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Autore: Sybil Blues    02/04/2013    1 recensioni
Narcissa non è più sola, sono in tre adesso. Lei, Lucius e qualcuno che suo marito non sembra essere felice di attendere.
AVVERTENZE: Potrebbe contenere scene erotiche.
E tra l'altro NON è una raccolta di one-shots. E' una long nata come oneshot, ma sono incapace e non riesco a reimpostare le caratteristiche. Però spero che qualcuno la leggerò lo stesso.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Quei maledetti scalini di legno cigolavano ad ogni suo passo. Quando finalmente arrivò alla fine della scala, si accorse che stava tremando violentemente. Cercò di ignorare quelle voci, che provenivano dalla sala da pranzo, e si diresse dalla parte opposta. Villa Malfoy era immensa. Sperava, in qualche modo, di scappare da un'uscita secondaria senza farsi notare. Si chiuse il cappotto fino al collo e si infilò in un corridoio buio. Non riusciva a ricordare dove portasse. Dovette fermarsi più di una volta per appoggiarsi al muro e respirare profondamente. Le girava la testa. Si accarezzò il ventre e pensò al piccolo esserino, lì dentro, che presto avrebbe aperto gli occhi sul mondo. Narcissa voleva che gli si riempissero di fiori e d'amore. Perciò doveva scappare da quella prigione.
Un passo dopo l'altro. Piano. Senza respirare. Vedeva la luce al di fuori di quell'orribile tunnel. Ma quando arrivò alla fine, si accorse che la porta che dava sul parco era chiusa.
"Alohomora!" pensò Narcissa, e la sua mano corse istintivamente alla tasca dove di solito teneva la bacchetta. Che non c'era. Non c'era.
Sentì la disperazione invadere il suo corpo, come una marea nera. Chiuse gli occhi e quando li riaprì, si accorse delle figure nere, in lontananza, che camminavano verso di lei. Lucius aveva condotto gli ospiti nel parco. Chissà, magari aveva anche fatto ammirare il giardino di sua moglie. Pochi istanti dopo, Lucius si materializzò di fronte a lei, aprì la porta e le offrì il braccio con uno sguardo gelido. Non potè far altro che accettarlo, per evitare di lasciarsi cadere a terra.
"Mia moglie ha deciso di unirsi a noi. Sfortunatamente, è malata. Perdonerete il suo abbigliamento poco consono all'occasione." Si udì qualche risatina di scherno, poi una voce sopra a tutte.
"Narcissa è incantevole come sempre, mio caro Lucius. Diamo inizio alla cerimonia, ora che è qui con noi. Non sei d'accordo?" Lucius annuì vigorosamente, Narcissa tenne lo sguardo fisso a terra. Poi svenne.

Aveva freddo. Si sentiva terribilmente nuda. Lo era. Aprì gli occhi. Era accerchiata da figure incappucciate. Lord Voldemort prese delicatamente il suo braccio sinistro e lo sollevò, in modo che tutti potessero vederlo. Narcissa protestò debolmente, ma nessuno sembrò farci caso.
Lasciami. Lasciami stare. Voglio andare via. Voglio volare via. Shhh, non esisto, tutto ciò non sta accadendo, bambino mio, è un incubo, un maledetto incubo. Finirà quando arriverà il sole, sta' tranquillo.
"Narcissa, svegliati!" esclamò la voce ruvida di sua sorella. "Il Signore Oscuro ti sta concedendo un grande onore. Devi svegliarti. Reinnerva!" Un violento brivido, simile ad una scarica elettrica, la scosse in ogni muscolo. Sentì l'odio per Bellatrix zampillarle in petto. Poteva fare male al bambino.
La sua coscienza era intorpidita.
"Lucius, mi avevi assicurato che tua moglie stava bene e che era pronta a ricevere il Marchio."
"Perdonatemi, mio Signore. Mia moglie finge di stare poco bene. Ha paura che farete del male al suo preziosissimo bambino, quando in realtà non ne ha motivo."
"Bambino, Lucius? E' un maschio, quindi?"
"Sì, mio Signore."
"Che fortunata coincidenza."
La voce di Voldemort si spense in un sussurro. Bellatrix non gli toglieva gli occhi di dosso, riconosceva quello sguardo del suo Signore, quello sguardo che più amava, quello che ti prometteva che il paradiso sarebbe bruciato in un soffio, e tu saresti stato il re dell'inferno.
"Come sai, Lucius" riprese Voldemort, lo sguardo fisso sul ventre di Narcissa "io voglio un erede. Non nel senso stretto della parola, dato che vivrò in eterno. Voglio un reclutatore, mi capisci? Qualcuno che possa agire all'interno di Hogwarts senza destare sospetti. Che riapra la Camera dei Segreti, magari. O che fornisca informazioni utili riguardo agli spostamenti di Silente. Certo, stiamo parlando di un futuro lontano, ma è meglio essere previdenti, amico mio, non trovi?"
"Non credo di capire, mio Signore." ribattè Lucius, con voce ferma.
"Voglio che tuo figlio ricostruisca per me, all'interno di Hogwarts, una piccola 'confraternita'. Abbiamo bisogno di volti nuovi e giovani. Ovviamente, quando avrà l'età giusta."
Lucius tacque. Sapeva che il Signore Oscure gli stava facendo un grande onore, chiedendo di consacrare suo figlio come Mangiamorte ancor prima della sua nascita, eppure, per un attimo, esitò.
Guardò la moglie, prostrata in quello stato di incoscienza, e la sua fronte ampia solcata dalle prime rughe. Poi accarezzò con gli occhi il suo ventre gonfio di vita.
Il suo sguardo incontrò quello del Signore Oscuro. Capì che avrebbe ceduto.
"Sì" mormorò, a fior di labbra. Bellatrix strillò di gioia.
"Sei pronto a stringere il Voto Infrangibile?"
"Lo sono, mio Signore."
Voldemort fece un cenno a Bella, e lei estrasse la bacchetta.
Lucius strinse la sua mano in quella del Signore Oscuro.
"Mio figlio in cambio di mia moglie." balbettò, terreo, lo sguardo fisso sul pavimento. "E' così, mio Signore? Mia moglie non riceverà il Marchio Nero?"
"E' così, mio fedele amico. E' questa, la mia volontà."
Lucius annuì, impercettibilmente.
Due lingue di fuoco obbedirono alle parole di Bellatrix e si sprigionarono dalla sua bacchetta. Avvolsero le mani  dei due contendenti ed intrecciarono le loro anime.
Sedici anni.
Sedici anni decisero di aspettare.
Sedici anni di vita decisero di concedere al condannato.
Sedici anni, e poi sarebbe stato suo.
Sedici anni non erano niente, per il Signore Oscuro. Erano troppi, per il suo servitore. Avrebbe sopportato in silenzio una colpa indelebile, avrebbe sopportato lo sguardo inquisitore della moglie e i vagiti spensierati del piccolo. Avrebbe cercato di donargli un'infanzia meravigliosa per ripagarlo della vita rubata di nascosto.
L'avrebbe amato.
Quando le lingue di fuoco si ritrassero, Lucius prese Narcissa fra le sue braccia e la portò in camera da letto. La coprì e le depose un bacio lieve sulla fronte.
Si rese conto di quanto l'amasse. E di non poter fare a meno delle sue domande ingenue e  del suo sguardo sincero, l'unico che riusciva a farlo vergognare di sè stesso.
"Mi perdonerai, Narcissa. So che lo farai. Ne ho bisogno."


MIO ANGOLINO
Perdonate l'attesa! Ultimamente l'ispirazione va e viene, come potete vedere. Questo capitolo non è proprio il massimo, ma spero che vi piaccia lo stesso. Attendo le vostre opinioni!
Sybil
 
  
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