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Autore: JustAWallflower    01/04/2013    6 recensioni
Ci guardiamo senza trovare il coraggio di parlare.
E’ il gioco del silenzio.
Una sola parola e tutto andrà a farsi fottere.
Rimaniamo lì impalati, uno di fronte all’altro.
Io non oso aprir bocca, perché so che inizierei ad urlare.
E’ Niall a cedere per primo.
-Dio mio Hope, che cazzo hai fatto?- mi chiede.
E’ scioccato, ha la bocca spalancata e nei suoi occhi color tempesta vedo una fievole luce di emozione, forse la prima da quasi due anni.
Ma davvero non se n’è accorto per tutto questo tempo?
Davvero non ha notato che stavo crollando pezzo per pezzo?
Davvero non è riuscito a captare i segnali che il mio stesso corpo mandava ogni singolo giorno?
No, non ci credo. Lui mi conosce troppo bene.
E questo mi fa arrabbiare ancora di più.
Abbasso la manica fin quasi alla punta delle dita, come se così facendo io possa cancellare quei tre segni sul mio braccio.
Trapasso i suoi occhi con i miei.
-Credo che la domanda giusta sia: che cazzo mi hai fatto tu.-
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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9. Now I’m afraid to lose you again.

 


26.
 
Scendo dal pullman con la faccia scontrosa, seguendo i miei compagni verso il grande edificio di mattoni che è la nostra scuola.
Oggi sono tutti stranamente contenti. E so bene per quale motivo.
E’ il 14 febbraio.
In questo giorno, il mondo si colora di rosa e tutto è stupendo-meraviglioso-perfetto perché l’aria è così tersa di gioia che ci si può anche affogare, inebriati dal dolce profumo dell’amore.
Eh già, San Valentino.
Per me ha un altro nome:La Data Maledetta.
Oppure: Il Giorno del Giudizio, se preferite.
Odio San Valentino.
Chiunque la odierebbe, se, da single, sei costretto a rimanere rinchiuso in una scuola piena di coppiette super felici che camminano mano nella mano per il corridoio scambiandosi effusioni, come se questa festa dia loro il diritto di manifestarlo davanti a tutti.
Odio che i negozi si riempiano di cuoricini e nastrini rossi per abbindolare gli innamorati, i quali ovviamente non perdono tempo nel dimostrare il loro reciproco e sconfinato amore con cioccolatini, gioielli da quattro soldi, ma soprattutto fiori.
Si, fiori.
Fiori ovunque.
Ad ogni San Valentino, tutte le scuole si trasformano in orti botanici abbelliti esclusivamente di gigli, margherite o le immancabili rose rosse.
Anche se l’anno scorso, un ragazzo, che aveva appena saputo che la sua tipa l’aveva tradito con il suo migliore amico, aveva inviato alla sua ex un mazzo di crisantemi; lei ha ricambiato il suo regalo rigandogli la moto: un danno da circa cento sterline.
Questo sì che è amore.
 
Mi arrampico per le scale come se fosse una montagna, tanto sono pesanti i miei piedi.
Oltrepasso lentamente la soglia e quasi mi sembra di vedere la citazione “Abbandonate ogni speranza voi ch’intrate”, scritta a caratteri cubitali su uno striscione all’ingresso.
Apro l’armadietto con uno strattone, quasi mi avesse fatto un grave torto personale, dopodiché prendo il libro di inglese e di storia.
Nessun biglietto di un ammiratore segreto, ovviamente.
Il cellulare mi avvisa di un messaggio in arrivo. Lo apro:
 
Hope, sai per caso che giorno è oggi?
Massì, è il tuo compleanno!!!:D
Tanti auguri tesoro, ci vediamo sta sera
Cassie :*
 
p.s. scusa se non sono venuta a scuola a darteli di persona, ma oggi proprio non ce la faccio. Tu sai perché…
 
Sorrido, contenta che almeno una persona (ad esclusione della mia famiglia) si sia ricordata del mio compleanno.
Già, da oggi ho ufficialmente sedici anni.
Hiphipurrà!
La mia felicità in questo momento è paragonabile a quella che provo prima di andare ad un appuntamento dal dentista .
Sorpasso un ragazzo e una ragazza, praticamente spalmati sulla parete, che ci stanno dando dentro. Lei stringe tra le mani un mazzo di rose (ma non mi dire) con un biglietto pieno di glitter.
-Ti amo.- dice lei.
-Anche io, piccola.- dice lui.
E’ chiaro ormai: è questo il motivo per cui sono così intrattabile oggi.
 
 
27.
 
 Sopravvivo alle tre ore che anticipano la pausa quasi per miracolo. Dover affrontare questa giornata senza Cassie a supportarmi è davvero dura.
Di norma, avremmo passato la mattinata a prenderci gioco delle coppie, ipotizzando quanto ancora sarebbero durate, invece oggi io sono qui, da sola, mentre Cassie è a casa sotto le coperte a piangere per David.
Già, si sono lasciati.
Correggo: David l’ha lasciata. Non voleva una relazione seria, ha detto.
Cassie ne è rimasta distrutta, perché credeva che lui fosse quello giusto, ma ovviamente per David era tutto un gioco, senza impegni.
Ha pianto per ore, e non importavano le mie parole su quanto lei stesse perdendo tempo a disperarsi per un tipo come lui; volevo dirle che sapevo che
sarebbe andata a finire così, perché è l’unica cosa che David sa fare: far soffrire. Perché da lui non ci si può aspettare altro.
Mentre la abbracciavo, una sorta di soddisfazione si è impadronita di me, perché mi sono resa conto che il mio intuito non mi aveva tradito e avevo avuto ragione.
David O’Brien non era riuscito a portarmi via anche Cassie.
Subito dopo mi sono pentita di questo pensiero terribilmente egoista: quella che per me rappresentava una piccola vittoria, stava facendo soffrire la mia amica e,
allora, forse sarebbe stato meglio avere torto.
 
 
28.
 
La campanella che segna la fine della ricreazione trilla forte e chiara: è il momento di entrare di nuovo nelle celle.
Mi sto affrettando a raggiungere l’aula insieme agli altri, quando una mano mi afferra la spalla.
-Hey, Hope.-
Un Niall Horan sorridente e bellissimo è proprio qui, davanti a me.
Resto un attimo imbambolata, prima di rendermi conto che:
a)     Mi sta parlando, fatto molto strano;
b)      Mi sta parlando qui, a scuola, in un luogo pubblico, fatto ancora più strano;
c)      Mi sta sorridendo e non mostra alcun atteggiamento restio o indifferente nei miei confronti;
d)     Non ci parliamo dalla notte di Capodanno, ma dal suo tono di voce sembra che non ci vediamo da soli cinque minuti;
e)     Mi sta sorridendo!
-Ciao Niall.- mi affretto a dire, prima di fare la figura dell’idiota. Poi mi guardo intorno: non c’è più nessuno in corridoio.
Lui pare notare la stessa cosa, perché mi prende per una mano (iiih!) e mi trascina nel bagno dei ragazzi, proprio alla mia destra.
-Per quanto tu possa trovare eccitante questa cosa, devo ricordarti che se mi trovano qui dentro con te ci sospendono per minimo due giorni.- dico.
Oh mio Dio, ditemi che non l’ho detto davvero.
Niall solleva un sopracciglio, divertito, prima di mettersi a ridere.
-Ssssh, ci vuoi far scoprire?!- Lo allontano dalla porta. Se ci scoprono siamo davvero fregati. –Allora, perché mi hai portato qui?- continuo.
Lui smette di sghignazzare e mi guarda. –Beh, volevo darti gli auguri. Sedici anni non si compiono ogni giorno, o sbaglio?-
Un misto tra eccitazione e delusione inizia a farsi strada tra i canali della mia mente: forse non è una dichiarazione amorosa organizzata in onore della festa degli innamorati, ma, già il fatto che lui è qui, a darmi gli auguri per il mio compleanno, è un enorme passo avanti.
Tuttavia non riesco a capire perché…solo adesso.
La mia felicità viene subito oscurata, come succede al sole in una giornata nuvolosa.
Spero che non inizi a piovere.
-Grazie, ma potevi anche non trascinarmi qui per dirmelo. Adesso farò ritardo per il test di letteratura.- rispondo.
Niall non replica nulla, quindi io faccio per andarmene. Mi si piazza davanti.
-Andiamocene via.- dice, tutto d’uno fiato.
Lo guardo senza capire. –Che?- Forse ho sentito male.
Adesso mi guarda, convinto. –Si dai, oggi non vale proprio la pena rimanere qui dentro. Facciamo sega!-
Cerco di mascherare un sorriso. –In questa situazione, potevi utilizzare un termine più adeguato, non trovi?-
-Guarda che sono serio, comunque bella battuta.-
-Non lo so, se ci scoprono…-
-Non succederà, tranquilla. Non è la prima volta che salto la scuola.- Mi sorride, di nuovo.
Mi sorride, e io non riesco a resistergli.
Qualcosa mi dice di non farlo, qualcos’altro mi dice di buttarmi a capofitto.
Una voce sussurra che finirò di nuovo sola, con il cuore rotto, un’altra, più convinta, replica che forse questa è la volta buona per riavvicinarmi a lui.
Cuore e ragione, fiducia e scetticismo, coraggio e paura, si danno battaglia a colpi di sentenze.
-Va bene, andiamo.- dico infine, rispondendo al suo sorriso.
Non so chi dei due avrà ragione, ma, per adesso, mi affido all’istinto.
 
 
 
29.
 
 Raggiungiamo il parcheggio passando per l’uscita sul retro della palestra e, grazie a chissà quale miracolo, non troviamo nessuno.
Ci fermiamo davanti ad un’auto nera, un po’ sgangherata e non esattamente nuova- credo che abbia almeno dieci anni-, ma credo che sia funzionale.
Non appena prendo posto al sedile del passeggero, Niall parte a razzo.
-Allora, dove vuoi andare?- chiedo.
Lui mi lancia un breve sguardo, prima di tornare a concentrarsi sulla strada. –E’ una sorpresa. Sono sicuro che ti piacerà.-
Accendo la radio e mi abbandono sul poggiatesta, fissando gli ultimi resti di neve sporca abbandonati ai lati della strada. Solo in questo momento mi viene in mente una cosa di fondamentale importanza.
-Niall…- dico, cauta.
-Si?-
Faccio una pausa ad effetto, dopodiché mi rimetto dritta. -Come puoi guidare un’auto se non hai diciotto anni?!- esclamo. Come ho fatto a non rendermene conto prima?!
Lui fa una faccia colpevole. –Ecco, infattitecnicamente non potrei e, tra l’altro, la macchina non è neanche mia, me l’ha prestata un mio amico, ma mio padre mi ha dato lezioni e sono abbastanza bravo, quindi non c’è pericolo di incidenti.-
-Oh certo, logica intoccabile. Prova a spiegarlo alla polizia, quando ci fermeranno.-
-Se ci fermeranno, mia cara Hope.- e per enfatizzare le sue parole, manda ancora più giù il pedale dell’acceleratore.
 
Le strade della città vengono in poco tempo sostituite da stradine strette e piene di curve, affiancate da alberi spogli e foglie morte, seppellite sotto la neve ai loro piedi.
Niall imbocca la strada per il sentiero, prima di fermarsi.
-Non possiamo andare avanti con l’auto, c’è troppa neve.- dice, quindi scendiamo per proseguire con l’aiuto delle nostre gambe.
E’ da dieci minuti circa che stiamo camminando e ogni passo avanti che faccio mi dice che io quel posto lo conosco già, che ci sono già stata prima d’ora.
Ed ecco l’illuminazione.
-Stiamo andando alla casa sul lago?- chiedo, stupefatta.
Niall mi sorride. –Indovinato. Mio padre l’ha fatta ricostruire da poco.-
La casa sul lago. Mio Dio, sono anni che non ci metto piede. Da quando è morto il nonno di Niall, sei anni fa, per l’esattezza.
Era una casetta davvero piccola e isolata dal resto del mondo e proprio per questo ci piaceva così tanto. Ogni estate andavamo lì a pescare con suo nonno, oppure a farci raccontare qualche storia della sua gioventù. Ogni pomeriggio facevamo merenda con i biscotti al cioccolato appena fatti e, se restavamo per cena, il signor Horan senior ci preparava squisite cene con il ricavato della pesca giornaliera.
Continuo a ricordare quei momenti così spensierati ma allo stesso tempo così lontani e, in un batter d’occhio, eccoci arrivati.
Non è molto diversa da come ricordavo: la struttura completamente in legno, il tetto rosso che richiama la porta dello stesso colore e la recinzione completamente riverniciata e messa a nuovo. In realtà, tutto adesso è più nuovo e brillante, ma l’atmosfera fiabesca è ancora quella di quando avevo dieci anni e immaginavo che fosse la casa della nonna di Cappuccetto Rosso.
Entro dentro e rimango stupefatta nel trovare un arredamento sobrio e moderno, ma prevalentemente essenziale: quando qui viveva il nonno di Niall, ogni stanza era immersa in un disordine perenne, tra canne da pesca, contenitori con le esche e giornali vecchi di almeno una settimana.
Appendiamo i cappotti e le sciarpe all’appendiabiti. Fa un tantino freddo qui.
-Io accendo il fuoco, tu scegli un film, se ti va. Sono sul mobile vicino la tv.- mi dice Niall, andando verso il camino.
-Va bene, ti farò patire il film più romantico, dolce, smielato e ammorbante che possiedi.- prometto, andando verso la fila di dvd posti ordinatamente su una mensola.
Mentre perlustro con lo sguardo i film a disposizione, non posso far a meno di pensare al fatto che me ne starò qui, seduta sul divano con Niall, il giorno più romantico dell’anno.
Eppure, c’è sempre quel pensiero che mi perseguita dal preciso momento in cui l’ho visto, questa mattina.
Il pensiero che anche questa volta mi farà stare male.
Come due anni fa.
 
Il mio sguardo si posò per l’ennesima volta sulle lancette del mio orologio.
Le nove e quarantasei minuti.
Era tardi, faceva freddo, così freddo che anche respirare mi provocava una fitta di dolore allo stomaco, ed io ero seduta sul marciapiede davanti casa
a congelare in un giubbotto blu notte.

Mia madre uscì fuori sulla veranda. –Hope, vieni dentro dai…-
-No.- dissi, cocciuta. –Voglio aspettare Niall qui fuori.-
-Puoi aspettarlo anche dentro.- ribattè lei, rispondendomi a tono.
Davanti al mio silenzio, sentenziò: -Se tra cinque minuti non arriva, ti costringo a rientrare. E se prendi una bronchite, ti porto a scuola di peso.-
Detto questo, si chiuse la porta alle spalle.

Rimasi dov’ero, risoluta a non smuovermi da lì, neanche fosse arrivata una bufera.
Il buonsenso mi diceva di entrare in casa al caldo, ma io mi opponevo, stringendo saldamente le gambe e strofinandomi le mani.
Era il giorno del mio quattordicesimo compleanno e io aspettavo Niall, che non si era fatto sentire per tutto il giorno e non si era presentato neanche alla mia festa, ormai terminata da quasi un’ora.
Fatto decisamente singolare, visto che lui non si era mai perso neanche un evento che mi riguardasse, figuriamoci se ci andava di mezzo del cibo gratis.
Dei passi dietro di me mi spinsero a voltarmi. Niall stava percorrendo il vialetto, verso casa sua.
-Niall!- lo chiamai ad alta voce, alzando un braccio per farmi notare.
Lui si voltò immediatamente verso di me, chissà se mi aveva già vista…chissà se aveva voluto semplicemente ignorarmi. Mi avvicinai a lui.
-Non sei venuto, oggi.- gli feci notare, con nota polemica.
Lui si mise sulla difensiva. –Avevo degli impegni.-
-Con chi, con David? Sei sempre con lui, almeno questa sera potevi trovare un po’ di tempo per stare con me. Grazie anche per gli auguri, non ce n’era bisogno, sai.- aggiunsi poi, palesemente sarcastica.
Adesso aveva l’aria colpevole. –Io…- si interruppe.
Un rumore di ruote lo fecero voltare, per prestare attenzione a qualcuno che stava passando di lì.
Tre sagome sulle biciclette avanzavano verso di noi, schiamazzando e insultandosi a vicenda in modo volgare.
Si fermarono vicino al marciapiede, con pochi metri di ghiaia a separarci.
Riconobbi la voce inconfondibile di David. –Hey, Nialler, hai dimenticato il casco!- urlò, lanciandoglielo.
Niall lo prese al volo. –Grazie, Dav.- Voleva fare l’indifferente, ma io lo conoscevo abbastanza per capire che era nervoso.
-Ci becchiamo domani, N. E smettila di perdere tempo con quella.- disse David, riferendosi a me. I due tipi alla sua destra e alla sua sinistra sghignazzarono.
Vidi lo sguardo di Niall, illuminato dalla luce della veranda, farsi più duro e allontanarsi dal mio.
-Certo, le stavo giusto dicendo che questa sera avevo di meglio da fare che andare alla sua stupida e noiosa festa da poppanti.- disse.
David si unì alle risate dei suoi amici.
Io guardai Niall, sconvolta. –Niall, che…-
Lui sbuffò. –Smettila di rompere, Hope. Quando la finirai di starmi sempre col fiato sul collo? Non siamo fidanzati sai, e meno male…-
Mentre sentivo le risate di scherno rimbombarmi nella testa, cercavo di impedire alle lacrime di assalirmi gli occhi.
-Non puoi averlo detto sul serio, stai fingendo.- sussurrai, in modo che mi sentisse solo lui.
-Non sono mai stato più onesto di oggi.- Mi si avvicinò ad un centimetro dal volto. -Smettila. Di. Assillarmi. Sei sfiancante, non ti sopporto più.- disse, scandendo con cura le parole, come se parlasse con una ritardata.
Iniziai a sbattere violentemente le palpebre, per spazzare via l’acqua che mi annebbiava la vista. Senza dire una parola, feci dietro-front e me ne andai a casa, lasciando così per l’ultima volta il mio oramai ex migliore amico.
Mentre salivo le scale di casa, dritta in camera, mia madre urlò dal salotto: -Allora, Niall?-
Ingoiai l’urlo che si faceva strada nella gola. –Tutto okay, oggi non poteva venire. Ci siamo salutati e basta.- Forse per l’ultima volta, avrei voluto aggiungere.
Quando mi lasciai cadere di peso sul letto, mi abbandonai al pianto più silenzioso, più lungo e più devastante della mia vita.
Sentivo crescere sempre di più un dolore al petto che mi impediva di respirare. Ero stata ferita e umiliata, ma non era quella la cosa peggiore.
Il peggio era che avevo perso Niall.
Ed era stato lui ad andare via.
 
 
30.
   
Sono decisamente nervosa.
Non siamo rimasti soli dal Capodanno, e non si può dire che quella sera sia stata idillica, anzi, è stata una delle peggiori in assoluto.
Niall ricorda ancora quello che ha detto, prima di addormentarsi? Mi ha invitato qui per,in un certo senso, sdebitarsi dell’ aiuto che gli ho dato nonostante il comportamento da stronzo che ha tenuto per tutta la festa?
Ricordo ancora le sue parole: Non cambiare mai. Sei bellissima. Lo pensa davvero?
So già la risposta. No, certo che no.
All’inizio, mi sono permessa di illudermi che magari Niall provasse qualcosa per me, o che, almeno, gli importi ancora di me, ma ovviamente la realtà è ben diversa.
Quelle erano parole senza senso, parole da ubriaco.
Ma adesso che siamo di nuovo soli, che cosa succederà? Ho lo stomaco sottosopra.
Sto letteralmente fremendo quando il suddetto ragazzo, finito di armeggiare con il fuoco, mi si avvicina furtivo.
-Scelto?- mi chiede, la voce bassa e tranquilla. Anche se ci separano vari centimetri, riesco ad avvertire la sua presenza come fuoco vivo dietro di me.
Rimango un attimo stordita, dopodiché afferro una custodia a caso e gliela mostro.
-V per vendetta?- chiede, scettico. –Quando hai detto romantico, dolce e smielato pensavo a qualcosa tipo Titanic oRomeo e Giulietta. Ma non mi lamento, anzi, ottima scelta…- accende il lettore e mette dentro il cd, quindi lo fa partire.
Ci sediamo placidamente sul divano. Il film inizia.
Involontariamente, do uno sguardo furtivo a Niall.
Mi sta guardando.
Sposto di nuovo lo sguardo sullo schermo, fingendo di non averlo notato.
Ma non riesco a restare in silenzio, quindi dico: -Ci credi se ti dico che non ho mai visto questo film?- questa volta ho una scusa per voltarmi verso di lui.
Niall spalanca gli occhi, sorpreso. –Davvero? Lo danno spesso in tv…è fantastico, te l’assicuro.- Si sistema meglio sul posto e mi si avvicina, sfiorando la sua spalla con la mia.
Il mio povero cuore sta pompando sangue troppo velocemente, sento il ritmo accelerato martellarmi il petto. Come fa Niall a non sentirlo?
Il film si trascina avanti, tra commenti e osservazioni, anche se ogni tanto perdo il filo della trama. E’ difficile stare attenti, se hai Niall Horan aneanche due centimetri di distanza.
Per fortuna, ad un certo punto decide di andare verso i fornelli –proprio dietro il divano- per preparare delle cioccolate calde, così io posso rilassarmi un attimo e concentrarmi su quel che lo schermo mi sta mostrando.
-Oh mio Dio, le ha rasato a zero la testa!- esclamo, inorridita, vedendo Natalie Portman piangere disperata, mentre i suoi meravigliosi capelli cadono a terra.
Inizio davvero ad indignarmi dopo altri angoscianti minuti di visione.
-Non ci credo, era V che la teneva lì dentro! Che bastardo!-
-Ma no, voleva essere sicuro che lei fosse un tipo leale.- replica Niall.
-E serviva raparla a zero, rinchiuderla in una cella, farla quasi impazzire e poi rincuorarla con una storia scritta sulla carta igienica?!- Ok, la mia indignazione era motivata soprattutto dalla questione dei capelli.
-Però pensaci.- mi dice Niall, dietro di me, porgendomi una tazza con sopra disegnato un’orsa con un tutù rosa. –L’esperienza che ha vissuto l’ha resa più forte, l’ha resa migliore.- Sta cercando di farmi ragionare.
Io scuoto la testa, non mollo la mia opinione. –Ma i suoi capelli, erano così belli…- faccio finta di piagnucolare.
Lui ride, sinceramente divertito. –Stai banalizzando il gesto che racchiude l’intera trama del film a semplice vanità femminile!- commenta lui, fingendosi indignato.
-Dico solo che è stato crudele. Fare una cosa del genere ad una donna è come portarle via un figlio.- alzo le spalle, come se la mia logica non faccia una piega.
Continuiamo a guardare il film sorseggiando cioccolata. Quando è ormai quasi finito, mi rendo conto di quello che sto facendo.
Sto bevendo della cioccolata calda!
Sono mesi che non toccavo roba così deliziosa…e così calorica. Molto probabilmente prenderò come minimo due chili per essermi concessa questo piccolo attimo di tregua.
Il pensiero mi fa subito staccare le labbra dalla tazza, inorridita.
Sto ancora pensando alle calorie che può contenere questa bevanda, quando vedo scorrere i titoli di coda davanti ai miei occhi.
Come, già finito? Non ho visto il finale, dannazione!
-Bello, vero?- mi chiede Niall.
-Si, fantastico, davvero.- commento io sinceramente, per quel poco che ho visto…
Lui spegne la tv, mi prende la cioccolata ormai fredda dalle mani e la posa sul tavolino alla sua destra, quindi si volta di nuovo verso di me.
Mi guarda, sento i suoi occhi azzurri mandare bagliori accecanti nei miei. E’ una sensazione che non riesco a spiegare, mi sento un blocco di marmo.
-Senti, è più di un mese che voglio dirtelo, non ce la faccio più…- inizia, grattandosi nervosamente il palmo della mano.
Io non dico niente, perciò lui prende un bel respiro prima di riprendere.
Parla tutto d’un fiato. –Ti ricordi quella sera, a casa tua? Mi hai detto che sono stato troppo vigliacco, perché pretendevo che tutto ritornasse come prima, senza però darti una spiegazione. Ed è vero, io avevo paura. Una paura fottuta. Bene, adesso ti dirò tutto quanto.- Fa un sorriso nervoso, un po’ impacciato. Mi sembra quasi di vedere il vecchio Niall.
-Quando ho iniziato a frequentare la cerchia di David, mi sentivo la persona più felice al mondo. Ero la persona più felice al mondo. Mi sentivo vivo, perché ero riuscito a farmi notare da loro e mi accettavano. Non ero più una vittima, ero uno di loro.- i suoi occhi brillano, persi nei ricordi. –Ero felice, perché sapevo che non sarei più tornato a casa coperto di lividi, però…- rimane lì, in silenzio.
Termino io al suo posto. –Però David non accettava il fatto che tu fossi mio amico, me l’hai già detto.- dico, senza cercare di nascondere l’amarezza che mi riempie la bocca.
-Non faceva altro che prendermi in giro, temevo che riprendesse a picchiarmi. Poi ad un certo punto non faceva altro che dirmi di lasciarti stare, che tu mi stavi sempre dietro come un cagnolino e…- la sua voce si fa così bassa che faccio fatica a comprenderlo, nonostante la vicinanza -Diceva che se non la smettevi, prima o poi ti avrebbe dato una lezione.-
Io mi sono fatta di ghiaccio. Forse sto tremando, non lo so, so solo che sento troppo freddo per essere davvero in una stanza riscaldata da un camino.
Non parlo, non ci riesco.
Non guardo Niall in faccia, non ci riesco.
Non reagisco, non ci riesco.
-Non sapevo cosa fare, Hope. Non ce la facevo più a sentire quei discorsi e…avevo paura ad andarmene. O con lui, o contro di lui. E se fossi andando contro di lui, mi avrebbe fatto passare le pene dell’Inferno. Ci avrebbe fatto passare le pene dell’Inferno. Avevo quindici anni…-
Qualcosa nel suo tono di voce mi spinge ad alzare lo sguardo verso di lui.  Ha gli occhi lucidi, sebbene non voglia piangere.
Questa sua reazione mi spinge a smuovermi. –Niall, no…non fare così. Non è stata colpa tua, al tuo posto avrei fatto lo stesso.- le mie parole sono sincere, ma non riesco a farglielo capire.
Lo stringo a me, avvolgendo le braccia intorno al suo collo, per la prima volta dopo due anni.
Lo sento dapprima irrigidirsi, per poi rispondere lentamente al mio abbraccio.
-Sai come ci si sente a non essere abbastanza? Io mi sentivo sempre così, ogni giorno…- sussurra, la voce priva di inflessioni.
Si Niall, lo so.
Più di quanto credi.
Vorrei dirgli che è proprio questo ciò che mi logora l’anima, che mi scortica le ossa, che mi ha spinto a farmi del male, che mi ha reso ciò che sono.
Vorrei dirgli che so che la paura ci spinge a fare cose di cui non andiamo fieri, ci porta a cambiare e non sempre nel migliore dei modi.
Posso biasimarlo, se per proteggere se stesso ha dovuto ferire me?
-Mi sei mancato, lo sai?- dico, mentre siamo ancora abbracciati.
Lui solleva la testa per guardarmi. I suoi occhi sono di un azzurro così magnetico e profondo che fatico a non distogliere lo sguardo imbarazzata.
Avverto un fremito che mi attraversa il corpo, mentre sento la sua mano scendere per spostarsi sul mio fianco.
Avanti, baciami! Urlo nella mia testa.
Schiude impercettibilmente le labbra e lo sento avvicinarsi alle mie. Io non so cosa fare, non so come comportarmi. Sono totalmente impreparata.
Sono così stordita, che ci metto un attimo ad accorgermi che lui si è fermato e si è tirato indietro.
La sua voce è bassa, ma sicura. –Io invece ho sentito così tanto la tua mancanza, che adesso ho paura di perderti di nuovo.-
Mi sento così sciocca e fuorviata, che non riesco a vedere la situazione sotto una luce meno accecante.
Tuttavia, un pensiero mi assale.
E’ possibile che un attimo di assoluta felicità possa cancellare un lungo periodo di dolore?






Sciao bele bimbe 8D
Come va? Vi siete rimpinzate di cioccolata?! Io così tanto da far schifo, ma non me ne pento u.u
(La mia faccia la pensa diversamente!D:)
Anyway, in questa settimana ero combattuta tra due decisioni: fare i compiti, oppure scrivere un bel capitolo per voi.
No ok, non ero combattuta affatto. lol. Ho scelto la fanfic senza esitazione :''D
Eh beh...questo è il risultato....cosa ne pensate?:3 In questo capitolo sono stata tuttaltro che perfida, rendetemene atto u.u xD
Il prossimo capitolo mi gaserà moltissimo :'D spero di fare un lavoro soddisfacente :3
Vi prego recensite un po', l'ultima volta ho ricevuto solo 2 recensioni :/
Che sia chiaro, non le voglio per farmi sentir dire: "Mio Dio sei bravissimaaaa" o roba del genere, voglio sapere la vostra opinione sull'andamento della storia, sullo stile,
sugli errori che dovrei correggere...insomma, voglio sapere se sto scrivendo cazzate che non interessano a nessuno oppure se il mio "lavoro" viene apprezzato.
Ok, ora vado ragazze, godiamoci le ultime ore di vacanza che ci rimangono prima di ritornare in prigione .__."
Un bacio Directioners =*

 

  
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