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Autore: shotmedown    01/04/2013    2 recensioni
"Ho cercato in mille modi di fartelo capire, Pierre. Non ho mai avuto a che fare con uno più testardo di te, e, dannazione, non sono ancora riuscita a rinunciare alla tua stupida faccia. Neanche dopo quindici anni."
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pierre Bouvier
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cinque amici e un paio di chitarre.'
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Ancora non riuscivo a credere ai miei occhi e a quel che mi mostravano. Immediatamente tutti i cattivi pensieri lasciarono la loro postazione iniziale per permettere ad altri, di ben più ampio respiro, di tartassarmi la mente di domande.

Che ci faceva Christian qui?

E Serena?

Perché sono così idiota da pensare che lui mi tradisca?

Dov’è Pierre?

Forse l’ultimo quesito avrei potuto risparmiarmelo, ma mi venne naturale pensare a lui in un momento di tale confusione. Forse perché da ragazzini eravamo abituati ad esserci l’uno per l’altra in quei casi.
Mi avvicinai a Christian, confusa e disorientata; tutto meno che felice di vederlo lì.
<< Sorpresa! >> Avrebbe voluto sferrargli un pugno sul naso, altro che sorpresa. Era così arrabbiata con lui per avermi staccato il telefono in faccia, per aver ignorato le mie chiamate, per essere lì. E se non avessi ancora parlato ai miei di lui? Cos’avrebbero pensato vedendo sbucare un milionario in casa loro, chiedendo della sua fidanzata? Probabilmente gli avrebbero detto di aver sbagliato casa, o sicuramente lo avrebbero ritenuto matto. Lo trascinai con me nel salotto e lo costrinsi a sedersi, liquidando mia madre con un gesto vago.
<< Hailey! >> Mi voltai lentamente, sperando che quella che sentivo non fosse solo un’allucinazione.
<< Serena? E tu cosa ci fai qui? >> La fissai perplessa, abbandonando per un millisecondo l’idea di uccidere il mio fidanzato.
<< Ho accompagnato Christian, poi ho pensato sarebbe stata un’ottima occasione per vedere i ragazzi. >>
O il ragazzo.
La guardai ammiccante, e lei arrossì di botto, dandomi pienamente ragione. Si era presa una bella cotta per Chuck, che, a proposito, in quel momento mal tolleravo. Avrei dovuto parlarne con lei, perché certamente non si sarebbe aspettata un litigio proprio con l’essere più pacato della band. Ma dopo quello che aveva fatto ci sarebbe voluta una chiacchierata molto, troppo lunga perché potessimo chiarire e perché io potessi tornare ad essergli amica.
Mi ero fidata di lui, in quegli anni era stato un punto fermo nella mia esistenza; e ora scoprivo che mi aveva tradita così, durante il periodo adolescenziale. Lui mi aveva portato via Pierre, la persona a cui più tenevo sulla faccia della Terra. Che si stesse già allontanando di suo, era un dato di fatto, ma che Chuck ci avesse messo la mano, era tutt’altra storia. Forse non ci saremmo evitati dieci anni se lui fosse rimasto al suo posto e non fosse stato geloso di me e del mio rapporto con Pierre.
<< Ehi, ti dispiace? >> Mi ridestai da quei pensieri deprimenti e tornai ad occuparmi della mia amica.
<< Certo che no! Raggiungi tuo fratello, vi preparo un caffè. >> Non per lei, almeno.
Sentivo che qualcosa in Serena mi spingeva ad aprirmi con lei, a liberarmi del peso che mi stavo portando dietro… Ma non in quel momento. A Montreal avrebbe dovuto solo pensare a divertirsi e al traditore.
Non mi piaceva definirlo così, ma in quel momento mi pareva l’unica nomina più adatta.
Riscaldai dell’acqua e attesi raggiungesse la temperatura giusta per permettere al caffè di sciogliersi. Mi appoggiai al bancone e sospirai, stanca.
Quella corsa in auto, il tentativo di non pensare al fatto che mi sentissi tradita da Christian, i sensi di colpa per averlo fatto io, la sensazione lasciata da quel bacio con Pierre, la presenza del mio fidanzato… Era troppo in troppo poco tempo. Ciò che più mi turbava era forse il desiderio lasciato dal mio amico. Inutile negare che non avevo provato neanche con Christian le sensazioni sentite con Pierre. Non ero poi così ubriaca, quella sera, o non avrei neanche dovuto ricordare il mio nome. E invece tutto quello che era accaduto era ben impresso nella mia mente.
<< Tutto bene? >>  Serena chiuse la bussola alle sue spalle e si avvicinò, preoccupata. << Christian è andato a fare un bagno. >>
Era come se avesse capito che il problema era lui. Ma non potevo dire proprio a sua sorella di aver baciato Pierre e di aver tradito Christian, pensando, da stupida egoista qual’ero, che fosse in realtà lui l’infedele.
Dio, che casino.
<< Ho chiarito con Pierre e litigato con Chuck. >> Detto questo, si mise a sedere e ascoltò ogni singola parola, esclusi i particolari piccanti e poco idonei della sera della rimpatriata. Non giudicò. Semplicemente, sul suo volto vidi dipinta una sorta di delusione che mi fece male.
Evidentemente le era appena crollato il mito di Chuck.
<< Forse dovresti ascoltare cos’ha da dire. >> Disse, forse per risanare la sua di ferita, più che la mia. Senza dubbio, dall’esterno, Chuck appariva il personaggio più simpatico e affidabile della band. Lasciai perdere ogni tentativo di convincermi del contrario, perché qualcosa in me, in fondo, ancora voleva dargli una possibilità.
<< Lo farò. >> Decretai, versandole il caffè.
<< E per Pierre… Be’, sono felicissima per te. Tieni molto a lui, si nota. >> Sorrisi, ripensando al fatto che avevo appena riavuto il mio amico.
<< Volevi rivedere Chuck, vero? >> Chiesi, sorseggiando la bevanda, senza toglierle gli occhi di dosso. Sapeva bene di non potermi mentire, così semplicemente annuì.
<< E’ sempre lo stesso, credo. Non credo avesse motivo di mentire a te. >> Dissi, cercando di distoglierla dall’idea che il batterista fosse un bugiardo in ogni circostanza. Non spettava a me farle capire una cosa simile, anche perché non ne ero certa.
<< Lo spero… Lui sapeva del mio arrivo, gli ho chiesto di non dirti nulla. >>
<< Fa niente. Adoro le sorprese. >>
<< Forse quando hai visto me sì, ma sembrava volessi incendiare Christian. >> Commentò, ridendo. Se se n’era resa conto lei… Forse Chris aveva preferito evitare la discussione rifugiandosi nel bagno di casa. Scelta saggia, considerando il fatto che il mio istinto omicida ancora mi chiedeva di raggiungerlo e annegarlo nella vasca.
<< Fortunatamente ho già detto di noi ai miei genitori… Immagina come avrebbe reagito mio padre sapendo che la sua unica figlia se la da alla pazza gioia a Vancouver con un milionario. >>
Mi venne da ridere, al solo immaginare il volto contrito dei miei alla vista di Christian.
<< Alla pazza gioia! Ma ti conoscono?! >>
<< Ehi! >> La diedi una leggera gomitata, fintamente indignata. In fondo, aveva ragione. A parte gli appuntamenti con Christian, non uscivo molto. La mia prima sbronza in anni e anni l’avevo presa in casa, e si erano visti i risultati.  << Domattina faccio un salto in biblioteca, mi accompagni? Mi servono degli appunti per i ragazzi. >>
Assentì e si alzò, comunicandomi che avrebbe messo a posto le valige, e riposato un po’ prima del ritorno dei miei per la cena. Le augurai un buon riposo e mi diressi nell’altro bagno per rinfrescarmi le idee.
Dato che Christian ancora non accennava a farsi vivo, optai per mettere a posto le sue cose. Se proprio era lì, potevamo rimanere un po’ più del necessario.
Riposi i vestiti e la biancheria, poi passai alla valigetta di pelle che teneva per i documenti e la sollevai per posarla sulla scrivania. Purtroppo non era stata chiusa molto bene, quindi tutto il suo contenuto si riversò sul pavimento, in uno scompiglio totale. Maledissi la sua imprudenza e mi chinai per raccogliere i fogli. Mentre li riponevo, mi sorpresi nel vedere il nome di un’azienda di cui non gli avevo mai sentito parlare. Prima che potessi leggere qualcosa, la porta del bagno cigolò appena, il che mi spinse a mettere tutto a posto, alla ben’e meglio, sopra il banco. Mi voltai appena in tempo per vederlo entrare, seminudo.
<< Una cosa sola… Non girare in casa così, okay? >> Gli chiesi.
<< Va bene. >> Sorrise, indossando una maglietta.

Perché la sua tenuta casalinga deve costare quanto il mio appartamento a Vancouver?

Tra marche e marche, scendemmo di sotto, e mentre io gli tagliavo una fetta di torta, sentii il campanello suonare. Riposi tutto in un piatto e mi avvicinai alla porta, ma Christian mi precedette. Dalla mia postazione, non potevo vedere né potevo essere vista, ma la voce che udii la riconobbi subito.
<< C’è Hailey? Sono Pierre. >>
<< Christian.  >> Disse, allungando la mano.
<< Devi essere il suo ragazzo… >> Pensò, ma a parte il tono usato – quasi disprezzo – non capii altro.
<< Sì. E tu saresti…? >>  Christian sembrava lievemente infastidito per l’atteggiamento di Pierre.
<< Il suo migliore amico. >>

Oddio.

Christian mi avrebbe uccisa, o mi avrebbe lasciata seduta stante per quella confessione. Ma certamente Pierre non aiutava con le sue definizioni! Anche se faceva un certo effetto sentirgli dire quelle parole… Ero ancora combattuta, dannazione.
<< Capisco… >> Mormorò rabbioso il mio fidanzato. << Hailey! Posso chiederti una cosa? >>
Sussultai nel sentire il mio nome pronunciato in quel modo, e quando Christian mi raggiunse sotto le scale quasi temetti di poter fare una misera fine.
<< Senti, lo so, avrei dovuto parlartene. >>  Mi giustificai, torcendo nervosamente le dita e guardando altrove fuorché nella direzione dei suoi occhi.
<< Mi fa piacere tu ne abbia coscienza. >> Era davvero irato.
<< E’ che le cose tra noi si sono appena risolte, erano dieci anni che non ci parlavamo, e… Niente, mi dispiace. >> Sparai quasi tutto d’un fiato.
E’ stato imbarazzante non sapere chi fosse. E poi mi sembra geloso di te, e la cosa non mi va per niente a genio. >> Guardò in direzione della porta, dove Pierre ancora aspettava guardandosi intorno.
<< Christian, non essere paranoico. Piuttosto, avresti dovuto chiedermi cosa pensassi del tuo arrivo. >> Mi decisi finalmente a dire ciò che mi premeva tanto. << Se non avessi ancora detto ai miei di te? >>
<< Diciamo che ti ho messa un po’ alle strette. Ci ho riflettuto su, ed ho pensato che fosse strano che tu non avessi ancora parlato loro della nostra storia e quindi ho pensato che ti servisse una mano. >>
Una spiegazione più stupida non avrebbe potuto darmela, e quella consapevolezza riaccese la mia rabbia e la mia voglia di dargli un calcio laddove non batteva il sole. Mi avrebbe costretta a dire ai miei che stavamo insieme?! Non potevo crederci! Era stato troppo subdolo anche da parte sua, e soprattutto pensavo non avrebbe fatto una cosa simile a me.
Bacio. Pierre.
Sensi di colpa.
La mia coscienza preferiva accusare me anziché lui, e non potevo darle torto.
<< Quando vorrò il tuo aiuto lo chiederò, grazie. >> Balbettai, allontanandomi da lui e chiedendogli di andare in cucina.
Mi avvicinai alla porta e accolsi Pierre, con le mani nelle tasche dei pantaloni e gli occhi vaganti.
<< E’ un idiota. >> Decretò infine, costringendomi a sospirare.
<< Pierre, non ti ci mettere anche tu, d’accordo? E’ già abbastanza difficile così. >>
Vidi comparire un ghigno sul suo volto, ed ero certa che avesse colto il lato più banale della cosa.
<< E’ geloso, il belloccio? >>
<< Smettila. >> Gli intimai, incrociando le braccia al petto.
<< Perché mi è sembrato tanto sorpreso di sapermi tuo amico? >> Entrai in camera mia, senza neanche rendermene conto e presi in seria considerazione l’idea di farmi un bagno. Lavarmi il volto, prima, non era servito poi a molto. Stavo per sfilarmi la maglietta, quando mi accorsi che Pierre era ancora dietro di me.
<< Migliore amico, per citarti. E comunque non sono affari tuoi, sloggia. Ho bisogno di privacy. >>
<< Ma se ti ho già vista nuda, quante storie! >> Si lamentò, inchiodandosi al pavimento. Non poteva comportarsi così, mi avrebbe fatto ridere e avrei perso qualsiasi occasione di mandarlo via.
<< Pierre! Dannazione, eravamo giovani e con la testa piena di farfalle! >>
Lo spinsi via, e riuscii nel mio intento di smuoverlo.
<< Io sì, tu non so… >> Evitai di scoppiare in una fragorosa risata per quella confessione poco richiesta.
<< Vattene, ora. O giuro che non rispondo delle mie azioni. >>
<< Agli ordini, sottotenente!  >> Assunse una posa militaresca alla quale non potei fare a meno di sorridere. Scossi il capo e lo guardai un’ultima volta prima di chiudere definitivamente la porta.
Come avevo potuto fare a meno di Pierre tutto quel tempo?



 

SORPRESAAAAAAAAAA

 

Oggi diamo un taglio alle regole. Già. Voglio farvi un regalo, di Buona Pasquetta, e poi, essendo domani il mio – ebbene sì, purtroppo – diciannovesimo compleanno, ho deciso di festeggiare così con voi.

 

Se siete ancora vive, battete un colpo! Il prossimo capitolo sarà CRUCIALE. Succederanno tante di quelle cose che.. boh ahahah fatico a credere di averlo scritto.

 

Buona lettura, mie care!

  
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