad essere sinceri quasi mai, il
massimo che si concedeva era “anche io”), gli bastava il rossore improvviso e
selvaggio che avvampava sulle sue nivee guance per confermargli che anche lui lo
amava. Eppure Draco non poté fare a meno di pensare che, prima o poi quella
risposta al compagno non sarebbe più bastata e non poteva dargli tutti i
torti.
Harry tornò al suo posto rivolgendogli un ultimo raggiante sorriso e
riprese a leggere il giornale muovendo il piede destro al ritmo della musica che
la tv diffondeva in quel momento.
Il biondo prese ad osservarlo mentre era
immerso nella lettura, studiava ogni sua espressione mentre sfogliava con
noncuranza le pagine per arrivare all’inserto culturale al centro, e lì Draco
rivide ancora quel sorriso, un misto di compiacimento e di eccitazione, ed ecco
che il verdastro e subdolo verme della gelosia rispuntò di nuovo dentro di lui
scivolandogli nel petto. Solo lui a questo mondo aveva il diritto di farlo
sorridere in quel modo, che diavolo mai stava leggendo?
Si sporse un po’ sul
tavolo per sbirciare il contenuto delle pagine incriminate, ma la sua visuale
era oscurata dalla miriade di vasetti di confettura disseminati sulla tovaglia,
perché mai doveva sempre saccheggiare la dispensa ogni mattina per fare
colazione restava per lui un mistero.
Il verde sguardo del moro si spostò
sulla sinistra e il sorriso, se era possibile, si allargò ancora di più
illuminando a giorno il suo viso. Ad ogni riga che leggeva l’indice della mano
destra si muoveva sulla carta inchiostrata, mentre la sinistra reggeva una fetta
di pane ancora intonsa.
Draco stava impazzendo dalla curiosità, doveva
sapere. Con uno scatto felino si allungò sul tavolo e afferrò il foglio di
giornale cercando febbrilmente con lo sguardo cosa avesse scatenato così tanto
interesse nel compagno e, infine, lo trovò: “Registrato il tutto esaurito
per il concerto del gruppo rock i 30 Seconds To Mars guidato dal carismatico
frontman Jared Leto, l’evento si terrà domani sera all’Alcatraz di
Milano.”
“Ehi che modi, ma non l’avevi già letto?” disse Harry
irritato.
“Potter mi sembrava di essere stato chiaro su questa faccenda”
rimbeccò il biondo picchiettando ripetutamente l’indice sul foglio incriminato
centrando in pieno il candido e affascinante volto del moro dagli occhi
blu.
“Certo non verrai con me, lo so, ed io ci andrò da solo” rispose
semplicemente l’altro incrociando le braccia sul petto e appoggiando la schiena
alla spalliera della sedia.
“Pensavo che scherzassi” proseguì Malfoy, “non
puoi voler andarci sul serio!”
“Dimmi, quale di queste parole di è sfuggita?
- Ti prego Draco vieni con me -, oppure - è da tanto che voglio andarci? -
perché te l’ho ripetute almeno cinquanta volte nell’ultima settimana, anzi negli
ultimi tre mesi e la risposta è sempre stata un secco e categorico NO senza
nessuna spiegazione che si possa considerare vagamente accettabile!” sbottò
Potter alzandosi dalla sedia e puntando entrambi i palmi sul tavolo.
Draco
avrebbe voluto rispondergli per le rime, ma in quel momento l’attenzione del
compagno fu calamitata dallo schermo sul quale veniva proiettata la seguente
immagine: un enorme e pesante portone veniva aperto da un gruppo di uomini
vestiti di una strana uniforme lasciando entrare, in un immenso cortile, quattro
uomini in nero che, spaesati, scoprirono il loro volto abbassando una bandana
nera sul collo.
Harry sembrò illuminarsi guardando quel fotogramma e,
spostando leggermente la sedia, si accomodò distendendo le lunghe gambe davanti
a sé, aveva l’espressione di chi è sul punto di pregustarsi un succulento e
invitante dessert, i suoi occhi erano spalancati, attenti ad ogni minima
inquadratura e le sue mani si muovevano l’una nell’altra senza sosta. Sembrava
aver già archiviato la piccola discussione avuta col compagno completamente
immerso nelle colorate immagini del filmato e totalmente preso dalla
musica.
Il biondo, dopo qualche attimo di smarrimento, fissando lo schermo,
distinse l’affascinante uomo dai capelli neri ritratto nell’articolo di giornale
mentre due uomini gli facevano indossare una strana veste rossa e nera seguita
da una bizzarra armatura di fattura orientale. Il giovane uomo mostrava nella
sua perfezione un fisico asciutto, il ventre piatto e liscio e un delizioso
solco che correva dallo sterno sino al piccolo ombelico.
In quel momento
osservò Harry e quello che vide nei suoi occhi non gli piacque per
niente.
Senza nemmeno accorgersene il serpeverde si ritrovò ad alternare il
suo sguardo da Harry allo schermo dove le immagini seguitavano a scorrere
accompagnate dalla musica, il suo compagno sussurrava le parole della canzone
quasi fossero una preghiera completamente rapito.
- ancora lui, il bamboccio
- urlatore – rachitico – pensò irritato incrociando indispettito le braccia
anche se una piccola parte della sua mente considerò che sullo schermo era di
gran lunga più affascinante che sulla statica foto del giornale. Continuò a
guardare il compagno con occhi fiammeggianti, si sarebbe girato verso di lui da
un momento all’altro, ne era certo. Harry percepiva sempre l’intensità del suo
sguardo, soprattutto se questo lasciava trasparire una qualche inquietudine e in
quel momento i suoi occhi grigi avrebbero perforato un muro di cemento armato
spesso due metri.
Ma Harry non fece nulla di tutto ciò, restò lì impassibile
ed immobile, seguitando a muovere le labbra, sussurrando le parole della
melodia.
Ancora qualche secondo e poi non ce la fece più, chiamò a sé con la
bacchetta quello strano aggeggio che Potter chiamava telecomando e schiacciò il
bottone rosso oscurando lo schermo.
“Ehi, perché cavolo hai spento?” protestò
il grifone riaccendendo la tv con un gesto della bacchetta.
Draco per tutta
risposta lo spense di nuovo ghignando.
“Ma allora lo fai apposta?” esclamò
Harry riaccendendo l’elettrodomestico e voltandosi verso il compagno che teneva
ancora in mano il telecomando quasi fosse uno scettro del potere con l’indice
pronto sul tasto rosso.
“Ho la tua attenzione adesso” fece calmo dopo aver
oscurato di nuovo lo schermo.
“Se fai lo stronzo, certo mi sembra il minimo
chiederti perché” disse l’altro per niente divertito dal comportamento del
compagno.
“Era lui vero?” chiese Malfoy.
“Sì e allora?”
“Non mi
sembrava questo gran ché sinceramente, non ti perdi nulla” mentì, una parte di
sé era abbastanza obiettiva per riconoscere il fascino magnetico di quell’uomo,
ma il suo orgoglio non avrebbe mai permesso ad un pensiero del genere di
affiorare in superficie, tanto meno in presenza di Harry.
L’unico fascino
magnetico al quale il moro grifondoro doveva soccombere era il suo!
“Che
intendi dire?” domandò Potter sul nervoso andante.
“Che non ti perderai
proprio nulla non andando a quel concerto”
“Oh, ma io ci andrò”
“Andiamo
Harry non dirai sul serio”
“Draco, non è mia abitudine aprire bocca per
parlare a vanvera dovresti saperlo bene, cosa ti fa pensare che non ci andrò?”
chiese alzandosi minaccioso dalla sedia.
“Il fatto che sia una enorme e
inutile perdita di tempo ed energie?” affermò il biondo con naturalezza.
Il
moro sembrò mordersi le labbra come per ricacciare dentro qualche impropero che
era in procinto di sputare fuori, ma alla fine, guardando l’espressione
strafottente che si era disegnata sul volto del compagno cedette all’imminente
esplosione:
“Dimmi ti ricordi perché siamo venuti a vivere qui?” chiese poi
il grifondoro con una luce strana negli occhi verdi.
* oh ho, adesso sei nei
cazzi Malfoy * insinuò la vocetta zompettando qua e là nella sua
testolina.
“Perché il Ministero aveva bisogno di creare una base più solida
qui in Italia ed ha scelto me…ehm noi” rispose Draco volgendo però lo sguardo
sul pavimento.
“Oh, questa è bella, e il fatto che in quel periodo ci fosse
la settimana della moda maschile a Milano non ha influito sulla tua decisione di
comprare questo appartamento in centro, nel bel mezzo di Via Monte Napoleone, al
buio senza nemmeno vederlo e senza nemmeno consultarmi prima vero?” continuò
Potter in tono sempre più concitato. Quella settimana Draco uscì quasi tutte le
sere, per cene ufficiali coi membri del Ministero diceva lui, ma Harry era
convinto che non si potessero organizzare cene di lavoro attorno ad una
passerella durante una sfilata di Dolce e Gabbana o Versace o Armani. Certo a
lui non piacevano affatto le sfilate di moda, le trovava inutili e noiose, ma il
compagno avrebbe anche potuto chiedergli di accompagnarlo almeno una volta, e
invece niente. Morale? Aveva organizzato il trasloco e sistemato quella che si
presupponeva essere la loro casa tutto da solo mentre il “fashion boy” se la
spassava rifacendo il suo già stra - fornito guardaroba fra un negozio e l’altro
entrando ed uscendo da un defilè diverso ogni sera.
Senza contare che quasi
ogni mattina la buca della posta veniva affogata di lettere e biglietti da
visita provenienti al novanta per cento dagli ammiratori del suo ragazzo che
avevano avuto il piacere di vederlo sfilare. Già perché l’ego smisurato del suo
amore si era lasciato lusingare per bene e non ci aveva pensato due volte ad
accettare la proposta di uno stilista emergente che gli chiese di presentare la
sua nuova collezione in giro per l’Europa in qualità di testimonial di
punta.
“Draco è l’incarnazione dell’eleganza e dell’eterea ed innata bellezza
che inseguo da anni come potrei lasciarmelo sfuggire?” aveva detto il
disegnatore di moda guardandolo adorante.
Risultato? Lui aveva dovuto
lavorare per due alla sede Auror di Milano sostituendolo nei suoi incarichi dato
che Draco non aveva acconsentito ad affidare le sue scartoffie a nessun altro.
Inoltre, aveva trascorso altre due settimane lontano da quella che era da poco
diventata la loro casa gironzolando per il vecchio continente. Harry credette
letteralmente di impazzire, se lo immaginava circondato da modelli, sarti,
truccatori e quant’altro per almeno dieci ore al giorno, (buona parte di questi
con un esigente rigonfiamento nei pantaloni ne era certo), ma aveva fiducia in
lui e, dato che quella breve comparsata nel mondo della moda lo rendeva felice,
aveva accettato la cosa.
“Ma che dici!” disse Malfoy mantenendo sempre gli
occhi fissi sulle mattonelle di marmo bianco della cucina.
“E che mi dici
delle lezioni di yoga che avevi deciso di seguire con me?” proseguì l’altro
deciso a non mollare la presa.
“Dopo due lezioni hai cercato di schiantare
l’insegnante sotto gli occhi di dieci, dico dieci babbani, lo sai, hai una
minima idea di cosa sarebbe potuto succedere?”
“Oh lo so benissimo cosa
sarebbe potuto succedere, almeno non avrebbe più cercato di toccarti il sedere
sotto i miei occhi quello sfacciato di un pervertito!” inveì Draco sollevando
gli occhi verso il compagno.
“Oddio, Draco mi stava solo aiutando ad assumere
una posizione difficile! Ed era sposato dannazione con una donna!” replicò Harry
esasperato.
“Come sei ingenuo, so io che posizione avrebbe voluto farti
assumere e credimi non è poi così tanto difficile se divarichi bene le gambe e
pieghi per bene la schiena. E poi sono tutti sposati!” continuò. Quel maniaco
avrebbe avuto ciò che si meritava, possibile che Potter non capisse che effetto
faceva sulle persone e soprattutto sugli ormoni impazziti di ogni giovane uomo
libero e non, che navigasse più o meno costantemente sulla loro
sponda?
“Oh bhè non mi sembra che tu ti sia mai lamentato della mia, come
possiamo definirla…. flessibilità in certe situazioni vero?” insinuò Harry
guardandolo di sottecchi, aveva continuato a seguire le lezioni ogni mercoledì
sera dicendo al suo compagno che andava a giocare a scacchi con il suo amico Ron
e in effetti il biondo non si era mai lamentato dei benefici effetti che la
disciplina orientale aveva donato al suo corpo, anzi.
“Vuoi dire che continui
a vedere quel porco nonostante il mio esplicito divieto?” sbottò il biondo
balzando in piedi.
“Certo che lo faccio perché a me piace lo yoga, mi fa
stare bene” continuò l’altro imperterrito sottolineando l’ultima parola, ma il
compagno stava per ripartire alla carica.
“Potter…io ti.. proibisco di
seguire quelle lezioni con il pervertito rovina famiglie e ti proibisco di
andare a quel….. ”
“Draco non una parola di più, io andrò a quel concerto che
ti piaccia oppure no e con questo ritengo conclusa questa assurda
conversazione!” concluse avviandosi verso il salotto.
Draco rimase a bocca
aperta tipo pesce rosso a corto d’aria, alzò un paio di volte le mani come per
ribattere qualcosa, ma al momento la sua brillante mente era una tabula rasa,
dannazione!
“Oh sì bene, vacci pure, scommetto che ti divertirai un mondo in
mezzo ad un branco di ragazzine impazzite!!” urlò con tono quasi
infantile.
“E chi ti ha detto che ci saranno solo delle ragazzine? Sai,
quello sconosciuto, come lo hai definito sembra riscuotere molto successo anche
fra il nostro genere maschile, senza contare che non sono propriamente una boy -
band per quattordicenni in piena tempesta ormonale!!” disse, caricando le parole
“nostro genere maschile” di una valenza che poteva voler dire solo quello che
Draco pensava. Sarebbe stato pieno di giovani gay disponibili che gli sarebbero
saltati addosso complice la confusione generale!
“Harry….tu non ci andrai”
disse in tono imperioso quasi stesse parlando ad un bambino capriccioso.
“Ma
davvero e come pensi di impedirmelo schiantandomi? O mi sculaccerai come un
moccioso sulle tue ginocchia?”replicò il moro che, raccogliendo la sua borsa, si
apprestava ad andare al lavoro dirigendosi all’uscita.
Draco si mosse a
rallentatore verso la porta cercando di richiamare il compagno alla ragione
anche se l’idea di sculacciarlo non gli dispiaceva affatto e se questo poteva
fargli cambiare idea l’avrebbe fatto più che volentieri fino ad imporporare
deliziosamente le sue sode natiche.
“Harry e se venissi anche io?” gridò
affacciandosi alla porta.
“Troppo tardi Draco non ci sono più biglietti,
Seamus ha fatto i salti mortali per averne tre e considerando che il concerto è
domani sera, direi che non hai speranza” rispose il moro continuando a scendere
le scale.
“Bhè digli di trovarne un altro” disse il biondo
semplicemente.
“Malfoy credi forse che sia il tuo elfo domestico?” rispose il
compagno “e poi com’è che hai cambiato idea così tutto d’un tratto?”
Draco
non poteva dirgli che voleva andare con lui per tenere a debita distanza ogni
esemplare di sesso maschile e femminile che si fosse avvicinato a meno di due
metri da lui e quindi restò muto come un pesce. Lo stesso pesce rosso di prima,
spiaggiato sulla riva, in preda agli ultimi guizzi contorti del suo corpo
disidratato.
“Ci vediamo stasera” disse infine il moro varcando il portone
d’ingresso avvolto in un luminoso e caldo raggio di luce primaverile.
- Pensa pensa pensa - continuava a ripetersi seduto in cucina con i
gomiti appoggiati al tavolo tenendo la testa fra le mani.
Le possibilità
erano due: impedire a Potter di andare a quel delirio inchiodandolo a casa con
un qualche stratagemma. Avrebbe potuto sedurlo e farlo impazzire per tutta la
serata con qualche divertente giochino che prevedesse l’uso di manette e
qualsiasi altro aggeggino erotico che prevedesse un enorme dispendio di energie
così il giorno dopo sarebbe stato troppo stanco per alzarsi e troppo appagato
per ricercare altre sorgenti di adrenalina. No quello bravo in queste cose era
lui, doveva ammetterlo, e poi il compagno si sarebbe accorto lontano un miglio
che le sue intenzioni non erano solo puramente lussuriose, ma che nascondevano
un secondo e più subdolo scopo e alla fine non avrebbe ottenuto
nulla.
Oppure, ma questa possibilità la sua mente la rifiutava con tutte le
sue forze, poteva, doveva, trovare un maledetto biglietto per quel concerto, già
ma come fare, come?
Potter doveva aver lasciato in giro una lista di quelle
che chiamava….biglietterie o qualcosa di simile, le avrebbe girate tutte e per
Salazar avrebbe trovato uno stramaledettissimo biglietto prima che Harry fosse
di ritorno a casa.
Si vestì in fretta ed uscì dall’appartamento determinato
a portare a termine la sua missione. Non appena varcò il portone di casa il sole
caldo e acceso di giugno lo investì, era incredibile che facesse così caldo a
giugno anche dopo aver piovuto ininterrottamente per più di una settimana, ah
l’Italia. Draco indossò i suoi occhiali da sole infastidito dalla luce
abbagliante e prese a camminare per la via in cerca di un posticino isolato dove
smaterializzarsi. Non aveva la minima intenzione di prendere i mezzi babbani
che, con quel caldo umido, come minimo erano delle camere a gas sature di
esalazioni nauseabonde e di camminare per tutto il tempo era fuori discussione
se non voleva diventare una spugna gocciolante di sudore nel suo completo di
lino blu. Ormai conosceva quella zona come le sue tasche e, dopo qualche metro,
incontrò un vicolo che faceva al caso suo, un’ultima occhiata per controllare
che non ci fosse nessuno lì attorno e, con un mezzo giro su sé stesso, svanì,
diretto alla sua prima destinazione.
Dieci minuti più tardi dire che il suo umore era nero come la pece era un
eufemismo, avrebbe ucciso alla babbana tutti i commessi che gli avevano riso in
faccia senza troppi problemi nel momento in cui chiedeva loro se ancora c’era un
biglietto per quell’assurdo concerto.
Finnigan! Doveva chiamare Finnigan,
anzi doveva catapultarsi direttamente a casa sua e chiedergli di trovare un
altro biglietto per lui.
Si diresse a grandi falcate verso il camino in
salotto, prese una manciata di polvere volante nel palmo, entrò nel camino vuoto
e, scandendo ad alta voce la sua destinazione, sparì in una nuvola di polvere
verde.
“Finnigan ci sei?” chiese aggirandosi furtivo nel salotto deserto,
dopo essersi scrollato di dosso i residui della polvere. Nessuno gli
rispose.
Si diresse verso la cucina ma anche lì non c’era anima viva.
-
Maledetto di un grifondoro quando servi non ci sei mai - pensò a denti
stretti.
Sempre in silenzio si diresse verso le scale che portavano al piano
di sopra salendo ad uno ad uno i gradini, in ascolto. Finalmente sentì dei
rumori che testimoniavano la presenza di qualcuno in casa, si diresse verso la
fonte di quei rumori e si fermò accanto ad una porta.
L’uscio non era chiuso,
ma semplicemente accostato allo stipite, Draco bussò ma nessuno gli rispose,
eppure c’era qualcuno in quella stanza, sentiva delle voci e perfino una musica
di sottofondo. Entrò nell’ambiente e, dopo aver percorso una specie di piccolo
ingresso, raggiunse la camera da letto dove il suono era più forte.
Riuscì a
distinguere le parole della strana e sconosciuta melodia che riempiva la
stanza:
“this is the story of my life….and these are the lies I have created....”
Ma che roba ascolta?, il pessimo gusto dei grifodoro si riflette anche nelle
preferenze musicali è ovvio.
Ancora qualche passo, sbirciò al di là
dell’uscio della stanza da letto e…..non l’avesse mai fatto, quello che vide per
poco non accecò la sua vista dall’orrore. Finnigan se ne stava seduto a
cavalcioni su qualcuno e sembrava darci dentro parecchio in contrasto col ritmo
che la musica suggeriva che non era per niente sostenuto o frenetico come erano
invece i movimenti del grifone.
- Oddio!!! - urlò Draco nella sua testa. Non
voleva nemmeno sapere con chi fosse, ma purtroppo non fu accontentato perché una
voce ansante gridò:
“Seamus oh…sì”
Malfoy conosceva fin troppo bene quella
voce, era del suo “ex – migliore” amico Zabini, ma come aveva potuto? Con
Finnigan! Quanto era caduto in basso.
Il biondo fece per andarsene, non
voleva certo assistere alla conclusione del folle amplesso, ma anche questa
volta non fu esaudito perché il suo ex compagno di casa diede sfogo a delle urla
che potevano essere solo il preludio di un orgasmo coi fiocchi attutite appena
dalla musica della canzone che volgeva al termine.
“Finny…..oh dio…sì,
ah!”
Finny? ma che cos’era una checca o un uomo?
Poco dopo il grifondoro
lo seguì.
“Zab….. cazzo sììì!”
Voglio vomitare, pensò Draco rimasto dietro
l’uscio impietrito.
Poco dopo sentì un leggero fruscio di lenzuola e i
respiri ancora affannosi dei due occupanti. La musica era ormai svanita
lasciando un silenzio interrotto solo da qualche bisbiglio sommesso.
“Dio
Zab, sei il massimo “ disse Finnigan.
“oh bhè anche tu sei stato…wow!”
rispose l’altro, “mi chiedo cos’altro posso aspettarmi da te” chiese poi.
“Oh bhè credo che non farti camminare per almeno una settimana resti una
delle mie imminenti prerogative” rispose Seamus ridendo.
“Non vedo
l’ora” proseguì Zabini recuperando il ritmo normale del suo respiro.
Ora
basta se continuavano così avrebbero ricominciato di nuovo magari scambiandosi i
ruoli e Draco voleva tornarsene a casa subito, certo dopo aver ottenuto quel che
voleva.
“Ehm ehm…” tossicchiò cercando di attirare l’attenzione bussando
sull’uscio due o tre volte.
“Chi c’è?” chiese il grifone afferrando svelto la
bacchetta che giaceva sul comodino dalla sua parte del letto.
Draco si fece
avanti lentamente sfoderando l’espressione più innocente che poteva.
“Draco
che cazzo ci fai qui?” esclamò Blaise cercando di coprirsi con le
lenzuola.
Il biondo ignorò la domanda dell’amico e si rivolse al suo
compagno:
“Finnigan scusa se sono piombato qui senza avvertirti, ma è una
questione di vita o di morte” disse in un fiato.
“Che c’è, Harry sta bene?”
chiese il grifondoro allarmato.
“Sì certo sta bene, volevo chiederti
solo….ehm riguardo quella cosa di domani sera….”, incredibile stava balbettando,
lui Draco Malfoy stava balbettando!
“Malfoy potresti essere più chiaro, quale
cosa?” continuò Finnigan
Draco prese un bel respiro e buttò lì una frase
tutto d’un fiato:
“Vogliounbigliettoperilconcertodidomanisera”
“Cosa?”
“Credo volesse dire
che gli serve un biglietto per il concerto di domani sera” tradusse Zabini che
ormai aveva anni e anni alle spalle in qualità di traduttore dei farfugliamenti
dell’amico, era un ottimo interprete del Malfoyese, persino quello più stretto e
incomprensibile.
“Oh bhè, credo che non sia possibile, sai c’erano solo
qualche migliaio in tutto ed è praticamente assurdo pensare di riuscire a
trovarne uno il giorno prima” spiegò pacatamente il grifondoro.
“Oh, ma tu
devi procurarmi quel biglietto altrimenti…” disse Draco con un tono vagamente
disperato nella voce.
“Altrimenti cosa Malfoy, ti sei intrufolato in casa mia
e pretendi anche di darmi ordini?” esclamò Seamus rizzandosi a sedere sul letto,
senza badare alle sue nudità coperte appena da un angolo del lenzuolo
sgualcito.
Il biondo serpeverde non disse nulla, ma si avvicinò al letto e si
lasciò cadere sul materasso con la testa china e le mani raccolte fra le
ginocchia.
Seamus restò ammutolito, si aspettava una qualche battutina acida,
delle urla o delle minacce magari, del tipo “tu non sai quanto è puro e limpido
il mio sangue nobile” e invece sembrava essere crollato.
Blaise si avvolse il
lenzuolo attorno ai fianchi e strisciò cautamente verso il suo amico sedendosi
infine accanto a lui.
“Draco..” lo chiamò posandogli una mano sulla
spalla.
Gli occhi grigi dell’altro si sollevarono quel poco che bastava per
incontrare le iridi blu dell’amico.
“Perché è così importante per te avere
quel biglietto, in tutta sincerità non ti ci vedo proprio a dimenarti e saltare
ed urlare come un matto assordato dalla musica, e poi Harry ci ha detto che ha
cercato di convincerti in tutti i modi, ma…”
Il biondo lo guardò negli occhi
con un’espressione da cucciolo bastonato.
“Lo perderò Blaise, se non vado a
quel concerto sento che lo perderò” disse.
Zabini sembrò rifletterci un
attimo, sembrava valutare se il ragazzo accanto a lui stesse in qualche modo
simulando la tristezza che gli leggeva negli occhi. In tutti questi anni aveva
imparato anche a fare questo, sapeva quando Draco mentiva e in quel momento non
lo stava facendo.
“Draco, ma che dici Harry è pazzo di te!”
“Non abbiamo
niente in comune, come diamine abbiamo fatto a stare insieme per tutto questo
tempo? Cosa ci ha tenuto insieme?” riprese rivolgendo all’amico uno sguardo
disperato.
“io qualche idea ce l’avrei..” iniziò Seamus simulando con le dita
quello che si poteva definire un amplesso muovendo l’indice destro nell’anello
formato dal pollice e l’indice sinistro, un’occhiataccia del compagno lo fece
desistere dal continuare quel piccolo siparietto.
“Lui nemmeno voleva venirci
in Italia, lo ha fatto per me e io…” continuò Draco con tono
strascicato.
Zabini sentì che era il momento di trascinare il suo miglior
amico in cucina davanti a una tazza di the freddo per fargli snocciolare tutta
la questione.
Non appena si fu reso presentabile scese da basso guidando
l’amico verso la stanza illuminata dalla calda e dorata luce del sole che
filtrava dalle tende socchiuse. Seamus li seguì in silenzio dopo aver indossato
una maglietta bianca e un paio di jeans.
Sperava ardentemente che quella
palla al piede platinata si togliesse dai piedi il più presto
possibile.
“Allora che c’è che non va?” chiese il moro serpeverde spingendo
verso il biondo un bicchiere ricolmo della bevanda ambrata facendo tintinnare i
cubetti di ghiaccio al suo interno.
Draco accolse il bicchiere fra le sue
mani lasciando sul vetro appannato dal freddo le orme delle sue dita affusolate
quando lo rilasciò dopo un breve sorso.
“Io sono un insopportabile egoista
snob vero?” disse mantenendo basso il suo sguardo.
Seamus scambiò col suo
compagno un’occhiata significativa, ma non disse nulla lasciando campo libero
all’altro nel compito di consolare Malfoy.
“Draco, tu sei…..un po’ viziato è
vero, ma….” Blaise non ebbe tempo di concludere perché l’altro riprese.
“Mi
lascerà prima o poi, si stancherà della mia arroganza e della mia insensata
gelosia e si troverà qualcun altro”
“Non dire così, Harry ti ama lo sai, non
potrebbe mai tradirti” disse Blaise invitando il biondo ad alzare gli occhi per
incontrare i suoi.
“Già, credo di saperlo, eppure ogni volta riesco a
comportarmi come un troglodita, non posso farci nulla. Ogni volta che lo vedo in
mezzo alla gente, osservo l’effetto che ha su di loro e ho paura, perché penso
che potrebbe essere lo stesso che ha su di me. Quello di togliermi completamente
il fiato anche solo con un sorriso o con uno sguardo accennato di quei suoi
meravigliosi occhi, quello di condizionare ogni mio gesto perché sia rivolto al
suo piacere e…Questa cosa mi fa letteralmente impazzire, pensare che qualcun
altro possa provare quello che provo io guardandolo, pensare che qualcun altro
possa desiderarlo come lo desidero io. E’ per questo che non facciamo mai nulla
insieme. L’unica soluzione che mi viene in mente ogni maledetta volta è portarlo
via da tutto, tenerlo lontano da tutto quello che non siano le mie braccia e i
miei occhi, così sono sicuro, mi illudo che lui non possa fuggire da me”
Parlò tutto in un fiato e Zabini si rese conto che soffriva davvero per
quello che aveva appena confessato davanti a lui e Seamus. Il Draco che
conosceva lui non avrebbe mai parlato con così tanta libertà davanti a nessun
altro che non fosse il suo riflesso nello specchio, nella solitudine di camera
sua.
Il moro serpeverde rivolse uno sguardo supplicante al suo compagno che
se n’era stato per tutto il tempo appoggiato al ripiano della cucina con le
braccia conserte, aspettando la fine di quella sessione di facciamo – terapia –
di – coppia – gratis – a – quel – rompiballe – del - tuo – miglior –
amico.
Finnigan fissò gli occhi nel blu intenso e profondo di quelli di
Blaise e alla fine assunse un’espressione che voleva dire, - ok vedo cosa riesco
a fare, ma non ti assicuro miracoli -
Mentre osservava il suo compagno
avviarsi verso il salotto Blaise si ritrovò a pensare che anche lui qualche
volta aveva provato quel genere di sentimenti nei suoi confronti. Anche lui
voleva che il compagno mostrasse il meglio di sé solo a lui, riservando per gli
altri una versione un po’ più blanda di quelle che erano le sue migliori
qualità.
Draco appoggiò il mento sulle mani riposte una sopra l’altra sulla
liscia superficie del tavolo gettando lo sguardo al di là dei leggeri tendaggi
nel tiepido paesaggio primaverile.
“E’ per questo che andare a quel concerto
è così importante per te. Vuoi andarci per tenerlo d’occhio, per assicurarti che
nessuno si avvicini troppo alla tua proprietà?” chiese Zabini curioso.
Il
biondo sembrò raccogliere i suoi pensieri prima di rispondere.
“In effetti,
all’inizio era così. Volevo impedirgli di andarci perché io non avrei potuto
vedere cosa faceva senza di me. Già mi vedevo girovagare in giro per casa come
un drago al guinzaglio, inquieto e tormentato pensando a quello che avrebbe
fatto, alle persone che avrebbe incontrato. Ma poi…..”
“Poi….cosa è
cambiato?” chiese di nuovo l’amico.
“Poi mi sono reso conto che voglio
andarci perché voglio fare qualcosa con lui, per una volta voglio fare qualcosa
che lui vuole. Non voglio che passi il suo tempo ad accontentare i miei
capricci. Desidero conoscere quello che gli piace fare, non so nemmeno che tipo
di musica ascolta ti pare possibile?” la sua voce aveva un alone di
amarezza.
“Certo che sì dato che aspetta che tu esca di casa per accendere lo
stereo a palla e ballare come un matto” disse la voce di Seamus dal salotto, a
Blaise non piacque affatto il tono sommesso col quale aveva parlato, significava
solo una cosa, non c’erano buone notizie.
“Mi spiace Malfoy, ma non c’è un
più nemmeno un biglietto, non ne troveresti uno neanche se lo pagassi oro
colato” continuò sedendosi accanto a Blaise.
“Ok grazie lo stesso” fece mogio
mogio il biondo serpeverde.
Zabini rivolse al ragazzo accanto a lui uno
sguardo immensamente tenero che sembrava dirgli, “grazie”.
Draco si alzò e si
diresse verso la porta seguito dal suo migliore amico, dopo averli salutati
uscì. Per la prima volta dopo tanto tempo sentiva un magone pesante opprimergli
lo stomaco.
Quella sera cenarono insieme e, per tutto il tempo, Draco si arrovellava
le meningi per riuscire ad intavolare un discorso che avrebbe portato
inesorabilmente a delle scuse. Non si era scusato tante volte in vita sua, ma
questa volta glielo doveva.
Fu sul punto di parlare molte e molte volte, ma
all’ultimo si bloccava distogliendo lo sguardo dagli occhi del compagno
guardando il piatto ancora pieno per metà davanti a sé. Aveva lo stomaco
completamente chiuso, i primi tre o quattro bocconi erano scivolati lungo la sua
gola con un incredibile fatica quasi avesse delle pareti ruvide e aride di carta
vetrata al posto dell’esofago.
Harry parlò per quasi tutto il tempo, di tutto
e di niente, delle grane che doveva risolvere al Ministero ogni volta che un
auror incompetente si sentiva autorizzato a disertare il luogo che gli era stato
affidato per una missione od un controllo perché giudicava l’incarico al di
sotto delle sue competenze, quasi un insulto alla sue capacità. E dell’ennesima
segretaria imbranata che per poco non mandava in fumo il suo ufficio tentando di
preparare un caffè alla babbana scaldando però la caffettiera con la bacchetta
con un po’ troppa veemenza e per giunta senza prima avervi aggiunto
l’acqua.
Draco non ascoltò nemmeno la metà delle parole che il moro
pronunciò, la sua mente lavorava febbrilmente temendo il momento in cui lo
avrebbe visto uscire dalla porta di casa loro o dal camino, magari quella sera
stessa.
“Ti rendi conto c’era una puzza di bruciato assurda. Ehi, ma mi stai
ascoltando?” chiese ad un certo punto il grifone abbassando il volto all’altezza
di quello del biondo per incontrare i suoi occhi grigi.
“Ehm, certo, sì”
disse l’altro sperando con tutte le sue forze che il compagno non gli chiedesse
di cosa stava effettivamente parlando per verificare la cosa.
Doveva comunque
aver capito che in realtà non lo stava ascoltando affatto dato che lo vide
alzarsi dalla sedia in silenzio, un silenzio che gli stava trapanando i
timpani.
“Credo che andrò a letto, sono a pezzi oggi, sparecchi tu?” lo sentì
dire prima di guardare le sue spalle muoversi lentamente verso la camera da
letto.
Draco restò seduto lì, a quel tavolo, a giocherellare con le briciole
sparse sulla tovaglia per cinque minuti buoni prima di alzarsi deciso a parlare
con il compagno.
La camera da letto era vuota quindi si diresse verso il
bagno aspettandosi di vederlo uscire dalla doccia. Quello che si ritrovò davanti
gli spezzò il fiato in gola, Harry se ne stava davanti al grande specchio che
rifletteva interamente la sua incantevole figura vestito solo di un asciugamano
verde che si era annodato all’altezza dei fianchi. I suoi occhi grigi riuscivano
a carpire ed invidiare ogni goccia d’acqua che scivolava dalle sue spalle lungo
la sua schiena perfetta fino alla morbida curva del sedere nascosto dalla
spugna. Per il grandissimo Salazar era perfino geloso di quella misere gocce
d’acqua!
Avrebbe voluto avvicinarsi e cingergli la vita, accarezzando la sua
pelle profumata, ma qualcosa lo bloccava, sentiva una sgradevole tensione
aleggiare nell’aria.
Il moro lo guardò dallo specchio e gli sorrise, ma a
Draco quel sorriso non bastava.
Quegli occhi verdi senza l’impedimento delle
tonde lenti erano semplicemente pazzeschi, riusciva a cogliere ogni sfumatura
del suo verde intenso anche da lì e avrebbe tanto voluto contare da vicino, una
per una, tutte le deliziose pagliuzze dorate che screziavano la tinta smeraldo
poco prima di baciarlo.
Quello che fece Harry poco dopo colpì il biondo
dritto al petto bloccandogli il cuore per quello che considerò
un’eternità.
Potter afferrò una lunga matita nera fra il pollice e l’indice
della mano destra e, lentamente, tracciò una sottile linea scura sotto gli
occhi, la sua mano era ferma e decisa, nessuna sbavatura. Se era possibile quel
semplice tratto scuro faceva brillare ancor di più i suoi occhi tanto che Draco
era certo che, se si fosse voltato verso di lui, un bagliore acceso lo avrebbe
investito.
Il moro grifone lo guardò attraverso lo specchio e Draco si rese
conto che l’indomani sera non l’avrebbe lasciato andare via da solo.
“Che hai
stasera sei strano, sei così silenzioso” disse il moro esaminandolo
attentamente. Senza dire nulla il biondo si gettò su di lui stringendolo a sé da
dietro cogliendolo di sorpresa dato il piccolo urletto che l’altro si lasciò
sfuggire.
“Portami con te ti prego” sussurrò dietro il suo orecchio prima di
baciare la sua pelle umida.
“Draco non posso io…”
“Ti prego”
Harry
riuscì a voltarsi per guardarlo negli occhi direttamente e non attraverso il
riflesso.
“Non fare i capricci tornerò presto” disse accarezzandogli i
capelli lisci.
“Harry, no, io voglio venire con te” continuò Draco sentendosi
avvampare violentemente stringendolo ancora di più a sé possessivamente quasi
stesse per sfuggirgli da un momento all’altro.
“Draco te l’ho detto non ci
sono più…”
“Lo so, lo so, ma forse potremmo eludere la sorveglianza babbana
per questa volta e..”
“Non pensarci nemmeno, non se ne parla, lo sai che non
puoi usare la magia sui babbani per ogni tuo capriccio” sbottò Harry guardandolo
con severità.
L’altro fece per ribattere qualcosa, ma il compagno lo zittì
posando l’indice sulle sue labbra dischiuse.
“Draco, non morirai di
solitudine per una sera”
“Oh sì invece”
“Sai credo di sapere quale sia il
punto, non ti va giù che per una volta, una, io faccia qualcosa da solo,
qualcosa che voglio.” esclamò spazientito allontanandosi da lui appoggiandosi al
ripiano del lavandino.
“Cosa pensi, che me ne tornerò a casa con un surrogato
di Jared Leto, così giusto per togliermi lo sfizio?” chiese.
“No, io voglio
vederti saltare e urlare come un matto mentre quella musica spacca timpani mi
perfora le orecchie. Voglio sapere cosa ti piace fare, che musica ti piace
ascoltare, voglio fare qualcosa con te” disse Draco tutto d’un fiato riportando
le sue mani su di lui.
Harry gli si avvicinò posandogli le braccia sulle
spalle, il compagno non poté fare a meno che circondare i suoi fianchi nudi
accarezzando lievemente la sua pelle umida.
“Ci saranno altre occasioni, te
lo prometto” disse il moro baciandolo sulla guancia.
Il biondo non insistette
e lo lasciò andare.
*Siamo già arrivati al bacio sulla guancia, quando
arriverà alla fronte sarai spacciato* sussurrò la vocina in tono mellifluo
provocandogli una dolorosa fitta al cuore.
Quella notte non riuscì a chiudere
occhio nemmeno per un attimo, si rotolava nel letto come se stesse giacendo su
un tappeto di carboni ardenti. Si girò a guardare il compagno dormire e il suo
cuore mancò un battito, era così bello, così dannatamente bello e paziente e
straordinario, che ci faceva con uno come lui?
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