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Autore: nevaeh    31/03/2013    9 recensioni
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Quando Louis Tomlinson chiede alla sua fidanzata Eleanor Calder di sposarlo, non può minimamente immaginare il caos e gli eventi che si scateneranno nella monotona - ma è davvero così? - vita degli invitati. Tra cene di prova, finte relazioni e litigi generazionali, siete tutti invitati a quello che sarà il matrimonio più esclusivo e strambo della vostra vita!
***
«Puoi dirmi a chi pensi, quando sei con lei?»
«A te. Ogni secondo.» rispose Louis, ormai completamente soggiogato da quelle labbra e da tutte le loro promesse.
«Puoi dirmi che non la sposerai, Louis?»
E Louis non rispose. Semplicemente rimase in silenzio e abbassò nuovamente lo sguardo, colpevole. E Harry capì che, nonostante tutto, forse non lo amava abbastanza da affrontare tutto.
«Era quello che volevo sentirmi dire.»
[Harry/Louis, Niall/Eleanor]
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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#5

 

 

Sul viottolo che portava alla villa, Charlie e Zayn procedevano lentamente e in silenzio. Sophie camminava impacciata accanto alla mamma, e di tanto in tanto perdeva l'equilibrio sui ciottoli levigati.

«Mi piace questo posto.» esordì il ragazzo dopo un po', guardando fisso davanti a sé.

«L'ho sempre adorato,» Charlie sorrise «ci passavamo tutte le estati, e veniva anche il nonno e zia Beth, che non diceva nulla a mamma se ci tuffavamo dal pontile. Io e Ella mangiavamo schifezze e litigavamo su chi dovesse usare il bagno; ci tenevamo il muso per giorni!» ricordò, con nostalgia.

«Hai un bel rapporto con lei.» notò il ragazzo, mentre svoltavano. Il portico era acceso, ma completamente deserto: probabilmente gli abitanti si stavano ancora preparando.

Charlie scosse la testa, ridendo, «non avresti detto così, se ci avessi viste un paio d'anni fa!»

«E' normale litigare tra sorelle. Voglio dire, io sono un ragazzo e comunque litigo con Lena tutti i giorni!»

Charlie soppesò le parole qualche secondo, prima di riprendere a parlare, «lei è sempre stata... la più bella, la più brava, la più intelligente. Era la figlia modello, quella che i genitori vantavano davanti agli amici a cena.» la giovane salì i tre gradini del portico e si sedette sul dondolo, sistemando poi la bambina accanto a sé.

«E tu non eri così?»

Charlie scosse la testa. «più lei era perfetta, più io recitavo la parte della trasgressiva. Con le relative conseguenze.» concluse, accarezzando la testa della bambina accanto a sé.

«E poi cos'è cambiato tra voi?»

«Il padre di Sophie non ne voleva sapere, i miei mi cacciarono di casa... El è stata l'unica a continuare a supportarmi. Nonostante ancora adesso continui ad essere invidiosa di lei, è stata la mia ancora di salvezza.» rispose con un sorriso la ragazza, mentre si alzava e suonava il campanello della porta. Nessuno venne ad aprire subito, ci riprovò e rimase in attesa qualche momento. D'un tratto Zayn, dietro di lei, richiamò la sua attenzione con una mano, «cred­o» cominciò un po' imbarazzato «che in una coppia sia normale, e... be', è meglio farlo prima che ci vedano anche tua sorella e il suo ragazzo.»

Charlie corrugò le sopracciglia, ma non ebbe il tempo di parlare, perché le labbra del ragazzo si poggiarono sulle sue, fino a costringerla a socchiuderle. La ragazza non ebbe nemmeno il tempo di pensare, perché il profumo di Zayn era troppo fresco e troppo familiare, e la mano ancora sulla sua spalla ingiustamente calda, e il naso che sfiorava il suo assolutamente...

«Mi scandalizzate la bambina, così!» Niall, con un sorriso stampato in faccia e la mano ancora sulla porta, richiamò l'attenzione dei due, che si divisero frettolosamente.

Zayn fu il primo a riprendersi, rispondendo con una risata alla provocazione. Charlie, accanto a lui, rimase in imbarazzo e con lo sguardo basso, fino a quando non decise che fosse più saggio voltarsi per aiutare sua figlia a scendere piuttosto che rimanere lì con quella faccia da idiota. Anche Niall uscì sulla veranda, e si accomodò sul dondolo prendendo in braccio la bambina.

«Guarda che non devi vergognarti!» rise il nuovo arrivato, senza guardare in viso la ragazza. Toccava il naso della bambina continuando a farla ridere, mentre sia Zayn che Charlie evitavano di parlare, «voglio dire... è il tuo compagno, sarebbe stato assurdo il contrario!»

Charlie si ritrovò nuovamente rossa come un peperone, «sì, è che... sono molto riservata.»

Niall rise ancora, più forte di prima, «allora ne sono cambiate di cose, da quando ti facesti beccare con quel tipo... Sam?»

«Sean.»

«Sì, lui. Ancora ricordo le urla di tua madre! Io e Eleanor stavamo rientrando a casa e si sentiva tutto fino al vialetto d'ingresso!» Niall scosse la testa, come intenerito a quel ricordo, e Charlie sbuffò annoiata.

Fu Zayn, a sorpresa, a prendere il comando della situazione, «Sono cambiate tante cose, Niall. Charlie non è più quella ragazza.» e mentre lo diceva le si avvicinò, passandole un braccio sulle spalle.

«Ovviamente, ovviamente.» rispose Niall sulla difensiva, prima di cambiare argomento «allora, dove vivi adesso?» chiese rivolgendosi alla ragazza. Questa però venne interrotta da Eleanor, che uscì dalla casa e chiuse a chiave il portoncino.

Sorrise a tutti, poi si avviò vero gli scalini, «Allora, andiamo?» si fermò un attimo, accorgendosi che nessuno la seguiva.

«Louis?» chiese Charlie.

Eleanor scosse la testa, «ha avuto un problema ed è dovuto partire per Londra alle quattro. Torna domani prima di pranzo.» si limitò a rispondere. Il quartetto riuscì allora ad avviarsi all'auto, Sophie sempre tra le braccia di Niall.

«Bella macchina!» mormorò sorpreso Zayn, quando Eleanor fece scattare la sicura di una BMW nera e nuovissima.

Eleanor si avvicinò e aprì lo sportello, «me l'hanno regalata per la laurea. Credo sia un po' eccessiva...»

«Un po' eccessiva? E' un sogno!» rispose il ragazzo, senza staccare gli occhi dalla vernice lucida. Charlie borbottò un “uomini...” alzando gli occhi al cielo, e sua sorella gli lanciò le chiavi.

«Guida tu, dai.»

«Davvero? Grande!» il ragazzo si avviò contento al posto di guida, e Eleanor si accomodò sul sedile posteriore accanto a Niall. Sophie intanto era passata nelle mani della mamma, che la stringeva cercando di farla addormentare.

Zayn girò un attimo la testa, «ha dormito fin'ora.»

«No, non fin'ora» rispose sconsolata Charlie «quando mi sono svegliata io lei già era sull'attenti.»

Zayn si strinse nelle spalle, «ma quando ti sei addormentata tu l'ho portata sul letto ed è partita in nemmeno venti secondi.»

Charlie gemette, «grande, allora mi toccherà una bella notte insonne. Grande.» era come se Eleanor e Niall, in silenzio sui sedili posteriori, nemmeno ci fossero. E poi era così strano parlare di un argomento tanto normale quanto riservato come la cura di sua figlia, che Charlie non ebbe nemmeno tempo di pensare agli altri passeggeri, troppo impegnata a digerire tutte le novità. Novità che le piacevano, per quanto insulse. E false.

«Dai,» tentò il ragazzo, mentre si passava una mano sul viso, «vorrà dire che stanotte tornando noleggiamo un film. Chissà se ci sono dei popcorn, in dispensa.»

Charlie annuì, d'un tratto intimidita. Non riusciva a capire perché si stesse comportando in quella maniera, ma soprattutto non riusciva a capire perché ciò le piacesse tanto. Quando arrivarono davanti al ristorante, Charlie aveva ormai deciso di non pensarci, e di vivere al momento.

Il cameriere li fece accomodare sulla veranda che dava direttamente sul lago, sistemò la bambina in un seggiolone accanto alla mamma e portò pane, burro e acqua a tavola.

«Allora, come vanno le cose a Bristol?» chiese Eleanor, mentre si imburrava un panino «è da un po' che manco.»

Entrambi i ragazzi si strinsero nelle spalle, «niente di nuovo, davvero. Tu piuttosto!» Charlie sviò in fretta l'argomento, rivolgendosi a Niall «dov'è che sei stato?»

«Spagna.» rispose quello, quasi strozzandosi con il panino che stava masticando. Zayn rise, Eleanor alzò gli occhi al cielo passandogli in silenzio un tovagliolo mentre gli dava pacche sulla schiena.

«Ci sono stato dopo il diploma.» intervenne Zayn «ma per la verità non è che me la ricordi molto. La camera dell'hotel, invece, quella sì che...» ma venne interrotto da Charlie, che lo fulminò con lo sguardo mentre gli colpiva la gamba sotto il tavolo. Gli altri scoppiarono a ridere, intendendo forse quei gesti come conseguenza della gelosia, Charlie invece si avvicinò al ragazzo e sussurrò un arrabbiatissimo «attento a come parli, mi fai fare la figura della stupida!» senza che nessuno se ne accorgesse. Zayn annuì scontento, poi l'avvicinò e, con tutta la scena che poteva creare, la baciò sulle labbra.

«Mi piace quando sei gelosa, piccola.» disse sorridendo, così che Eleanor e Niall potessero archiviare la questione e andare avanti con la cena. Charlie, come la prima volta, rimase un po' scossa per quel gesto tanto naturale e piacevole, ma subito decise di passare avanti e si avvicinò al seggiolone della bambina, che, avendo cenato in precedenza, giocava con un sonaglio guardandosi intorno incuriosita.

Zayn si rilassò contro lo schienale della sedia con il bicchiere di vino rosso tra le mani «e adesso hai intenzione di trasferirti di nuovo qui?» chiese rivolto a Niall. Quello si strinse nelle spalle e guardò Eleanor, che finse di non accorgersene.

«Forse, è da vedere come si evolveranno le cose.» fu la risposta sibillina del ragazzo. La cena proseguì in questo modo tranquilla e sciolta, in un modo che le sorelle non avevano mai sperimentato. Era strano, pensò Charlie con un sorriso, come le cose si evolvessero in maniera così inaspettata a volte. E così la sorella maggiore che avevi invidiato per tanti anni diventava un'ancora di salvezza, il ragazzo che ti odiava fingeva di essere il tuo compagno e una bambina dalla risata facile e gli occhi enormi ti sedeva a fianco e ti chiamava “mamma”. Guardandosi intorno, la ragazza non riuscì ad immaginare nulla di diverso o di più giusto per quella situazione, e istintivamente si avvicinò a Zayn, fino ad appoggiare la testa sulla sua spalla.

«Sei stanca?» gli sussurrò quello all'orecchio, senza dimostrare alcun segno di sorpresa. Charlie annuì e chiuse gli occhi, godendosi la mano del ragazzo che le accarezzava la nuca. Eleanor si alzò in quel momento con una sigaretta tra le mani e l'accendino pronto, e scusandosi con tutti si avviò all'esterno per fumare.

Zayn si alzò e la seguì, così che Charlie e Niall rimasero da soli.

La prima a prendere parola fu proprio la ragazza, che si avvicinò confidenzialmente all'altro «tu lo sai che lei sta per sposare un altro uomo, no?»

Niall sorrise, «certo.» rispose rilassato servendo ad entrambi un bicchiere di vino.

«E non te ne importa nulla.» quella che voleva essere una domanda si trasformò in una affermazione nel momento esatto in cui la giovane si rese conto di quello che stava succedendo. Niall scosse la testa, e Charlie si sentì montare di furia, «non ci provare nemmeno, Niall, mi hai sentita bene? Non sai cosa ha passato quando se te ne sei andato, non sai quanto è stato difficile.»

«Sono qui per rimediare.»

Charlie scosse la testa, poi gli prese una mano sul tavolo, «e quanto credo di rimediare, rovinandole l'unica certezza della sua vita, adesso?»

«Quanto basta per non farle commettere questo errore.» eppure il tono di Niall si era fatto più incerto, tanto che l'ultima parte della frase fu quasi sussurrata. Charlie rimase in silenzio, prese in braccio la bambina e le ripulì il viso dolcemente.

«Se sei così innamorato di lei perché te ne sei andato, eh?»

Niall si strinse nelle spalle, «ero stupido e avevo paura.»

«Fa troppo commedia adolescenziale americana. Ritenta.»

Il ragazzo non riuscì a trattenere un sorriso, «ma è così! Voleva che mi presentassi ai vostri come suo ragazzo, che terminassi l'università, che...»

«Che diventassi un uomo?»

«Era più facile andarmene, per... schiarirmi le idee.»

Charlie sgranò gli occhi, «e ci hai messo due anni a schiarirti le idee? Sei un idiota, Niall,» proferì la giovane «e sappi che non farò nulla per aiutarti.»

«E io che credevo che...» ma il ragazzo non riuscì a continuare, perché in quel momento rientrarono Eleanor e Zayn ridendo, forse per qualche aneddoto divertente. La cena si concluse poco dopo, e tutti si decisero per una passeggiata lungo il lago e un gelato al vecchio chiosco al molo. Eleanor e Charlie rimasero indietro, mentre i ragazzi con la bambina precedevano più spediti commentando il calcio mercato, e ne approfittarono per chiacchierare da sole per la prima volta.

«Ho parlato con Zayn, prima. Mi piace, davvero.»

Charlie, che aveva il cuore che galoppava nel petto per paura che l'inganno fosse già saltato fuori, sorrise rilassata e annuì, «mi ha presa in un periodo.... difficile, diciamo così.» rispose, mentre allungava il collo per controllare Sophie.

«Stai tranquilla, non te la mangiano mica!» scherzò Eleanor, quando notò il comportamento della sorella «anzi, come vive lui questa vita... familiare?»

Charlie si strinse nelle spalle, cercando una risposta adatta, «la viviamo alla giornata, compresa la bambina. Per il momento non stiamo avendo difficoltà.» anche se in due giorni era difficile averne, valutò mentalmente la ragazza.

Eleanor si fece seria, prendendola a braccetto, «devo dirti una cosa.»

«Ok.» rispose Charlie.

«E' una cosa seria, e prometti che non dirai nulla.» la più grande fece una pausa «sono incinta.»

Charlie rimase in silenzio un secondo, poi sbottò in un caloroso, «Che cosa?!» che fece girare alcuni turisti che passeggiavano poco distante.

«Avevi promesso!»

«No, non me ne hai dato il tempo!» le fece notare Charlie, che poi continuò come se nulla fosse «un figlio El? Con Louis? Un figlio?»

Eleanor abbassò il capo, «non sono l'unica che può fare un errore.» borbottò, con chiaro riferimento a Sophie. Charlie sbuffò, poi prese per un braccio sua sorella e la fece sedere su una panchina che fiancheggiava il corso pieno di gente.

«Eleanor, ti rendi conto del casino in cui ti sei messa? Hai appena definito “errore” un figlio dell'uomo che diventerà tuo marito tra qualche giorno.»

L'altra ragazza rimase in silenzio mentre cercava di trattenere le lacrime. Charlie le si fece vicina a le passò un braccio oltre le spalle «El, tu... non lo ami, vero?»

«Sto per sposarlo, Charlie.» rispose monocorde.

«Non ti ho chiesto se stai per sposarlo. Ti ho chiesto se lo ami o no.» Charlie rimase in silenzio per una risposta che non arrivò, poi annuì e la strinse ancora più forte, «c'entra Niall?»

Eleanor annuì, sempre con lo sguardo basso, prima di decidersi a parlare, «lui è stato lontano tanto tempo e io credevo di non provare più nulla per lui. Io credevo di amare Louis! Lui è sempre stato così buono e comprensivo con me, Charlie!» si fermò un istante per prendere fiato «mi ha consigliato di invitare Niall al matrimonio, crede che sia ancora il mio migliore amico e anche io, dopo tutto, ero convinta che potessimo ritornare come quando eravamo bambini.»

«Niall vuole provare a riconquistarti.» le comunicò Charlie senza espressione.

L'altra annuì, «vorrei essere abbastanza forte per respingerlo.» ammise.

«Per Louis o per il bambino?»

Eleanor sorrise amara, «per me, Charlie. Quando se n'è andato la prima volta ho pensato che non mi sarei più ripresa, che non sarei più stata in grado di innamorarmi. Poi è arrivato Louis con i suoi sorrisi gentili e la sicurezza che mi dava... ho il suo bambino in grembo, Charlie, cosa dovrei fare?»

«Il suo bambino in grembo, El... mi suona così romanzato.» sbottò Charlie con il solito tono spicciolo.

Eleanor ridacchiò, mentre i ragazzi tornavano indietro per raggiungerle, «non voglio parlarne. Ho bisogno di tempo...»

Charlie annuì, «ricordati che non ne hai molto, però.» mormorò quasi, e si alzò per raggiungere Sophie che ridacchiava tra le braccia di Zayn, che si faceva pazientemente tirare il ciuffo.


***


Quando Harry e Louis raggiunsero l'aereoporto era giorno da poco e pioveva. Louis, che reggeva in una mano la sua borsa e nell'altra quella di Harry, due passi dietro di lui, continuava a sbuffare cercando le parole giuste con cui iniziare una conversazione. Dio, continuava a ripetersi, era il suo ragazzo! Non poteva di certo fingere di non conoscerlo e non parlargli per niente. Tutto stava nel trovare le parole giuste per cominciare a spiegare, per fargli capire... cosa? Che era uno stupido? Se ne era accorto anche da solo, almeno a giudicare dal fatto che non lo aveva guardato dalla sera precedente, e che aveva cercato di andare a casa loro. No, ricordò il ragazzo con l'ennesimo sbuffo, a casa sua, dal momento che lui aveva rovinato tutto perdendolo per sempre. Ormai resosi conto di essere diventato patetico e melodrammatico, Louis si affrettò verso l'imbarco, sperando di poter dormire almeno una mezz'ora durante il viaggio. La sera precedente, dopo essere stato cacciato dalla stanza da Harry, era rimasto come un imbecille davanti alla porta per almeno mezz'ora, fino a quando, invitato dal custode irritato, non era uscito. Il resto della notte lo aveva passato a casa loro, girovagando per il salotto e la camera da letto. Ovviamente non era cambiato nulla, tranne che per alcuni cd e qualche libro che lui aveva portato via. Harry aveva mantenuto tutto in ordine, persino la tazza da tè che gli aveva regalato per il precedente San Valentino. Era colorata e piena di disegni, con scritto “Boo” al centro. Louis aveva preparato il tè e si era seduto sul bordo del letto rifatto, guardandosi intorno. Era andato via di lì dopo un'intera giornata a digiuno, ma non riusciva a trovare la voglia di prepararsi qualcosa da mangiare. Non che ne fosse troppo capace, poi, considerando che solitamente cucinava Harry e lui non aveva mai avuto lo stimolo di imparare. La mattina dopo, alla fine, aveva fatto una doccia senza la consueta radio accesa, ma nemmeno aveva avuto il tempo di pensarci. Era scappato in ospedale per essere sicuro che, se non altro, Harry non sarebbe scappato alle prime luci dell'alba. E, una volta caricato a forza su un taxi, si era reso conto di quanto tutta la situazione che stavano vivendo fosse irreale. Riparati dalla pioggia entrarono nell'immensa struttura e riuscirono a partire per il rotto della cuffia, soprattutto perché Harry, che già aveva poca voglia di collaborare, si era messo in testa di dover rientrare al lavoro giusto quella mattina. “Non ho intenzione di perdere il servizio di oggi solo per tener contento te e il tuo stupido senso di colpa.” gli aveva sibilato mentre Louis lo spingeva sotto il metal detector. L'altro aveva annuito fingendo di ascoltarlo, ma senza la minima intenzione di lasciarlo solo a Londra, con l'unica compagnia di un po' di birra e colleghi svogliati.

«Harry, ti prego parlami.» erano nell'aereo da qualche minuto, quando Louis si voltò verso di lui con aria supplichevole. Il quasi totale silenzio dall'altra parte gli faceva male, soprattutto perché sapeva di esserne completamente la causa. Harry rimase in silenzio e alzò il volume dell'iPod, mettendo fine a qualsiasi possibilità di dialogo. Louis sospirò e annuì a sé stesso: gli avrebbe dato tempo, per quanto potesse essere importante alla fine. Il volo durò solo cinquanta minuti, più altri quaranta per raggiungere Penrith e la villa. Eleanor stava sul tavolo in giardino con una donna di mezza età vestita in un elegante completo giacca e pantalone, una piantina della sala ricevimenti aperta davanti a loro e il difficile compito di distribuire gli invitati ai vari tavoli. Louis scese dalla macchina forzando un sorriso alla sua fidanzata, che si alzò in risposta rivolgendo un saluto ad entrambi i nuovi arrivati. Harry sbuffò mentre scendeva, fece sbattere lo sportello dell'auto con più forza del necessario e recuperò in fretta la sua borsa, sparendo poi velocemente oltre il giardino. Louis fu tentato per un secondo di seguirlo, ma decise di lasciar perdere ricordandosi della sua promessa di dargli tempo e si avvicinò al tavolo, sporgendosi per poggiare per un secondo e labbra su quelle della ragazza.

«Oh, Lou. Non ricordavo se fosse tua zia Jean ad avercela con la cugina Mary o la zia Joanne. Comunque le ho messe a tre tavoli diversi, mai sia che il pranzo debba trasformasi in un incontro di pugilato.» la ragazza lo salutò così, con l'aria stanca di chi sta facendo qualcosa di oltremodo noioso e senza senso, mentre Louis annuiva e si stravaccava sulla sedia da giardino. In quel momento uscì Zayn dalla casetta con l'aria estremamente imbronciata, come se si fosse appena svegliato.

«Meno male che stai pensando tu a tutto, El! Sono stanchissimo...»

Eleanor gli fece una carezza sul braccio, «hai dormito male? Ti preparo qualcosa da mangiare prima di pranzo?»

«No, grazie. È Harry che...» ma non finì di parlare. In fondo come avrebbe potuto spiegare alla donna che stava per sposare e che aspettava suo figlio che era innamorato di un uomo che ora non gli rivolgeva la parola a causa sua? Poco incasinata la sua vita, pensò con un mezzo sorriso mentre si alzava per stiracchiarsi.

«Credo che andrò a prendere un po' di sole al molo, magari mi addormento un po' prima di pranzo.»

Eleanor annuì, «ricordati la crema. Ti faccio uno squillo quando dovete rientrare.»

«Va bene...» il ragazzo si fermò un secondo, poi ripensandoci si avvicinò alla fidanzata «Ella tu... stai bene?» chiese imbarazzato, gettando un'occhiata al ventre piatto della compagna. Eleanor scoppiò e ridere e gli accarezzò una guancia.

«Benissimo. Vai adesso!» e con un ultimo sorriso tornò a rivolgersi alla wedding planner, che per tutto il tempo aveva continuato a controllare le mail di fioraio, fotografo, servizio catering e avvenuta consegna delle bomboniere. «Sarà una giornata perfetta, cara!» trillò, contenta che il lavoro stesse procedendo per il meglio, Eleanor annuì distrattamente: Niall era appena uscito sul portico esattamente di fronte a lei, i capelli scarmigliati dal sonno, gli occhi languidi e con i soli pantaloncini, accendendosi la prima sigaretta della giornata. Eleanor ebbe solo voglia di scappare da tutto quel delirio e andarsi a rifugiare tra le sue braccia, invece sorrise all'altra donna, «si, sarà perfetta.»

 

Quella sera, a cena, c'era un'aria abbastanza tesa. Zayn, che la notte precedente era stato costretto a stare sul divanetto a due posti della cucina visto che la bambina non aveva dormito per niente e avevano passato la notte guardando la prima stagione di Grey's Anatomy, aveva un gran mal di testa e la schiena che gli doleva nemmeno avesse avuto ottant'anni. Niall, la cui pazienza era stata messa a dura prova dalla mano di Louis che accarezzava i capelli di Eleanor, voleva solo tornarsene nella sua stanza magari anche ubriaco, così da potersi addormentare subito. Charlie, mentre teneva in braccio Sophie per imboccarle la cena, aveva cominciato a pensare a quanto sarebbe stato bello accoccolarsi sul petto di Zayn, e quel pensiero non le piaceva per niente. Louis, invece, si limitava a tenere alta la conversazione mentre continuava a fissare il posto vuoto lasciato da Harry sperando che tornasse presto, dal momento che non si era visto per niente tutto il giorno. In tutto ciò, il cellulare prese a squillare rompendo quella falsa quiete, e LOuis si alzò per rispondere. Rispose contento perché a chiamarlo era Liam, «ehi, straniero!­»  esclamò poggiandosi alla ringhiera del portico. Faceva caldo e non gli dispiaceva, anche se solo per poco, prendere un po' d'aria.

«Ciao, come stai?»

«stressati ma bene, grazie. Voi, a casa?»

Liam fece una pausa, poi rispose, «stiamo tutti bene. Senti...» il ragazzo dall'altra parte si fermò ancora un attimo, come se volesse modulare le parole «volevo dirti che al matrimonio verremo soltanto io e Tommy. Chiamo te perché non voglio disturbare El, immagino che abbia già abbastanza da fare.» avvisò, riferendosi al figlio di tre anni che in realtà si chiamava Tommaso, ma lui chiamava con quel vezzegiativo.

«Sì, in effetti. Mi dispiace, avevo piacere a rivedere Bea dopo tanto tempo,» ammise Louis, «spero non sia successo nulla di grave.»

Liam sospirò, «no, lei... è solo che non può proprio lasciare Milano e...»

Louis rimase in silenzio. Gli bastava fare due più due per intuire il vero motivo della telefonata; in effetti, nonostante Liam lo avesse conosciuto solo all’Università, erano sempre stati in ottimi rapporti, e anche quando si erano dovuti separare per motivi più grandi di loro erano rimasti in contatto e Beatrice, la bellissima donna che Liam aveva sposato, era diventata per il ragazzo una buona amica quando si vedevano, la maggior parte delle volte in estate.

«Liam,» ricominciò allora il ragazzo con discrezione, «spero di vedere te e il bambino presto. Perché non ti prendi un paio di giorni e vieni qui già da domani o dopodomani invece di sabato?» non sapeva come fare a invitare il suo amico senza essere maleducato, così aggiunse «sicuramente al bambino farà bene un po' di aria pulita e a te un po' di tranquillità. Milano è stressante.» provò, facendo ridere il ragazzo dall'altra parte della cornetta.

«Lou, se vuoi che ti racconti qualcosa non hai che da chiedere.»

«Non voglio forzarti.»

Liam sospirò, poi disse in un sussurro, « io e Bea stiamo passando un brutto periodo.»

«Mi dispiace molto, Liam.»

«Abbiamo deciso di separarci.» aggiunse quello. Louis rimase in silenzio, non sapendo nemmeno cosa dire a quel punto, dal momento che il solito e comodo “mi dispiace” era troppo banale.

Alla fine disse, «una buona ragione per venire qui un paio di giorni prima del matrimonio. Magari stare così distanti vi farà riflettere meglio.»

«Immagino che sia così. Tommy piange, devo andare a vedere cosa è successo. Grazie Lou, ci vediamo presto.»

Quello sorrise, «vi aspettiamo allora.» e concluse la telefonata. Rimase in silenzio sul dondolo, rimuginando sulle ultime notizie apprese. Gli sembrava quasi impossibile che una coppia salda come la loro potesse andare in frantumi. E il bambino? E tutto quello che avevano condiviso in quegli anni? Per un istante collegò la storia del suo amico alla sua, ritrovandosi a sorridere come un'idiota. Alla fine non era tanto difficile che ci si innamorasse della persona sbagliata o che ci si rendesse conto di non amare davvero una certa persona. E a quel punto cosa succedeva. Charlie, uscì in quel momento sulla veranda, gli rivolse un sorriso, «EI voleva sapere se potevi raggiungerla un secondo in cucina. Credo abbia un problema con la sistemazione degli ospiti che verranno a stare qui.» gli dosse, sedendosi al dondolo e sospirando, aggiunse «io credo che rimarrò qui, invece. Si sta troppo bene.» che lo fece scuotere la testa divertito.

Il ragazzo entrò e Charlie rimase da sola, rimpiangendo per un istante di aver smesso di fumare. Fu in quel momento che Harry, il migliore amico dello sposo, salì i tre gradini del portico per entrare in casa.

«Ciao.» disse Charlie con un mezzo sorriso.

Harry si guardò intorno come un cane braccato, gli occhi rossi come se avesse dormito o pianto troppo e le labbra leggermente screpolate. Aveva passato tutto il giorno fuori, ricordò la ragazza, e sicuramente aveva fame e sete, «gli altri di là stanno cenando, se hai voglia di mangiare qualcosa.» tentò nuovamente, come con un bambino. Il ragazzo scosse velocemente la testa, e Charlie capì di aver appena commesso un errore: voleva evitare tutta la compagnia, forse Louis più di tutti, quindi aggiunse,«però se vuoi ho latte e biscotti nella casetta in fondo al viale. Sono di Zayn, ma sono sicura che non farà troppe storie.»

Harry ci pensò su un istante, poi rispose «va bene.» e le fece segno di farle strada verso la casetta. Charlie ebbe per un istante voglia di tornare indietro per avvisare tutti, soprattutto Louis che era agitatissimo, ma poi decise di non giocarsi così inutilmente quella strana intimità con il londinese e scese decisa il portico. Harry la affiancò in un istante, le mani cacciate fino in fondo nelle tasche dei pantaloni e lo sguardo basso.

- Sei stato sul belvedere al tramonto? - chiese la ragazza per tenere la conversazione alta, «quando venivo qui d'estate ci andavo tutti i giorni. È stupendo.»

«Sì, ma c'era tantissima gente. Sono sceso nella baia sono rimasto lì per quasi un'ora. Questo posto è bellissimo.» disse accennando un sorriso.

Charlie colse quel sorriso e ne fu felice, allungando il passo lungo il vialetto. Arrivarono alla casa e, una volta in cucina, cominciò a trafficare nella dispensa, «non c'eri mai stato?» chiese, mentre metteva fuori il pacco dei biscotti con le gocce di cioccolato e le tazze.

«Mai.»

La ragazza accese il gas per riscaldare il latte dispose la lauta cena sul tavolo, «allora è un bene che tu sia venuto oggi, non credi?» disse con un sorriso, per poi versare il latte nelle tazze «miele o zucchero?»

Harry abbassò lo sguardo, e Charlie dedusse di aver fatto un passo falso. Tuttavia rispose «miele, grazie.» e prese un biscotto dal pacco. Rimasero in silenzio per un po', Charlie sorseggiando il suo latte ed Harry divorando biscotti su biscotti. Notò il passeggino in un angolo «hai un figlio? » le chiese.

Charlie si stupì del fatto che avesse cominciato per primo una conversazione, ma si affrettò a rispondere «una figlia. Si chiama Sophie.»

«Sei molto giovane.»

«Le cose che succedono quando credi di essere innamorato di qualcuno tanto da accontentarlo quando ti chiede di non usare le precauzioni.» rispose con leggerezza la ragazza, prendendo a sua volta un biscotto.

Harry annuì, «e non eri innamorata di lui?»

«No. Anche se l'ho capito un secondo troppo tardi.»

Harry rimase in silenzio ancora per un po', approfittandone per finire il latte, «strano, eh, come ci si annulli completamente quando si è innamorati di qualcuno.» rifletté a voce alta, mentre si alzava per riporre entrambe le tazze nel lavello.

«Tu sei innamorato, Harry?» chiese allora Charlie, trattenendo il fiato. Era stata troppo diretta, e aveva paura di aver sbagliato tutto.

Invece Harry scoppiò a ridere, evidentemente più rilassato,«guardami: ho passato la giornata ad ammirare il lago, ho gli occhi gonfi di pianto e parlo d'amore con una persona di cui non conosco nemmeno il nome. Secondo te sono innamorato?»

La ragazza tirò un sospiro di sollievo, «hai ragione. Sono Charlie.»

«Harry.»

«Lo so. Tu e Louis siete migliori amici, giusto? Eleanor mi ha detto che vivevate insieme a Londra.»

Nuovamente il ragazzo si adombrò, e Charlie ripercorse mentalmente le ultime cose che aveva detto. Non poteva aver sbagliato nulla, no? Poi però Harry disse, «sì, fino a domenica scorsa.» e Charlie si rilassò nuovamente.

«Lui sa che sei così innamorato?»

Harry rise nuovamente, ma sarcasticamente, «secondo lui non dovrei intestardirmi per una storia che non potrà mai esistere.» disse quasi sottovoce «Ha ragione.» aggiunse poi.

«Sono parole molto dure. Purtroppo però non possiamo scegliere chi amare.»

Harry annuì, chiudendo gli occhi e riaprendosi subito dopo. Fissò Charlie con un mezzo sorriso rassegnato «sarebbe troppo semplice altrimenti, no?» chiese retoricamente col principio di una risata sulle labbra.

«E non sia mai che qualcosa sia semplice.» subito si mostrò d'accordo la ragazza. Il suo cellulare cominciò a squillare in quel momento, e il numero di Eleanor comparse sullo schermo, «scusami.» disse ad Harry, che annuì. Charlie si allontanò di un paio di passi, poi rispose «El, dimmi.»

«Non sono El. Mi dici che fine hai fatto da mezzora a questa parte?» la voce di Zayn, tanto chiara quanto irritata, riportò la ragazza alla realtà.

«Hai ragione, scusami! È successa una cosa e...» non sapeva nemmeno lei perché stesse dando spiegazioni a Zayn, ma in quel momento le sembrò quasi normale, tanto che non ci fece troppo caso.

«Dove sei?» la interruppe il ragazzo.

Charlie tornò al tavolo, «a casa nostra,» rispose spontaneamente, e non riuscì a fermare un brivido che le corse lungo la schiena.

Zayn rimase in silenzio per un po', poi si schiarì la voce «ok, io... la bambina si è addormentata, torniamo tra due minuti.»

«Va bene.»

Quando tornò al tavolo, Harry la guardò con curiosità, «sei arrossita.» notò con un mezzo sorriso.

«Non è vero.» rispose automaticamente lei, mentre le mani correvano al viso per accertarsi che le guance non fossero calde. Rimase tuttavia delusa, e la sua faccia fece ridacchiare il ragazzo, che poi si alzò e si avviò verso la porta, «a volte, però,­­» considerò con un mezzo sorriso che sicuramente faceva svenire molte ragazze «ci si innamora della persona giusta. A quel punto sta a noi non farcela scappare.» e con quell'ultima frase e un cenno con la mano uscì dalla casetta. Charlie scoppiò a ridere, riflettendo sull'assurdità di innamorarsi veramente di Zayn, che praticamente non conosceva e che sicuramente non era il tipo di ragazzo adatto a lei. Poi sgombrò il tavolo e lavò le tazze, fece sparire le briciole dei biscotti e spense la luce della cucina tranne la lampada della zona soggiorno. In camera da letto di spogliò e indossò il pantaloncino e la canotta che indossava per dormire, preparò il letto per la notte e andò in bagno a struccarsi. Quando uscì, con il viso pulito e i capelli legati in una treccia sulla spalla, trovò Zayn che spingeva la bambina, adagiata sul passeggino, e si sedeva sul bordo del letto. Era a piedi nudi e aveva slacciato un paio di bottoni in più alla camicia che stava indossando; quando vide Charlie le sorrise pigramente e si stiracchiò. La ragazza rimase quasi incantata, non riusciva a distogliere lo sguardo dai suoi movimenti e si diede della stupida per questo.

«Mi dispiace per avervi lasciati durante la cena.» mormorò la ragazza, sedendosi a gambe incrociate sul letto.

Zayn si strinse nelle spalle, «non ti preoccupare. Cos'è successo?»

«Ho parlato con Harry, l'amico di Louis.« rispose Charlie, mentre il ragazzo si alzava e prendeva dal cassetto del comodino una t-shirt grigia che usava come pigiama.

Sbottonò il resto della camicia con naturalezza e la fece scivolare dalle spalle, si stiracchiò nuovamente, «è un tipo strano.» considerò, mentre girava per la stanza per mettere via la camicia.

Charlie, che sentiva i primi segni dell'iperventilazione, deglutì e si costrinse a fingere la stessa naturalezza che mostrava lui, sedendosi meglio sul letto e imponendosi di non seguirlo con gli occhi ogni momento. Cosa abbastanza difficile, però, dal momento che lui aveva slacciato i pantaloni ed era rimasto in boxer.

«Non è strano. È simpatico.» la voce di Charlie era strozzata, tuttavia riuscì a rispondere con una normalità che impressionò lei per prima. Messi via anche i pantaloni, Zayn tornò dalla sua parte del letto e si sedette, Charlie continuò a parlare, «è innamorato, soffre molto.»

«E' esagerato,» la contraddisse il ragazzo con uno sbuffo «e melodrammatico.»

Charlie si inalberò, Harry le stava simpatico e non avrebbe certo permesso a Zayn di denigrarlo così, «ah si? E tu cosa ne sai?»

Zayn scoppiò a ridere, rischiando di svegliare la bambina, «che c'è? Credi che sia fatto di pietra?» la stuzzicò. Charlie ripensò al corpo senza imperfezioni che aveva visto pochi secondi prima ed ebbe qualche dubbio sulla risposta da dare, poi scosse la testa e rispose «no, ma non ricordo di aver mai visto una fidanzata ufficiale o tu che ti strappi i capelli per qualcuna...»

«Ognuno dimostra i propri sentimenti come gli pare.» sembrava che Zayn volesse concludere in fretta il discorso, ma Charlie cominciava ad interessarsi.

«Quindi tu... sei innamorato?»

Zayn sbuffò, «ripeto: non sono fatto di pietra.» e con queste parole cadde disteso sul letto, forse dimenticando per un istante che il suo posto per la notte era il divano della cucina.

Charlie si indispettì, «andiamo, sei sempre così silenzioso! Perché non mi dici di chi sei innamorato?»

«Charlie, ti prego, vuoi veramente parlare di questo all'una e un quarto del mattino?» borbottò il ragazzo, il cuscino che gli copriva quasi completamente la faccia.

«Assolutamente sì.»

Nuovamente il ragazzo borbottò qualcosa che venne soffocato dalla stoffa del cuscino, poi si rimise seduto «io invece no, quindi perché non ci mettiamo a dormire e recuperiamo qualche ora di sonno? Domani Eleanor ha proposto di passare la giornata al lago.» tentò di convincerla.

«Mi piace come idea... verranno anche Niall e Harry?»

«Non lo so, vedremo domani. Da quanto tempo è innamorato di tua sorella?» chiese poi lui.

«Louis intendi?»

«No, Niall.»  la contraddisse.

Charlie si mise a ridere, «oh, da... sempre, credo. Una storia tormentata la loro. E la tua con la bella ragazza del mistero?» ritornò all'attacco subito, per stuzzicarlo.

Zayn tuttavia rise, ignorandola, «perché tormentata? Mi ha detto di essere stato in Spagna, è per quello?» «Diciamo che si sono rincorsi per tutta la vita, ma lui è allergico alle storie serie e lei aveva bisogno di un ragazzo che le desse certezze. A volte l'amore non basta.»

Zayn sospirò, «immagino sia così. È la stessa cosa che è successa a te?»

«Eh no, adesso tocca a te. Rispondi tu a una mia domanda!» Charlie si sistemò meglio con le gambe incrociate e guardò il ragazzo di fronte a lei.

«Una domanda per una domanda.»

«E sia. La ragazza di cui sei innamorato vive nella nostra città?» in un primo momento voleva chiedergli direttamente di fosse, ma poi, intendo che non ne avrebbe cavato un ragno dal buco, aveva saggiamente deciso di cambiare tattica.

«Sì, la conosco da un paio d'anni.» confermò Zayn serio.

«E la conosco?»

Il ragazzo scosse la testa, «no, bimba, adesso tocca a me. Qual è il tuo piatto preferito?»

Charlie strabuzzò gli occhi, «e che c'entra?»

«Niente,» convenne Zayn «ma nessuno aveva posto una regola sull'argomento delle domande.»

«Torta di mele. Non riuscirai a distogliermi dal mio obiettivo di sapere di chi sei innamorato.» lo reguardì la ragazza con un enorme sorriso sul volto.

«Vediamo?» la sfidò Zayn allora. Charlie annuì, accettando la sfida.

 

***

  

Quando Harry entrò in casa, Eleanor e Louis stavano sparecchiando la tavola chiacchierando sottovoce, mentre Niall, comodo sul divano, faceva pigramente zapping tra i canali musicali. Tutti si congelarono per un momento ma, quando Louis ebbe la buona idea di seguirlo, Eleanor prese senza troppi complimenti Niall per un braccio e lo portò fuori, sul portico.

«Che c'è, lasci soli i piccioncini?» chiese ironicamente il ragazzo, col solo fine di beccarsi un'occhiataccia e uno “sta zitto idiota” che non fece che aumentare l'astio dell'irlandese. L'attesa silenziosa e un po' imbarazzante, però, durò troppo poco, poiché dopo solo qualche minuto cominciarono a sentirsi urla non bene identificate dall'interno della casa. Louis a quanto pareva, non era troppo contento di come il suo migliore amico stesse rispondendo all'ospitalità datagli dalle sorelle Calder; il londinese, di contro, cercava di fargli capire con molti esempi coloriti quanto gliene potesse infischiare in quel preciso momento della cordialità di Eleanor e Charlie.

Ad ogni modo, dopo più di venti minuti di grida, Niall sentì il dovere preciso e profondo di dover intervenire in qualche modo in quella situazione, «cinque sterline che Harry gli tira un pugno.» disse allora aprendo il portafogli e mettendo la banconota sul cuscino del dondolo su cui si era seduto.

Eleanor, allora, dall'alto della sua maturità di donna esperta e navigata, alzò gli occhi al cielo ed entrò in casa. Solo per uscirne un secondo dopo con il portafogli tra le mani, «Dieci che Lou lo caccia di casa.» disse tranquillamente, accendendosi una sigaretta e mettendo i soldi su quelli del ragazzo.

«Ma se finisce in rissa mi paghi la colazione, domani mattina.» accettò quello, alzando la posta. Eleanor annuì e si affacciò sul giardino.

«Non finirà in rissa,» fu la sua risposta sicura «Louis è troppo signore per prendere parte ad una rissa.»

Niall scoppiò a ridere, «El,» la affiancò poggiata al parapetto «gli ha appena suggerito un paio di interessanti posti da poter visitare, se proprio non vuole stare qui con noi a Penrith. Non so se mi spiego...»

Eleanor scoppiò a ridere, interrompendolo, «ok, forse non è signore fino a questo punto, ma se è caduto nel turpiloquio fino a questo punto un motivo ci sarà anche.»

«Probabile, ma a quanto pare sono gli unici a saperlo. Ah,» aggiunse poi Niall, mentre la porta si apriva in uno scatto e Louis compariva con le guance rosse e un'espressione parecchio arrabbiata sul viso. Harry lo seguì a due passi, continuando ad inveire senza curarsi minimamente del pubblico: «sei solo un arrogante e presuntuoso, Louis Tomlinson. E sei un bugiardo.» disse arrivandogli alle spalle, la voce più controllata.

«Non prendermi in giro, Harry.» lo rimbeccò l'altro «sto cercando di aiutarti, lo vedi?»

Harry scosse la testa, sconsolato, «dovresti prima aiutare te stesso, ma io non posso stare qui come un imbecille a sperare che tu rinsavisca.»

«Perfetto, allora.» Louis sbuffò, senza accorgersi che Eleanor e Niall si erano ritirati in un angolo del dondolo con espressione abbastanza incuriosita, «sai che ti dico? Vattene da questa casa e dimentica il mio nome e la mia faccia.»

«Va bene.» Harry annuì un paio di volte, come se si aspettasse quella risposta. O forse solo perché ricordava una conversazione dello stesso stampo troppo recente per non bruciare ancora, anche se quella volta le parti erano invertite. E sapeva già come sarebbe andata a finire. «non volevo nemmeno venirci, e lo sai bene.» borbottò. Eleanor sorrise e allungò una mano verso le venti sterline, ma Niall le schiaffeggiò il polso e riportò la sua attenzione sulla lite.

«E lasciarti con quell'idiota di Josh? Certo che te li scegli proprio bene gli amici!» il tono di Louis era esasperato, ma Harry sorrise senza gioia.

«Già,» concordò «me ne sono reso conto anche io. Sai che ti dico, però? Vai al diavolo tu, questa casa, tutte le tue belle parole e la nostra amicizia, che ne ho piene le palle di te e della tua insicurezza cronica.» e, voltando le spalle a tutti, entrò in casa per andare a riprendere il suo borsone da viaggio. Eleanor, con molto tatto, si alzò per andare ad abbracciare Louis e si mise in tasca sua vincita, estremamente soddisfatta. Niall, ingoiando lo sbuffo a quel momento di tenerezza, si alzò e tornò in casa lasciando la coppia sola.

«Ho appena fatto una cazzata, Ella.»

«Può capitare di litigare, in fondo nell'amicizia succede anche questo.»

Louis scosse la testa e si sedette sul dondolo con la testa tra le mani, «è tutto un casino, va bene? È cose se avessi perso completamente il controllo della situazione e...»

«Cosa, Louis?»

L'altro rimase in silenzio, ignorando quella domanda. Tutto rimase immobile fino a quando Harry non uscì di casa con la sacca in mano e le cuffiette dell'iPod nelle orecchie. Louis sembrava non avesse nemmeno il coraggio di guardare alla sua figura, tanto che Eleanor credette per un secondo di poter morire di curiosità. Cos'era successo? Perché, loro così amici, erano arrivati a quel punto? Come se...

«Louis, dimmi cosa c'è che non va.»

«Niente, Ella.» di nuovo il tono del suo fidanzato tornò neutro come sempre. Gli nascondeva qualcosa, e quel qualcosa aveva portato alla fine della sua amicizia con Harry. E la risposta che si dava mentalmente ai suoi interrogatici, concluse Eleanor, non le piaceva per niente.

La ragazza gli scosse un braccio, per richiamargli l'attenzione, «Louis, voglio sapere perché hai appena avuto una litigata furiosa con quello che dovrebbe essere il tuo migliore amico. Voglio, anzi pretendo, di sapere per quale motivo ha detto che sei un bugiardo. E perché ti sta dando del tempo.» attese per un paio di minuti, mentre Louis continuava a fissare il pavimento reggendosi la testa sconvolto. Eleanor cominciò ad allarmarsi. «Louis, perché non mi rispondi?»

Ma Louis non la stava più ascoltando, perché era scattato in piedi e guardava affannosamente al giardino «Ella, mi dispiace.» mormorò solo, prima di correre verso il cancelletto e sparire nella strada. Stava andando da lui, era chiaro, ma Eleanor non riusciva quasi a crederci. Cosa stava succedendo alla sua vita in quei pochissimi giorni? Quando rientrò in cucina, diversi minuti dopo, trovò tutto in ordine e Niall seduto sul divano ad aspettarla.

«E' andato via.»

Niall annuì, «ho sentito.»

«Lui non mi ama.»

«Perché dici così?»

Eleanor non rispose, andandosi semplicemente a sedere accanto a lui sul divano, «tra meno di una settimana ci sposeremo, sono incinta di suo figlio. E non ci amiamo.»

«Non lo ami? chiese Niall, avvicinandosi impercettibilmente alla ragazza.

«No. Cioè, ero convinta di sì ma in realtà... non ci sto capendo più niente, Niall.» ammise allora Eleanor, che poi, improvvisamente, scoppiò a piangere.

«Cosa posso fare adesso per te?» si arrischiò allora a chiedere il ragazzo, sotto voce.

Eleanor scosse la testa, poi si avvicinò al suo viso, «non lasciarmi sola anche tu, adesso.» lo pregò solo. Poi lo baciò, e tutto il resto perse importanza.

 

***

Avrò controllato diecimila volte, ma sono ancora completamente convinta che ci siano delle sviste grammaticali. Io non le vedo, ma se voi doveste notarle fatemelo presente e correggerò! :D

Siamo a metà della storia, più o meno, oggi è Pasqua, abbiamo tutti mangiato come se non ci fosse un domani e sto completando una Shot che... boh... alla fine non sarà nemmeno una Shot. Nel frattempo fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo perché commenti/critiche/pareri sono la parte che preferisco. E per questo contattatemi pure anche su Twitter o tramite il carinissimo bottoncino "contatta l'autore" per qualsiasi cosa, anche solo per un po' di fangirling estremo sulla mia Crush della settimana (non è vero, è la mia cotta da sempre ♥) Georgey Shelley LOL.

A presto!

   
 
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