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Autore: xstolemyheartx    30/03/2013    7 recensioni
"Perché io e quelli che amo scegliamo persone che ci trattano come fossimo nulla?"
"Accettiamo l'amore che pensiamo di meritarci"
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"One day when the sky is falling I'll be standing right next to you."


6.00 a.m.
L'intera foresta era illuminata dalla luce fioca dell'alba. I danni del temporale ora erano chiari ed evidenti: metà degli alberi si ritrovavano senza qualche ramo, per colpa dei fulmini, la roulotte era ricoperta di foglie decadute e acqua sporca, mentre il parabrezza copriva del tutto la vista. Come se non bastasse.. il motore era andato. Quel vecchio camper serviva giusto per tenerli al riparo, ma fino ad un certo punto. D'altro canto chiunque avrebbe potuto sfondare la porta ed entrare, che ci voleva? Un gioco da ragazzi. Niall lo sapeva bene. 
I due giorni successivi prima del ritorno furono all'insegna della monotonia, tensione e silenzio perenne. Nessuno dei due sapeva cosa fare o cosa dire, perciò giravano senza meta per il camper oppure per i dintorni. Tutto era estremamente noioso e monotono. Continuavano a chiedersi quando finalmente sarebbero potuti tornare a casa, non ne potevano più. Avevano bisogno di cambiarsi, farsi una doccia, di mangiare qualcosa di caldo, di avere un letto pulito su cui dormire. Quel porcile gli era arrivato alla nausea, a Faith saliva il vomito solo ad entrare dentro la loro stanza. Il tanfo rendeva l'aria irrespirabile.
Quella notte come solito, nessuno dei due era riuscito a dormire: lei non faceva che rimuginare sulla conversazione che avevano avuto, mentre Niall non aveva fatto che riflettere sulle parole della ragazza.
 
«..Ma lo faremo insieme. Distruggeremo chi ti ha distrutto, tu ti rialzerai migliore di prima, diventerai chi hai sempre voluto essere e io sarò al tuo fianco in qualsiasi tua scelta. Combatteremo anche contro questa dipendenza, ti porterò via da quella casa, ma dovrai fidarti di me. Dovrai lasciarti andare.» «No, Faith.. non così in fretta. Abbi pace. C'è in gioco la tua vita.» «La vita di entrambi.. e moriremo davvero se non proviamo insieme.» «Perchè continui a negare l'evidenza? Perchè ti ostini a starmi accanto nonostante io abbia ucciso, sia andato a puttane e quant'altro? Io sono Niall Horan, Faith, non sono chi pensi che io sia.» «Tu non sei Niall Horan, sei Niall James Horan, il ragazzo di cui mi sono innamorata.»
 
 
Loro non potevano, non insieme. Quella era una sua battaglia, non la loro. Non sapeva più come dirglielo. Le aveva promesso che non l'avrebbe più trattata male e avrebbe mantenuto la parola, ma con quella ragazza non c'era niente da fare: non le capiva le cose, se non con le cattive maniere. Non poteva mettere in gioco la sua vita, sapeva quanto pericoloso fosse, e se c'era qualcuno che doveva rischiare era lui. In fondo che aveva da perdere? 
 
Una musica flebile interruppe il silenzio. Faith addrizzò le orecchie, si alzò dal letto e cominciò a seguire il suono. Aveva riconosciuto il suo cellulare, ma non ricordava dove l'avesse cacciato. Perchè era così tremendamente sbadata? Accese la luce della cucina e corse verso il tavolo, dove un piccolo affare illuminato continuava a vibrare. A quanto pare, fortunatamente, con il bel tempo era ritornata anche la linea. «Kyle?» «Faith!» esclamò lui dall'altro capo. «Ehi, tutto bene?» «Più che bene! Forse ci siamo quasi, abbiamo girato tutta la notte per la foresta ma devo dire che è immensa.» «Dio mio, dici sul serio?» urlò dalla felicità. «E dove siete di preciso? Riesci a dirmelo?» «Vorrei, ma è tutto uguale..siamo passati poco fa davanti a un tronco che bloccava il passaggio, ho rischiato di inciampare, ma tralasciamo.» rispose sospirando. 
 
Continuò imperterrita, fino a che non cadde a terra senza neanche accorgersene. Un improvviso dolore lancinante le colpì la caviglia. Si girò per notare cosa fosse stato: era inciampata su un pezzo di tronco, di nuovo.
 
«Okay, tornate indietro e fermatevi lì.» «Cosa?» «Ho detto fermatevi lì, al tronco, tornate indietro! E non muovetevi!» Non gli diede neanche il tempo di rispondere che riattaccò. Niall stava appena uscendo dalla stanza, svegliato dalle urla, quando Faith gli saltò addosso. «Ci hanno trovati! Kyle è qui!» esclamò con il sorriso stampato in faccia. Il ragazzo ancora assonnato sorrise e strinse l'abbraccio. Era così ingenua e semplice. Lui era abituato a certe cose, sapere che stavano venendo a prenderli non lo toccava affatto.Certo, il pensiero che finalmente sarebbero tornati a casa lo rendeva più felice che mai, perlomeno non sarebbe più stato costretto a vivere là dentro, ma l'altra parte di se stesso continuava a non voler muoversi di lì. Sarebbe finito tutto e sarebbe ricominciato l'inferno. Purtroppo la pace nella sua vita non era mai durata tanto, se c'era stata. 
 
 

Faith non si era azzittita un attimo durante il viaggio. Parlava, parlava, parlava e raccontava di come erano stati, di quello che avevano visto e del fatto che non vedevano l'ora di ritornare a casa, come se fosse stata un'esperienza da ricordare. Diciamo che alcune sfaccettature di essa lo erano, ma per il resto era meglio rimuovere dalla mente il più presto possibile. 
Niall ancora non capiva bene come il poliziotto non si fosse insospettito minimamente di lui, come non gli avesse chiesto nulla del cadavere e ciò non lo confortava affatto. Poteva suonare strano, ma era così. Aveva scrutato più volte il suo volto come a cercare qualcosa di familiare: ormai non si fidava più di nessuno, chiunque della cerchia avrebbe potuto ingannarlo e farlo cascare in qualche tranello. Kyle era più che sicuro che quello fosse un uomo serio, ma a lui non sembrava affatto. Il cadavere era rimasto lì. Nessuna domanda. Nessun interrogatorio. Nessun sospetto. C'era qualcosa sotto. Aveva fissato lo specchietto retrovisore tutto il tempo scrutando qualsiasi suo sguardo e sua mossa, e lui l'aveva visto. Non aveva neppure fatto in tempo a girare gli occhi: si erano fulminati a vicenda. Perchè mai un poliziotto l'avrebbe dovuto guardare così male in quelle circostanze?
C'era da farsi due domande al proposito, però non aveva intenzione di riferir nulla a Faith. Lei dal canto suo, ormai neanche insisteva più di tanto su qualcosa, tanto sapeva che prima o poi glielo avrebbe detto. Doveva solo aspettare, cosa che fino a tempo fa non era capace di fare. Le continue attese, le continue cose in sospeso di Niall, avevano lasciato qualche segno positivo perlomeno; appena erano tornati a casa, nonostante fossero stati tutto il tempo insieme quei giorni, l'uno non faceva che pensare all'altro, impegnati nelle faccende. Greg non aveva neppure messo piede dentro la loro abitazione, perciò a Niall era spettato tutto il lavoro più pesante da svolgere: per terra c'erano ancora sparsi i pezzi di vetro, le finestre erano rotte, tanto che si poteva scavalcarle senza problemi, sembravano quasi una seconda entrata, la maggior parte dei quadri erano sparsi sul pavimento anche essi in frantumi, alcuni mobili erano da buttare direttamente, per colpa della sparatoria, per non parlare della porta. Anche quella era da cambiare. Dove abrebbe trovato i soldi? E soprattutto, come avrebbe fatto a vivere là dentro, sapendo che durante la notte o durante il giorno chiunque sarebbe potuto entrare senza preavviso? Con quella situazione, non era al sicuro neanche un pò. D'altro canto non lo sarebbe stato neanche in normalissime circostanze: Bradford era messa davvero male sotto quel punto di vista. Tutte le notti c'erano delle rapine, delle uccisioni, spacciatori in giro, prostitute per le strade, gente ubriaca. Conosceva benissimo quei giri. Non c'era sfaccettatura negativa di quella città che lui non conoscesse. Erano ormai tre giorni che era in astinenza da tutto ciò, non ce la faceva più. Aveva bisogno di una sigaretta sulle labbra, di una lattina di birra, di girare di notte per la città respirando l'aria fredda che lo liberava da qualsiasi pensiero. Era come se lo svuotasse, se gli liberasse la mente, e lui aveva tremendamente bisogno di questo. Aveva bisogno di togliersi dalla mente Faith, le loro discussioni, le loro confessioni e quant'altro, ma specialmente i problemi che avevano ripreso a far parte della sua vita. 
Faith dal canto suo, non sapeva davvero che fare. Erano ormai ore che sistemava la stanza sua e di Kyle, ridotta un disastro, che spolverava, che rispondeva alle telefonate da parte di tutti quelli che conosceva, persino dai parenti e ad ognuno rispondeva sempre la stessa cosa:"sto bene, grazie, ma ora devo riposare", quando in realtà di riposare non ne aveva proprio la minima idea, anzi. Non ne aveva proprio tempo. Doveva ancora farsi una doccia, mettere a scaldare la cena per loro due, e preparare le cose per la scuola. Pensare che stava ancora a 'Caro amico'. Quando avrebbe mai finito? 
Dio, era così stanca di quella misera vita. Aveva davvero pensato che perlomeno quel giorno avrebbe avuto un pò di pace, invece era ricominciato tutto da capo, senza il minimo preavviso e si ritrovava a fare le stesse cose di sempre. I genitori fuori, Kyle a studiare e lei a pulire e sistemare. Ma cos'era, la donna della pulizie o un'adolescente con diritto a qualche libertà? Sbuffò. Chissà come le era potuto venire in mente di potersi svagare un tantino. Quella specie di 'vacanza' le aveva fatto perdere il lume della ragione.
«Faith?» chiamò una voce maschile dall'altra parte della stanza. Partì un altro sospiro. «Che c'è?» rispose cercando di apparire il più tranquilla possibile. «Hanno suonato alla porta.» «E và ad aprire, scusami tanto. Ho da fare io.» «Anch'io e non posso sconcentrarmi.» La ragazza grugnì. «Allora scusi tanto vostra maestà.» disse con acidità buttando per terra la pila di vestiti che aveva poco fa sulle mani. Scese le scale velocemente e si diresse alla porta. Chiunque fosse stato, gliel'avrebbe sbattuta in faccia. Aprì. Di fronte a lei una figura minuta le sorrise. «Ciao Faith.» La sua compagna di banco. Come si vedeva che era tornata alla solita routine. «Ciao Grace.» ricambiò l'espressione. «Come stai? Ho saputo dell'acc..» «Sto bene, sto bene, non preoccuparti.» «Oh, bene.. sono venuta per portarti gli appunti per il lavoro di scienze che ti sei persa negli ultimi giorni, poi se mai li passi a Niall.» disse, porgendole dei fogli raccolti dentro una cartellina. Faith li prese. «Oh.. grazie mille Grace, sei stata gentilissima.»  «Di nulla, ci si vede a scuola.» sorrise di nuovo e si allontanò. «Okay, a domani!» richiuse la porta, fissando ciò che le aveva appena dato con una smorfia. Mugugnò qualcosa poi li buttò sul divano. Altro lavoro da fare, come se non bastasse. Perchè tutte a lei? Perchè? 
Non appena fece per risalire le scale, il campanello trillò di nuovo. Strinse i pugni e risoluta si riavvicinò alla porta. «Sì?» Una donna sulla settantina era di fronte a lei con quella che sembrava una teglia, ricoperta di carta stagnola. La loro vicina di casa. «Buongiorno Faith, come stai? Ho saputo ciò che è successo.. stai bene?» domandò leggermente allarmata. Da quando le era morto il marito in un incidente stradale era sempre sola e qualsiasi cosa accadesse a qualsiasi persona, lei entrava in allerta. D'altro canto, povera donna, che le rimaneva da fare. «Bene signora Stuart, grazie dell'interesse.» sorrise debolmente, sebbene fosse ancora stizzita. «Posso darti questo dolce? L'ho fatto con le mie mani. Sai, sapevo che saresti tornata, sei una brava ragazza e mi sarebbe piaciuto farti un piccolo pensiero.» disse, porgendoglielo. Faith lo prese con cura. «Oh, grazie tante, davvero. E' stato un pensiero davvero carino da parte sua.» Si preoccupava di più quell'anziana per lei, che i suoi genitori quasi. «Ma figurati tesoro, è un piacere.» rispose, sorridendole con tenerezza. La trattava come una nipote e Faith non faceva a meno di intenerirsi ogni volta che la vedeva. Si scambiarono un breve abbraccio, poi la signora Stuart se ne andò. Faith richiuse la porta e poggiò il dolce sul tavolo. Fece un profondo respiro, guardò l'entrata minacciosa e poi si diresse verso le scale. Era sicura che avrebbero risuonato, era sicurissima. Il conto alla rovescia era appena iniziato. 
Non appena salì l'ultimo scalino della rampa...Stavolta, era la volta buona che cacciava via qualcuno a calci. «Okay, ora davvero basta, chiunque sia ce lo mando. Mi avete veramente rotto tutti.» borbottava mentre scendeva a due a due e andava ad aprire. Con violenza spalancò la porta e si trovò di fronte Niall. Era intento a giocherellare con un sasso a terra. «Senti Niall, non è il momento, dimmi quello che mi devi dire e vattene perchè ne ho fin sopra i capelli.» Il ragazzo alzò lo sguardo e rise. «Me ne sono accorto.» «E allora potevi anche non bussare.» «Che hai mangiato stamattina, pane e simpatia?» «Ma quanto sei simpatico.» Si guardarono qualche istante, poi lui si avvicinò. «..Posso entrare?» Faith si scostò leggermente per permettergli l'accesso. «Entra.» 
Si chiuse la porta dietro di sè e lo seguì, andandosi a sedere sul divano. Niall si mise vicino a lei. La guardò un attimo con fare scrutatorio, poi sorrise. «Stai messa male eh.» «Parla per te.» disse, dandosi una sistemata ai capelli. Lui le fermò la mano. «Stavo scherzando.» Di tutta risposta lei abbassò lo sguardo, come ad ignorare le sue parole, poi si mise a gambe incrociate. «..Che dovevi dirmi?» Niall fece un sospiro: non sarebbe stato facile tirar fuori il suo lato più sfacciato con Faith. «..Devo chiederti un favore.» «Vai, ti ascolto.» «Non è facile.. ecco, vedi..» Si passò una mano tra i capelli e sospirò nuovamente, con fare improvvisamente nervoso. «..Greg se n'è andato di casa, credo, non ho più nessuno. Casa è mezza distrutta, non posso dormire lì, ma questo è il problema minore.. non ho..» la guardò negli occhi. «..mi servono dei soldi.» «Da me?» «Sì.» Si odiava quando faceva in quel modo, ma non riusciva ad esporre le cose in altra maniera. Non era nel suo essere. «E.. dove andrai a vivere?» «Devo solo mettere a posto casa con quei soldi, poi penso da solo a me stesso, come ho sempre fatto.» «..Userai i soldi delle rapine, vero?» Niall annuì, aprendo le mani in segno di ovvietà. «E quei soldi non ti bastano per ristrutturare casa?» «Non te li avrei chiesti, tu che dici?» Non del tutto convinta, fece spallucce.  «Quanto ti serve?» «..Quanto hai?» Lei abbassò subito lo sguardo, pensosa. Sapeva perfettamente dove i suoi tenevano i risparmi e sapeva perfettamente anche che nessuno doveva azzardarsi a toccarli. L'ultima volta, con Kyle, non era finita bene, anzi. Peggio. Suo padre era sempre stato severo su certe cose, per non parlare dell'argomento quattrini. Era spudoratamente avaro. Ogni sera controllava la loro cassaforte, che ormai era diventata la sua, e contava ogni singolo spicciolo con la massima cura. Se ne mancava uno, solo uno, si scatenava l'ira di Achille. Eppure Niall aveva bisogno d'aiuto, glielo leggeva negli occhi, non poteva abbandonarlo a sè stesso così. Aveva promesso che gli sarebbe sempre stata accanto, e doveva mantenere la parola anche a costo di finire in ortopedia per percosse. Cosciente di ciò che stava per fare, con il cuore in gola, gli fece segno di seguirla. 
Lo portò nella stanza dei suoi. Prese la cassaforte da dentro l'armadio, la poggiò sul letto e immettendo la combinazione, la aprì. Dentro c'erano vari e gioielli e dei mazzi di banconote. Con le lacrime agli occhi, afferrò due di questi ultimi e richiuse il tutto.  Glieli porse. Le mani le tremavano. «..Grazie.» Li prese leggermente esitante, poi la guardò. «Tutto bene?» Lei scosse la testa come a voler lasciar perdere e si asciugò le guance velocemente. Fece per prendere la cassaforte per rimetterla al suo posto, quando Niall le afferrò il polso. «No, dimmi che succede, Faith. Se vuoi io posso ridarteli, davvero, me la..» Faith si avvicinò a lui e gli prese il viso tra le sue piccole mani gelide. «..Fanne buon uso, hai capito?..Ti prego.» sussurrò. Il ragazzo annuì debolmente.. «..Perchè fai così?» domandò con lo stesso tono di voce. «..Tu dammi solo ascolto.» sibilò, continuando a trattenere le lacrime. Avrebbe avuto tempo per piangere. 
 

La sera stessa, Faith si ritrovava a fissare il cielo stellato, ai piedi della finestra, avvolta in una coperta e nei suoi pensieri. Era così impaurita e sola. Non vedeva l'ora che tutto ciò fosse finito, che finalmente il padre gliele avesse suonate di santa ragione e che si fosse trovata magari in un letto d'ospedale, ma perlomeno con la certezza che tutto era finalmente giunto a termine, che quella pessima giornata era solo un brutto ricordo da cancellare. 
In tutti i suoi anni di vita, mai aveva aspettato che il padre la menasse in quel modo, mai. Ormai era semplicemente arresa. Arresa al suo destino, alla sua fragile esistenza. In quei momenti, tante domande le fluttuavano nella sua mente, ma una rimaneva sempre impressa: perchè era nata? A che scopo? Per rimanere sola? Per soffrire? Che spreco. Al posto suo poteva benissimo nascere una bellissima ragazza, con una bellissima vita e mille amici attorno, e invece no. Dio aveva dato al mondo lei, quell'inutile creatura con degli obiettivi inesistenti nella vita. Strinse le ginocchia contro il petto, infreddolita. Non voleva chiudere la finestra, non doveva. Tutti dovevano sentire se possibile cosa le combinava quell'uomo. Tutti dovevano sentire le urla, le grida dentro se stessa che imploravano di mollarla, le botte. Tutti dovevano sapere che quello non era un padre, era un mostro. E sua madre? Sua madre era una donna da buttare, in tutto e per tutto. Ormai era una persona finita, non aveva più le forze per far nulla, figuriamoci per difendere i suoi figli. Forse provava un minimo di compassione per Kyle, il primogenito, ma per lei.. per lei non c'era abbastanza spazio, o forse non c'era mai stato. 
Aveva sempre cercato di essere quella ragazza solare, docile, simpatica con tutti e ci riusciva, chiunque poteva confermarlo, ma dentro moriva. Moriva dalla voglia di gridare al mondo quanto stesse soffrendo, quanto avesse paura di tornare a casa ogni volta, quanto volesse fuggire via. Necessitava di essere protetta da qualcuno, capace di capirla. Aveva sperato fino all'ultimo che quel qualcuno fosse nascosto in Niall, eppure ora non ci sperava più tanto. Forse nemmeno lui era disposto a starle così vicino come desiderava lei. Ma d'altro canto cosa doveva aspettarsi? La sua era una vita da cani. Ancora non capiva come fosse riuscita a sopravvivere fino a quel momento. Voleva sparire.
Non appena si mosse leggermente, udì dall'esterno il rumore della porta aprirsi. Era tornato a casa. Ora sarebbe andato di sopra, avrebbe salito le scale, sarebbe giunto in camera e avrebbe cominciato a contare i suoi insulsi soldi. Ma tanto neanche avrebbe avuto tempo di aspettare che li controllasse, si sarebbe accorto subito che mancavano tre quarti del tutto, e a quel punto sarebbe stata la fine. Cominciò a tremare. Non aveva più controllo nè del suo corpo nè della sua mente, era in preda al panico. Continuava a ripetersi di stare calma, di non aver paura, ma era così contraddittorio. Come poteva non aver paura di fronte ad una situazione simile. Probabilmente quella sera ci sarebbe andato di mezzo anche Kyle, chissà, ma di solito a lui non toccava mai il servizio che faceva a lei. Lei era sempre.. speciale. Per questo nove volte su dieci andava a finire in ospedale. 
Improvvisamente udì dei rumori provenienti dalla finestra di Niall. Istintivamente corse sul davanzale, tremolante. Doveva fuggire, doveva chiedere aiuto a qualcuno. «Niall!» sussurrò. Non aveva nemmeno fiato per parlare dalla paura. «..Niall! Niall, rispondimi ti prego!» Non l'avrebbe mai sentita da lì, era troppo distante, ma non poteva nemmeno urlare. Suo padre era nella stanza accanto. Alzò leggermente il tono di voce: «Niall!»
Alcune lacrime cominciarono a rigarle il viso. Non aveva via di scampo.  «Ti prego!» sussurrò nuovamente. 
Maledizione. 
Fissò il vuoto sotto di sè e decise di fare una pazzia. Tanto che aveva da perdere? Si mise a sedere sul davanzale e portò le gambe al di fuori, a ciondolare. L'unica alternativa era saltare, non aveva altra scelta. Si tolse le coperte di dosso, legò gli estremi uno ad uno fino a che non formò una perfetta treccia. Attaccò un estremo alla finestra e spinse il resto giù. La lunghezza non era molta, ma bastava per poter attudire un minimo la caduta a terra. Non appena fece per afferrarla e scendere giù, la porta della stanza si spalancò violentemente, andando a sbattere contro il muro. Strinse i pugni e chiuse gli occhi, abbassando il viso, aspettando il peggio. «Cosa stai facendo, eh? Scappi?! Scendi giù di lì, muoviti!» urlò l'uomo, dietro di sè. Lei oppose resistenza sulle prime. «Ho detto scendi!» ringhiò. Faith lasciò la presa delle coperte e si voltò verso di lui, scendendo dal davanzale. Teneva sempre lo sguardo basso. «Guardarmi negli occhi quando te lo chiedo: dove sono i soldi?» Non rispose. «Ho detto guardami negli occhi!» disse avvicinandosi a lei. «I-io n-non lo so.» balbettò. Non riusciva a guardarlo in faccia, la paura era troppa. 
Niall dall'altra parte aveva cominciato a sentire tutto. 
L'uomo si avventò su di lei e la sbattè al muro prendendola per la maglietta. «Guardami quando te lo chiedo, non te lo ripetò più. Dove sono i soldi?!» Silenzio, di nuovo. «Ho detto dove sono!» Lei alzò leggermente il viso, abbastanza per guardarlo negli occhi. Non poteva più continuare a mentire, ma non poteva neanche scontare la pena per aver fatto del bene ad una persona che se lo meritava. Quei soldi a lui servivano solo per arricchirsi e fare fortuna. Era disgustoso. «L-li ho dati ad un mio amico, ne aveva bisogno.» «Cosa cazzo hai fatto tu?!» urlò di nuovo, sbattendola a terra. Proprio in quel momento che sapeva sarebbe cominciato il peggio, le parole di Niall le ritornarono in mente insieme ai ricordi.
 
..Volevo una vita come la sua, volevo vivere.. 
 
Tremava come una foglia, ma lentamente si rialzò. Voleva vivere. Per tutti quegli anni non aveva mai reagito, sentiva che ora era il momento giusto. Ne aveva fin sopra i capelli. Sua madre, suo fratello, lei, tutti erano state vittime di lui. Tutto ciò non poteva continuare a lungo. E chissà, forse ci avrebbe rimesso la pelle, ma perlomeno si sarebbe tolta la soddisfazione di vendicarsi. Fino a pochi minuti fa non faceva che cercare una via di fuga, ma ora, ora aveva capito che doveva affrontare una volta per tutte quella paura che la perseguitava da sempre. «Avanti, menami.» disse a voce alta, sebbene tremasse ancora. «Oh, ora che fai, provi a vendicarti?» disse, ridendo. Lei rimase immobile a fissarlo, con lo stesso sguardo minaccioso di prima. «Sei un lurido schifoso.» Il padre diventò di nuovo serio e si scaraventò su di lei, dandole uno schiaffo, così forte da farle voltare il viso dall'altra parte. «Non ti azzardare neanche a parlarmi così, stronzetta.» La sbattè a terra e le diede calci ovunque, fino a che non le mandò la testa contro un mobile. Cominciò a urlare. Le mancava il respiro dal dolore. 
Niall udendo ciò, senza neanche indugiare, sobbalzò dalla sedia e corse fuori dalla stanza. Quelle erano le sue urla, le avrebbe riconosciute ovunque. 
In men che non si dica fu dentro il giardino degli Evans che correva a perdifiato verso la loro porta. 
Non poteva crederci. Era stato sempre così impegnato a uscire tutte le sere a fare rapine e farsi qualcuna che non aveva mai notato cosa quell'uomo facesse a sua figlia. Era la prima volta che sentiva qualcosa del genere, ma poteva giurare qualsiasi cosa che quelle erano delle grida di disperazione, delle grida stanche, stanche di soffrire.
Continuava a sentirla urlare ed era come se mille lame lo stessero trafiggendo. 
Cominciò a suonare ininterrottamente al campanello. Nessuno rispondeva. Perchè, dannazione? Perchè? Dov'era Kyle? Dov'era sua madre? Lanciò un calcio alla porta. «Maledizione, aprite questa cazzo di porta!» urlò, quasi ringhiando. Si passò una mano tra i capelli, disperato. «Aprite!» Premette così tante volte il campanello che rischiò gli rimanesse sulle mani. Non appena la voglia di sfondarla si fece strada dentro di sè, si aprì. Una donna sulla cinquantina, lo guardava come se nulla fosse. «Dov'è stata fino ad ora? eh? Ma non la sente sua figlia?» disse cominciando a urlare, entrando dentro casa con fare maleducato. Lei rimase lì a guardarlo correre di sopra, con lo sguardo perso nel vuoto, poi chiuse la porta. «I ragazzi..» mormorò a bassa voce. 
Niall si precipitò al piano superiore. Non sentiva più le urla, quel silenzio lo fece rabbrividire. Aprì tutte le stanze ansioso, preso dal panico, fino a che non giunse a quella giusta: di fronte a lui, una scena raccapricciante lo fece indietreggiare leggermente. Faith era distesa a terra, il viso ricoperto di ferite e le braccia ricoperte di lividi. Non dava segni di vita e l'uomo di fronte a sè sembrava soddisfatto di ciò. I sensi di colpa cominciarono a divorarlo per non essere corso lì prima, quando aveva cominciato a sentire la litigata. 
La prese e la sbattè nuovamente al muro, per poi avvicinarsi a lui.  «E così è questo il tuo amichetto, eh? Beh, godetevi i vostri momenti felici.» Prima di uscire dalla stanza, lo buttò a terra e con un calcio lo mandò dritto accanto a lei, poi si chiuse la porta dietro le spalle. Niall alzò lo sguardo e tastò le dita della ragazza che si muovevano leggermente, a scatti. Non sapeva come era riuscito a non reagire a quel gesto, ma sapeva solo che ora gli importava solo di Faith e di nessun altro. Ora il suo orgoglio andava messo in secondo piano.
Si issò in ginocchio e si avvicinò al suo viso. I suoi occhi erano spenti, non aveva le forze di tenerli aperti. «Faith, io ho fatto il possibile, nessuno mi apriva..» sussurrò, accarezzandola. «Perchè non me l'hai mai detto?» Lei non rispose, si limitò a lasciarsi andare, ormai stanca. «P-portami via di qua.» biascicava. «Ti porto via, subito, ti porto via.» le disse, baciandole la fronte come a tranquillizzarla. Dopodichè, la prese in braccio e uscì dalla camera, tenendosela stretta al petto con fare protettivo. Passò davanti a suo padre, a suo fratello, a sua madre, tutti lo guardavano portarla via, ma nessuno sembrava reagire. Forse perchè nessuno aveva mai capito quanto soffrisse e quanto avesse bisogno di fuggire da là dentro.



 
myspace.
okay, dopo circa due settimane ce l'ho fatta.
scusate il ritardo ma non avevo idee e poi neanche il tempo e la voglia lol come solito.
allora, ho da dirvi alcune cose.
ho deciso di apportare una modifica alla storia. niente di tragico, don't worry.
fino ad adesso io scrivevo sempre "capitolo 1" "capitolo 2" ecc. invece, ho cambiato e messo i numeri romani, 
perchè ho pensato di fare che tutti questi capitoli erano un prologo e cominciare la vera storia dal prossimo.
la vera storia infatti consiste in ben altro. in questi capitolo avete conosciuto faith, la sua situazione e idem per niall,
quindi avete conosciuto i personaggi e le dinamiche della storia. 
dal prossimo comincia il bello.
cioè, non proprio dal prossimo, ma più o meno si comincerà tra questo o l'altro capitolo. 
non so se come idea vi possa piacere, ma tanto per voi non cambia nulla, alla fine la storia continua lol
spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
non ho voluto mettere tutta la dinamica di quando tornavano a casa e blabla,
ho preferito fare un flashback all'inizio e poi ricominciare il capitolo da quando stavano già a casa 
da un bel pezzo.
ora che vi ho annoiato un pò con le mie chiacchiere mi dileguo, spero recensiate in tanti fjnhtj
e grazie ancora, siete mfdjnkhbj (?) ♥

   
 
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