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Autore: Claire Marie Blanchard    02/04/2013    4 recensioni
Harry James Potter non era tornato per finire gli studi di Hogwarts, ma intraprese la sua carriera di Auror.
Ginevra Molly Weasley, nonostante il dolore per la perdita del fratello Fred, decise che era ora di rialzarsi in piedi, di mostrare alla sua famiglia la sua resilienza*, in modo da essere un esempio.
Ronald Bilius Weasley imitò Harry, affermando di voler combattere contro quelli che erano gli alleati degli assassini di suo fratello.
E poi fu il turno di Hermione Jean Granger. La quale, come da copione, scelse di finire gli studi alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, conseguendo anch’ella i M.A.G.O., insieme alla più piccola di Casa Weasley.
Aveva lasciato Ron poco prima di andare in Australia per recuperare i suoi genitori e restituire loro la memoria, dopo aver capito che il loro era solo un amore fraterno.

Prequel di "More e muschio".
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sapori e profumi'
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Disclaimer: I personaggi della saga di Harry Potter non mi appartengono. Tutti i loro diritti sono riservati a Joanne Kathleen Rowling. Inoltre, questa storia è stata ideata, scritta e pubblicata senza alcun scopo di lucro.

Premessa: ciò che state per leggere è il prequel della mia shot More e muschio che, a questo punto, consiglio di leggere in un secondo momento. La storia si svolge dopo la guerra, al settimo anno di Hogwarts, ma sconvolge appieno l’epilogo della Rowling.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Parte Terza – Giorni buoni
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Settembre passava silenziosamente, accogliendo i primi venti autunnali e salutando il sole con le prime ore serali, i professori lasciavano temi e ricerche almeno tre volte a settimana, ed Hermione Granger si sentiva stranamente agitata.
Adorava Settembre, era il suo mese preferito.
Non c’era una sola motivazione perché fosse così: era il mese in cui si tornava ad Hogwarts, era un mese caldo e fresco allo stesso tempo… ma, cosa più importante: era il mese del suo compleanno.
Se ne rese conto appena sveglia, la mattina di quel sabato 19 settembre.
Si alzò in un orario accettabile, si fece una doccia e se ne andò in Sala Grande a fare colazione.
Prima di sapere che era una strega, i suoi genitori la svegliavano con un vassoio, un’orchidea posta in un piccolo vaso, un bicchiere con del succo di frutta alla pesca e un’abbondante fetta di crostata alle more appena sfornata che sua madre Jean preparava apposta per lei, svegliandosi all’alba.
Sorrise a quei dolci ricordi. E, soprattutto, ne fu talmente rapita che – senza nemmeno accorgersene – trasfigurò l’apple pie in crostata alle more.
- Ehi, Granger!
La mora si voltò, per poi ritrovarsi un sorridente Blaise Zabini che le si avvicinò con fare amichevole.
- Buon giorno, Zabini – gli rispose lei sorridente, per poi addentare un pezzo di crostata.
- Stasera sei nostri, alla cena del Lumaclub?
- Ma certo! – rispose lei, appena ebbe ingoiato, annuendo.
Blaise notò qualcosa di strano sul tavolo dei Grifondoro.
- Quella non è apple pie… - constatò intuitivo - … che cos’è? – domandò curioso mentre indicava la crostata.
- Crostata alle more. Vuoi assaggiare? Io adoro le more.
- Crostata di more? Mai mangiata… - confessò lui curioso - … posso?
- Ma certo! – e gli passò il piatto.
Blaise ne prese un pezzo e lo assaggiò. La sua espressione era indecifrabile.
- Assolutamente… - Hermione lo guardava in attesa di un giudizio, mentre cercava di capire cosa stesse per dire il Serpeverde.
- … eccellente! Non ho mai assaggiato una crostata più buona! Posso rubartene una fetta?
Hermione sorrise soddisfatta.
- Certamente! Prendi pure l’intero piatto.
- Oh! Beh… ti ringrazio, Granger. Mi hai aperto un mondo. A stasera!
- A stasera, Zabini!
E il moro se ne andò allegro, difendendo quella torta da tutti gli eventuali golosi che avrebbero cercato di portargliela via.
Hermione ridacchiò quando vide e sentì Blaise Zabini minacciare un Tassorosso del terzo anno se solo si fosse avvicinato alla sua crostata.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Draco Malfoy vide il suo amico Blaise tornare con un’aria da bambino accontentato e un piatto che conteneva una torta – una crostata.
- E quella da dove salta fuori? Un regalo di qualche ragazzina infatuata?
Blaise sorrise ancor di più.
- Risposta sbagliata. È una vera prelibatezza. Te ne faccio assaggiare un pezzo, solo perché sei uno dei miei più cari amici. Accomodati, pure…
E passò il piatto all’amico, ignaro di chi gli avesse dato quella torta dal profumo così invitante.
Quel profumo, non seppe né come né perché, gli ricordava Hermione Granger. Era un profumo che aveva già sentito.
Ne prese un pezzetto e lo assaggiò. Era davvero una prelibatezza.
- Allora? Com’è? Non è ottima?
Blaise aspettava che il suo amico gli desse un giudizio per quella pietanza appena scoperta.
Il biondo non riusciva a spiegare a parole quanto gli piacesse.
- È davvero… - Blaise lo guardò curioso - … è un paradiso.
Blaise annuì soddisfatto – Vero? La Granger ne sa sempre una più del diavolo!
Draco non riuscì a credere alle sue orecchie.
- Te l’ha data la Granger?!
- Sì! Ero andato da lei per sapere se sarebbe venuta alla cena di Lumacorno, stasera, e ho visto questa meraviglia. Me l’ha offerta gentilmente e io ho accettato.
- Oh… vuoi provarci con la Granger, Blaise?
E iniziò a sentire qualcosa allo stomaco, come se si stesse contorcendo.
- Oh, no… siamo amici, credo. Ho avuto modo di scambiare qualche parola con lei, in più occasioni. E, ho tratto la conclusione che non è come immaginavo che fosse.
Draco lo guardò assottigliando gli occhi, con fare astioso.
- Perché? Come immaginavi che fosse?
Blaise alzò lo sguardo sul soffitto e iniziò a pensare.
- Non lo so… bacchettona… antipatica… rompipluffe… e, invece…
- Invece? – lo incitò il biondo un po’ irritato.
- … invece, ho scoperto che può essere un’ottima compagnia.
Draco aveva cominciato a guardarlo un po’ di sbieco.
- Tranquillo, Draco. Non intendo in quel senso. Intendo davvero come un’amica.
Il ragazzo cercò di ricomporsi.
- Perché? Dovrebbe importarmi? – e usò un tono stridulo, e ciò diede una conferma a Blaise.
- Ok… fa pure finta che non ti importi – e abbassò la voce, in modo che sentisse solo il biondo - Ma puoi stare sicuro che non ci proverò con Hermione.
Il Serpeverde arrossì leggermente – Non mi interessa, Blaise.
Il moro ridacchiò divertito – Sì, certo. Come non ti interessava entrare nella squadra di Quidditch come cercatore eh, Draco?
Il ragazzo non riusciva a guardarlo in faccia.
Nel frattempo, arrivò anche Theodore, il quale cercò di sapere cosa stessero dicendo.
- Ehi, ragazzi! Di che parlavate?
- Nott! Capiti proprio a fagiolo. Stavo dicendo a Draco quanto mi piacciano le more.
- Intendi le ragazze – chiese Theodore, annusando la crostata – o il frutto,  Blaise?
- Entrambi.
Draco, esasperato dai due, si alzò e fece per andarsene, quando la voce dell’amico italiano lo fermò.
- Ah! Adora anche lei le more, se ti interessa saperlo…
Si bloccò, si voltò, sorrise ghignando e tornò indietro, rubando il piatto con la crostata di more che il moro stava per offrire a Theodore – la loro ingordigia non aveva limiti.
- Anch’io le adoro, come puoi ben vedere. Grazie, amico! A più tardi, ragazzi!
E se ne andò, ignorando il piccolo broncio dipinto sul volto di Nott e le urla di un Zabini mezzo stupito e mezzo oltraggiato.
- Ehi! Quella era la mia crostata!!
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
 
Era tornata nel suo dormitorio a prendere qualche libro e andare a farsi una passeggiata sulle rive del Lago nero.
Non aveva visto nessuna delle sue compagne, in giro. E, sinceramente, ci rimase un po’ male.
Aprì la porta della sua stanza e si stupì di vedere un’allegra Ginny Weasley e una sorridente Lavanda Brown sedute ai bordi del letto che l’aspettavano ansiose ed elettrizzate.
- Finalmente, Hermione!
- Buon giorno, festeggiata! – le dissero alzandosi e andandole incontro, per poi abbracciarla forte.
Hermione rimase un po’ stupita.
- Buon compleanno, Hermione! – le dissero le due stringendola ancora di più.
La riccia sorrise quasi commossa.
- Grazie, ragazze! – le rispose ricambiando la stretta.
Si staccarono dopo qualche secondo, ed Hermione vide che la piccola Weasley aveva uno strano sorriso stampato in viso.
- Cosa c’è, Ginny?
La rossa, per tutta risposta, allargò ancora di più il sorriso e guardò Lavanda con aria complice.
- Lavanda, cosa avete combinato? – chiese la riccia sospettosa, ma anche la Brown sorrise con fare misterioso.
- Vieni con noi – le ordinò Ginny, per poi trascinarla fuori, aiutata da Lavanda.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Era una giornata soleggiata, l’aria era fresca, il cielo era limpido e le nuvole sembravano soffici letti di cotone.
Era la giornata ideale per volare un po’ con la scopa.
Draco Malfoy portò la sua Nimbus 2001 a prendere un po’ d’aria.
La montò e iniziò a salire e prendere quota.
Adorava volare.
Sebbene Madama Bumb gli avesse detto, al primo anno, che il suo modo di volare era sbagliato, lui non aveva perso quelle abitudini riguardo al volo.
Si sentiva libero, mentre sfrecciava tra le nuvole di quel cielo così celeste, tra gli alberi della Foresta proibita, a pochi centimetri dalle acque del Lago nero.
Si sentiva libero, senza pensieri, senza preoccupazioni.
I suoi problemi li aveva lasciati sulla terraferma, li avrebbe ripresi con sé più tardi.
Ora voleva solo sentirsi vivo. Voleva solo provare quelle sensazioni che solo la sua fedele scopa riusciva a trasmettergli.
Quando atterrò, nel campo da Quidditch, non sapeva di non essere solo.
- Ciao, Malfoy…
Conosceva quella voce. La conosceva anche fin troppo bene.
Si voltò, stupito di averla sentita, e si ritrovò il sorriso di Harry Potter ad accoglierlo.
- Potter… - e gli fece un cenno di saluto con il capo – … come mai da queste parti? Credevo fossi diventato Auror – gli chiese mentre si stava riprendendo la sua scopa per tornare al suo dormitorio.
Harry gli si avvicinò, in modo pacifico.
- È così. Ma, oggi, sono venuto per un’occasione speciale…
Malfoy lo guardò aggrottando la fronte.
- … è il compleanno di Hermione – ammise il ragazzo sopravvissuto.
Draco annuì lentamente.
- Capisco – disse con tono stanco.
Non sapeva che era il compleanno della Mezzosangue. Bene: ragione in più per fermarla, farci qualche piccola litigata e poi finire per salutarla e farle gli auguri.
Il moro gli sorrise, per poi riprendere parola.
- Come stai? Hermione mi ha detto che stai riprendendoti piano piano.
- Non pensavo che la Mezzosangue scrivesse di me ai suoi amichetti – mentire.
Mentire e negare.
Mentire, negare e nascondere.
A Draco non doveva importare niente della Mezzosangue.
- Le vecchie abitudini sono dure a morire. Non è vero, Malfoy? – gli disse duro Harry.
Draco capì che aveva esagerato, sospirò e allargò le braccia, rassegnandosi.
- Mi dispiace, Sfregiato.
L’ex Grifondoro lo guardò impassibile, mentre Draco cominciava a sentirsi un po’ in imbarazzo.
- Comunque, sì. Mi sto riprendendo. Tu e la donnola catturate un buon numero di Mangiamorte al giorno, o vi hanno parcheggiati in un ufficio polveroso a leggere e sistemare scartoffie?
Il Bambino sopravvissuto capì che quello era il suo modo per dire: Come state tu e Weasley, invece?
Sorrise, per l’appunto.
- Stiamo bene, grazie. Magari, un giorno, diventerai un Auror anche tu.
Draco ghignò.
- Non credo proprio, Sfregiato. Senza offesa, ma nessuno vorrebbe vedere un ex-Mangiamorte, a sua volta figlio di ex-Mangiamorte, come collega del famoso eroe Harry Potter. Tantomeno io.
Harry ridacchiò.
- Certo. Ma, magari, verrà il giorno che vorrai dare un bello schiaffo morale a tutti, me compreso. Ti pare?
Draco non capiva dove voleva arrivare.
- Senti… quello che vorrei che tu capissi è che: ci sono sempre dei giorni buoni e dei giorni da dimenticare. Siamo noi a renderli tali. Perciò, se tu vorrai farti valere, ti farai valere. E, quel giorno, sarà un giorno buono. Capisci cosa intendo?
Draco assottigliò gli occhi, cercando di afferrare il concetto.
- Mi stai dicendo che sono io il responsabile del mio futuro?
Harry sorrise.
- Esattamente.
Il biondo annuì lentamente e posò lo sguardo altrove, riflettendo su quello che il ragazzo gli aveva appena riferito.
Harry prese fiato e lo salutò.
- Devo andare, adesso. Non ho molto tempo, e dobbiamo ancora vedere Hermione.
Il Serpeverde annuì consapevole.
- A presto, Malfoy.
E se ne andò.
Draco, mentre Harry se ne stava andando, gli urlò la prima cosa che gli venne in mente.
- Non contarci troppo, Sfregiato!
Harry, senza voltarsi, sorrise e scosse lievemente la testa.
 
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
- Ginny, si può sapere dove mi stai portando? E perché Lavanda è corsa via?
- Ora vedrai! È una sorpresa!
Hermione cominciava a spazientirsi. Non riusciva a capire cosa stesse complottando la sua migliore amica.
Ginny la guidò fino alla riva del Lago nero, dove le disse cosa doveva fare.
- Ora devi chiudere gli occhi e aprirli quando te lo dirò io.
Hermione la guardò con un’occhiata degna di quella di Molly Weasley quando uno dei suoi figli si rifiutava di aiutarla a sparecchiare.
Ginny le fece l’occhiolino.
- Fidati!
Hermione sorrise, arrendendosi e scuotendo leggermente la testa, per poi obbedire alla rossa.
Senti il rumore di piccoli passi, di bastoncini che venivano calpestati e Lavanda che zittiva qualcuno e che intimava a fare piano.
Finché, la piccola Weasley non le permise di riaprire gli occhi.
- Ora puoi riaprirli.
Appena aprì gli occhi, questi le si riempirono di lacrime dalla gioia.
Davanti a lei c’erano Harry Potter e Ron Weasley.
- Buon compleanno, Hermione – le dissero in contemporanea.
La riccia boccheggiò per qualche secondo, prima di trovare la forza e il coraggio di abbracciarli e stringerli forte, tanto da far mancare il respiro.
Lavanda e Ginny si guardarono soddisfatte e si sorrisero.
- Grazie, ragazzi – disse piano Hermione, in lacrime, mentre stringeva i suoi migliori amici e guardava le altre due ragazze – È il più bel regalo di compleanno che potessi mai ricevere.
 
 
 
 
 

**********

 
 
 
 
 
Quello era stato uno dei più bei compleanni degli ultimi tempi.
Aveva passato l’intera mattinata con i suoi migliori amici, più felice che mai.
Era riuscita a far riavvicinare Lavanda a Ron e non si era ritrovata ad essere gelosa, o a disagio, o irritata.
Aveva passato davvero un bel compleanno.
Unico neo: quella settimana le toccava fare la ronda con Malfoy.
Stavano controllando l’ultimo piano della serata, dopodiché sarebbero andati a dormire.
- Oggi ho visto Potter – disse il ragazzo.
Hermione annuì per confermare.
- Sì. È venuto per passare un po’ di tempo insieme.
- Sì, me l’ha detto. Auguri, comunque.
Hermione sgranò gli occhi.
- Cosa?
- È il tuo compleanno o sbaglio? – disse con tono acido.
- Sì, beh…
- Auguri, allora – disse lui con un tono apparentemente freddo.
- Grazie – disse lei con aria poco convinta.
Draco non fiatò.
- Perché? – riprese lei, poco dopo.
Il Serpeverde aggrottò la fronte.
- Perché cosa?
- Perché mi hai fatto gli auguri?
Il biondo ghignò incredulo.
- Perché è il tuo compleanno, te l’ho detto – rispose lui sgarbato.
Hermione non capì. C’era qualcosa che le sfuggiva.
- Perché farmi gli auguri se poi hai tutto questo astio nei miei confronti?
Malfoy la guardò a stento e ghignò.
- Beh, vorrà dire che non ti farò mai più gli auguri, se è questo quello che vuoi.
Hermione assunse un’espressione indignata.
- Non ho detto questo! Ho semplicemente chiesto perché tanta gentilezza, se poi mi tratti sempre e comunque come se fossi una nullità.
Draco non rispose, né tantomeno la guardò.
Hermione cominciava a perdere la pazienza. Non sapeva mai come comportarsi con quel ragazzo. Sembrava un ragazzino in preda agli ormoni.
- Io me ne vado a letto. Buona notte, Malfoy.
E, per un attimo, Draco sentì la voglia di fermarla e di scusarsi.
Non si stava comportando da eroe.
O, forse, semplicemente, quello non era un giorno buono.
   
 
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