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Autore: Just a dreamer_    28/03/2013    1 recensioni
ATTENZIONE: NON ADATTA ALLE PERSONE TROPPO SENTIMENTALI
Ho paura. Per la prima volta, sono davvero spaventato. Paura di lasciare quella sedia grigia, paura di uscire di lì e di ritornare trovando il letto vuoto, con le coperte lasciate al bordo di esso, senza più un corpo a cui tener caldo, paura di addormentarmi e di risvegliarmi senza nessuno davanti. Paura di perderla.
[...]
“Zayn, devo dirti una cosa”.
“Dimmi amore”.
“Ma prima portami fuori di qua”.
“Non posso, anche se vorrei non…”.
“Ti prego”.
Vado a chiedere ai medici, che però, come previsto me lo vietano. Torno da lei.
“I dottori dicono che è meglio se…”.
“Zayn, ho un cancro al seno”.
Può una semplice frase farti cadere il mondo addosso? Chiudo gli occhi, ripetendo a me stesso che è solo un sogno. Li riapro. No, lei è ancora lì, nel letto, che sta aspettando una mia risposta.
Deglutisco cercando di trovare le parole adatte: “Si… si può guarire?”.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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That's me: Eccomi qua con quest'altro capitolo! Ho lacrimato nel rileggerlo lo ammetto AHAHAHAHA.
Spero vi piaccia!
Ah, questo è il penultimo capitolo, quello successivo sarà quello definitivo :)


REVELATION

 

Passa un’altra settimana rilassante, dove pensiamo solo a divertirci e farle riprendere le forze. Sembra migliorare e con essa la mia felicità aumenta.
“Allora oggi cominci la cura?” chiede Niall curioso mentre mangia un hamburger.
“Si” risponde lei seduta di fronte a lui, intenta a bere una tazza di caffe.
“Quanto ci vorrà?”.
“Non lo so…”.
“Ma guarirai, vero?”.
“Oh Niall, certo che si, vieni qua” e si stringono in un abbraccio mentre lei lo consola.
 
 
Una settimana dopo la porto in ospedale. Dopo suppliche di tre quarti d’ora, mi costringe ad andarmene. Non la capisco proprio… Dice che vuole farlo da sola, a tutti i costi. So bene quanto sia testarda e non posso fare altro che aspettare fuori. Ne esce contenta.
“Allora?” chiedo in preda all’ansia.
“Tutto bene” svia il discorso in due parole, che però bastano a convincermi.
 
Passano tre settimane. I capelli iniziano a indebolirsi, ma lei sembra non farci caso. Ogni settimana la accompagno davanti all’ospedale e la lascio lì, perché vuole andare da sola. Aspetto finché le porte scorrevoli non si chiudono, poi torno dai ragazzi e dopo due ore la passo a prendere.
La chemio va bene, a quanto ci dice, ma a me sembra che sia sempre più debole. Gli altri non se ne accorgono, ma io si. La vedo quando cammina che lo fa con molta fatica, anche se non lo da a vedere.
Cerco di non pensarci, visto che ogni volta che finisce un trattamento mi rassicura dicendo: “Il dottore ha detto che sto migliorando Zayn, rilassati”.
 
Passano altri tre mesi. È mercoledì.
Mi preparo e la aspetto vicino alla porta alle cinque del pomeriggio per portarla dal medico, come al solito.
La osservo scendere le scale, ma questa volta va prima dai ragazzi. Li saluta e abbraccia intensamente uno per uno.
A Harry dice: “Ciao riccio, vacci piano con le donne, perché sai che sarò sempre gelosa eh? Ti voglio bene Harry”.
“Non preoccuparti, sei la mia prima scelta comunque e lo sa anche Malik. Ti voglio bene” risponde scherzando.
Poi passa a Louis: “Signor Tomlinson. Non smettere mai di ridere e di fare lo scemo, va bene? Il mondo ha bisogno di persone come te, Lou, ti voglio bene”.
“E chi smette di fare scherzi a loro? Di certo non io! Ti voglio bene tesoro” ridono.
“Ehi biondino, hai una voce meravigliosa lo sai? Non dare retta a chi ti critica, sei magnifico così come sei. Ti voglio bene Niall”.
“Sei fantastica, lo sai? Ti voglio bene piccola” si abbracciano.
L’ultimo è Liam che la guarda dubbioso. “Bel moretto, grazie per avermi aiutato a superare i momenti difficili, sii te stesso, sempre, ti voglio bene Lì”.
“Principessa, ti voglio un bene dell’anima”.
Viene verso di me e apre la porta, girandosi ancora: “Grazie ragazzi, grazie di tutto” e loro la salutano un po’ straniti da questo insolito comportamento.
Saliamo in macchina e ci avviamo, ma prima di girare nella via per l’ospedale mi mette una mano sul volante dicendo: “Zayn, andiamo nel nostro prato, oggi non devo fare riabilitazione”.
Annuisco stupito e la porto in una distesa di verde. È qui che ci siamo incontrati la prima volta.
Si appoggia al tronco di un albero, invitandomi ad unirsi a lei.
“Te lo ricordi Zayn?” chiede guardando un punto impreciso davanti a lei.
“Oh, si” dico sorridendo inconsciamente.
“Raccontamelo ancora, per favore” è come una supplica.
“Come vuoi amore. Ero steso vicino a questo albero che mi rilassavo. Ad un certo punto, sentii qualcosa colpirmi forte la testa. Mi girai e per terra c’era un frisbee viola. Poi una voce che richiamò la mia attenzione: ‘Oddio scusami! Ti sei fatto male?’. Alzai lo sguardo e vidi una ragazza alta, snella con i capelli mori e gli occhi azzurri venirmi incontro. Continuò a scusarsi finché non la interruppi: ‘Come ti chiami?’ ‘Luna, piacere. E tu?’ ‘Zayn’. Lei sgranò gli occhi e balbettò: ‘ A-aspetta un attimo! Q-quel Z-z-zayn? D-d-dei One D-direc-tion?’ ‘Ehm, si’. Non eravamo ancora molto famosi, solo alla prima settimana di xFactor. Quel giorno mi ero preso una piccola pausa, andando a fare un giro. In pochi mi riconobbero e in un certo senso fu rilassante. Ma lei rimase li impalata a fissarmi con la bocca aperta, così le chiesi se volesse sedersi per chiacchierare. Accettò e parlammo fino allo sfinimento. Era sera ormai e le sue amiche con cui giocava erano andate via da un pezzo. La invitai a cena. Ci divertimmo un mondo e le chiesi il secondo appuntamento. Magnifico anche quello. Dopo sei uscite ci mettemmo insieme e per festeggiare un anno di fidanzamento, tornammo qua e incidemmo le nostre iniziali” concludo indicando la corteccia rovinata.
Lei sorride: “Zayn, quand’è il nostro anniversario”.
“Non te lo ricordi??” chiedo scandalizzato.
“Certo che si, ma dimmelo” insiste lei.
“Il 10 agosto” la guardo.
“E che giorno è oggi?”.
“Il 9 agosto”.
“Domani facciamo tre anni Zayn”. Si gira verso di me e punta ai miei occhi, incatenando i nostri sguardi. È così… bella. Non bado ai capelli ormai presenti in pochi inutili ciuffi, alla pelle che ha perso il suo colorito… Non trovo altre parole per descriverla, è semplicemente perfetta. Perfetta per me.
“Lo so amore. I tre anni più belli della mia vita”.
Si rannicchia su di me nel modo che adoro e si lascia cullare dal mio respiro.
Non servono parole, siamo noi due ed è perfetto.
“Zayn, c’è una cosa che non ti ho detto…” inizia con una punta di amarezza nella voce tremolante.
“Cosa amore?”.
“Il cancro che ho… non è guaribile”.
“Dovresti smetterla di farmi scherzi del genere amore”.
“Zayn, non è uno scherzo”.
 La guardo confuso: “Ma… quando vai all’ospe…”.
“Aspettavo che te ne andassi e facevo quattro passi per far passare il tempo, poi mi facevo trovare davanti all’edificio quando mi venivi a prendere” disse.
Non riuscivo a credere alle mie parole. “P-perché?...”.
“Non volevo far preoccupare te e nemmeno i ragazzi. Vi conosco fin troppo bene e sapevo che avreste combinato qualcosa di stupido” continuò freddamente  fissando l’erba attorno a noi.
“Tu non…”. Le lacrime che ho cercato di trattenere per tutto quel tempo, sgorgano rigandomi il viso. Ho provato a mostrarmi forte di fronte a tutti e ci sono riuscito, grazie alla speranza che mi da lei ogni secondo.
“Non puoi farmi questo…” sono arrabbiato più che mai. Non può, non lei. Prendo un respiro e rifletto cercando di trovare le parole, ma invano.
“Guardami” mi dice.
Non ce la faccio.
“Zayn, guardami”. Mi alza il viso a forza e le mostro i miei occhi rossi e le labbra tremanti. Mi asciuga una lacrima. “Zayn, mio dolcissimo Zayn…” ora sentire il mio nome è come avere mille lame che si conficcano nel cuore. “Sai perché non l’ho detto subito? Perché avresti passato mesi d’inferno e non volevo vederti soffrire, sarebbe stato struggente. È stato meglio così, non credi? Ho passato quattro settimane bellissime ed è questo quello che volevo. Volevo che vi ricordaste di me per quella che ero prima dell’incidente, non per quella depressa dopo. Volevo che i ragazzi sapessero quanto siano importanti per me (dice alludendo ai piccoli saluti fatti prima). Vederli con i sorrisi stampati su quei volti così belli è stato confortante. Gli ho dato l’addio che meritavano, semplice ma vero”.
La vista è sfocata per il pianto ininterrotto. Ascolto attentamente il suo discorso, continuando a non ragionare.
Quando finisce, sputo fuori tutto: “Tu non capisci… non puoi abbandonarmi. Sai cosa significa per me aver trovato una ragazza da amare? Sai cosa significa svegliarsi al mattino e vedere per prima cosa il tuo viso? Non ho passato tre anni della mia vita con una persona meravigliosa, per poi farmela portare via da una stupida malattia… no, no, no!” scuoto la testa cercando di scacciare la visione del suo corpo immobile e gli occhi vitrei. “Tu hai dato un senso alla mia vita. Tu sei la mia vita. Sei tutto, TUTTO CAZZO!! Io… tu… pretendi che riesca a vivere in un mondo in cui tu non esisti?”.
  
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