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Autore: Hoshi98    28/03/2013    5 recensioni
regno di Maxiria. Il sovrano è Kio, ma la rivolta serpeggia tra la popolazione. Tutti hanno nostalgia del re precedente, Refel, nonostante sia morto ormai da circa venti anni. La leggenda narra che, dopo l'affondamento della nave i due gemelli del re si siano salvati. Il sole e la luna, come le loro voglie. Riusciranno tra difficoltà e ostacoli a tornare sul trono che gli spetta, o verranno sopraffatti dal potere di Kio e di suo figli Aymek? è la mia prima storia... spero vi piaccia!
Genere: Azione, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Zaffira era sorpresa che non fosse ancora venuto.
Era passata una settimana dal biglietto che aveva mandato a Leodrian e dall’udienza con il re.
La ragazza aveva visto una sola volta lo schiavo. Le guardie che Aymek aveva fatto mettere alla sua porta non la facevano uscire, se non accompagnata. Un giorno con la scusa di fare una passeggiata per rilassarsi era uscita in giardino.  Aveva fatto recapitare un messaggio sintetico a Leodrian da parte di una sua cameriera che non sapeva leggere. Questa l’aveva dato a Faer, che l’aveva consegnato allo schiavo.
Gli aveva dato appuntamento davanti alla porticina che conduceva alla fontana. Zaffira era sicura che le guardie non si sarebbero accorte di nulla, di solito quando andava in giardino la lasciavano sola. Diceva a se stessa che lo voleva incontrare solo per sapere se andavano bene gli allenamenti con Faer, ma invece voleva vederlo e basta, per poterci parlare un attimo o magari per abbracciarlo, niente di più, per dirgli che le mancava.
Si erano visti per neanche dieci minuti, in cui lui aveva potuto solo dirle che andava tutto bene e abbracciarla, ma poi lei era dovuta andare , perché altrimenti le guardie, l’avrebbero scoperta, nonostante non si curassero di lei, ogni tanto andavano a vedere se c’era ancora.
Aymek però non era ancora venuto.
Dopo l’udienza si era aspettata che piombasse nella sua camera dicendo che l’avrebbe uccisa,o comunque costretta a diventare sua con la forza, ma non era successo.
Aveva perfino iniziato a credere che avesse accettato la decisione del padre senza obbiezioni, ma si sbagliava.
Era seduta a ricamare, quando sentì qualcuno parlare con le sue guardie, e poi aprire la porta senza bussare. Capì che era lui.
- Ciao Zaffira. - disse rimanendo davanti alla uscita, quasi bloccandole ogni via di fuga.
- Salve principe - sapeva che doveva mantenere un atteggiamento distaccato, se non voleva che si facesse strane illusioni.
- Scusami se ti ho fatto aspettare una mia visita, ma in questi giorni mi sono dovuto allenare di nuovo, sai il tuo schiavo mi ha dato un po’ di problemi… quando pensi di essertene liberato ritornano. -  era ironico, ma Zaffira capì che in quello che diceva c’era un fondo di verità, sul fatto che pensava di essersi liberato di Leodrian, arrivando al castello, non immaginava si dovesse curare più di lui, ma non lo conosceva bene.
- Non vi preoccupate per me…- doveva rispondere in qualche modo, anche se era piuttosto a disagio.
- Non mi preoccupo affatto. L’unico motivo per cui sono venuto qui oggi era per dirti che non mi importa se tu mi ami o mi odi, io ti avrò lo stesso, mi sono stufato di essere gentile e di aspettarti. -- - Quindi se vuoi dire al tuo schiavo, perché mio non lo è mai stato, di rinunciare al combattimento, per me va bene, perché vincerò e se non sarà morto ci penserò io, ma tranquilla non durerà poco ti potrai gustare la sua fine, che sarà lenta e dolorosa, te lo assicuro. -  - Ora devo andare ad allenarmi. L’incontro è fissato tra una settimana, alle dieci di mattina. - -  Assisterai alla mia vittoria, che tu lo voglia o no. –
Zaffira vide la sua figura nera uscire e richiudersi la porta alle spalle, non le aveva dato tempo di parlare, il uso era stato più che altro uno sfogo. Non poté che provare un senso di sollievo, pensava che sarebbe stato peggio, invece si era solo limitato a minacciarla.
Non sarebbe ritornato, ne era certa. Il fatto che era così sicuro di vincere, però non la convinse molto, Aymek aveva fatto assistere di sicuro qualcuno agli allenamenti di Leodrian e doveva sapere che era molto bravo, anche se lei non lo aveva mai visto combattere al massimo delle sue potenzialità.
Però fu un altro pensiero ad occupare la sua mente, la fine che avrebbe fatto fare il principe a Leodrian. Pensò che lui poteva anche essere battuto e la tristezza assalì il suo cuore.
 
 
Faer era un ragazzo dolce con cui era piacevole conversare. Si allenavano insieme da parecchi giorni e il lui lo ammirava sempre di più.
Una volta gli disse che aveva sempre voluto ribellarsi al re, per riuscire a scappare come stava facendo lui. Era quello il motivo della sua ammirazione, oltre al modo in cui combatteva Leodrian. Finalmente gli aveva spiegato il motivo delle due spade, le teneva una in una mano ed una nell’altra e Faer era impressionato, non aveva mai visto nessuno farlo.
Non aveva mai avuto un allievo, certo aveva un fratello più piccolo, ma la differenza era di un anno, quindi non era la stessa cosa. Lui lo assisteva negli allenamenti, ma per tutto il resto della giornata, in cui tutti e due non dovevano fare nulla si facevano compagnia a vicenda, mentre Leodrian lo aiutava a leggere, si poteva dire che erano diventati amici.
Il ragazzo era stato sempre timido, ma stava diventando sempre più spontaneo e a volte gli dava anche del tu.
Il decimo giorno di allenamenti però si era accorto che qualcosa non andava. Faer era malinconico e distratto, non lo aveva mai visto così, solitamente era allegro a pronto a cimentarsi in qualsiasi tipo di esercizio.
- Faer ma che cos’hai? -
- Non ho niente sono solo un po’ stanco. - era teso e pensava a tutt’altre cose.
Leodrian posò le spade a terra e fece una faccia scettica.
- Non mi stai dicendo la verità, sai che a me puoi dire tutto, ti va di parlarne? -
- No davvero… tu hai altri problemi… -
Leodrian gli si avvicinò e gli appoggiò una mano sulla spalla
- Cosa è successo? -
- È tutto a posto, davvero! -  disse quasi arrabbiato, si vedeva che si stava  trattenendo, ma Leodrian capì che aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno,anche se lui non poteva fare niente, se non capiva cosa era successo. Riprese le spade e disse 
- Allora se non è successo nulla ci continuiamo ad allenarci se per te va bene? -
Faer tirò su col naso, ma si trattenne dicendo
-  Si…è perfetto -
Non durò poi molto il suo atteggiamento trattenuto, perché dopo poco gli scese una lacrima dalla guancia. -  Nonno…nonno… -
Leodrian posò le spade e terra e lo abbracciò di slancio, lui ricambiò piangendo, aveva bisogno di sfogarsi. Tra i singhiozzi disse:
- Ora è con la nonna, sono tornati insieme vero? -  
- Certo… -  Faer lo guardò e gli fece un sorriso tirato, poi continuò a piangere abbracciandolo.  Per quel giorno gli allenamenti erano finiti.
 
 
Un altro biglietto questa volta da parte di Zaffira ed ancora più sintetico, Milo la ringraziò mentalmente, sapeva leggere, ma non biglietti elaborati come quello precedente, di cui non aveva capito tutte le parole .
Ho potuto scriverti solo ora. Udienza andata bene, tra quattro giorni combattimento. Leodrian contro Aymek che è il campione, se Leo vince ti verranno a prendere per scappare. Dopo ti diremo il piano. Zaffira
-  Milo certo che ricevi parecchi biglietti per essere un prigioniero, in effetti io non dovrei
darteli… - disse Gilly fingendosi pensoso, poi sorrise. Milo fece lo stesso.
In quei giorni si erano imparati a conoscere meglio. Milo aveva capito perché la guardia era così gentile con i carcerati.
Da ragazzo a circa diciotto anni viveva di piccoli furtarelli per strada. L’avevano catturato e era stata rinchiuso nelle prigioni,  non aveva detto cosa gli avevano fatto, sapeva solo che aveva dei complici e alla fine dopo quasi di un anno di prigionia, all’inizio del quale aveva rivelato tutti i suoi collaboratori, gli avevano proposto di fare da guardia alle prigioni.
Aveva accettato, e sapendo cosa si prova a starci, trattava bene i suoi prigionieri. Milo non voleva neanche immaginare cosa gli avessero fatto in quell’anno in carcere, sapeva che Kio faceva torturare i prigionieri per farli parlare, ma non sapeva come e non voleva , perché anche lui, in fondo era uno di loro e poteva tranquillamente usare quel “metodo” anche su di lui.


Ormai sono già avanti con i capitoli, quindi vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto questa storia, ma soprattutto quelli che la hanno recensita. Quindi la mia gratitudine va a Marylautner - RobertaSalvatore - Matty98fm - Akilendra - The Sand Pincess - Water _ wolf e Moni 96 e Luisa 94 per aver inserito la mia storia tra le seguite e me tra gli autori preferiti.
Senza di voi non avrei pubblicato fino a qui, e mi sarei depressa.
BUONA PASQUA! :)

  
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