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Autore: ServameServabote    01/04/2013    0 recensioni
Avete mai guardato la finestra?
No quando piove, quando nevica o quando c'è il sole.
Intendo quando avete avuto quella voglia di evadere.
Lontano, in qualsiasi luogo, ovunque pur di sparire da dove vi trovavate.
Allora quando se ne ha l'opportunità si fugge via, a volte si è costretti a fuggire via.
Con i propri segreti, con i propri tormenti.
Perché non importa dove sei, ciò che sei, ma quello hai dentro.
Questa è la storia di Willow e Allison, che fuggono per dimenticare e ricominciare ma il destino e la vita le ricondurrà al proprio passato, alla quale non si può sfuggire.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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(Allison)
Mi sveglio tutta irrigidita per aver dormito storta sul divano, mi alzo coi dolori e noto che Willow è già sveglia.
Probabilmente adesso se aprivo la porta c'erano anche i vicini? Willow già sveglia, prima di me.
"Buongiorno" mi dice dolcemente con il sorriso più acceso del mondo
E' bello vederla così di buono umore dopo tanto tempo e soprattutto qui, magari si sta abituando, anche se siamo ancora senza soldi.
"Buongiorno!" rispondo cercando di essere altrettanto sgargiante, ma mi sento da sola che sono spenta.
"Tutto bene..?" mi chiede, ma sa che mentirò.
"Si, credo mi sia arrivato il ciclo" corro in bagno lasciandola la.
Salgo di corsa le scale e arrivo al bagno, mi chiudo a chiave e mi guardo allo specchio.
La faccia è la stessa credo, apro lo specchietto del bagno e noto che ho la mano tremante.
Lo noto e lo detesto, lo detesto e comincio a piangere, ma senza soffermarmi troppo corro nella mia stanza, a frugare nei bagagli.
"Ci sono. Ci sono Allison, va tutto bene, ci sono."
Trovo finalmente ciò che sto cercando, prendo il contenitore di Paraxetina e ritorno in bagno, la mano continua a tremare.
"E' pronta la colazione" è Willow.
Guardo il contenitore.. non posso farlo.
"Ah, si sono bruciate.. ma hanno un bell'aspetto.. bruciate."
Non posso..
"Magari ci metto lo zucchero a velo sopra, così non si nota!"
Vuoi che ti veda così? 
"solo una" dico.
Ne prendo 3.
Aspetto cinque minuti, con il rubinetto aperto, inginocchiata, piangendo
"Allison, ma hai finito?"
"Scusa.. ho i dolori del ciclo, finisco di lavarmi e arrivo"
"Ah.. dai muoviti, sennò si.."
"Raffreddano? Bruciano?"
"Muoviti e basta"
Noto la mano che ha smesso di tremare..
Se ieri non fossi stata con Mark, probabilmente non avrei ricordato tutto, probabilmente ora non avrei dovuto prenderle, probabilmente scappare è stato inutile.
Esco dal bagno, infilo le prime cose che trovo nella mia stanza e ormai non potendo fare nulla, scendo giù
"Willow vado al lavoro, o farò tardi" ed esco senza salutarla.
Non ricordo di averla vista gridare il mio nome e chiedermi il perché di quella mia reazione, ma so che l'ha fatto. Lo so.
 
Prima che Willow potesse aprire le porte e chiamarmi avevo già messo in moto la macchina e premuto l'acceleratore per andare al lavoro, infatti arrivai al lavoro in anticipo.
"Allison?" chiese Bob sorpreso di vedermi così presto.
Lo ignoro e comincio a pulire intanto.
Mi fissa ancora per un po' senza capire la mia reazione e dopo se ne va rinunciando.
"Potrei avere un The?" 
"Si subito" rispondo senza guardare il bancone
"Non mi hai chiesto il gusto" dice
"Allora dimmelo tu"
non risponde nessuno.
"Beh, dimmelo tu"
Silenzio
"Allora?" alzo lo sguardo ma non c'era più nessuno
Forse stavo diventando matta
 
"Bob" 
"Che c'è?"
"C'era una ragazza che stava ordinando"
"Io non vedo nessuno"
"Santo cielo.." mi passo una mano tra i capelli.
"Bob vado un secondo in bagno"
"Si"
Mi sciacquo il viso, mi sento così.. Buttata, mi sto tormentando.
Sento la porta del bar, magari è la ragazza, corro ma non è lei, è Mark.
L'ultima persona che voglio vedere.
In un paesino con cinquecento pecore e dodici abitanti, già voglio starmene da sola.
"Allison"
"Mark"
Noto che Bob non lo guarda proprio più.
"Stasera, fanno una gara di Surf nell'Oceano Atlantico, vuoi venire?"
"No"
"No?"
"Sono molto stanca"
"Ok Bob, Allison esce un secondo"
"Non vado da nessuna parte" gli rispondo.
Ma lui entra da dietro il bancone e mi tira piano "Allison, non voglio farti male ma cammina " obbediente lo seguo.
Una volta fuori aspetta un po' , si passa una mano fra i capelli mentre si tiene il fianco con l'altra mano, più si gira di scatto e mi sbatte al muro scuotendomi "Allison, si può sapere cosa ti prende?!" urlando come se lo stesse chiedendo a se stesso.
"Perché non me lo dici tu, Mark?" gli grido in faccia.
Mi prende il viso tra le mani e chiudo gli occhi.
Respira Allison, respira.
"Mi dispiace per l'altra sera, ero un po' brillo..dicevo cose senza senso"
"Non hai toccato nemmeno l'acqua"
Mi guarda come chi non sa più che dire" smetti di lavorare, prendiamoci la giornata libera.."
"Non posso"
"Andiamo a vedere com'è Thomasville"
"Cosa?"
"Volevi vederla no?"
"Io non ci capisco più niente.."
Avvicina le sue labbra al mio orecchio "Non immischiamo il passato con ciò che sta accadendo ora Allison, ok?"
Fosse facile, hai cominciato tu questo casino.
"Allison mi stai ascoltando?"
Ora basta, lo scanso 
"Devo tornare a lavorare"
Mi guarda come se non capisse 
I suoi occhi..
"Allison, hai finito?" mi urla Bob
Lo guardo.
"Prenditi la giornata libera" mi dice Mark
Lo guardo un ultima volta e poi torno a lavorare
"Allora più tardi, passo a prenderti io"
Lo guardo e sto per rispondergli di no
"Ci conto!" esclama sorridendo.
Sorrideva, non ho saputo rispondere.
 
 
Il cielo è tra un arancio e un rosa, per via del tramonto.
Non avevo mai visto un tramonto così, forse semplicemente non lo avevo mai visto in un altro luogo che non fosse casa mia.
Ci sono bambini ovunque, bambini, donne, surfisti.
Gente insomma, c'è tanta gente.
E ci sono tanti padri, forse è per questo che mi si sta gelando il sangue nonostante i 23°, i miei piedi sprofondano nella sabbia tiepida, sento i granellini infilarsi tra le dita passo dopo passo.
C'è anche un venticello che accarezzava, consola ma per i surfisti oggi sembrava un giorno perfetto.
Scorgo lo sguardo in lontananza e noto un venditore di aquiloni, che però non viene molto considerato da tutta questa folla.
Sono tutti così presi dalla gara.
Tutti tranne Mark, che più che gara sembra che abbia solo voluto portarmi qui.
Ricordo che è venuto a prendermi verso le 14.20, anche se qua si dice 2.20 pm, e ha guidato per sei ore consecutive, solo per portarmi qua.
Quando mi ha detto che avrei fatto meglio a dormire ho pensato male, ma i suoi occhi dicevano il contrario.
Praticamente ha fatto un viaggio, solo per portarmi qua, non so quale strada abbia preso ma ora sono qua, sull'Oceano Atlantico.
Sulla costa dell'Oceano Atlantico, io che non ho mai visto un mare se non quando avevo quattro anni, ora sono sulla costa dell'Oceano Atlantico, con un ragazzo che potrebbe uccidermi senza farmi male.
Mi ha preso la mano.
Stiamo raggiungendo la sponda, più mi avvicino e più non mi sembra vero.
Mi sento egoista, dovrebbe vederlo anche Willow, che stamattina l'ho liquidata così, senza nessun motivo e me ne sono uscita di casa.
Dovrebbe vedere quant'è spettacolare quest' Oceano, quant'è immenso, quant'è.. lontano.
Lontano.
Io e lei appena siamo arrivate ci siamo subito rintanate in quella gigantesca casa, non abbiamo avuto modo di vedere veramente quanto abbiamo saputo spostarci oltre.
Questo mare mi terrorizza, non avevo ancora realizzato quanto sono veramente lontana da casa mia.
Da ciò che era, casa mia.
Mark si ferma, guarda oltre l'orizzonte, lo fa con tale normalità. Lo osservo. Il sole illumina il suo volto così delicato e così vero, illumina i suoi occhi che diventano di un verde acqua, illumina quel ragazzo che amava passare inosservato, amava passare silenzioso in mezzo al chiasso. E' meraviglioso.. indossa una semplice maglietta bianca, anche questa attillata che risalta la sua carnagione scura e Jeans al ginocchio. Non ce la faccio a guardarlo oltre, lui lo sa che lo sto guardando. Torno a guardare il panorama mozzafiato.
Io un posto del genere l'ho visto a mala pena nelle fotografie, una di quelle per gli sfondi del PC.
"Da piccolo venivo sempre al mare, mi alzavo anche presto se necessario per avere la spiaggia tutta per me, per guardare l'orizzonte" spezza il silenzio Mark.
"Cosa vedi?" gli chiedo
Non risponde, vede il passato, me l'ha appena detto.
Solo ora mi viene in mente Anthony, che diceva di non esser abituato 'all'andarsene'.
Nemmeno io, non l'ho mai fatto.
"E' la prima volta che viaggi?"
"Si e sai, credevo sarebbe stato bello"
"E come mai hai scelto anche tu Climax, eri in missione per pedinarmi?"
"Ho scelto un aereo a caso e ho detto, ovunque porta non importa, porta comunque lontano"
Volevo chiedergli se Anthony era d'accordo, ma so che avrei rovinato tutto.
"Anthony non era d'accordo" mi legge nella mente.
Continua senza che io dica nulla "Per lui saremo potuti rimanere a marcire in quel luogo sporco"
Il suo sguardo è nuovamente lontano.
"Lo compriamo un aquilone?" gli chiedo guardando il venditore di aquiloni.
"Vuoi un acquoline?" mi chiede come se si fosse appena reso conto di dove si trovasse
"Si.. Lo so che siamo venuti per la gara"
"Io non capisco niente di Surf" mi confessa.
"S..Stai scherzando? Ti sei fatto sei ore di guida per questa gara!"
"Mi sono fatto sei ore di guida gli aquiloni!" e comincia a correre verso il venditore ridendo
"Quello con la scimmia lo voglio io!" e corro dietro di lui
 
 
 
(Mark) 
Corro piano per non lasciarla troppo indietro, anche se corre veloce comunque.
Ecco perché nel correre mi volto diverse volte non per assicurarmi che mi stia dietro, ma per ammirarla.
Vestiva un paio di pantaloncini corti in jeans di metà stagione e una canotta lunga bianca che le si poggiava dolcemente sui fianchi.
Ma non era tanto l'abbigliamento, era il suo sguardo, più stavo con lei, più riuscivo a leggerlo, sorpreso perchè mi ci riflettevo.
Mi fermo e comincio a camminare.
Allison mi raggiunge con un'ultimo accenno di sorriso e affanno.
"Mark"
"Dimmi"
"Avevi davvero bevuto due coca-cola quel giorno?"
"Si ma tranquilla, le ho digerite" rispondo ridendo
Ride.
Sta ridendo e io mi sento morire.
Ha il sorriso contagioso di chi aveva sofferto tanto.
Era dannatamente bella, vestiva dei suoi sbagli
Arriviamo dal venditore, mi fermo "quello con la scimmia", era sorpreso anche lui
Mi giro tutto contento, proprio come un bambino e lo porgo a Allison mentre pago.
"eh.. no Mark" dice non appena mi volto.
"Cosa?" gli chiedo
Alza lo sguardo e mi guarda.
Mi fissa, come se mi vedesse per la prima volta.
Mi accorgo di sorridere, veramente ora. 
Mi accorgo di aver gli occhi aperti e lucidi.
Mi accorgo di non sentirmi il solito peso addosso.
Sorride dolcemente, come se avesse visto il paradiso.
"Non ho mai.. tenuto in mano un'aquilone"
La guardo e lei mi guarda per un po' e dopo abbassa lo sguardo non sapendo dove guardare.
Sapevo che dietro a tutta quella forza che voleva mostrare c'era solo fragilità.
Non perché non aveva mai tenuto tra le mani un aquilone, ma perché mentre lo diceva gli sembrò strano anche dirlo, anche pronunciare 'aquilone'
Codesto sconosciuto.
Teneva tra le mani l'aquilone e gli tremavano le mani.
Si è accorta che gli sto guardando le mani.
Si sente a disagio, non sa cosa dire perchè sa che se apre bocca dovrebbe spiegare e lei non vuole spiegare.
Le sorrido e la prendo per una mano, che trema, lei lo sa e probabilmente si sta maledicendo per questo.
Ma a me piace.
Piace tenerle la mano tremante, voglio provare a farla smettere.
Arriviamo in un luogo della spiaggia non molto affollato, completamente lontani dalla gara che oramai, era già cominciata.
Mi siedo, per incitarla a fare lo stesso.
Devo dirle qualcosa, questo silenzio la starà uccidendo.
"Se non riusciamo a farlo volare, inventeremo una scimmia che nuota"
"E se ne annega.."
Ero terrorizzato, ti prego Allison, non pensare al passato.
"Mi tuffo e lo salvo."
Mi guarda sorpresa dalla risposta, come se non fossi stato io a dirlo, lei non ci sarebbe mai arrivata a questa risposta.
Mi sdraio sulla sabbia, ho tutto il cielo che è sfumato tra rosa e arancione sopra di me, chiudo gli occhi e sento il vento accarezzarmi il naso.
Sento sdraiarsi anche lei.
Apro gli occhi di getto.
Mi ha stretto la mano.
Lei ha gli occhi chiusi.
Sento qualcosa dentro.
"Possiamo provare a farlo volare" mi dice.
Allison, a cosa ti stai riferendo veramente..
"Non lo so far volare, nemmeno io l'ho mai tenuto in mano un aquilone" dico per paura di andare oltre.
Rimane in silenzio, il vento ci accarezza nuovamente.
"Sai Allison"
Silenzio ancora, è segno che posso continuare
"Io credo che anche se noi provassimo a farlo volare, l'aquilone finirebbe chissà dove"
"Lo so" mi risponde tranquilla.
"Ma io credo anche che l'aquilone.." faccio una pausa "la scimmia, avrebbe sempre la sua faccia, ovunque vada.
Non importa che faccia abbia, sarà sempre una scimmia, indipendentemente da dove viene"
Silenzio.
"Poi l'aquilone.. ha un filo, se non se la sente posso sempre farlo tornare giù"
Si poggia col gomito sulla spiaggia mettendosi sul fianco rivolta verso di me, coglie un sasso e comincia a giocarci, è attratta dai colori contrastati del sasso, che sono nero e bianco.
O forse non vuole guardarmi in viso.
"E se il filo si stacca?" mi chiede
"Saprò volare per riprenderlo".
"E come se il filo è staccato?" mi chiede tra la spensieratezza e l'ironia, sempre guardando il sasso.
Mi metto sul fianco anch'io e l'abbraccio ritrovandoci a pochi centimetri di distanza tra i visi.
Non guarda più il sasso.
"Così" gli dico dolcemente.
  
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