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Autore: Nanek    02/04/2013    3 recensioni
Quella città, era l’album dei loro ricordi: quei posti, quei locali, avevano una traccia di loro, avevano qualcosa da ricordare, qualcosa da far tornare in mente, qualcosa che li faceva tornare indietro, nei loro ricordi, nel loro passato.
-Ti va di andare a passeggiare un po’?- gli chiese lei, abbracciandolo.
-Non è che ti affatichi troppo?- rispose lui.
-Sono incinta, non decrepita- rise lei, facendolo sorridere a quella risposta.
Si presero per mano e si avviarono per le vie di quella piccola cittadina, che lei aveva tanto odiato, ma che le aveva fatto conoscere la persona più importante della sua vita.
Passarono davanti a quella scuola, la scuola che li aveva fatti incontrare.
Lei si strinse più forte a lui; -Chi l’avrebbe mai detto che la scuola sarebbe stata utile?- chiese lui ridendo.
-Non ti viene voglia di andare a salutare la preside?- chiese lei.
-Non metterei piede dentro quella scuola per nessuna ragione al mondo.-
-Come sei gentile amore mio-
-Non mi serve più la scuola per vederti, a me basta trovarti a casa-
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7

 

I never had the words to say, but now  I’m asking you to stay for a little while inside my arms



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Il campanile della chiesa vicina al suo studio, scoccava le tre e mezza del pomeriggio.

Niall era ancora in ambulatorio, in un momento di pausa, dopo l’ennesima pulizia dei denti; il prossimo paziente sarebbe stata una ragazza: impronte per l’apparecchio.
A 18 anni, anche lui l’aveva messo, e il ricordo, lo fece sorridere: ricordava quell’ammasso che teneva in bocca, ricordava il cibo che si incastrava con fin troppa facilità tra quei ferretti, ricordava quante volte al giorno si lavava i denti per sembrare perfetto.

Ricordava l’impossibilità di dare un morso deciso a una mela, o a una noci pesca, i ferretti sarebbero potuti saltare, ma soprattutto, ricordava come la lingua della sua ragazza passava tra quelle coroncine, e come dimenticare i suoi lamenti quando le lasciava un succhiotto?
Sorrise di nuovo al pensiero di quell’affare, e tutto sommato, non era stata un’esperienza così traumatica: lei alla fine era rimasta.

Guardò fuori dalla finestra: il sole era ancora in cielo, niente nuvole, solo l’azzurro dell’Irlanda, una giornata splendida d’estate, che lui doveva passare a lavoro.

Solo un’altra settimana, e dopo andiamo in vacanza. Pensava tra sé.

Continuava a guardare fuori, e quasi si incantò: lo vedeva dalla finestra del suo ambulatorio, vedeva quel campanile di quella vecchia cattedrale, lo vedeva e lo sentiva, le sue campane le avrebbe riconosciute tra mille, non si sarebbe mai confuso con nessun’altra.
Quella era la cattedrale, per la precisione “Cathedral of Christ the King” , e in quel posto, risiedeva uno dei ricordi più belli della sua adolescenza, dei suoi 18 anni, un posto che non segnò la svolta di un momento cruciale, ma bensì: l’inizio.

***

Vanessa lo aveva evitato, o meglio, Vanessa lo evitava.

Quello stesso giorno in cui l’aveva accompagnata a scuola in Vespa, il giorno stesso in cui aveva tentato il tutto per tutto baciandola di sorpresa, lei lo evitò.
Dopo la ricreazione si era come mimetizzata, era sparita, non l’aveva più vista.
Sperava di trovarla vicino alla sua Vespa, dato che le aveva chiesto di aspettarlo, e in più aveva il suo casco, non poteva di certo tenerselo.
Ma purtroppo, vicino alla sua Vespa, non c’era la ragazza dagli occhi blu, ma il suo amico Zayn, che si stava fumando una sigaretta.

-Ehy Zayn! – lo salutò, sfoggiando il suo sorriso.
-Ehy Niall- rispose lui, con meno entusiasmo.

Niall si guardava in giro, ma di lei, non c’era traccia; notò in seguito che Zayn aveva il casco che aveva prestato a Vanessa.

Il biondino lo guardò strano, e dopo un sospiro, Zayn disse tutto d’un fiato un –Non verrà- abbassando lo sguardo.
-Perché?- chiese Niall, lasciando spazio a un’espressione triste sul suo viso.
-Perché.. Conor la portava a casa..- rispose Zayn, tenendo sempre lo sguardo basso.

Niall si limitò a sospirare, d’altronde, che poteva aspettarsi? Che lei avrebbe lasciato Conor per un bacio? O semplicemente perché lui l’aveva accompagnata a scuola? Di certo no.
Quel giorno salutò Zayn, e mentre si avviava verso casa, elaborava un modo per poter parlare con lei.
 
 

Da quel giorno passarono circa dieci giorni, i dieci giorni più orribili della sua vita.

Vanessa lo evitava, nel vero senso della parola: la salutava e lei voltava lo sguardo altrove, non poteva passarle vicino per abbracciarla, perché Conor era sempre con lei, al mattino non riusciva più a beccarla all’uscita di casa, per il semplice fatto che Conor la passava a prendere, durante spagnolo si era seduta vicina a una ragazza, e durante matematica, Zayn era il suo compagno di banco.

Non la vedeva mai sola, né in giardino, né all’uscita, era sempre con qualcuno, al pub era difficile parlarle, troppa gente, oppure lei spariva in cucina, e quando il turno finiva, c’era sempre Conor con la sua macchina nuova ad aspettarla: dentro di Niall cresceva lo sconforto.

Fu grazie a suo cugino Alberto, e a Zayn, se riuscì a trovare un modo per poter parlare con lei, da soli.
La cosa lo aveva a dir poco sorpreso, soprattutto da parte del rosso: non capiva il motivo di tale interessamento a lui, Vanessa aveva un ragazzo, perché aiutare lui a cambiare le cose?
-Perché mi assilla di messaggi su quanto sei carino- la sua risposta, che lo fece arrossire brutalmente.


 
Quel giorno, o meglio, quella notte, era la notte dell’inizio.

Era scoccata la mezza notte, che segnava il nuovo giorno: 18 dicembre 2011, e Niall era seduto sulla sua Vespa davanti al Jody Daly, aspettava che lei uscisse.
Zayn gli aveva garantito che quella sera, Conor non sarebbe andato a prenderla: partita importante, e in caso di vittoria, molto probabile, sarebbero andati a festeggiare, ma sicuramente, non al Jody Daly.

Niall aspettò per sicurezza il suo messaggio, che non tardò ad arrivare, e a mezza notte meno dieci, il suo cellulare vibrò:

“vai pure, abbiamo vinto, vai  e fatti valere. Zayn”

Era il suo momento.

Sedeva lì, su quella Vespa, il cappello grigio in testa, la sciarpa, il cappotto pesante, faceva freddo quella sera, i denti battevano, anche a causa dell’agitazione, era pronto a tutto, doveva parlare con lei, voleva farsi del male, voleva sentirsi dire una volta per tutte quel “no”.
Non voleva arrendersi senza provarci, voleva tentare il tutto per tutto, lei piaceva a lui, e a quanto poteva constatare, era lo stesso per lei, nonostante cercasse di nasconderlo; sapeva che poteva farcela, sapeva che pensava a lui, troppe cose glielo facevano capire.

Lo evitava, era certo, ma lui sapeva come lo guardava, lui sentiva quando erano vicini di banco l’agitazione di lei nell’averlo così vicino, vedeva come arrossiva quando le chiedeva di condividere con lui il libro; la vedeva mentre lo cercava con lo sguardo tra i corridoi quando era tra le braccia di Conor, non fissava il suo ragazzo, guardava altrove, cercava lui, ne era certo; e quando andava ad abbracciarla, non diceva mai di “no”, si lasciava travolgere dalle sua braccia, si lasciava fare, sorridendo, non dicendo nulla: Vanessa nascondeva quello che realmente provava, e la conferma gliel’avevano data due persone molto vicine a lei, Zayn e suo cugino, loro non si sarebbero mai sbagliati.
E quella notte era lì, al freddo, pronto a riprovarci, pronto a prendersi il suo affetto.

Passarono cinque minuti, interminabili, prima che lei varcasse la porta del pub.

I loro occhi si incrociarono, e la vide incerta: indietreggiò di scatto, andando addosso a suo cugino, che le diede dell’imbranata, per poi spingerla verso di lui.
Si avvicinò con passo incerto, gli occhi bassi, e in un sussurro lo salutò.

-Ehy- si limitò a dire, con lo sguardo sempre fisso sulle scarpe.

Lui scese dalla Vespa, e le si avvicinò, le alzò il viso con le mani, e quando i suoi occhi furono davanti ai suoi, lui sorrise, dicendo solo –Ehy-
Sorridendo, lasciò intravedere l’apparecchio che gli avevano messo lo stesso pomeriggio.

-Da quando hai l’apparecchio?- chiese prontamente lei.
-Non ti sfugge niente- rispose lui, sorridendo –Da questo pomeriggio comunque- terminò lui, continuando a tenerle il viso tra le mani.
-Che ci fai qui?- gli domandò lei, liberandosi da quella presa, e guardandosi in giro, come se avesse paura di un arrivo improvviso da parte di Conor.
-Tranquilla, Conor non verrà, hanno vinto- la rassicurò lui, come se l’avesse letta nel pensiero, facendole spalancare gli occhi.
-Ti va.. di fare un giro?- le chiese timido, ma lei rispose di “no” con il capo.
-Mio cugino mi sta aspettando- si giustificò, girandosi verso Alberto: ma lui, non c’era più.
-Mi sa che ti accompagno io a casa- annunciò Niall, sorridendole e porgendole il casco.

Forse lei era troppo stanca per replicare, forse era troppo agitata per dire qualcosa, ma lo accettò.

-Sai come si allaccia?- le chiese Niall, ricordando il suo essere impedita nell’allacciare/slacciare un casco.
Lei rispose di “no” con la testa –Me lo allacci tu?- chiese, cercando di nascondere un sorriso.
Le mani di Niall, come se fossero state scosse da qualcosa, si precipitarono verso il suo mento; lei sobbalzò un po’ a qual contatto: aveva le mani fredde, il suo viso invece era bollente.

Erano di nuovo vicini, di nuovo a pochi centimetri di distanza, i loro occhi si guardavano, gli uni negli altri, e lui le sorrideva, facendola arrossire ancora di più, facendola diventare ancora più calda; lui le lasciò un bacio sulla punta del naso, e lei si sentì le gambe cedere un po’, ma non troppo, riuscì a restare in piedi.
Niall mise in moto la Vespa, diretti non sapeva dove, ma per stare soli, solo loro due, senza Conor di mezzo.

Niall la sentiva, stretta a lui, sentiva le sue braccia intrecciate al suo corpo, si sentiva strano a tenerla così, così vicina, una sensazione che aveva provato anche quella mattina stessa mentre andavano a scuola, dieci giorni prima, si sentiva felice anche così.
Lasciò con una mano il volante, e incitò le sue mani a mettersi nelle tasche della sua giacca, le sentiva così fredde, così morbide, che si pentì di averle lasciate per riprendere il controllo della Vespa.

Quando arrivarono, lei si guardò attorno, come spaesata.

-Dove siamo finiti?- chiese, mentre si metteva con il mento all’insù per farsi slacciare il casco.
- Cathedral of Christ the King, mai vista?- chiese lui, mentre con le mani fredde tornava a contatto con la sua pelle.
-Mi sa di no..- rispose lei, che continuava a fissare quella cattedrale illuminata, circondata dalla neve.

Lui la guardava, e sorrideva: gli occhi di lei erano incantati da quel posto, sarebbe rimasto lì a fissarla per tutta la notte, ma doveva parlare con lei, o almeno, cercare di fare qualcosa.
Le si avvicinò, si avvicinò al suo orecchio, e le sussurrò –Vieni con me- e la vide irrigidire.
Le prese la mano, intrecciando le sue dita alle sue, aveva le mani magre, delicate, e congelate, che si stringevano alle sue, come per scaldarsi, come per cercare di stargli più vicino.

La portò con sé verso il retro della cattedrale, dove c’era il bellissimo giardino innevato ad aspettarli.
Lui la guardava, non le toglieva lo sguardo di dosso, e sorrideva, notando che anche lei voltava spesso lo sguardo verso di lui, di nascosto, per poi cambiare obiettivo quando incrociava i suoi occhi.

-Che dici di sederci lì?- le chiese, indicandole una panchina, completamente piena di neve.
-C’è la neve, sciocco- rispose lei.

E lui sorrise, lasciandole la mano e dirigendosi verso la panchina vicino al pozzo; pregò il cielo di non congelarsi troppo per quello che avrebbe fatto: avvolse la mano nella sciarpa, e fece cadere la neve che c’era sopra; con il cappello, poi, cercò di asciugarla.
Toccò con la mano, si girò verso di lei –è asciutto, dai vieni- la incitò lui, facendola sospirare; lei si avvicinò.
Tastò anche lei la panchina con la mano: non era bagnata, era congelata.

-Mi iberno se mi siedo- rispose lei, sorridendo e diventando rossa.

Lui si sedette, e trattenne una possibile parolaccia: la panchina lo aveva congelato.
Continuò a sorriderle, e le fece segno di sedersi sulle sue gambe.
-Posso garantirti che non sono fredde- l’assicurò lui, incitandola, battendo con le mani.
Lei, non se lo fece ripetere due volte, e si sedette di lato, lasciando le gambe sopra alla panchina, e sedendosi su Niall.

-Sai una cosa?- chiese lui.
-Cosa?-
-Se ti appoggiassi verso di me, mi terresti più caldo- rispose lui, avvicinandola con la mano, e ritrovandosi il suo viso vicino al suo.

Lei, cercando di essere più delicata possibile, si sistemò meglio: il viso sulla spalla di Niall, il naso di lei gli sfiorava il collo, la mano di lei che si appoggiava al suo petto; lui, che la teneva vicina e stretta a sé con entrambe le mani, appoggiate sul suo fianco.

-Meglio Horan?- chiese lei.
-Decisamente- fu la sua risposta.

Rimasero un po’ così, l’uno abbracciato all’altra, con in testa un solo pensiero: loro due, lì da soli, in mezzo alla neve, su quella panchina, dove a spiarli c’erano solo le stelle, dove potevano pensare solo a loro due, agli occhi di lei, alle gote di lui, loro due e basta, isolati in quel giardino, lontani dalle loro vite, lontani dai loro problemi.
Niall avvicinò la sua mano al viso di lei, l’accarezzò.

-Mi piace averti tra le mie braccia- disse tutto d’un fiato, con il cuore a mille, e sentendo la mano di lei cercare la sua, per poi intrecciarla.

La sentì sospirare.

-Dimmi che stai bene, qui, con me..- continuò lui, stringendole la mano, avvolgendola, ancora più vicina a lui.
-Ti prego.. mi sento idiota se non me lo dici- concluse lui, facendola sorridere.

Lei si alzò, per trovarsi davanti ai suoi occhi, che quasi tremavano, in attesa di una risposta, o di una frase.
Lui la fissava, e la vide sorridere, non riusciva a calmarsi, come se avesse paura.

-Io.. passerei ore abbracciata a te, Niall- disse tutto d’un fiato, senza esitazione, senza paura, semplicemente, come se fosse la cosa più naturale al mondo, gliel’aveva detto, non c’erano “ma” o “se”, era certa.

Il viso di Niall si aprì in un sorriso, abbassò lo sguardo, e arrossì.
Quando lo rialzò, lei si avvicinò a lui, per abbracciarlo, e quando i loro visi si ritrovarono vicini, si sfiorarono, per poi far combaciare le loro labbra.
Un bacio semplice, come i loro sentimenti, un bacio senza lingua, senza quella passione che travolge, solo un bacio, un bacio semplice  come lo erano loro, un bacio tra due ragazzi, che non desideravano altro.
Le loro labbra erano così, attaccate l’una con l’altra, ma non si muovevano, come se avessero paura di perdersi, come se bastasse così, come se non avessero bisogno d’altro, lui era lì per lei, e viceversa, pronti a riempire quello che mancava loro.

Lui le avvolse le braccia intorno alla vita, lei, gli mise le mani sul viso, e rimasero così, a lungo, con le labbra sempre più fredde, come se fossero state congelate così.
Poi lei, lo colse di sorpresa, e si alzò in piedi, di scatto, come tormentata da un pensiero.
Vanessa si allontanò da lui, che prontamente si era alzato, e l’aveva raggiunta, prendendole la mano, fermandola, e riprendendola vicino a lui.

-Perché scappi?- le chiese, mentre le accarezzava la schiena.
-Perché io non posso stare qui, io non devo stare qui- fu la sua risposta.
-Non andartene da me- riuscì a sussurrare lui, sentendosi lo stomaco contorcersi.
-Horan- gli rispose lei, staccandosi da quell’abbraccio –Io sto con Conor, perché non lo vuoi capire? Perché continui a.. a provarci, senza pietà, con me? Io sto con Conor, e.. dannazione, tu mi stai rovinando!- alzò la voce, facendolo ridere.

-Sei più carina quando non ti fingi arrabbiata sai? E comunque: continuo perché so che non sto sbagliando- si difese lui, con le mani che tremavano.
-E chi ti dice che non stai sbagliando? Illuminami Horan. Cosa credi? Che se mi importasse qualcosa di te, ti eviterei esattamente come sto facendo? Mi sa che tu mi stia solo fraintendendo. Io sto con Conor.-
-E allora perché mi hai detto che staresti ore con me? Perché non ti sei tirata indietro pochi istanti fa? Cos’è.. ti faccio pena? Sono Niall il poverino che è stato tradito, da consolare? Ma come siamo caritatevoli, Vanessa-

Lei spalancò gli occhi a quelle supposizioni.

-Io.. io non voglio consolare nessuno.-
-E allora dimmi perché mi assecondi- e la guardò negli occhi, che lei prontamente abbassò.
-Guardami negli occhi, e dimmi che devo smetterla, ti lascerò in pace, ti lascerò alla tua vita con Conor, ma abbi il coraggio di dirmelo- continuò Niall.

Lei alzò lo sguardo, ma l’unica cosa che riuscì a dire fu –Io sto con Conor- di nuovo.
-Non ti ho chiesto con chi stai. Ti ho detto di dirmi di lasciarti in pace- continuò lui.
- I-io.. n-non.. voglio chiederti di farlo- confessò lei –portami a casa, ti prego- concluse, lasciando Niall confuso.

 
Una volta giunti alla casa gialla, Vanessa lo salutò, il viso fisso per terra, e l’unica cosa che riuscì a dire fu –Ti prego.. non venire qui.. io.. non voglio che Conor ti veda..- e si avviò verso il portone.
 

Niall tornò a casa, con due sentimenti contrastanti dentro di lui.

Su di una cosa era certo: non si era sbagliato, e lei provava davvero qualcosa per lui; ma quella cosa, non era abbastanza forte da farle lasciare Conor.

Non capiva cosa dovesse fare, non capiva come dovesse reagire, lasciar perdere o continuare? Che senso aveva continuare se lei non avrebbe mai fatto una scelta? Che senso aveva continuare se alla fine l’unico che restava solo era lui?

Ricevette un messaggio di Zayn, che chiedeva come fosse andata.
“più confuso di prima” gli rispose, l’amico non tardò a farsi sentire.

“che le hai detto?”

“di dirmi se devo lasciarla in pace

“.. che ti ha detto quella scema?” si lasciò scappare un sorriso.

“ mi ha detto che non vuole chiedermi di lasciarla stare.. non la capirò mai”

è cotta Niall”

“lo dite tutti, ma lei continua a stare con Conor”

“non prova nulla per lui, se non la paura di ferirlo

“ma così ferisce me!”

“dalle tempo”

“non posso aspettarla in eterno”

“siete due testoni. Niall, è palese che ti viene dietro

“non mi bastano le parole Zayn, anche suo cugino dice così, ma che senso ha? Che senso ha aspettare e continuare così? Non voglio perdere tempo”

“pensavo che lei non fosse una perdita di tempo. Notte Horan”

“ehy no aspetta Zayn! Non fare l’offeso ora!!” ma da quel ragazzo, quella notte, non ricevette risposta.

 
Si diresse verso la cucina, e si preparò un latte caldo, chiudere occhio era impossibile: troppi pensieri, troppi dubbi, troppe paure, troppe parole che giravano a vuoto nella sua testa.
Zayn lo incitava a continuare, Alberto era dalla sua parte, Vanessa sembrava volerlo con sé, eppure qualcosa lo bloccava, qualcosa continuava a rimbombargli in testa, qualcosa che lo frenava: Conor.
Si sedette su uno sgabello, dopo essersi versato il latte, e mentre mescolava il cacao con il cucchiaino, cominciò a pensare a Conor e a Vanessa, solo loro due, voleva concentrarsi su di loro, cercare di capire quella relazione.

Erano strani, e lo capiva da solo, erano una coppia misteriosa, che tutti avevano soprannominato “bipolare”: un giorno erano le persone più felici del mondo, l’altro, si evitavano come due perfetti estranei.
Non si capiva bene cosa avessero in comune, non condividevano molto, e si sentiva dire spesso che lei avesse più cose in comune con Zayn o suo cugino che con il suo ragazzo.
Cos’avevano loro due? Perché continuavano a stare insieme? C’erano tante voci negative nei confronti di lui, riguardo a baci rubati a qualche altra ragazza che non fosse Vanessa, giravano voci sul suo perdono, giravano voci che lei non riuscisse a lasciarlo per troppa paura di ferirlo, giravano talmente tante voci che non sapeva a chi dare ascolto.

Ascolta te stesso, magari. Pensava mentre sorseggiava un po’ di latte.
E cosa diceva Niall Horan? Cosa sentiva dentro di lui? Cosa sentiva quando la guardava? Era davvero felice così, come appariva? Cosa vedeva negli occhi di Vanessa quando era con il suo ragazzo?

Tristezza. Si rispose, con una strana certezza: quando lei era con Conor, o quando lei parlava di Conor, il suo viso era solo quello: tristezza.

E cosa vedeva quando Conor non c’era? Cosa aveva visto quella notte?

Semplicemente lei.

Sorrise, immaginandosi il viso di lei, che lo rendeva il vincitore di quella sfida.





Note di Nanek:

ehy there! I’m back!
Sono in ritardo per caso? No dai…. Forse posto troppo poco, ma perdonatemi T.T sono piena di cose da fare, e non ho mai tempo!! Perdonatemi sono pessima, lo so.
Cos’abbiamo qui care lettrici? Beh, notiamo prima di tutto un racconto fatto da Niall il dentista =) per la prima volta, ecco qualcosa che ricorda il nostro Niall da grande: un episodio legato a una cattedrale, che esiste davvero, e che è davvero molto bella secondo me, vi metto la foto qui sotto così mi dite che ve ne pare ;)
 
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Allora, allora, che dire? Questo Niall sembra così.. piccino e coccoloso *-* poverino, non sa che fare, non sa come gestire la cosa, ma dopo una tazza di latte sembra capirci un po’ meglio no? Genietto adorabile lui <3

Poi cosa c’è ancora? Alberto e Zayn, molto semplicemente, dimostrano ancora una volta di essere pro “Niall e Vane”, che come nome di coppia… beh, direi “Nane” , non è adorabile? =) (riferimento molto casuale a come mi chiamo io neh :D Nanek )

poi c’è Conor, che vengono fuori voci sempre più negative nei suoi confronti. Sto cretino.

Poi, poi, poi, c’è sempre lei: Vanessa.
Ora so cosa state pensando: sta TROIA! Sta zoccola che fa soffrire il povero biondino.

Non vi darò torto, Vanessa sta un po’ giocando con il fuoco lo ammetto, ma.. cerchiamo anche di capirla, vediamola così: è COTTA, come dice Zayn, di Niall, e su questo, dubbi non ce ne sono neanche un po’, è cotta, le piace il biondino, le piace dargli baci, confessargli quanto le piace stare con lui, NON prendere una decisione definitiva perché NON vuole che Niall la lasci sola…dubbi non ce ne sono; però.. lei è impegnata, e come dice Zayn, lei ha paura di far soffrire Conor, ovvio, non è una giustificazione, ma lei è fatta così, non sa far soffrire la gente, nonostante Conor sia un cretino, Vanessa è troppo buona per i miei gusti, e non vuole ferire nessuno: ma prima o poi dovrà fare una scelta, no? Diamole tempo, riuscirà a darsi una mossa ve l’assicuro.

Ora, dopo questo quadro generale della situazione, passiamo ai ringraziamenti che io faccio sempre, perché io vi amo <3 vi adoro <3 non so come farei senza di voi, davvero <3

Un mega grazie a Malika Taxi e Malu_BB  per aver messo la storia tra le seguite =) <3

Un mega grazie a Malika taxi,  niallsam_ e Curly_crushper aver recensito =) <3

Ma grazie anche a voi, che state leggendo, che non scrivete nulla, ma avete aperto questo capitolo e magari lo avete letto, lasciando la vostra visita =) grazie <3

Aspetto con ansia le vostre recensioni =) che semplicemente adoro <3
A presto care mie! Vi adoro!
Nanek
 
 
  
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