Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: VickyD    01/04/2013    5 recensioni
"Mammina, papino! Non ho sonno!" ... "ci raccontate una storiella?"
Episodi divertenti e imbarazzanti sulla famiglia di Katniss e Peeta ambientati dopo "Il canto della rivolta", raccontati in una notte in cui i bambini non hanno intenzione di dormire...
Buona lettura!
Genere: Comico, Parodia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questo capitolo è dedicato a Rebecca e alle gemelle, a Vale e Margi, a Silvia e Penny, e alle mie amiche C. e M.
Grazie per avermi reso una persona migliore!

I neo sposi Katniss e Peeta volevano andare a Capitol City in viaggio di nozze. Prima avevano scelto l’Azerbaijan, ma dovettero ripiegare su qualcos’altro, perché la compagnia aerea Azerbaijair era la più scarsa del mondo. Così optarono per la capitale e, con l’occasione, sarebbero andati a trovare i loro amici.

Avevano due valigie ognuno e insieme superavano il limite di peso: dovettero lasciargli il centone.
Salirono sull’aereo all’ora di pranzo e nel menu dell’Air Panem c’erano lasagne oppure pesce crudo.
“Io prendo il pesce” disse Peeta alla hostess.
“Sei sicuro? E se poi stai male? Io prendo lasagne” chiese la moglie.
“Ma dai, tesoro! Con tutti i soldi che sborsiamo il pesce dovrà essere freschissimo e di prima qualità”.

Le ultime parole famose.

Tutti quelli che mangiarono pese stettero male. Ma proprio male male. C’era una fila chilometrica per il water (chimico, perciò già di per sé disgustoso) e si respirava una puzza indescrivibile, tanto che Katniss fu tentata di aprire il finestrino, a 10000 metri d’altitudine.

Arrivati a Capitol, presero un taxi e andarono diretti all’albergo, non prima di essersi fermati in tutti i bagni pubblici della capitale.
Peeta aveva un’intossicazione seria e il viaggio era andato a farsi benedire.
“Bleeeeeah” (vomita) “Non lasciare che il mio vomito ti rovini la vacanza, tesoro. Vai a trovare Effie. Io me la caverò…” e corse in bagno.
Così dopo aver avvicinato la bacinella e le medicine al povero marito, Katniss si avviò verso casa di Effie.

Suonò alla porta e una donna spettinata, struccata e svestita le saltò in braccio, facendola cascare all’indietro in un’aiuola di ortensie fuxia.
“Tesoro!!! Come stai? E Peeta, dov’è?” urlò Effie con la sua vocetta stridula.
“Peeta è in albergo, al letto, anzi, in bagno con un’intossicazione alimentare”.
“Non dirmi che ha mangiato il pesce dell’ Air Panem?”.
“Ok, non te lo dico!”
“Ma allora cosa pretende? Ha lo stesso fornitore dell’Azerbaijair!”.
“Mannaggia, io gliel’avevo detto, ma lui…”.
“Beh, guarda il lato positivo. Lui starà a letto, mentre noi faremo shopping con la sua VISA!”.
Però a Katniss non sembrava giusto e solo dopo essersi fatta molto pregare acconsentì.

Si diede appuntamento con Effie, Venia e Octavia alla fermata dell’autobus e tornò in albergo a prendere il portafoglio del marito.
Entrata nella stanza trovò il putiferio: vomito ovunque, bicchieri rovesciati, letto siffatto, tv accesa su Jersey Shore e il povero marito addormentato nudo sul pavimento.
“Povero Peeta e povere donne delle pulizie: non invidio nessuno dei due!” sussurrò Katniss, sospirando. A quella vista fu tentata di disdire il pomeriggio di shopping con le amiche e di rimanere a fare compagnia alle cameriere, ma poi si ricordò cosa aveva detto Peeta tra un conato e l’altro: “Non lasciare che il mio vomito ti rovini la vacanza, tesoro. Vai a trovare Effie. Io me la caverò…”. Così si decise.
“Gli regalerò qualcosa di carino!” pensò. Certo, i soldi erano i suoi, ma in fondo è il pensiero che conta.

Quando arrivò al luogo dell’appuntamento, le ragazze erano già lì.
“Per arrivare in centro, dove ci sono i negozi più fescion, bisogna prendere il 344 per 5 fermate” disse Venia.
Aspettarono un quarto d’ora, poi mezz’ora. Ed erano passati 45 minuti quando il maledetto autobus arrivò. Salirono e si sedettero, non era molto affollato.
“Ma io non ho il biglietto né tantomeno la tessera. E se passassero i controllori?” chiese Katniss preoccupata.
“Stai shalla, quei trogloditi non passano mai. Scommetto che stanno tutto il giorno a giocare a Ruzzle anziché fare il loro lavoro” rispose Octavia.

Avete presente quella sensazione, quella specie di presentimento, quella vocina nella testa che si sente dopo aver fatto qualcosa di sbagliato? Quella che vi dice di girarvi perché qualcuno vi sta guardando intensamente? Fu proprio quella che sentii Katniss dopo aver detto ad alta voce di essere senza biglietto.
Si girò lentamente, sperando che fosse soltanto uno stupido disagio senza fondamento. E invece erano lì. Dritti, autoritari, macchine programmate per cercarti, trovarti e prenderti. Le ricordavano gli ibridi, durante la guerra, o i professori quando sceglievano chi interrogare.

I controllori erano dietro di loro e avevano sentito tutto. Ma proprio tutto tutto.

“Biglietti signorine!” dissero quei “trogloditi”. Ovviamente Effie, Venia e Octavia avevano le tessere, ma Katniss era fot***a.
“Hem… io… il biglietto… devo… devo AVERLO PERSO!” balbettò lei.
“Sì perso, come no. Vecchia scusa, molto poco credibile. Sono sicuro che lei è una persona creativa e potrebbe partorirne una migliore di questa” la prese in giro uno dei controllori.
“Ha ragione! Il suo ca**o di biglietto l’ho timbrato, ma è arrivato un tizio che cercava di attaccare bottone con una tizia figa e aveva bisogno di un pezzetto si carta per appuntarsi il suo numero. Io avevo in mano e, sentendomi in vena di favori, gliel’ho dato. Va meglio?”
“Un po’, ma ora deve venire con noi alla polizia” rispose minaccioso il collega.
“SENTI BELLO, TU NON SAI CHI SOLO IO!” esclamò mentre la prendevano per le braccia e la portavano nella volante. “SONO KATNISS EVERDEEN, LA GHIANDAIA IMITATRICE! SE POSTESSI PRENDERE LA MIA SFERA POKE’, SCATENEREI SU DI VOI TUTTA LA FURIA DEI MIEI AMICI VINCITORI!” e continuò a blaterare per diverso tempo.

La sbatterono in un’angustissima cella maleodorante con disegni ambigui sulle pareti.
“Hai diritto a una telefonata” grugnì un poliziotto, lanciandole quasi il telefono in testa.
Chi poteva chiamare Katniss se non il suo dolce e malaticcio neosposo?
Peeta rispose con un fil di voce, pensano che fosse un’altra inutile telefonata dei tizi di Vodafone, ma quando venne a sapere che la moglie era stata arrestata, fu come se il letto avesse avuto un materasso eiettabile: saltò giù e si precipitò in strada.
Lei se lo immaginava come un principe che veniva a salvarla: cavallo bianco, capelli al vento, piccoli animaletti del bosco scassamaroni che zampettavano intorno…
Invece arrivò in pigiama, sudato, con i capelli appiccicati sulla faccia: più che Ivanhoe il valoroso cavaliere, sembrava Ulisse di ritorno dalla guerra, la guerra contro l’intossicazione alimentare!

Si mise subito a parlare con uno dei poliziotti a guardia della cella di Katniss, che era così scrausa che neanche si chiudeva bene.
La ragazza sarebbe stata processata in tribunale con l’accusa di mancata obliterazione del biglietto.
“E se pagassi la cauzione?” chiese Peeta. Per liberarla servivano 30.890€, discreta somma di cui il fornaio non disponeva.
“E va bene str***etti, mettetemi pure al banco degli imputati, ma senza il mio avvocato io non faccio niente!” esclamò Kat.
L’avvocato, che poi era Enobaria, era in ferie, in vacanza alle Maldive e solo dopo essersi fatta molto pregare acconsentì a difenderla nel processo.

La settimana seguente, erano tutti in tribunale. Katniss era seduta davanti, E Peeta (sotto antibiotici) tra il pubblico, insieme a Effie e le altre, che erano in lacrime come se stesse per essere giustiziata pubblicamente.
Quando entrò il giudice, Enobaria non era ancora arrivata.
“Aveva un appuntamento dal dentista, sarà qui a minuti” disse l’imputata.
Aspettarono un quarto d’ora, poi mezz’ora. Ed erano passati 45 minuti quando finalmente la porta si aprì e una donna con un sorriso alla Dracula avanzò verso la sua cliente.
Dopo ore di estenuanti trattative, Enobaria vinse la causa e portò tutti a casa.
“Riceverete la mia parcella!”disse.
Tornati nel distretto 12, la trovarono nella cassetta della posta. Dovettero sborsare all’amica la bellezza di 30.889,99€.
“Ma allora tanto valeva pagare la cauzione, no?”


“Poveri mammina e papino!”
“Già, che cacata di luna di miele che avete passato!” commentano Finnick e Rue.
“Avete ragione figlioli. Sapete cosa dovremmo fare? Un bel viaggio tutti insieme per rimediare!” propone Peeta.
“Sarebbe molto bello, papà” risponde la bambina, pensando, in realtà, che non avrebbe sopportato una vacanza con la famiglia di allocchi che si ritrova. “Solo una cosa: non ho capito come accidenti ha fatto zia Enoby a vincere la causa. Dicono che come avvocato difensore fa schifo!”
“Beh” dice Katniss. “Lei ha vinto con… hem… le… LE SUE SPICCATE DOTI ORATORIE!”.
Non avrebbero detto ai figli che Enobaria aveva minacciato il giudice di squarciargli la gola con i canini che si era fatta arrotare poco prima.
Rimangono in silenzio per un po’, guardando il fuoco che crepita nel camino.
Dopo qualche minuto Peeta dice: “Ora perché non ci raccontate voi una storia? Avete qualcosa da condividere con i vostri vecchi?”.
“Ci sarebbe una storia divertente… Te la ricordi Finn?”
“Quando lo zietto Gale e la zietta Johanna ci hanno fatto da babysitter?”
“Ah, la sera del nostro anniversario! Gale e Johanna ci hanno detto che eravate stati molto discoli!”
“Che bugiardoni! Ecco come andò veramente..”
 
 
 
Angolo dell’autrice:
Pensavate che ci si poteva facilmente liberare di VickyD? Ebbene, vi sbagliavate! A parte gli schezi, mi dispiace molto di aver tardato così tanto ad aggiornare. Ma sono successe molte cose durante questi mesi, compreso il “blocco dello scrittore”: avevo le idee a 0! Questo capitolo orribile ne è la prova. Ma prometto solennemente che il prossimo non si farà tanto aspettare.
Comunque, veniamo a noi. Ovviamente la fortuna non è a favore di Katniss e Peeta neanche stavolta.
Per la scena dell’aereo mi sono ispirata al film “L’aereo più pazzo del mondo”, dove tutti stanno male dopo aver mangiato pesce. Tra l’altro, fa un sacco ridere. Se vi capita, guardatelo!
Poi ho immaginato che Capitol dopo le rivolte cambiò, e diventò una città normale, con autobus in ritardo, compagnie aeree frega soldi e poliziotti impertinenti. Ovviamente però, conservò alcune stranezze, come la prigione se non si timbra il biglietto dell’autobus.
Passatemi i termini giuridici, per favore! Per quanto mi sia potuta documentare su processi e avvocati, non so se sia tutto giusto.
Spero che continuiate a leggere la mia fic, anche dopo questa assenza. Ringrazio tutte quelle che recensirono, recensiscono e recensiranno.
Vi mando un bacio!
Vicky
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: VickyD