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Autore: BlackPearl    19/10/2007    20 recensioni
Una giornata di shopping.
Un vento gelido.
Una metropolitana affollata.
Un giorno come tanti, insomma.
Beh, non esattamente.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Underground

Disclaimer: Non conosco Orlando Bloom e non ho nessuna intenzione di offenderlo. Questa storia è solo frutto della mia fantasia, e il suo unico scopo è quello di far sognare e divertire me per prima, e spero quelli che la leggeranno.

Mi sono imbattuta in un'altra fic, alla quale tengo tantissimo.
Stavolta una one-shot. Almeno, è nata come one-shot, non so se continuarla o meno.
Fatemi sapere cosa ne pensate. Presto aggiornerò anche "The Autograph", non disperate.

Questa fic è ambientata ai giorni nostri. Ma stavolta non c'è nessun Dr House trasmesso dieci anni prima. C'è qualche frase in inglese, facile da capire. Di una un po' più complicata c'è la traduzione in fondo alla pagina.
Spero vi piaccia. Buona lettura.



Okay.
Niente paura.
Ci posso riuscire.
Devo solo capire qual è la linea giusta. Allora, concentriamoci.
Quella viola è Piccadilly. Quella arancione è East London. Quella blu è Victoria. Ma anche qui c'è scritto Victoria. Ma quante Victoria ci sono??
Ecco, già mi sto confondendo.
Argh! Io odio la metropolitana inglese. In Italia è molto più semplice.
"Eccomi! Accidenti, che folla! Trovata la linea??" - Vi presento Emma, mia compagna di sventure. Diciassette anni, piuttosto bassa, lunghi capelli dorati e occhi color caramello. Corporatura robusta. Non capisce una cicca d'inglese.
Ciò nonostante ha deciso di imbattersi insieme a me in una full-immersion a Londra. (In realtà è tutta una finta. Sono solo due settimane. Ma almeno si salta la scuola.)
Siamo due studentesse italiane. Aspiranti architetti. E questa è una vacanza-studio. O almeno, dovrebbe.
La prima settimana è passata piuttosto velocemente, tra un college e l'altro. Adesso, dopo il dovere, ci è spettato il piacere.
Abbiamo avuto una settimana per fare quello che ci pareva e piaceva. E oggi, è l'ultimo giorno. Abbiamo deciso di passarlo dandoci allo shopping sfrenato.
Mi rendo conto di non essermi ancora presentata.
Salve, io sono Sara. Diciassette anni, piuttosto alta, lunghi capelli castani (ahimè) e occhi nocciola (doppio ahimè). Corporatura snella. Capisco qualcosa d'inglese.
Allora, stavo dicendo? Ah si. Alloggiamo in un albergo, tre stelle, niente di che. Siamo le uniche del nostro istituto ad aver voluto provare quest'esperienza. Quindi, in pratica, siamo io, Emma e la nostra super prof d'inglese, Carmen. Lei è più pazza di noi, quindi, è come se non esistesse. Siamo senza controllo.
E ora stavo appunto cercando di capire qual è la linea della metropolitana che porta al centro di Londra, all'Hyde Park, ai negozi, insomma, lì. Solo che qui è impossibile. E' un'impresa. Trecentomila linee diverse. Qui sbarchiamo in Cornovaglia. Gesù.
"Non so, Emma. Non si capisce un tubo su questa mappa"
Sbuffo. Mi passo una mano tra i capelli gettandoli all'indietro. La situazione sta diventando stressante.
"Ci dev'essere un modo!! Fermiamo qualcuno! Hey!! Hey!! Sorry, please!!"
Cristo. E' una frana.
"Aspetta, faccio io"
"Excuse me - fermo una ragazza - we're lost. Ehm..what's the line for London?" - Batto l'indice sul tabellone, dovrebbe capirmi.
"Yeah, you must take the blue one, then bla bla bla bla bla..." - Santa polenta. Non sto capendo niente. E lei, imperterrita, continua a parlare e a gesticolare animatamente.
"Ehm..sorry..can you repeat? You spoke too fast" - Le faccio un sorriso implorante, sperando che non mi mandi a quel paese. Lei fa un sospiro, poi si avvicina al tabellone. Okay. Concentrati, Sara.
"Devi prendere la prima linea, quella blu, poi quella arancione, poi prendi...."
Hey. Forse ho capito. Non è poi così difficile.
"Oh, yeah, it's quite easy. Thank you so much!" - Grazie al cielo. La vedo annuire e allontanarsi.
"Hai capito qualcosa?? Dio, come parlava veloce!"
Annuisco. Sarà più difficile del previsto. 


Eccoci qua. Finalmente ci siamo riuscite. Ho preso i biglietti, li ho timbrati e tutto il resto. Ora siamo (comodamente) sedute nella famosa "underground".
Sorrido. Una giornata di shopping a Londra. Sono così contenta che potrei mettermi a ballare da un momento all'altro. La gente sta salendo velocemente. Chi sale, chi scende. E' impressionante il ritmo e il tenore di vita di questa città. Vivono a frazioni di secondo.
Finalmente cominciamo a muoverci. Do un'occhiata in giro. Che brutte facce. Sono quasi tutti uomini. Tutti stretti nei loro cappotti e nelle loro sciarpe. Dal finestrino di fronte arriva una ventata di aria gelida. Un uomo si precipita a chiuderlo, rischiando una broncopolmonite. E' incredibile il freddo che fa oggi. Ieri c'era un sole caldo e splendente. Oggi a momenti nevica. Il mondo sta crollando a pezzi.
Guardo di sottecchi Emma. Ma che fa, dorme? Ha ancora qualche residuo del jetlag. Meglio non disturbare.
Un'altra fermata. Si è quasi svuotato il treno. I posti di fronte a noi sono liberi. Menomale. Odio dover essere fissata dalla persona seduta di fronte a me.
Oh, no. Come non detto. Un uomo si è seduto. Accidenti.
No. Non è un uomo. Sembra un ragazzo. Sui trenta. Mi stringo nel cappotto. Ora sono io a fissare. E' solo che questo qui c'ha un viso familiare. Oddio, mi guarda. Mi ha scoperto.
Abbasso subito lo sguardo, facendo l'indifferente. Lo guardo con la coda dell'occhio, e noto che ha sorriso.
Che figura. Che figura!!
Però io devo capire chi è. Al diavolo quello che pensa.
Proprio nel momento in cui mi volto, lui incrocia il mio sguardo. Merda.
Ma quegli occhi...dove li ho già visti? Sto tizio sta tutto imbacucchiato nella sua sciarpa e nel suo cappello. Non si vede nulla. Oddio. Mi ha letto nel pensiero. Si sta allentando la sciarpa. Oh, Dio. Oh mio Dio.
Orlando Bloom.
Non può essere lui.
Che ci fa in una metropolitana?
Loro non vanno in giro in decappottabili e limousine?
Cristo.
Perchè ride?? Che ti ridi, nè??
Ma questa è un'occasione imperdibile. Devo chiedergli un autografo. Devo fargli una foto! Ho tutto l'occorrente!
Tolgo le mani dalle tasche e apro la borsa. Poi un pensiero mi ferma.
Devo essere proprio sfigata per chiedere un autografo a Orlando Bloom in metropolitana.
Il che è vero.
So' sfigata.
E poi, come vuoi che mi regga in piedi con questo treno che va a tremila km/h? Non posso sedermi accanto a lui. Troppo sfacciato.
Vorrà dire che me ne resterò qui, aspettando che arrivi la mia (o sua) fermata. Faccio un respiro profondo.
Perchè mi fissa? Sai che ti dico, mo lo fisso anche io. Tiè.
E così restiamo, per tutta la durata del tragitto. Orlando Bloom e io. Due estranei che si fissano, talvolta sorridendo.
Arriva la nostra fermata. Do una gomitata a Emma, e prendo la borsa.
"Eh? Siamo già arrivati?" - Grida lei, trasalendo
"Shhh! Si, siamo arrivati. Muoviti"
Lancio uno sguardo in direzione di Orlando e vedo che il posto è vuoto. E' sceso anche lui qui. Un grande sorriso aleggia sulle mie labbra.


Sono ormai più di due ore che passiamo da un negozio all'altro. Abbiamo varcato le soglie dei più importanti negozi, ovviamente solo per guardare. I prezzi sono così alti che a momenti scoppio a ridere in faccia al commesso.
"Sara, muoviti! Voglio andare da Dior!" - Emma mi trascina per un braccio, mentre guardo un paio di stivaletti di Prada.
"Si, si, arrivo!" - Mi guardo in giro, cercando qualche traccia di Orlando. Che stupida, cosa vuoi che ci faccia Orlando Bloom in un negozio femminile? E poi, chissà dove sarà ora. Pazienza, sarà per la prossima volta. Non si vive di solo Orlando Bloom. Anche se potrei.
Dopo aver provato una trentina di abiti da sera di Dior, decidiamo di comprare un paio di abitini da cocktail. Sono della collezione 2005-2006. Sono in svendita. Non riesco ancora a credere che costino così poco.
Appena usciamo in strada con questi sacchetti lucenti sui quali troneggia la scritta "Dior", mi sento una ragazza importante.
"Ancheggia, Emma. Siamo importanti. Siamo le ragazze con le buste di Dior" - Faccio l'occhiolino a Emma, che alza gli occhi al cielo e scoppia a ridere.
"Oh mio Dio!! Armani!! Dobbiamo entrarci as-so-lu-ta-men-te!"
Guardo esasperata Emma, che indica l'enorme negozio. Articoli per uomo, donna e bambino.
"Se proprio insisti.."
Cristo, questo negozio è gigantesco.
"Emma, resta vicino a me. Qui ci perdiamo"
Parlo al muro. Si è già avviata verso l'angolo delle sciarpe. Le sto dietro disperatamente.
Cos'è quello?
E' il più bel cardigan che abbia mai visto in via mia. E' come uno scaldacuore, turchese, con i laccetti di strass. E' meraviglioso. Chissà quanto costa...oh, cavolo. Costa più di me.
Dov'è Emma? Mi alzo sulle punte, cercando di dare uno sguardo generale. Vedo solo file e file di stand, e ammassi di ragazze sbraitanti intorno a questi.
Perfetto. L'ho anche persa.
Uff.
Inizio la ricerca. Passo da uno stand all'altro, da una zona all'altra. Niente. Giro a sinistra, cosa c'è qui? Ah. I pullover. Che silenzio qui, però. E' deserto. Che ci siano capi scontati dall'altra parte del negozio?
Devo aspettare che sfolli un po'. E qui cosa c'è? Oh, giacche da uomo. Giro a destra, poi a sinistra. E cos'è ques...ahi!
Sono andata a sbattere contro qualcuno. Alzo gli occhi, massaggiandomi la tempia.
"Oh, sorr...oddio!"
Lui.
Egli.
Esso.
Due volte in un giorno. Questo è un segno.
Okay, Sara. E' ora di ricordare tutto l'inglese che sai.
Quando alzo lo sguardo vedo il lampo di sorpresa nei suoi occhi. Si è ricordato. Mi sorride, cordiale.
"Ehm...ciao" - Meglio rompere il ghiaccio subito.
"Ciao"
"Tu sei...?"
"Si, sono io" - Ride appena
"Oh. Ehm...cavolo, non speravo di incontrarti ancora"
"Eheh, nemmeno io, a dire la verità"
"Comunque, io sono Sara, piacere" - Ma che faccio, mi presento?? Dio, sono impazzita.
"Orlando, piacere mio"
"Senti...io devo chiederti alcune cose. E' obbligatorio. Voglio dire, incontri di questo tipo capitano raramente nella vita, giusto?"
Lui ride: "Okay. Dì pure."
"Allora, devo chiederti: un autografo, qualche foto, un abbraccio, un bacio e qualche domanda"
"Accidenti! Nient'altro?"
Povero. Ha ragione! "Ehm...no..a meno che tu non voglia darmi qualcos'altro" - Faccio una risatina. Sono diventata ninfomane all'improvviso?? Che figuraccia!
Anche lui ride, poi mi fa un cenno con la mano, come a dire "forza, cominciamo".
"Okay. Potresti autografarmi questo? E questo?" - Tiro fuori un block-notes (che porto sempre con me, nella speranza di incontrare qualche Vip) e un giornale, che ho comprato stamattina alla stazione, e glieli passo, insieme a un marker indelebile.
"Certo. Hai detto che ti chiami Sarah, vero?"
"Si. Senza h"
Lui si ferma giusto in tempo, alla "a". "Okay, Sara-senza-h" - Sorride. Poi si ferma. Pare stia pensando.
Ha scritto qualcosa, sotto il mio nome. Poi ha firmato. "With love, Orlando Bloom".
Sul giornale invece ha scritto "Sara -ha disegnato due occhi- Orlando" Oh, Dio. Due dediche personalizzate! Si riferisce alla metropolitana. Sorrido.
"Ecco fatto - me li porge, con un grande sorriso - Cosa c'è, adesso?"
"Ha-ha. Adesso ci sono le foto"
"Ohhh, yeah!" - Si toglie il cappello e si liscia i capelli, già lisci per conto loro per effetto del gel. Ha solo un capello fuori posto. Allungo la mano e glielo metto dietro un orecchio. Sorride. Ricambio.
Tiro fuori la macchina fotografica e l'accendo, sperando che sia carica. Si. Menomale. Mi guardo intorno, cercando qualcuno disponibile per scattarci una foto, ma in questo reparto non c'è anima viva. Menomale, questo significa niente concorrenza.
Gli faccio prima una foto, da solo. Lui si mette tutto in tiro, appoggiato a uno scaffale.
Rido, è buffissimo.
Poi ho la brillante idea di mettere la macchina fotografica sullo scaffale, e avviare l'autoscatto. Faccio per avvicinarmi a lui, e lui solo allora sembra capire dell'autoscatto e mi fa: "Aspetta"
Si toglie il cappotto. Lo imito. Vuole un contatto fisico! Accidenti, questa non me l'aspettavo.
"Dai, vieni qui!" - Apre le braccia e io mi getto letteralmente tra le sue braccia, mettendogli la mano dietro la schiena. Dio, che buon odore che ha!
Mi stringe la vita, appoggiando la sua testa alla mia. Non voglio mai più lasciare questa posizione. Avvio l'autoscatto e dopo una decina di secondi, sto ammirando la bellezza della foto. Devo farci un poster. Assolutamente.
"Grazie. Grazie mille!"
"Era il minimo che potessi fare"
"Per cosa?"
"Per ricambiare la compagnia che mi hai fatto in metropolitana" - Sorride. Sono davvero commossa, credetemi. Apro la bocca per dire qualcosa, ma non trovo nessuna parola o frase adatta.
"Allora, quale era l'altra cosa che volevi?"
"Un abbraccio" - Gli sorrido, imbarazzata.
Lui scuote la testa: "L'abbraccio dopo, per ultimo"
"Oh, allora suppongo anche il bacio" - Gli indico la guancia, caso mai mi avesse presa davvero per una ninfomane.
Lui annuisce.
"Beh...penso sia tutto...avevo solo qualche domanda... - alzo il pollice come per contare - prima: Sidi è maschio o femmina? Non l'ho mai capito - lui ride - e secondo: ti piace essere chiamato "Orli" e "OB"?"
"Hmm...belle domande. Allora, Sidi è maschio, e non mi piace essere chiamato "Orli". Preferisco "OB", ma solo per gli amici"
"Giusto. Giustissimo. Beh...direi che è tutto qui..." - Faccio un gran sorriso, è stato gentilissimo.
All'improvviso mi ricordo di aver perso Emma. Do uno sguardo e vedo ancora tanta gente in fondo al negozio. "Tutto ok?" - Mi domanda
"Si, io..ero con un'amica. E l'ho persa. Questo negozio è talmente grande...ma non fa niente. La troverò dopo" - Mi porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Abbasso lo sguardo e vedo che ha una camicia in mano. La guardo inorridita, e automaticamente, indietreggio impercettibilmente. E' orribile. Marrone, con dei righini rossi e verdi. Roba che può indossare solo Orlando Bloom.
Lui si accorge del mio sguardo, e alza la camicia.
"Che c'è? Non ti piace?" - Mi guarda interrogativo.
"Ehm...è davvero...- accidenti, come si dice? Ho dimenticato la parola - ..ehm..degutant! - L'ho detto in francese - ehm...tu capisci il francese, giusto?"
"Si, si"
"Ecco. Perchè avevo dimenticato il termine..." - Sto parlando sempre francese
"Possiamo parlare benissimo francese, se ti è più semplice"
"Oh. Beh...possiamo...mischiare"
"Si - ride - mischiamo"
"Dicevo? Ah, si. Questa camicia..è..orribile. Scusa se mi permetto, ma...non è che tu abbia gusti eccezionali in fatto di abbigliamento" - Dico, con nonchalance, sperando che non mi prenda a schiaffi.
"Hmm, sei la prima che me lo dice. In faccia. Ma..non è proprio orribile..è solo..."
"...solo da bruciare, stammi a sentire. La stavi comprando per qualche evento importante, per caso?" - Sto prendendo un po' di confidenza.
"Ne devo scegliere una per la premiere di 'Pompeii'"
"Oh, no no no. Posa quest'orrore. Sei pazzo?"
"Okay, okay, calma. Aiutami tu, allora."
"Cosa?"
"Hai capito"
"Ma..d'accordo. Cosa hai intenzione di mettere come pantaloni?"
"Uhm... - si gratta la testa - credo jeans neri"
Sorrido.
Giro un po' tra gli scaffali, scegliendo una camicia adatta. Lui mi segue, silenzioso. Tutto questo è surreale. Ma meglio non pensarci troppo, potrebbe svanire tutto da un momento all'altro *-*
Proseguo nela ricerca, finchè trovo una splendida camicia viola, molto scuro, con sottili righe nere. Di un tessuto che sembra tanto seta. E' stupenda. 
Mi giro, trionfante, e mi trovo Orlando proprio dietro, appiccicato a me.
"Ho..ho trovato la camicia" - Dico, spingendolo.
Prendo la prima camicia della pila e la alzo, aprendola.
"Taradadan! Che te ne pare?"
"Wow! E' bellissima! Come ho fatto a non vederla prima??"
Sto per scoppiare a ridere, ma mi trattengo.
"Dammi la 48, voglio provarla"
Questo è il giorno più bello della mia vita.
Cerco la camicia giusta e per fortuna ne trovo una in fondo.
Gliela porgo, e lui si avvia al camerino, proprio accanto a noi. Con un gesto disinvolto apre la tendina, entra, e velocemente si sfila la felpa che indossava, restando a torso nudo.
Deglutisco più volte, incredula. Poi, con uno scatto felino, agguanto la macchina fotografica e comincio a scattare foto su foto.
"Che fai?" - Mi chiede lui, ridendo
"Non capita tutti i giorni di avere davanti OB a torso nudo. Scusa eh."
Improvvisamente arriva un uomo enorme e mi blocca le braccia: "Cosa fai?? Non hai letto la scritta?? No paps! Mr Bloom, cosa vuole che faccia con questa?" - Dice prendendo la mia macchina fotografica
"No!! No!! Non sono un paparazzo!" - Dico, in preda al panico. Quelle foto sono tutta la mia vita!
Orlando si precipita fuori dal camerino, con la camicia addosso, e prende la macchina da mano all'agente.
"E' una mia amica, ci lasci in pace! Un'altra comparsa così e la denuncio!" - Dice, arrabbiato
Wow.
Una sua amica.
L'agente si congeda immediatamente, facendo un piccolo inchino. E fugge via.
"Grazie" - Sussurro. Lui sorride, e fa spallucce, come per dire "Non preoccuparti, mi capita tutti i giorni"
"Allora, come sto?"
"Da Dio" - Rispondo. Ed è proprio vero!
Si guarda allo specchio, con espressione compiaciuta, e dice: "La prendo"
Sembra davvero contento. Dio, quanto sono carine quelle due fossette ai lati della bocca.
Improvvisamente si avvicina a me e mi circonda con le braccia: "Grazie"
"Oh. Di niente" - Dico, facendo una risatina nervosa
"Ti va un caffè?"

Pochi minuti dopo, siamo seduti in un bar, con l'aroma di caffè che mi pizzica le narici.
Ho ordinato un cappuccino alla vaniglia, come Orlando. Dice che qui è buonissimo. E non ha torto.
E' un po' che stiamo parlando di me. Gli ho raccontato della mia famiglia, della scuola, e di questa vacanza-studio. Lui mi ascolta. A volte sembra immerso nei suoi pensieri, come se non ti ascoltasse, ma in realtà ascolta meglio di quanto si possa immaginare. E' incredibile.
E così, mentre gli sto parlando di me, squilla il mio cellulare: Emma. Cristo, mi ero completamente dimenticata di lei!
"Emma? Dove sei?" - E' tutto disturbato, non si capisce niente
"Fffff...Sara...fffff...negozio...ffff....più...ffffff....park!"
Riattacco.
"What's up?"
"La linea è disturbatissima, ho capito solo 'negozio' e 'park'" 
"Hai idea di dove sia?"
Scuoto la testa. Sono preoccupata. Dove sarà finita?
"Ha detto 'park'..potrebbe trovarsi all'Hyde Park, è a pochi chilometri da qui"
"Si. Hai ragione - devo lasciarlo - beh, allora...io vado a cercarla" - Faccio per alzarmi, e lui mi fa: "Ti accompagno"
"No! Voglio dire..non hai nulla da fare?"
"Nulla"
"D'accordo"
"Vieni, prendiamo un taxi"

C'è un traffico incredibile. Avremmo fatto più presto andando a piedi. Ma ormai...
In più c'è un freddo cane. Prima ho rabbrividito, e, indovinate un po'? Ora sono raggomitolata fra le braccia del mio Bloom. Inutile dire che sul mio viso troneggia un sorriso ebete da più di mezz'ora.

Eccoci arrivati, finalmente.
Giriamo in lungo e in largo tutto il parco, ma non c'è nessuna traccia di Emma. Sono ancora più preoccupata. Ho provato a richiamarla, ma non è raggiungibile. Accidenti! E ora sto trascinando un attore di fama internazionale in un parco gelido.
Non ce la faccio più.
Mi fermo. Lui si mette di fronte a me.
Per qualche secondo mi perdo nei suoi occhi, come in metropolitana, e sento un'improvvisa sensazione di calore. Dio, che occhi.
"You are so beautiful" - Le parole mi escono automaticamente, senza controllo. Mi accorgo che anche lui ha detto la stessa cosa.
Poi, il mio cellulare squilla, di nuovo.
"Emma? Emma, dove sei?"
"Sono in albergo! E' venuta la professoressa a cercarci. Devi tornare subito qui, tra un po' pioverà a dirotto, e forse nevicherà! E' pericolosissimo, lì. Devi tornare, subito!!" - Ha chiuso la comunicazione.
Alzo lo sguardo, al cielo. E' grigissimo. Emma ha ragione, devo tornare. A casa, e alla realtà.
Faccio un respiro profondo: "I have to go, Orlando"
Lui ha un'espressione dispiaciuta: "Okay. Can I help you?"
Scuoto la testa, e mi accorgo di avere le lacrime agli occhi. Sarà il freddo, mi dico.
Orlando sorride, sfila le mani dalle tasche e le poggia sul mio viso. Automaticamente una lacrima scende, solitaria, e lui pronto la asciuga col pollice.
"I spent one of the most beautiful days of my life. May the life smile you, honey. And, remember, we'll meet again. Surely. Okay?" (*)
Io annuisco, incapace di respirare e di pensare lucidamente.
Lui mi alza il viso, delicatamente.
E poi, mi bacia.


The End


(*) "Ho passato uno dei giorni più belli della mia vita. Che la vita ti possa sorridere, tesoro. E, ricorda, ci rincontreremo. Sicuramente. Okay?"

Fanfiction ispirata da questa notizia. 
   
 
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