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Autore: Aelle Amazon    02/04/2013    7 recensioni
Evangeline Smith ha diciassette anni e pensa che la sua vita sia una vera merda. Odia tutti, odia anche se stessa.
Quando scoppia un improvviso temporale le cose cominciano a cambiare. Scopre che gli dèi Olimpi esistono e che sono stati imprigionati dai terribili Titani. Gettati in gabbie sporche, gli dèi hanno deciso di privarsi dei loro poteri per darli ad un mortale prescelto. I Discendenti- così sono chiamati i mortali prescelti- devono risvegliarsi e salvare gli dèi, altrimenti per il mondo sarà la fine.
Ed Evangeline è una di loro.
[STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Com’è che mi sembra di ripetermi sempre? La scuola, poi la scuola guida mi hanno tenuta impegnata e mi sa che sarà così fino alla fine di giugno. Mi dispiace tanto, non tiratemi pomodori addosso!

Un piccolo chiarimento. Se i comportamenti di Zach vi sembrano anormali, state tranquilli. Va tutto bene. Ci sono dei momenti in cui Zach è se stesso e altri in cui non lo è. Un po’ come è accaduto con Phoebe, ricordate?

Devo ringraziare le persone che ancora mi seguono e quelle che hanno recensito lo scorso capitolo. Tornate in tanti a recensire come era con i primi capitoli? *ride*

Comunque, un grazie enorme va a: Ailea Elisewin, AleJackson, Dafne Rheb Ariadne, la sposa di Ade, FherEyala e Ryo13. Ah, di alcune di queste persone devo recuperare i capitoli da leggere e da recensire. Non mi sono dimenticata, passo presto, prometto? Amo ancora le vostre storie e non ho intenzione di abbandonarle, sappiatelo!

Concludo dicendo un’ultima cosa: questa storia è frutto della mia fantasia, è stata scritta da me e viene pubblicata solamente su EFP. Pertanto se la vedete pubblicata da qualche altra parte, avvisatemi e prenderò i giusti provvedimenti. 
Al prossimo aggiornamento! Spero presto!

Baci,

Aelle

 

 

 

 

Volcano 

 

 

 

 

Capitolo 13

 

 

 

 

 

 

-Dioniso- sibilò ancora lei, accartocciando le labbra in un ghigno poco rassicurante.

Lentamente si alzò, avvicinandosi finché non riuscì a toccarlo. Gli appoggiò il palmo aperto sul petto, conficcandogli le unghie nella carne. Con l’altra mano gli sfiorò i capelli, facendoseli scivolare tra le dita delicatamente, come se stesse maneggiando qualcosa di estremamente pregiato.

Ridacchiò. –Sei proprio bello, Dioniso- sussurrò.

A quelle parole Zach si riscosse e fece un passo indietro, sottraendosi alla presa sudicia del mostro che aveva di fronte. Perché ormai ne era certo: quella non era Ariadne.

Deglutì. –Che cosa sei?-

Lei sorrise. –Ma come? Sono Ariadne. Non mi riconosci, tesoro?-

-No … non è vero … - bisbigliò, quasi per convincersi di quel fatto. –Chi sei?-

-Sono la tua Arianna, Dioniso. Perché non lo capisci?- mormorò il mostro, lacrime finte a rigare le guance.

-Io non so chi sia questo Dioniso!- esplose lui e un bagliore violaceo gli illuminò lo sguardo. –Smettila di chiamarmi così!-

Per un attimo lei parve ferita, poi scoppiò a ridere e si leccò le labbra, compiaciuta. Fece un passo avanti. –E così non conosci la tua vera identità, eh?- inclinò la testa da un lato. –Magnifico.-

-Cosa stai dicendo?-

-Nulla, tesoro. Nulla.- mormorò con voce dolce. –Nulla di cui tu debba preoccuparti … perché tra poco morirai!-

Si lanciò contro di lui e Zach evitò il suo attacco per un soffio. Si tirò via dalla traiettoria delle sue unghie giusto un secondo prima che si conficcassero nel muro, producendo un rumore stridulo che ricalcò lo strillo irritato che le uscì dalle labbra quando si accorse di essere bloccata.

Zach voleva andarsene. Sentiva il suo cuore battere veloce, come se anche lui desiderasse fuggire. A malapena riusciva a soffocare quell’istinto. Sapeva, però, di non poterlo fare. Il suo non era un comportamento da eroe, da cavaliere che vuole salvare la sua dama, ma semplicemente senso del dovere. Un dovere che gli era sconosciuto, ma che se avesse ignorato lo avrebbe tormentato. Già in quel momento lo percepiva rodergli lo stomaco, pezzettino per pezzettino, finché un conato di vomito non lo travolse. Non riuscì a frenare l’impulso e rigettò, piegandosi sulle ginocchia con un gemito.

-Ti ammazzerò, Dioniso!- strillava il mostro, che ancora tentava di staccare gli artigli dal muro. –Fosse l’ultima cosa che faccio, ti ammazzerò!-

Zach si appiattì contro la parete opposta, il respiro pesante e un sapore amaro in bocca. Era completamente sudato, sia per la paura sia per il malessere che ancora non lo aveva abbandonato.

Si guardò intorno, in cerca di qualcosa che potesse utilizzare come arma. Un momento. Arma? Per colpire Ariadne? Con che coraggio poteva fare del male alla sua ragazza?

Non è Ariadne. Non è Ariadne.

E una voce dentro di lui gli fece eco: Non è Arianna. Non è Arianna. E poi: Tira fuori quel coso da lei! Tiralo fuori!

-Come diavolo faccio?!- sbottò, ma non ricevette alcuna riposta. Per forza, era da solo. E, a quanto pareva, abbastanza pazzo da immaginarsi che degli spiriti gli parlassero.

-Come farò ad ucciderti, mi chiedi?- disse l’orrida creatura biforcuta, fraintendendo la sua domanda. –Ancora non lo so, piccolo dio. Seguirò l’istinto. Finora non mi ha mai tradito.-

Con un ultimo sforzo accompagnato da un grugnito, la finta Ariadne staccò gli artigli dal muro e senza nemmeno prendere fiato gli si scagliò addosso. E questa volta Zach non riuscì a schivare il colpo in tempo: uno squarcio sanguinante gli si aprì sul braccio. Gridò e si coprì la ferita con una mano, facendo oscillare lo sguardo tra il mostro e la porta.

-Non vorrai fuggire, vero?- lo derise quello. –Oh, ma certo che fuggirai. Dioniso non è mai stato un dio coraggioso.-

La rabbia si affiancò al dolore, quasi sovrastandolo. Lo avvolse e quasi lo soffocò. E Zach semplicemente esplose.

-Chi cazzo sei tu per dirmi che non ho il fegato per affrontarti, eh?- gridò, avvicinandosi al mostro. –Chi cazzo sei?-

Prese per il collo quella creatura e strinse. Il sangue aveva reso viscide le sue mani, che scivolavano sulla pelle squamata dell’essere. Ma quello non parve affatto intimidito dalle sue parole astiose. Anzi, scoppiò a ridere. –Alzi le mani su una donna, Dioniso? Non ti facevo così irrispettoso.- gracchiò.

-Non vedo nessuna donna, qui.-

E ignorando il dolore pulsante al braccio sollevò il mostro da terra e con una forza che non sapeva di possedere lo gettò dall’altro capo della stanza, godendo nel sentirlo sbattere violentemente contro il pavimento.

Rimase lì, ansimante, ad osservare quello che aveva appena fatto. Perché l’aveva fatto, poi? Lui non era mai stato così violento … lui aveva semplicemente seguito l’istinto. Quell’azione era qualcosa che gli era venuta da dentro e non era stato in grado di frenare l’impulso che l’aveva condotto a compierla.

Poi il mostro si alzò e Zach comprese, nel profondo della sua anima, che se avesse continuato a maltrattare quella bestia sudicia non avrebbe fatto altro che danneggiare il corpo di Ariadne. Sarebbe morta se lui fosse andato avanti a colpire? La risposta era sì. Non conosceva il motivo per cui lo sapeva, ma era certo, ormai, di non essere più così pazzo come pensava. Forse la voce che aveva udito non era solo frutto della sua immaginazione. Forse l’aveva sentita veramente. E forse avrebbe fatto meglio a seguire il consiglio che gli era stato dato.

Ma come? Come tirare fuori l’essere che aveva posseduto Ariadne? Perché, sì, Ariadne doveva essere vittima di una possessione.

Nel momento stesso in cui si pose quella domanda, qualcosa scattò: un ingranaggio polveroso e dimenticato da tempo riprese a funzionare.

-Guardami- gli ordinò. La sua voce era più profonda, più maschile, e produceva una strana eco. Era un suono ammaliante e il mostro girò la testa di scatto, tentando in tutti i modi di non incontrare gli occhi di Zach.

-Guardami, ho detto.- ripeté.

La creatura grugnì, artigliando il pavimento con le lunghe unghie. Teneva gli occhi chiusi, serrati. –Non cederò alla tua malia. Io … non … cederò … - disse sottovoce, più per convincere se stesso che per vera risposta.

Zach si avvicinò di qualche passo e si inginocchiò di fronte alla bestia. Sembrava non provasse alcuna paura nello stargli così vicino. –Sì, cederai. Guardami!- urlò.

L’ordine rimbombò contro le pareti della piccola camera e per il mostro non vi fu più scampo. Si girò a fissarlo, come imbambolato, e tolse le mani che precedentemente aveva portato in alto a coprire le orecchie. Emise un piccolo sospiro tremolante e attese con sguardo offuscato che Zach dicesse qualcosa.

-Esci.- comandò il ragazzo. –Esci dal corpo di Ariadne, abominio!-

Si udì un risucchio. La pelle della ragazza cominciò a tremare e un’ombra si sollevò alle sue spalle, ingrandendosi sempre di più ogni minuto che passava, fino ad assumere i contorni di un essere umano. Quando la figura rimase attaccata solo per pochi filamenti scuri, Ariadne, quella vera, si ribellò alla possessione, dimenandosi finché ad uno ad uno quei fili non si staccarono con uno schiocco simile a quello di una frusta.

Fu un momento: Ariadne lo guardò, smarrita, poi scivolò all’indietro, le palpebre che si chiudevano, svenuta. Zach tese in avanti le braccia, tentando di prenderla prima che sbattesse la testa. Riuscì a sfiorarle solo i capelli e, mentre il colpo riecheggiava nella sua mente, lui imprecò. Le si avvicinò strisciando, poco attento a ciò che gli accadeva intorno. La accolse tra le braccia e la strinse contro il petto sudato, accarezzandole dolcemente il viso pallido e provato.

-Dioniso … - sibilò una voce roca alle sue spalle.

Fece appena in tempo a girarsi e a coprire il corpo di Ariadne con il suo, che una mano artigliata gli graffiò il viso. Percepì subito il sangue: colava dall’attaccatura dei capelli e scivolava giù, fino a precipitare nel vuoto oltre il mento. Si ritrovò a sbattere le palpebre più volte per cercare di schiarirsi la vista offuscata.

Tirò su col naso. Cosa c’era davanti a lui? Una … sagoma. Sì. Una sagoma di fumo nero. Ribolliva, si contorceva e non aveva contorni definiti, ma era incredibilmente reale. Una mano umana, maschile, fornita di lunghe unghie, spuntava dalla scura foschia. Nient’altro si scorgeva, se non due cavità profonde come pozzi al posto degli occhi e un foro a sostituire la bocca.

La mano lo afferrò per il collo, sollevandolo senza sforzo all’altezza di quegli spaventosi buchi neri.

-E’ stato divertente all’inizio- alitò il mostro a pochi centimetri dal suo volto. –A proposito, grazie per avermi liberato. Quel corpo cominciava a starmi stretto.-

-Lasciami andare!- tossì Zach.

La figura di fumo rise: un suono orribile, simile al verso di mille corvi. –Hai troppe pretese, Dioniso. Inizio a stancarmi. Ti ucciderò velocemente, così le tue chiacchiere smetteranno di tormentarmi.-

La presa intorno al suo collo si strinse. Zach provò a divincolarsi, tentò di lanciare un urlo, ma non ottenne nulla se non un gorgoglio inudibile.

-Addio, piccolo dio- sorrise.

In quell’esatto istante un rumore di tacchi si intromise nel quadro di morte. Era un ticchettio veloce e nel silenzio risaltava come uno squillo di tromba in un giorno di festa.

-A .. aiuto! Aiutatemi!- riprovò ad urlare Zach.

Il mostro lo lasciò andare e il ragazzo cadde a terra di schiena. Il dolore lo avvolse simile ad una ragnatela, ma lui provò lo stesso ad allontanarsi dalle grinfie di quella cosa.

-Non finisce qui, stanne certo- lo minacciò un attimo prima di aprire la finestra e gettarsi di sotto. Al suo atterraggio seguirono urla e strilli, segno che il mostro era reale, che non era solo lui a vederlo.

Zach si trascinò fino ad Ariadne. Sentiva le palpebre pesanti, la testa gli scoppiava, ogni muscolo gli faceva un male assurdo, per non parlare poi delle ferite che pizzicavano.

La camera della stanza venne spalancata e un paio di scarpe bianche col tacco basso entrarono nel suo campo visivo. Si avvicinarono velocemente, quindi un viso giovane lo scrutò con attenzione. Ricambiò con fatica.

Rossi. Occhi rossi.

Zach utilizzò le ultime forze che gli rimanevano per portare lui e Ariadne il più lontano possibile. Ma non fece molta strada. Una mano lo frenò gentilmente.

-Shh, va tutto bene. Sono un’infermiera.- lo rassicurò una voce dolce.

Zach non trovò la forza di annuire. Era troppo stanco. Mentre cedeva al sonno, l’ultima cosa che vide fu la targhetta appuntata sul seno dell’infermiera.

C’era scritto un nome … un nome che iniziava con la C.

Cassandra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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