Capitolo
5: I love shopping da Voldemort & Co.
Hermione
era raggiante e continuava a volteggiare nel suo abito bianco ma, quando i sue
due migliori amici varcarono la soglia della camera, l’espressione radiosa sul
suo viso si trasformò in una di puro disgusto alla vista di Harry nel suo
abbigliamento da surfista per cavalcare le onde elegantemente.
“Oh,
Harry!”, sbottò, “Come diavolo ti sei conciato?”
Ron
cominciò a ridacchiare cercando di nascondersi dietro ad una pianta, mentre
Harry sbuffava sonoramente non riuscendo a capire il perché quell’abbigliamento
anticonformista non andasse bene.
“Perché?
Non va bene? Sono anticonformista, io!”
“Harry,
non hai avuto modo di comprare un abito decente? E dire che Lord Voldemort ha da
poco aperto un negozio di abbigliamento niente male…”
Harry
strabuzzò gli occhi incredulo.
Era
assurdo che Hermione e Ron fossero felici di andare a fare shopping da colui che
lo aveva reso orfano e lo aveva marchiato a vita con una stupida e anti-estetica
cicatrice del piffero!
“Harry
ha preferito abbandonare a se stesso l’acquisto dopo uno scambio di battute con
Malfoy”, disse Ron facendo fumare di rabbia l’amico, che evidentemente non aveva
ancora superato l’arroganza del suo antagonista in quel di
Hogwarts.
“Uno
scambio di battute con Malfoy ti ha impedito di presentarti non vestito da
surfista al mio matrimonio?”, ribattè
irata Hermione mentre un ciuffo di capelli sfuggiva alla complicata
acconciatura.
“Non
ne farei un affare di stato…”, sussurrò Harry girandosi gli indici
imbarazzato.
“Comunque…
non sarai di certo tu e le tue manie da uomo delle onde a rovinare il mio giorno perfetto. Quindi, adesso
filate in chiesa!”, e spingendoli fuori dalla porta, Harry non vide dove metteva
i piedi e finì con il ruzzolare per le scale.
***
Tutto
sembrava procedere per il meglio, anche se Viktor Krum non riusciva a concepire
tutta quella gente senza avere nemmeno uno striscione in suo
onore.
La
signora Weasley continuava a piangere a dirotto e fu lì che Ron ebbe una specie
di illuminazione: sarebbero state quelle lacrime a diventare le onde per il surf
di Harry.
Fortunatamente
la marcia nuziale distrusse i labirinti mentali dei più e tutti furono rapiti
dall’entrata della sposa accompagnata dal padre e dalle
damigelle.
“Eccoci
qui riuniti per unire nel sacro vincolo del matrimonio queste due giovani anime
innamorate, Viktor ed Hermione…”
Hermione
lo guardò negli occhi ed ebbe la sensazione che Viktor volesse dirle
qualcosa.
“Hermionii…io
dovere te dire cosa…”
A
quelle parole molti scoppiarono a ridere convulsamente, mentre la sposa
deglutiva preoccupata.
“Io…
non pronto per pappine pipì-popò, io avere cose da fare, andare a donne… fare
soldi… io te non potere sposare! Poi tu essere fissata con liberazione elfo… io
mangiare elfo a colazione… noi due non andare bene insieme… io te lasciare
”
E
con abile mossa e con un fischio da manuale richiamò a sé la sua stupidissima
scopa con la quale sfrecciò alto nel cielo, abbandonando una probabile vita con
una Hermione piuttosto nervosa ed elettricamente carica.
***
“Hermione…dai
non fare così…”
Harry
cercò di consolare l’amica, mentre questa sorseggiava un tè caldo, davanti ad
una mini-tv che riusciva a trasmettere solo un canale, quello delle
televendite.
“Harry”,
disse Ron, “Scusa la mia intromissione, ma a me pare che l’unica persona triste
per quello che è successo sia tu, non lei!”
Harry
guardò bene in faccia Hermione e si accorse che il suo viso in era per niente
rigato dalle lacrime. Era perfettamente normale.
“Hermione?”,
la chiamò.
“Tu
devi spiegarmi a cosa cavolo serve un frullatore con le lame anti-taglio o un
cellulare che non fa le chiamate…!!!”
“Hermione…ma
ti rendi conto che sei stata abbandonata all’altare???”
“Si.
Ma se non lo faceva lui, stai sicuro che l’avrei fatto io”
“Eri
così felice quando ci hai dato la notizia”, intervenne
Ron.
“Già…ma
poi ho capito che, sposandolo, mi sarei rovinata con le mie stesse mani. Cavolo,
sono troppo giovane per sposarmi, dove avevo la testa???”
“Quindi
tornerai nella tua vecchia casa?”, chiese Harry.
“Veramente
avevo intenzione di rimanere qui.”
Ron
e Harry sgranarono gli occhi.
“Qui?”, fece eco Harry, “Ma, Hermione,
dove ti mettiamo?”
“Purtroppo
la mia coinquilina ha lasciato il vecchio appartamento e non voglio ritornarci”,
disse Hermione malinconica.
“Allora
starai con noi”, concluse Ron.
“Ron,
non essere scemo, non possiamo tenerla!”
“Parli
di lei come se fosse un cane!”
“Divideremo
tutte le spese!”, saltò su Hermione.
“A
proposito”, Ron si rivolse a lei, “Come sei messa a
lavoro?”
“Beh…quello
che avevo l’ho perso, o meglio, mi sono licenziata…ma non preoccupatevi, ho un
sacco di soldi messi da parte!”
Ron
e Harry parvero pensarci un po’ su, ma qualche secondo dopo le risposero con
unanime assenso
***
Fu
così che Hermione Granger, Harry Potter e Ron Weasley cominciarono a vivere
sotto lo stesso tetto.
Il
problema spazio non riuscì ad essere risolto, tanto che Hermione, dopo una
nottata rocambolesca dove avevano dormito tutti e tre nello stesso letto tra
gomitate e l’impossibilità di assumere la posizione prediletta nel prendere
sonno, aveva ben suggerito che quella mattina sarebbe andata alla Stamberga
Strillante e avrebbe acquistato un morbidissimo Sacco a Pelo della Voldemort &
Co.
“Perché
giusto alla Voldemort & Co.?”,
domandò Harry nel pieno della sua perplessità riguardo al fare shopping in
generale e al farlo soprattutto alla Stamberga Strillante.
La
ragazza non si scompose più di tanto, “Perché a noi ragazze piace fare shopping
e piace farlo dove i commessi sanno come prenderti!”
“Detto
così, sembra un bordello…”, asserì Harry pensieroso, mentre Hermione afferrava
borsa e giacca e usciva di casa sbattendo la porta.
Inutile
dire che parte dell’intonaco finì sulla testa del povero Harry
Potter.
“E
adesso perchè s’è arrabbiata?”, domandò a Ron mentre si ripuliva da capo a
piedi.
“Avrà
le sue cose…”, asserì saggiamente brandendo una padella.
“E
continuo a domandarmi se le loro cose
non vengano un po’ troppo spesso…”
***
La
Stamberga Strillante stava via via diventando il centro shopping più importante
del Mondo Magico, tanto che la parte magica dell’Italia richiedeva una
succursale per essere sempre la capitale dell’alta moda, sia che questa moda
fosse magica che babbana.
I
dipendenti della Voldemort & Co.
erano tutti particolarmente affascinanti e la voglia di andare a fare shopping
cresceva a dismisura.
Era
tutto perfettamente alla moda, anche lo stesso Voldemort che, nel suo abito
giacca pantalone dalla sferzante tonalità melanzana, parlava con un distinto
signore di affari.
Hermione
rimase assolutamente meravigliata da quell’incantevole visione che Lord
Voldemort aveva costruito col sudore della fronte. Ma la ragazza, nel profondo,
ripensava a quanto le aveva detto il suo amico Harry: la verità è che provi ammirazione nei
riguardi del tizio che ho ridotto in salmì.
Scosse
la tessa come per scacciare via quel pensiero. Nessuno le avrebbe impedito di
fare shopping, anche se si fosse trattato del negozio il cui fondatore e
proprietario era l’Oscuro Signore.
I
commessi sfrecciavano accanto a lei tutti affaccendati a servire le loro
clienti. Realizzò che non ce ne sarebbe stato nemmeno uno che avesse avuto la
cortesia di aiutare lei.
Nell’attesa
che qualche commesso si fosse liberato, si lasciò cadere su una delle
poltroncine in pelle nera con tanto di riflessi argentati, situate all’ingresso
dell’imponente negozio. Qualche istante dopo, un uomo girato di spalle immobile,
in lontananza, catturò la sua attenzione. Aveva finalmente trovato un commesso
libero per lei.
Carica
di adrenalina, partì sparata all’indirizzo di quell’individuo e, una volta
raggiunto, gli picchiò insistentemente sulla spalla.
Senza
neanche lasciargli il tempo di voltarsi, Hermione cominciò a parlare: “Salve! Mi
chiedevo se, gentilmente, potrebbe…”
Ma
si interruppe appena in tempo per accorgersi che l’uomo che aveva di fronte non
era un uomo, ma un’enorme signora che di femminile aveva ben
poco.
“Oh…mi
scusi tanto…”, biascicò Hermione, che cominciò ad arretrare in modo da
scomparire dal campo visivo di quella sottospecie di
travestito.
Ma
nel modo di arretrare, non si accorse che in realtà stava assumendo un’andatura
molto simile a quella di un gambero, e finì per sbattere contro
qualcosa.
Si
girò molto lentamente prima di accorgesi che un bel paio di occhi grigio-blu la
scrutavano dall’alto con cipiglio curioso.
“Buongiorno,
signorina Granger”, la salutò lui molto educatamente – come si addiceva ad un
grande uomo di successo – con tanto di sorriso sghembo.
Peccato
solo che la risposta al saluto da parte di Hermione non fu altrettanto
cortese.
“Cacchio,
Malfoy!!!”
To
be continued…
Grazie
a: GhirlandadiFiori, hocuspocus e potterina_88_ per aver commentato lo scorso
capitolo.
Saremmo
liete di ricevere un brevissimo commentuccio anche per questo capitolo. Grazie
in anticipo^^
Alla
prossima^^
gemellina
e redRon