Broken Inside
Capitolo VII
Deviazione
Uno dei ragazzi che avevano di fronte,
nell’esaltazione generale, aveva letteralmente assalito un Gaara troppo
allibito per scansarlo e l’aveva abbracciato con trasporto, raggiante e
felice di quell’incontro. Quando il ragazzo biondo si scollò
dall’altro e quella calorosa accoglienza ebbe termine, gli shinobi di
Konoha notarono la figura seminascosta dalle larghe spalle del ninja col volto
dipinto.
“Oh, e lei chi è?” aveva sorriso il
giovane che indossava una sgargiante tuta verde.
Kankuro si era spostato leggermente, rivelando la persona
che gli stava dietro, mettendole una mano sulla testa e scompigliandole
giocosamente i capelli neri, non prestando attenzione alle occhiate omicide che
gli stava rivolgendo la diretta interessata.
“Questa qui? Si chiama…”
“Posso presentarmi anche da sola!” aveva
esclamato lei, allontanando bruscamente quella mano fastidiosa dalla propria
testa “Mi chiamo Yume”.
“Cara Yume, hai di fronte Uzumaki Naruto… e
sappi che un giorno non troppo lontano diventerò Hokage!”
Gli occhi violetti della ragazza scrutarono a lungo il
biondino, dal basso verso l’alto, pieni di curiosità velata di
tangibile scetticismo “Tu? Come Gaara? Abbassa la cresta, tesoro” e
Temari si era spalmata una mano sul viso, a dir poco imbarazzata per quella
risposta. Di certo non era un buon inizio. Difatti Naruto le si era piazzato ad
una spanna dal volto “Cosa diavolo ne sai tu, eh ragazzina?” aveva
urlato, ricevendo in risposta un’alzata di sopracciglio. Aveva proprio sfoderato
il suo rinomato sguardo di sufficienza. La giovane dai capelli rosa pastello si
frappose, decisamente isterica, tra i due litiganti. Inspirò ed
espirò profondamente, chiudendo gli occhi “Naruto, non cominciare
per niente” poi rivolse uno sguardo di zucchero all’altra “Io
sono Sakura, e lui è Rock Lee” concluse indicando il ragazzo dalle
enormi sopracciglia ed una tutina verde smeraldo, che intanto aveva sfoggiato
un sorriso scintillante. La mora aveva provato ad imitarlo, ottenendo
però scarsi risultati.
“Bisogna mettersi in cammino” aveva enunciato
Temari “Abbiamo ancora molta strada fa fare, senza contare la
deviazione”.
Nessuno aveva avuto da obiettare “Eh? Quale
deviazione?” fatta eccezione per Yume. A quanto sembrava era
l’unica a non conoscere i dettagli della spedizione.
“Dobbiamo recarci in una piccola cittadina, allo
scopo di ritirare alcuni documenti da presentare al nostro Hokage, ma ormai
è tardi, ripartiremo domattina. Poco distante da qui c’è
una casetta dove potremo riposarci” aveva spiegato Lee con aria
trionfale, subito interrotto da un Naruto ululante e già terribilmente
angosciato “E vediamo di sbrigarci, sto morendo di fame!”
Era costruita quasi completamente in legno e già
dall’esterno si poteva immaginare quanto fosse angusta. E dall’interno
era ancor più disagevole. Di certo non era il massimo per una comitiva
di sette persone, ma sempre meglio che dormire all’aperto. Quella piccola
abitazione sembrava parecchio vecchia e, a giudicare dal cigolio delle assi del
pavimento, assai trascurata. Appena entrati, i ragazzi si trovarono in una
stanza quadrata, con un tavolo circolare nel mezzo, un mobiletto sotto la
finestra a sinistra e diverse sedie ammassate in un angolo. L’aspettativa,
se pur oggettivamente utopistica, di trovare camere da letto, fu amaramente
delusa. Quella era l’unica stanza. Anche per quel che riguardava la cena,
avevano dovuto arrangiarsi alla meglio con il cibo precotto che avevano con
loro. Se qualcuno li avesse visti, in quei momenti di rilassamento, li avrebbe
sicuramente presi per un affiatato gruppo d’amici. Ma potevano
effettivamente definirsi tali? Sì, sarebbe la risposta più
coerente con i sentimenti di ognuno di loro. D’altronde, si conoscevano
ormai da anni e l’affetto che sembrava legarli era tangibile. Chiacchiere.
Risate. Discorsi in parte seri. Sorrisi. E lei che cosa ci faceva lì in
mezzo? Come al solito si sentiva oppressa dall’orribile sensazione del
sentirsi di troppo. Si annoiava terribilmente a sentire i ragazzi parlare
instancabilmente di remote battaglie all’ultimo sangue e degli ottimi
rapporti che legavano i loro rispettivi paesi. Fortunatamente, da qualche
minuto, aveva trovato un interessante quanto singolare passatempo. Stava
amabilmente giocherellando con un kunai, prendendolo
per l’impugnatura e facendolo roteare in aria per poi afferrarlo e
lanciarlo nuovamente. Probabilmente era stato precedente utilizzato e lasciato
incustodito. Affascinata dallo scintillio della lama esposta alla luce della
lampada ad olio, aveva perso il ritmo ed agguantato il pugnale proprio per
l’affilatissima parte tagliente. Un piccolo grido fece voltare tutti
nella propria direzione, visibilmente allarmati. Sentì la pelle del
palmo lacerarsi in un taglio netto e d’istinto lasciò
l’oggetto cadere a terra. “Accidenti” sibilò a denti
stretti per l’acuto dolore, ma anche per il forte imbarazzo
d’essersi ferita così stupidamente.
“Ma come si fa ad essere così ottusi?”
aveva sbottato Kankuro, sistemandosi meglio sulla sedia e puntellandosi col
gomito destro sullo schienale.
“Aspetta, lascia che ti medichi la mano”
Sakura si era sporta sul tavolino, apprensiva “È un taglio
superficiale, ma meglio stare tranquilli”.
“Non preoccuparti, è solo un graffio!”
“Sei sicura?”
“Sì” aveva riso nervosa Yume,
stringendo la mano lesa con l’altra, al petto. Si sforzò di
sorridere. La ferita le doleva. Non poteva, ma soprattutto non doveva mostrare
loro d’essere null’altro che una debole.
L’unico a non essersi scomposto era stato il rosso,
che se ne stava seduto di fianco a lei a braccia conserte. Un rivolo vermiglio
le scivolò lento sul palmo e la vide rabbrividire. L’antico
istinto tornò a tormentarlo come da bambino. Irresistibile. Le
afferrò il polso, spostandolo lievemente indietro, nella propria
direzione. All’altezza del proprio viso. E, come quella volta,
lambì con la lingua il tiepido sangue, assaporandolo. Anche il suo
sapeva di ferro. Incontrò lo sguardo di Yume, mentre ancora posava le
labbra sulla mano di lei. Rivide gli occhi di Yashamaru, colmi di tristezza e
rassegnazione, in quelli della ragazza. Le lasciò la mano e si
alzò lentamente, risentendo quel sapore tra le labbra. Insieme
all’antica solitudine che, prepotente, gli s’insinuava dentro ogni
momento della vita.
In meno di mezza giornata erano giunti in quel buco di
villaggio. Non sarebbe stato nulla di particolare. Ma in quel momento pareva
che tutti i cittadini stessero dando anima e corpo per l’allestimento di
un grande avvenimento. Ad accogliere la compagnia era stato un grappolo di
persone, tutte aventi un sorriso che andava dal gioioso al reverenziale, ma
tutto era rimasto nella formalità più assoluta.
“Benvenuti, come immaginavamo gli shinobi di Konoha
sono stati estremamente puntuali… oh, ma voi siete i ninja di Suna? E
proprio il Kazekage, per noi è un onore avervi qui!” aveva
esclamato, senza trattenere un certo imbarazzo, l’uomo a capo del piccolo
gruppo raccoltosi.
“Lei è il capo villaggio?” aveva
domandato Rock Lee, un po’ timoroso e spiazzato dall’accoglienza.
“Sì, la documentazione per voi è
già pronta e vi sarà recapitata a breve… Piuttosto,
perché non vi unite a noi questa sera, per la festa del paese? Sarete
stanchi…”
I ragazzi si guardarono vicendevolmente con timidi sguardi
d’intesa ed annuirono. In fondo era vero, chi per un motivo, chi per un
altro, ognuno desiderava un po’ di pace e meritato riposo. Lasciarono che
l’uomo si schiarisse la voce e continuasse “Bene! Vi
accompagnerò personalmente nel nostro albergo migliore e domani avrete
tutti i documenti da consegnare al vostro Hokage” e sorridente si addentrò
nella cittadina, guidando i giovani. Yume osservava il villaggio saturo
d’illuminazioni e chioschi in allestimento, stando prontamente schermata
dietro Kankuro.
“Ehi, Yume…” aveva detto Naruto
sottovoce, dandole una piccola gomitata “Che c’è? Di che hai
paura? Guarda che nessuno ti morde!”.
“Maledetto, di che avrei paura io? Sto semplicemente
guardando quello che fanno!” aveva esclamato quasi isterica, mentre
l’altro sogghignava perfido “E allora perché ti
nascondi?”.
“Perché sono più tranquilla se sto dietro
a lui!” aveva sussurrato languidamente la mora, afferrando l’ignaro
marionettista per i fianchi e lasciando Naruto di sasso. Ovviamente, il biondo,
rimasto talmente scioccato dalla confessione della ragazza, non poté mai
vedere il pugno del ragazzo col volto dipinto abbattersi impietoso sulla testa
di Yume, che intanto se la stava ridendo di gusto. Però, poco distante,
qualcuno assisteva silenzioso a quelle scene, tanto consuete quanto irreali, se
solo avesse provato a viverle in prima persona.
L’uomo s’arrestò di fronte ad un
edificio di un colore rosa sgargiante a tre piani. L’appariscente insegna
lampeggiante al neon e l’enorme tappeto rosso su cui spiccava la scritta
‘Benvenuto’ non lasciavano scapo ad inutili dubbi. Erano arrivati.
L’uomo si congedò, augurando ai ragazzi una buona permanenza. Lo
scetticismo regnò padrone. A giudicare dal chiasso e dalla musica, sicuramente
non sarebbe stata una serata troppo tranquilla. Forse divertente, ma di
certamente poco calma. Percorsero il salone d’ingresso a passo lento,
dirigendosi verso la ragazza dietro il bancone che ci mise qualche secondo a
staccare gli occhi dalla rivista che stava leggendo e rivolgere un briciolo
d’attenzione ai clienti. Non appena si rese conto di chi avesse dinanzi
scattò quasi sull’attenti, farfugliando qualcosa
d’incomprensibile. Di lì a qualche secondo era calato il silenzio
più totale.
“Signorina, avete delle camere libere?” Naruto
aveva spezzato quel momento di stasi e si era avvicinato di colpo alla
dipendente della locanda, facendola quasi morire d’infarto ed arrossire
paurosamente. Lo fissò inebetita per un po’, poi si riscosse,
esclamando “Sì, certo!”. S’interruppe, sgranando gli
occhi “Siete… in sette?” sembrava nel panico più
totale.
Sakura aveva annuito cordialmente, anche se avrebbe tanto
voluto malmenare quella sottospecie di cameriera isterica.
“Mi avevano detto di riservare solo tre camere! In
questi giorni sono arrivati così tanti turisti…! Ecco…”
“Non si preoccupi, signorina” aveva
ridacchiato Lee “Ci va bene qualsiasi cosa… Tre stanze saranno
sufficienti!” e sentì gli sguardi perforatori degli altri sulla
sua schiena. Ognuno voleva starsene per conto proprio.
“S… sì!” aveva strillato,
agguantando le chiavi numerate e porgendole al biondo, come un automa, per poi
esclamare “Provvederò immediatamente a portare altri futon!”
mentre loro s’incamminavano per la scalinata che portava ai piani
superiori, prestandole scarsa attenzione.
Avevano appena deciso i gruppi in cui dividersi per le
camere, quando fece capolino la ragazza di poco prima, caricata come un mulo di
coperte, cuscini e diverse grucce con appeso ad ognuna un qualcosa riparato dal
cellofan colorato.
“Scusate per l’attesa, ecco a voi!”
s’inchinò imbarazzata all’inverosimile, poggiando il tutto
su un mobile del corridoio e cercando di sgattaiolare via.
“Aspetta!” le aveva urlato dietro Kakuro
“Che cosa significa questo?” chiese rabbioso sollevando un lembo
della plastica che copriva le stampelle.
“Ah… ecco… sono stati richiesti dal capo
del villaggio! Sono gli yukata per la festa di stasera! Per qualsiasi problema
rivolgetevi a me!” e sparì in un corridoio, lasciandoli di sasso.
“Beh… direi che è tardi” aveva
biasciato Sakura, afferrando quello che le occorreva “Ci vediamo tra
mezzora dove stavano allestendo il palco!” e si trascinò in stanza
le altre due, decisamente meno euforiche.
“Ohi, cos’è questa fretta?” aveva
sbraitato il biondino all’indirizzo della porta ormai irrimediabilmente
chiusa.
“Dobbiamo prepararci, no? Fila via!”
Naruto s’era poi voltato con uno sguardo sinistro
verso il rosso, sventolandogli davanti una delle buste plastificate e
provocandogli una serie di brividi gelidi lungo la schiena “Hai mai messo
uno yukata, caro il mio Kazekage?”
Era da quando avevano messo piede fuori dall’albergo
che Naruto non faceva altro che saltellare da una bancarella all’altra,
nel suo yukata dalle sgargianti tonalità che andavano dall’arancio
al giallo. Guance arrossate. Occhi grandi e spensierati. Felicità. Quel
ragazzo, a volte, sembrava davvero l’incarnazione della gioia. Gaara si
strinse nel suo abito nero, passando ripetutamente i polpastrelli della mancina
sulle meravigliose finiture bordò. Perché, si chiedeva,
perché solo lui sembrava non riuscirci? Perché solo lui non
poteva essere felice?
“Pare che qualcuno si stia divertendo molto!”
aveva esclamato Kankuro all’indirizzo del biondo, lanciandogli una delle
consuete allusioni maligne.
“Io adoro le feste!” gli aveva risposto,
voltandosi radioso.
“Strano che
non abbia voglia di litigare…” il marionettista era rimasto un po’
spiazzato, constatando d’aver mancato il bersaglio, s’era poi
voltato verso Lee, intento a sistemarsi il colletto del suo vestito dalle
tonalità verde scuro. Si vedeva lontano un miglio che, almeno in
quell’occasione, ci teneva particolarmente ad apparire al meglio, per
qualche arcano motivo “Ehi, pensi che ci metteranno ancora molto? Ormai
siamo arrivati” chiese enfatico, imitando l’altro e stringendo alla
meglio il cintone viola dell’abito.
“No, non credo. Quando siamo usciti erano quasi
pronte, stando quello che ci ha detto Sakura. Ma è passata più di
mezzora, dovrebbero essere già nei dintorni del teatrino… sai come
sono fatte le donne, no?”.
“Cosa vorresti insinuare, insetto verde?” la
voce minacciosa di Temari li fece intirizzire, mentre si voltavano a
rallentatore. Si stupirono non poco, nel vedere la bionda con i capelli
sciolti, avvolta in una meravigliosa veste blu. Lo yukata di Sakura, invece,
era più lungo e di un rosa pastello, con su disegnati fiori di ciliegio
in un meraviglioso gioco di sfumature. Poi l’attenzione generale si
spostò su Yume, non tanto per i capelli raccolti in graziosi codini,
quanto per l’abito bianco e lilla, sicuramente troppo corto.
“È deliziosa, vero?” aveva chiesto
Sakura, prendendola da dietro per le spalle, mentre la ragazza con gli occhi
violetti tentava disperatamente di tendere la stoffa sulle gambe.
Nonostante quella fosse solo una
minuscola cittadina, attorno al teatrino s’era raccolta una folla
numerosa abbastanza da impedire completamente la visuale a Yume che, in quanto
a statura, non avrebbe mai avuto i che vantarsi. Si guardò intorno
spaesata, a quanto pareva, tutti riuscivano a vedere lo spettacolo delle
marionette. E sembravano anche divertirsi. “Incompetenti” aveva poi
sentito borbottare da un Kankuro visibilmente contrariato
dall’esibizione. La mora aveva poi sollevato il volto verso il ragazzo
che le stava a fianco, strattonandolo per la manica e domandandogli sarcastica
“Lee, vedi bene da lassù?”. Lui l’aveva guardata di
rimando, non afferrando tale ironia e limitandosi ad annuire, un po’
confuso.
“Puoi prendermi sulle tue
spalle?” gli aveva chiesto candidamente, attendendo fiduciosa una risposta.
“Certamente!” aveva
esclamato lui, sorridendole raggiante, mentre si aggiungeva a chinarsi per
agevolarla. Non era arrivato neanche all’altezza della ragazza, che lei
l’aveva preceduto, salendogli autonomamente sulle spalle, con felina
agilità. Lee l’aveva fatta sistemare meglio su di sé,
sentendo le mani della ragazza stringere le sue, nel tentativo di non perdere
l’equilibrio “Avevi ragione, da quassù si vede proprio
tutto! Ah, che carino quello a forma di cane!”
Quando lo spettacolo fu terminato,
Yume sollevò le braccia, stiracchiandosi e arcuando la schiena. Il
ragazzo sotto di lei la sentì sbilanciarsi pericolosamente indietro.
Vedendola cadere addietro, nessuno ebbe tempo per assimilare l’accaduto,
che già lei posava le mani a terra, trattenendosi con le gambe in aria,
in una sorta di raffinata verticale, per poi rimettersi in piedi giusto in tempo
con lo scopo d’impedire alla gonna di sollevarsi. Trattenne a stento uno
sbaglio, mentre il resto della compagnia la fissava atterrito. A rompere il
silenzio fu Sakura “Non sarebbe ora di rientrare? Si è fatto
parecchio tardi” immediatamente interrotta da Naruto “Cosa? Ma se
la festa è appena cominciata!”
Evidentemente l’euforico
biondino aveva fatto i conti senza l’oste, dato che, guardandosi intorno,
aveva potuto notare gli sguardi esausti dei compagni “Okay, okay…
voi tornate pure, vorrà dire che vi raggiungerò più tardi,
vado prendere qualcosa in una bancarella che ho visto prima!”
“Vengo anch’io! Voglio
fare la pesca dello yo-yo!” aveva strillato quasi isterica Yume,
suscitando un ghigno da parte del marionettista “Che c’è da
ridere?” gli si rivolse ringhiante. “Che mocciosa…” le
aveva risposto, ridestando l’ira sopita della ragazza con gli occhi
d’ametista, che però non voce per controbattere che fu trascinata
via da un Naruto più esaltato che mai.
Gaara la guardò dileguarsi
tra la folla, aveva più confidenza con quel ragazzo che con lui?
Sentì formarsi nel petto come un groppo che, prepotente, gli impediva di
respirare. Perché si sentiva così? Perché il cuore gli
doleva a quella maniera?
Dopo neanche mezzora, i due
avevano effettivamente girato tutto il paese, ormai non c’era più
niente da fare o vedere ed avevano deciso di tornare dagli altri, data
l’ora piuttosto tarda. Il biondo era ancora intento a addentare uno
spiedino, quando uno strillo li riportò alla realtà, dissolvendo
il sorriso dalle loro labbra e facendoli rabbrividire. Immediatamente avevano
smesso di ridere, voltandosi entrambi nella direzione da cui dovevano provenire
quelle urla. S’erano rivolti uno sguardo d’intesa, prima di correre
in quella direzione. Svoltarono in un vicolo oscuro e i loro occhi e le loro
menti non ci misero molto a mettere a fuoco ciò che stava accadendo. Tre
uomini sghignazzanti. Quello più grosso teneva il braccio di una bambina
serrato in una mano, tenendola sospesa a mezz’aria. Piangeva. Gridava. Ma
le sue preghiere rotte dal pianto erano soffocate dalla città in festa. Inghiottite
dalla musica assordante. Disperate e scomode. Nessuno l’aveva udite,
nessuno a parte loro.
Continua…
Nashiko: innanzi tutto voglio
scusarmi per il ritardo (compiti in classe a manetta e il problemi col
computer… grr!) e ringraziarvi per la pazienza
che avete Y_Y… spero di ricominciare con
l’aggiornamento settimanale.
Questo
cappy mi è venuto lungo, ma non
particolarmente intricato. Ringrazio il cielo x non averci fatto assistere
all’ennesima crisi isterica di Yume. Questa matassa intricata si sta
sciogliendo a poco a poco, eh! Lee, Sakura e Naruto saranno fondamentali x la
nostra Yume-chan e devo dire
che il primo incontro me l’immaginavo peggio…mah! Nel prossimo
capitolo darò particolare importanza a Gaara (poveraccio, stavolta
è comparso poco e niente! Vabbè, mica
può starci solo lui nella storia ò.o!!!) Purtroppo i commenti e le letture si sono
dimezzati… che peccato… spero di riscattarmi da adesso in
poi… T_T *me tanto tisteeeeeh*
sono calata così tantoooo?
X Ilychan: hai perfettamente ragione su tutta la linea, ma
soprattutto riguardo alla ‘doppia personalità’
–se così la vogliamo definire- di Yume. Più avanti ti
sarà tutto più chiaro ed interessante, credo in capo ad un paio
di capitoli…
X Kaley: sau coccaaa!
Mwuahauahua Yume è skizzopazza
x davvero *_* per fortuna c’ha risparmiato
–per questa volta- dai suoi monologhi senza senso e le sue pazzie! Scusa
se t’ho angosciato con i problemi del pc XD giuro che sarò più rapida ad aggiornare
:*
X Uriko: Grazie mille *_* sono
felice ti sia piaciuto! Un mega kiss!
X gaaralove: eh… a quanto pare anche il tuo astio x
Yume s’è attenuato ^_^ eh? Grazie del commentino!
X Maggy: Gracchie *_* … però c’ho
messo un mese ad aggiornare… CHIEDO PERDONO T_T
come vedi ancora non ci sono arrivati a Konoha…
sarebbe stato troppo facile eh! Mi segui dagli inizi *_* spero che continuerai
a farlo XD kiss kiss
Parole
utili:
Futon: è un materasso originario della cultura
giapponese, può fungere da letto o divano e può essere posizionato direttamente sul pavimento.
Yukata: Lo yukata
è un indumento
tradizionale giapponese.
Viene indossato principalmente durante gli spettacoli pirotecnici, alle feste e ad
altri eventi estivi. Lo yukata è un tipo molto
informale di kimono.
!!!GRAZIE!!!
per esservi dati la pena di
arrivare alla fine
di questo capitolo e non aver
chiuso la pagina
Soprattutto a coloro che mi
seguono e recensiscono!!!
Vi ringrazio
perchè vostri commenti sono uno
spunto
PER CONTINUARE!