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Autore: Cohava    01/04/2013    1 recensioni
Una foto, un'immagine. Quale storia cela? Potrebbe essere falsa, potrebbe aver catturato un gesto, uno sguardo del tutto insignificanti, casuali.
O forse no.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le serviva una sigaretta.
Era un’urgenza massima.
Una sola sigaretta, e il mondo sarebbe tornato al posto giusto. Il corpo attanagliato dal bisogno di fumare, percorse il marciapiede con lo sguardo, fermandolo su una figura. Ah! Trovato.
Era un ragazzo –un uomo- vestito di nero, con un taglio di capelli stravagante e l’aria di aver evidenziato ad arte quanto c’era di inquietante nella sua persona; una posa che tuttavia gli conferiva un certo fascino. Si appoggiava con un fianco a un orrendo muro scarabocchiato, studiandolo come se non avesse mai visto niente di più interessante in vita sua. E aveva tra le labbra una sigaretta.
Non riusciva a smettere di guardarla. La punta incandescente su cui si formava un grumo di cenere bianca, le sottili volute di fumo che sprigionava, inspira, espira, inspira… Una promessa di sollievo, di liberarsi di un po’ della frustrazione che aveva accumulato.
Il telefono ronzò nella borsa: l’ennesima chiamata di sua madre a cui non avrebbe risposto.
-Vaffanculo- Mormorò, spegnendolo definitivamente. Si diresse verso il tipo in nero.
Quando si voltò verso di lei si accorse che, pose o meno, era bello da togliere il fiato.
Era anche straniero ma, in un misto di inglese e francese, riuscì a fargli capire che voleva una sigaretta. Lui gliel’accese con un sorriso e tornò ad esaminare, con autentico interesse, i rozzi graffiti sul muro.
-Scusa- le chiese in quel bizzarro argot che avevano appena inventato –sai dirmi cosa significa quello?
Era una parolaccia come tante altre, uno sbaffo di spray già un po’ sbiadito.
-Come mai proprio quello?
-Guarda le linee.
Lei guardò
-Chi ha scritto questa cosa era agitato da un’emozione inespressa, qualcosa a cui magari neanche saprebbe dare un nome. Era uno sfogo, e in pochi segni ha intrappolato tutta l’agitazione, tutta la violenza che non poteva e non voleva reprimere.
-Se hai già capito tutto questo… Che bisogno c’è che io traduca?
Lui rise per un istante, agganciandole gli occhi con i suoi.
-Fallo lo stesso.

  
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