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Autore: Small Wolf    02/04/2013    2 recensioni
II secolo, Impero Romano d'occidente. Naruto da figlio di un re diviene un semplice schiavo di Roma. Fra combattimenti, amori proibiti, battaglie e sangue inizia la fine della stabilità dell'impero...
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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La folla si divide al passaggio del suo nuovo padrone, come le acque del mare davanti mosè e il suo popolo. Ricorda che fino a pochi mesi prima era così anche per lui: tutti si spostavano al suo passaggio inchinandosi quando gli rivolgeva lo sguardo. Invece adesso gli unici a cui gli altri nobili fanno brevi riverenze è il padrone mentre a lui riservano occhiate velatamente compassionevoli oppure di disgusto. Camminano semre più verso l'interno della città dove le strade diventano più strette, affollate e rumorose. La gente diviene man mano più povera e umile per poi ricambiare gradualmente fino a tornare ricca vicino a una piazza su cui si affacciano varie ville che creano un cerchio. In mezzo al vasto spazio ondeggiante c'è uno strano monumento, enorme e imponente, molto simile a un'arena da cui provengono delle grida di incitazione e festa. Naruto non crede ai suoi occhi davanti a tanta immensità ma nè il padrone nè il servo o i soldati di scorta sembrano farci abbastanza caso, come se ci passassero davanti talmente tante volte da non provare più alcuno stupore. E infatti sono diretti proprio verso l'entrata del gigantesco anfitetro. Più si avvicinano più Naruto sente il cuore pulsargli veloce nel petto e i suoni delle voci farsi più intensi e prolungati. Si fermano un secondo davanti a un soldato il quale, vedendo il suo padrone, scatta sull'attenti scostandosi per fargli imboccare una stretta discesa. Il moro lo conduce da solo in un sotterraneo spoglio e umido, un pò come le cantine di casa sua, ma a differenza delle dispense ci sono delle celle piene di uomini malconci sorvegliate a vista da dei soldati e al posto dell'odore nauseabondo di spezie e aromi c'è una sgradevole puzza di sudore e sangue. Il padrone mormora qualcosa all'orecchio di un soldato che annuisce fissandolo da dietro l'elmo per poi aprire la cella con una grossa chiave che tiene appesa a una corda in vita e farlo entrare. -Cosa ci faccio qui?-gli domanda con le dita strette attorno alle sbarre e il viso speranzioso. -Porta più rispetto schiavo e tira fuori le unghie-mormora il padrone stringendosi nella tunica bianca a rifiniture rosse che ha addosso. Naruto vorrebbe domandargli di più ma l'altro si allontana e benchè gli dia fastidio non fare tutto ciò che vuole non lo richiama, lasciandosi poi cadere a terra. Si poggia le mani sul viso coprendosi gli occhi per non guardare quelle facce che lo schermiscono dalla penombra della sua nuova casa. Le occhiate diventano a mano a mano delle risate sommesse e ridicole che lo fanno imbestialire. -Che avete da fissare?!-sbotta il biondo togliendosi le mani dal viso per guardarli in faccia a uno a uno e cercare di studiare i loro sguardi invadenti eppure lontani anni luce da lì. Come se quelle pupille lo guardassero ricordando il passato, magari un passato con le loro mogli, i loro figli oppure semplicemente un passato di libertà. -Tre giorni-ridacchia uno al copagno al suo fianco mantenendo lo sguardo stupito di Naruto con scherno. -Io direi... due giorni-interviene un altro dai capelli cortissimi e neri come legno bruciato. -Ma che dite ragazzi-fa una terza voce facendoli voltare tutti verso un angolo buio da cui spuntano due iridi verde acqua-sopravviverà un solo giorno. Il diretto interessato sbianca camuffando il pallore delle sue guance con le ciocche di capelli biondi e ribelli che gli cascano disordinate sulla fronte e non capisce se odiare quella voce misteriosa oppure più semplicemente temerla. Squote la testa all'ultimo pensiero perchè Namikaze Naruto non si arrende mai, per nessuna ragione, neppure se è in una cella piena di ragazzi che scommettono sulla durata della sua vita. Quindi, per rendere la sua convinzione più tangibile, almeno a se stesso, esclama:-Io non morirò affatto! Sono un osso duro, non crediate di battermi con tanta facilità! E' soddisfatto della sua osservazione avvenuta con tanto di sguardi sfuggevoli e segrtamente interessati ma questo non smuove affatto l'animo dell'ultimo ragazzo che ha parlato. Vede la sue iridi alzarsi e infine comparire ai caldi raggi del sole estivo. Non capisce perchè tutti sembrano intimoriti dalla sua presenza dato che ha pressapoco la sua età e un fisico abbastanza mingherlino dalla carnagione chiarissima, quasi come quella di un ammalato. -Quando arriverà Kakashi voglio vederti, pivello-gli sussurra avvicinando il suo viso a quello dell'altro in modo che i suoi capelli rossi tocchino quelli praticamente gialli del compare. -Io. Non. Morirò. Fine.-afferma il biondino crucciando le sopracciglia fini per cercare di mantenere lo sguardo duro e distaccato dell'altro che, fatto un sorriso di scherno, lo lascia per andarsi ad accomodare nuovamente nel suo angolo. Gli fanno paura quegli occhi verdi freddi e distaccati ma non lo dimostra e si risiede con più calma possibile a terra. "NAMIKAZE NARUTO NON MOLLA, NAMIKAZE NARUTO NON MOLLA, NON MOLLA MAI" è il monito che si ripete nella mente affollata di domande e stanca finchè non si addormenta del tutto sperando che sia solo un brutto sogno. Il mattino seguente è il rumore metallico che fa la spada di una guardia sulle sbarre della prigione a vegliare lui e i suoi compagni. Gli altri sembrano abituati a quel suono fastidioso al mattino ma lui, nonostante gli allenamenti all'alba e la guerra non ha ancora la pelle dura come quella di quegli uomini di cui si rende conto non sapere nulla. Il pomeriggio precedente era troppo stanco per chiedere spiegazioni e il benvenuto che gli avevano dato, il rosso in primis, lo aveva scoraggiato dal farsi nuove compagnie. L'unica cosa positiva era che lì dentro, più o meno, si capivano tutti lui compreso. Si stiracchia sbadigliando e aspetta, come di rito, che gli leghino i polsi cosa che con suo grande stupore non accade. Le guardie intimano di mettersi in fila per due e seguire un soldato dagli occhi azzurri e la corporatura imponente in una specie di cortile al di fuori dell'arena dove li attende un certo Kakashi Hatake, il tipo nominato la sera prima dal rosso e che, col solo nome, ha fatto tremare parecchi uomini nella cella. Il suo posto è per ultimo, accanto a un omaccione che fa paura al solo guardarlo tanto ha i muscoli grossi e la barba folta come quella di un sanguinolento popolo del sud. Gli si affianca ripetendosi mentalmente la cantilena dell'imbattibile fino a quando tutti si ritrovano nel cortile indicato dal soldato. Vengono messi tutti in riga e gli viene ordinato di attendere questo fantomatico uomo che dopo un buon quarto d'ora di ritardo si presenta. Non gli sembra poi così pericoloso questo qua con i capelli argentei quasi invecchiati e una benda nera sull'occhio sinistro che poi scende fino davanti al naso e alla bocca. Gli schiavi eseguono un breve inchino, imitati dal novellino, mentre l'uomo gli passa davanti con un bastone dietro alla schiena muscolosa. Li guarda tutti uno per uno con uno sguardo ghiacciato finchè non si ferma davanti a Naruto e gli solleva il mento con la punta del bastone. -Tu sei la nuova recluta, giusto?-domanda sbrigativo cercando di farsi capire il più possibile ma Naruto non capisce: nuova recluta per che cosa? -Allora, rispondi?-aggiunge fermo squadrandolo dall'alto in basso un paio di volte con il solo occhio scoperto-Gaara, è lui?-fa voltando la testa verso il ragazzo con i capelli rossi che gli aveva tanto crudelmente parlato il giorno prima. -Sissignore, è arrivato ieri-risponde rigido guardando dritto davanti a l'alto muro grigio circondato dl filo spinato che li divide dalla libertà. Il biondo non capisce quale sia la reazione dell'argenteo finchè questo non gli passa una spada che afferra con prontezza e maestria suscitando un lampo nell'occhio scuro di lui. -Allora, sarà il caso di metterti alla prova-dice impugnando a sua volta un'altra spada-Combatti-gli intima mettendosi ad alcuni metri di distanza. Naruto riesce a comprendere che deve lottare nel vero senso della parola per riuscire a sopravvivere in quel luogo quindi, dopo aver focalizzato l'avversario, gli si scaglia contro con prontezza sicuro di colpirlo quindi rimane parecchio sbalordito quando quello blocca la sua spada con maestria. -Io sono Kakashi Hatake e alleno i gladiatori a combattere-dice mentre con un agile mossa lo allontana da sè-Da oggi in poi dovrai lottare per la tua vita nel colosseo-aggiunge mentre lo fa indietreggiare a colpi di spada-Imparerai a maneggiare molti tipi di arma-continua facendolo cascare a terra, nella polvere dello spiazzo-Sempre che tu sopravviva all'allenamento-conclude mettendogli un sandalo sul petto e la spada luccicante al sole del mattino sotto al mento. Naruto è completamente shokkato: è impressionato dato che non è riuscito neppure a sfiorare il suo avversario. Il cuore gli batte nelle orecchie facendogli pulsare dolorosamente le tempie e la vista del capitano che alto e potente pare scagliare la sua chioma grigia verso il sole, oscurandolo come una nuvola, gli fa percepire per la prima volta in vita sua la paura vera. In un secondo di ricordo capisce che neppure in guerra era tanto consapevole del rischiare la sua vita convinto com'era d'essere il migliore, assieme ai suoi compagni. Invece adesso era totalmente solo e quei visi, quegli occhi di tutti i colori e storie sono talmente diversi dalla sua vecchia realtà che il solo pensare di riuscire a vincerli singolarmente gli da i brividi. Per questo motivo, scosso dai visi sghignazzanti degli altri e dall'occhio severo del maestro, decide sul momento di far vedere loro chi è e lo fa scagliando con un colpo secco della sua spada l'arma nemica, scattando in piedi. Nota con soddisfazione lo stupore dipingersi sul volto degli altri e un piccolo cambio di espressione nel volto del capitano, ora più guardigno. -Io non sono il tipo che perde con tanta facilità! Ricordatevelo tutti!-urla in un impeto di coraggio mentre corre verso Kakashi sferrando un forte attacco per farlo indietreggiare e decretare la sua vittoria. -Mi spiace, ma neppure io lo sono-afferma l'uomo parandosi per poi buttare lontano la spada del ragazzo che dopo qualche rotazione al vento si conficca con potenza nel terreno. Il biondo fissa incerdulo la sua arma lontana ma quando si gira verso il viso del maestro al posto dell'espressione fredda e distaccata di prima vede un leggero increspamento sotto l'occhio assottigliato. Chissà se quello è un sorriso; Ma di una cosa è certo, avrebbe combattuto ancora: se quegli uomini volevano vedere di che pasta era fatto allora lui glielo avrebbe dimostrato!
  
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