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Autore: Nashiko    21/10/2007    7 recensioni
Una vita distrutta. Aver bisogno di tempo, di qualcuno con cui condividere la propria esistenza. Qualcuno con cui condividere quella cosa chiamata 'Amore'. Stragi. Ricordi. Sabbia. Sangue. Quando nulla è importante. Quando lo straziante desiderio di morire affiora nella mente. Trovare la forza in per ricostruire quella vita che le era stata sottratta, insieme a colui che gliene darà un'altra.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sabaku no Gaara , Altri
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Broken Inside

Broken Inside

 

Capitolo VII

Deviazione

 

 

Uno dei ragazzi che avevano di fronte, nell’esaltazione generale, aveva letteralmente assalito un Gaara troppo allibito per scansarlo e l’aveva abbracciato con trasporto, raggiante e felice di quell’incontro. Quando il ragazzo biondo si scollò dall’altro e quella calorosa accoglienza ebbe termine, gli shinobi di Konoha notarono la figura seminascosta dalle larghe spalle del ninja col volto dipinto.

“Oh, e lei chi è?” aveva sorriso il giovane che indossava una sgargiante tuta verde.

Kankuro si era spostato leggermente, rivelando la persona che gli stava dietro, mettendole una mano sulla testa e scompigliandole giocosamente i capelli neri, non prestando attenzione alle occhiate omicide che gli stava rivolgendo la diretta interessata.

“Questa qui? Si chiama…”

“Posso presentarmi anche da sola!” aveva esclamato lei, allontanando bruscamente quella mano fastidiosa dalla propria testa “Mi chiamo Yume”.

“Cara Yume, hai di fronte Uzumaki Naruto… e sappi che un giorno non troppo lontano diventerò Hokage!”

Gli occhi violetti della ragazza scrutarono a lungo il biondino, dal basso verso l’alto, pieni di curiosità velata di tangibile scetticismo “Tu? Come Gaara? Abbassa la cresta, tesoro” e Temari si era spalmata una mano sul viso, a dir poco imbarazzata per quella risposta. Di certo non era un buon inizio. Difatti Naruto le si era piazzato ad una spanna dal volto “Cosa diavolo ne sai tu, eh ragazzina?” aveva urlato, ricevendo in risposta un’alzata di sopracciglio. Aveva proprio sfoderato il suo rinomato sguardo di sufficienza. La giovane dai capelli rosa pastello si frappose, decisamente isterica, tra i due litiganti. Inspirò ed espirò profondamente, chiudendo gli occhi “Naruto, non cominciare per niente” poi rivolse uno sguardo di zucchero all’altra “Io sono Sakura, e lui è Rock Lee” concluse indicando il ragazzo dalle enormi sopracciglia ed una tutina verde smeraldo, che intanto aveva sfoggiato un sorriso scintillante. La mora aveva provato ad imitarlo, ottenendo però scarsi risultati.

“Bisogna mettersi in cammino” aveva enunciato Temari “Abbiamo ancora molta strada fa fare, senza contare la deviazione”.

Nessuno aveva avuto da obiettare “Eh? Quale deviazione?” fatta eccezione per Yume. A quanto sembrava era l’unica a non conoscere i dettagli della spedizione.

“Dobbiamo recarci in una piccola cittadina, allo scopo di ritirare alcuni documenti da presentare al nostro Hokage, ma ormai è tardi, ripartiremo domattina. Poco distante da qui c’è una casetta dove potremo riposarci” aveva spiegato Lee con aria trionfale, subito interrotto da un Naruto ululante e già terribilmente angosciato “E vediamo di sbrigarci, sto morendo di fame!”

 

Era costruita quasi completamente in legno e già dall’esterno si poteva immaginare quanto fosse angusta. E dall’interno era ancor più disagevole. Di certo non era il massimo per una comitiva di sette persone, ma sempre meglio che dormire all’aperto. Quella piccola abitazione sembrava parecchio vecchia e, a giudicare dal cigolio delle assi del pavimento, assai trascurata. Appena entrati, i ragazzi si trovarono in una stanza quadrata, con un tavolo circolare nel mezzo, un mobiletto sotto la finestra a sinistra e diverse sedie ammassate in un angolo. L’aspettativa, se pur oggettivamente utopistica, di trovare camere da letto, fu amaramente delusa. Quella era l’unica stanza. Anche per quel che riguardava la cena, avevano dovuto arrangiarsi alla meglio con il cibo precotto che avevano con loro. Se qualcuno li avesse visti, in quei momenti di rilassamento, li avrebbe sicuramente presi per un affiatato gruppo d’amici. Ma potevano effettivamente definirsi tali? Sì, sarebbe la risposta più coerente con i sentimenti di ognuno di loro. D’altronde, si conoscevano ormai da anni e l’affetto che sembrava legarli era tangibile. Chiacchiere. Risate. Discorsi in parte seri. Sorrisi. E lei che cosa ci faceva lì in mezzo? Come al solito si sentiva oppressa dall’orribile sensazione del sentirsi di troppo. Si annoiava terribilmente a sentire i ragazzi parlare instancabilmente di remote battaglie all’ultimo sangue e degli ottimi rapporti che legavano i loro rispettivi paesi. Fortunatamente, da qualche minuto, aveva trovato un interessante quanto singolare passatempo. Stava amabilmente giocherellando con un kunai, prendendolo per l’impugnatura e facendolo roteare in aria per poi afferrarlo e lanciarlo nuovamente. Probabilmente era stato precedente utilizzato e lasciato incustodito. Affascinata dallo scintillio della lama esposta alla luce della lampada ad olio, aveva perso il ritmo ed agguantato il pugnale proprio per l’affilatissima parte tagliente. Un piccolo grido fece voltare tutti nella propria direzione, visibilmente allarmati. Sentì la pelle del palmo lacerarsi in un taglio netto e d’istinto lasciò l’oggetto cadere a terra. “Accidenti” sibilò a denti stretti per l’acuto dolore, ma anche per il forte imbarazzo d’essersi ferita così stupidamente.

“Ma come si fa ad essere così ottusi?” aveva sbottato Kankuro, sistemandosi meglio sulla sedia e puntellandosi col gomito destro sullo schienale.

“Aspetta, lascia che ti medichi la mano” Sakura si era sporta sul tavolino, apprensiva “È un taglio superficiale, ma meglio stare tranquilli”.

“Non preoccuparti, è solo un graffio!”

“Sei sicura?”

“Sì” aveva riso nervosa Yume, stringendo la mano lesa con l’altra, al petto. Si sforzò di sorridere. La ferita le doleva. Non poteva, ma soprattutto non doveva mostrare loro d’essere null’altro che una debole.

L’unico a non essersi scomposto era stato il rosso, che se ne stava seduto di fianco a lei a braccia conserte. Un rivolo vermiglio le scivolò lento sul palmo e la vide rabbrividire. L’antico istinto tornò a tormentarlo come da bambino. Irresistibile. Le afferrò il polso, spostandolo lievemente indietro, nella propria direzione. All’altezza del proprio viso. E, come quella volta, lambì con la lingua il tiepido sangue, assaporandolo. Anche il suo sapeva di ferro. Incontrò lo sguardo di Yume, mentre ancora posava le labbra sulla mano di lei. Rivide gli occhi di Yashamaru, colmi di tristezza e rassegnazione, in quelli della ragazza. Le lasciò la mano e si alzò lentamente, risentendo quel sapore tra le labbra. Insieme all’antica solitudine che, prepotente, gli s’insinuava dentro ogni momento della vita.

 

In meno di mezza giornata erano giunti in quel buco di villaggio. Non sarebbe stato nulla di particolare. Ma in quel momento pareva che tutti i cittadini stessero dando anima e corpo per l’allestimento di un grande avvenimento. Ad accogliere la compagnia era stato un grappolo di persone, tutte aventi un sorriso che andava dal gioioso al reverenziale, ma tutto era rimasto nella formalità più assoluta.

“Benvenuti, come immaginavamo gli shinobi di Konoha sono stati estremamente puntuali… oh, ma voi siete i ninja di Suna? E proprio il Kazekage, per noi è un onore avervi qui!” aveva esclamato, senza trattenere un certo imbarazzo, l’uomo a capo del piccolo gruppo raccoltosi.

“Lei è il capo villaggio?” aveva domandato Rock Lee, un po’ timoroso e spiazzato dall’accoglienza.

“Sì, la documentazione per voi è già pronta e vi sarà recapitata a breve… Piuttosto, perché non vi unite a noi questa sera, per la festa del paese? Sarete stanchi…”

I ragazzi si guardarono vicendevolmente con timidi sguardi d’intesa ed annuirono. In fondo era vero, chi per un motivo, chi per un altro, ognuno desiderava un po’ di pace e meritato riposo. Lasciarono che l’uomo si schiarisse la voce e continuasse “Bene! Vi accompagnerò personalmente nel nostro albergo migliore e domani avrete tutti i documenti da consegnare al vostro Hokage” e sorridente si addentrò nella cittadina, guidando i giovani. Yume osservava il villaggio saturo d’illuminazioni e chioschi in allestimento, stando prontamente schermata dietro Kankuro.

“Ehi, Yume…” aveva detto Naruto sottovoce, dandole una piccola gomitata “Che c’è? Di che hai paura? Guarda che nessuno ti morde!”.

“Maledetto, di che avrei paura io? Sto semplicemente guardando quello che fanno!” aveva esclamato quasi isterica, mentre l’altro sogghignava perfido “E allora perché ti nascondi?”.

“Perché sono più tranquilla se sto dietro a lui!” aveva sussurrato languidamente la mora, afferrando l’ignaro marionettista per i fianchi e lasciando Naruto di sasso. Ovviamente, il biondo, rimasto talmente scioccato dalla confessione della ragazza, non poté mai vedere il pugno del ragazzo col volto dipinto abbattersi impietoso sulla testa di Yume, che intanto se la stava ridendo di gusto. Però, poco distante, qualcuno assisteva silenzioso a quelle scene, tanto consuete quanto irreali, se solo avesse provato a viverle in prima persona.

L’uomo s’arrestò di fronte ad un edificio di un colore rosa sgargiante a tre piani. L’appariscente insegna lampeggiante al neon e l’enorme tappeto rosso su cui spiccava la scritta ‘Benvenuto’ non lasciavano scapo ad inutili dubbi. Erano arrivati. L’uomo si congedò, augurando ai ragazzi una buona permanenza. Lo scetticismo regnò padrone. A giudicare dal chiasso e dalla musica, sicuramente non sarebbe stata una serata troppo tranquilla. Forse divertente, ma di certamente poco calma. Percorsero il salone d’ingresso a passo lento, dirigendosi verso la ragazza dietro il bancone che ci mise qualche secondo a staccare gli occhi dalla rivista che stava leggendo e rivolgere un briciolo d’attenzione ai clienti. Non appena si rese conto di chi avesse dinanzi scattò quasi sull’attenti, farfugliando qualcosa d’incomprensibile. Di lì a qualche secondo era calato il silenzio più totale.

“Signorina, avete delle camere libere?” Naruto aveva spezzato quel momento di stasi e si era avvicinato di colpo alla dipendente della locanda, facendola quasi morire d’infarto ed arrossire paurosamente. Lo fissò inebetita per un po’, poi si riscosse, esclamando “Sì, certo!”. S’interruppe, sgranando gli occhi “Siete… in sette?” sembrava nel panico più totale.

Sakura aveva annuito cordialmente, anche se avrebbe tanto voluto malmenare quella sottospecie di cameriera isterica.

“Mi avevano detto di riservare solo tre camere! In questi giorni sono arrivati così tanti turisti…! Ecco…”

“Non si preoccupi, signorina” aveva ridacchiato Lee “Ci va bene qualsiasi cosa… Tre stanze saranno sufficienti!” e sentì gli sguardi perforatori degli altri sulla sua schiena. Ognuno voleva starsene per conto proprio.

“S… sì!” aveva strillato, agguantando le chiavi numerate e porgendole al biondo, come un automa, per poi esclamare “Provvederò immediatamente a portare altri futon!” mentre loro s’incamminavano per la scalinata che portava ai piani superiori, prestandole scarsa attenzione.

Avevano appena deciso i gruppi in cui dividersi per le camere, quando fece capolino la ragazza di poco prima, caricata come un mulo di coperte, cuscini e diverse grucce con appeso ad ognuna un qualcosa riparato dal cellofan colorato.

“Scusate per l’attesa, ecco a voi!” s’inchinò imbarazzata all’inverosimile, poggiando il tutto su un mobile del corridoio e cercando di sgattaiolare via.

“Aspetta!” le aveva urlato dietro Kakuro “Che cosa significa questo?” chiese rabbioso sollevando un lembo della plastica che copriva le stampelle.

“Ah… ecco… sono stati richiesti dal capo del villaggio! Sono gli yukata per la festa di stasera! Per qualsiasi problema rivolgetevi a me!” e sparì in un corridoio, lasciandoli di sasso.

“Beh… direi che è tardi” aveva biasciato Sakura, afferrando quello che le occorreva “Ci vediamo tra mezzora dove stavano allestendo il palco!” e si trascinò in stanza le altre due, decisamente meno euforiche.

“Ohi, cos’è questa fretta?” aveva sbraitato il biondino all’indirizzo della porta ormai irrimediabilmente chiusa.

“Dobbiamo prepararci, no? Fila via!”

Naruto s’era poi voltato con uno sguardo sinistro verso il rosso, sventolandogli davanti una delle buste plastificate e provocandogli una serie di brividi gelidi lungo la schiena “Hai mai messo uno yukata, caro il mio Kazekage?”

 

Era da quando avevano messo piede fuori dall’albergo che Naruto non faceva altro che saltellare da una bancarella all’altra, nel suo yukata dalle sgargianti tonalità che andavano dall’arancio al giallo. Guance arrossate. Occhi grandi e spensierati. Felicità. Quel ragazzo, a volte, sembrava davvero l’incarnazione della gioia. Gaara si strinse nel suo abito nero, passando ripetutamente i polpastrelli della mancina sulle meravigliose finiture bordò. Perché, si chiedeva, perché solo lui sembrava non riuscirci? Perché solo lui non poteva essere felice?

“Pare che qualcuno si stia divertendo molto!” aveva esclamato Kankuro all’indirizzo del biondo, lanciandogli una delle consuete allusioni maligne.

“Io adoro le feste!” gli aveva risposto, voltandosi radioso.

“Strano che non abbia voglia di litigare…” il marionettista era rimasto un po’ spiazzato, constatando d’aver mancato il bersaglio, s’era poi voltato verso Lee, intento a sistemarsi il colletto del suo vestito dalle tonalità verde scuro. Si vedeva lontano un miglio che, almeno in quell’occasione, ci teneva particolarmente ad apparire al meglio, per qualche arcano motivo “Ehi, pensi che ci metteranno ancora molto? Ormai siamo arrivati” chiese enfatico, imitando l’altro e stringendo alla meglio il cintone viola dell’abito.

“No, non credo. Quando siamo usciti erano quasi pronte, stando quello che ci ha detto Sakura. Ma è passata più di mezzora, dovrebbero essere già nei dintorni del teatrino… sai come sono fatte le donne, no?”.

“Cosa vorresti insinuare, insetto verde?” la voce minacciosa di Temari li fece intirizzire, mentre si voltavano a rallentatore. Si stupirono non poco, nel vedere la bionda con i capelli sciolti, avvolta in una meravigliosa veste blu. Lo yukata di Sakura, invece, era più lungo e di un rosa pastello, con su disegnati fiori di ciliegio in un meraviglioso gioco di sfumature. Poi l’attenzione generale si spostò su Yume, non tanto per i capelli raccolti in graziosi codini, quanto per l’abito bianco e lilla, sicuramente troppo corto.

“È deliziosa, vero?” aveva chiesto Sakura, prendendola da dietro per le spalle, mentre la ragazza con gli occhi violetti tentava disperatamente di tendere la stoffa sulle gambe.

 

Nonostante quella fosse solo una minuscola cittadina, attorno al teatrino s’era raccolta una folla numerosa abbastanza da impedire completamente la visuale a Yume che, in quanto a statura, non avrebbe mai avuto i che vantarsi. Si guardò intorno spaesata, a quanto pareva, tutti riuscivano a vedere lo spettacolo delle marionette. E sembravano anche divertirsi. “Incompetenti” aveva poi sentito borbottare da un Kankuro visibilmente contrariato dall’esibizione. La mora aveva poi sollevato il volto verso il ragazzo che le stava a fianco, strattonandolo per la manica e domandandogli sarcastica “Lee, vedi bene da lassù?”. Lui l’aveva guardata di rimando, non afferrando tale ironia e limitandosi ad annuire, un po’ confuso.

“Puoi prendermi sulle tue spalle?” gli aveva chiesto candidamente, attendendo fiduciosa una risposta.

“Certamente!” aveva esclamato lui, sorridendole raggiante, mentre si aggiungeva a chinarsi per agevolarla. Non era arrivato neanche all’altezza della ragazza, che lei l’aveva preceduto, salendogli autonomamente sulle spalle, con felina agilità. Lee l’aveva fatta sistemare meglio su di sé, sentendo le mani della ragazza stringere le sue, nel tentativo di non perdere l’equilibrio “Avevi ragione, da quassù si vede proprio tutto! Ah, che carino quello a forma di cane!”

Quando lo spettacolo fu terminato, Yume sollevò le braccia, stiracchiandosi e arcuando la schiena. Il ragazzo sotto di lei la sentì sbilanciarsi pericolosamente indietro. Vedendola cadere addietro, nessuno ebbe tempo per assimilare l’accaduto, che già lei posava le mani a terra, trattenendosi con le gambe in aria, in una sorta di raffinata verticale, per poi rimettersi in piedi giusto in tempo con lo scopo d’impedire alla gonna di sollevarsi. Trattenne a stento uno sbaglio, mentre il resto della compagnia la fissava atterrito. A rompere il silenzio fu Sakura “Non sarebbe ora di rientrare? Si è fatto parecchio tardi” immediatamente interrotta da Naruto “Cosa? Ma se la festa è appena cominciata!”

Evidentemente l’euforico biondino aveva fatto i conti senza l’oste, dato che, guardandosi intorno, aveva potuto notare gli sguardi esausti dei compagni “Okay, okay… voi tornate pure, vorrà dire che vi raggiungerò più tardi, vado prendere qualcosa in una bancarella che ho visto prima!”

“Vengo anch’io! Voglio fare la pesca dello yo-yo!” aveva strillato quasi isterica Yume, suscitando un ghigno da parte del marionettista “Che c’è da ridere?” gli si rivolse ringhiante. “Che mocciosa…” le aveva risposto, ridestando l’ira sopita della ragazza con gli occhi d’ametista, che però non voce per controbattere che fu trascinata via da un Naruto più esaltato che mai.

Gaara la guardò dileguarsi tra la folla, aveva più confidenza con quel ragazzo che con lui? Sentì formarsi nel petto come un groppo che, prepotente, gli impediva di respirare. Perché si sentiva così? Perché il cuore gli doleva a quella maniera?

 

Dopo neanche mezzora, i due avevano effettivamente girato tutto il paese, ormai non c’era più niente da fare o vedere ed avevano deciso di tornare dagli altri, data l’ora piuttosto tarda. Il biondo era ancora intento a addentare uno spiedino, quando uno strillo li riportò alla realtà, dissolvendo il sorriso dalle loro labbra e facendoli rabbrividire. Immediatamente avevano smesso di ridere, voltandosi entrambi nella direzione da cui dovevano provenire quelle urla. S’erano rivolti uno sguardo d’intesa, prima di correre in quella direzione. Svoltarono in un vicolo oscuro e i loro occhi e le loro menti non ci misero molto a mettere a fuoco ciò che stava accadendo. Tre uomini sghignazzanti. Quello più grosso teneva il braccio di una bambina serrato in una mano, tenendola sospesa a mezz’aria. Piangeva. Gridava. Ma le sue preghiere rotte dal pianto erano soffocate dalla città in festa. Inghiottite dalla musica assordante. Disperate e scomode. Nessuno l’aveva udite, nessuno a parte loro.

 

Continua…

 

 

Nashiko: innanzi tutto voglio scusarmi per il ritardo (compiti in classe a manetta e il problemi col computer… grr!) e ringraziarvi per la pazienza che avete Y_Y… spero di ricominciare con l’aggiornamento settimanale.

Questo cappy mi è venuto lungo, ma non particolarmente intricato. Ringrazio il cielo x non averci fatto assistere all’ennesima crisi isterica di Yume. Questa matassa intricata si sta sciogliendo a poco a poco, eh! Lee, Sakura e Naruto saranno fondamentali x la nostra Yume-chan e devo dire che il primo incontro me l’immaginavo peggio…mah! Nel prossimo capitolo darò particolare importanza a Gaara (poveraccio, stavolta è comparso poco e niente! Vabbè, mica può starci solo lui nella storia ò.o!!!) Purtroppo i commenti e le letture si sono dimezzati… che peccato… spero di riscattarmi da adesso in poi… T_T *me tanto tisteeeeeh* sono calata così tantoooo?

 

X Ilychan: hai perfettamente ragione su tutta la linea, ma soprattutto riguardo alla ‘doppia personalità’ –se così la vogliamo definire- di Yume. Più avanti ti sarà tutto più chiaro ed interessante, credo in capo ad un paio di capitoli…

 

X Kaley: sau coccaaa! Mwuahauahua Yume è skizzopazza x davvero *_* per fortuna c’ha risparmiato –per questa volta- dai suoi monologhi senza senso e le sue pazzie! Scusa se t’ho angosciato con i problemi del pc XD giuro che sarò più rapida ad aggiornare :*

 

X Uriko: Grazie mille *_* sono felice ti sia piaciuto! Un mega kiss!

 

X gaaralove: eh… a quanto pare anche il tuo astio x Yume s’è attenuato ^_^ eh? Grazie del commentino!

 

X Maggy: Gracchie *_* … però c’ho messo un mese ad aggiornare… CHIEDO PERDONO T_T come vedi ancora non ci sono arrivati a Konoha… sarebbe stato troppo facile eh! Mi segui dagli inizi *_* spero che continuerai a farlo XD kiss kiss

 

 

Parole utili:

Futon: è un materasso originario della cultura giapponese, può fungere da letto o divano e può essere posizionato direttamente sul pavimento.

Yukata: Lo yukata è un indumento tradizionale giapponese. Viene indossato principalmente durante gli spettacoli pirotecnici, alle feste e ad altri eventi estivi. Lo yukata è un tipo molto informale di kimono.

 

 

!!!GRAZIE!!!

per esservi dati la pena di arrivare alla fine

di questo capitolo e non aver chiuso la pagina

Soprattutto a coloro che mi

seguono e recensiscono!!!

Vi ringrazio

perchè vostri commenti sono uno spunto

PER CONTINUARE!

  
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