Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: fly_with_1D    02/04/2013    1 recensioni
La mia mano tremante raggiunse la sua.
Lo guardai in quei suoi profondi occhi verdi, non sapendo cosa dirgli.
Una lacrima solitaria scese lentamente lungo la sua guancia perfetta, la asciugai.
Non mi sono mai sentita così male in tutta la mia vita.
In mezzo al mio petto c’era nuovamente quella voragine, lo guardai di nuovo negli occhi. Lo avrei amato per sempre, ne ero sicura. Ma non potevo dirglielo, non dopo quello che mi aveva fatto.
Per l’ennesima volta quella che soffriva ero io.
.
.
.
.
.
Una raggazza, Elizabeth, che dopo la morte di sua madre entra in brutti giri. si trasferisce, dall'America, per l'estate a casa di sua zia Jenna, a Londra con la sua migliore amica, Queen.
L'incontro con cinque magnifici ragazzi riuscirà a cambiarla? ci sarà il lieto fine per la nostra protagonista?
leggete e fatemi sapere cosa ne pensate!
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
4. You don’t Know Anything About This



 
Erano passate solamente due settimane da quando quel maledetto aereo era atterrato in quella città.
Erano passate solamente due settimane da quando avevo conosciuto quella che per tre mesi, se tutto andava come doveva, sarebbe stata la mia nuova famiglia.
Ed erano passate solamente due settimane da quando avevo conosciuto i ragazzi.
Il rapporto con loro era diventato ogni giorno più forte e questo valeva anche per Queen. Il primo che conobbe fu Liam, per il quale mostrò parecchio interesse e dato che il sentimento era ricambiato cominciarono a frequentarsi.
Erano davvero una bella coppia.
Lui alto, capelli corti sul biondo scuro, due grandi occhi color mogano, sempre pronti a catturare ogni minimo dettaglio e che vedevano il mondo che lo circondava con una semplicità che a volte invidiavo. È un ragazzo timido ma allo stesso tempo amichevole e solare, un suo sorriso riesce a rallegrarti la giornata.
Lei è alta si e no un metro e settanta, magra, snella, i capelli color del cioccolato, lunghi, che le ricadevano lungo la schiena come una cascata. Due grandi occhi dello stesso colore dei suoi capelli, circondati da lunghe e folte ciglia, sono perennemente illuminati dalla sua voglia di vivere, dal suo modo allegro e spensierato con il quale si rapporta con le persone, ma l’aspetto che più mi piace di lei, e che mi capita spesso di invidiare, è il fatto che non si arrende mai, è ostinata e sincera.
Con Zayn era sempre la stessa storia, mi rivolgeva sempre di più dei sorrisini ambigui, tra il misterioso e il sensuale, che talvolta mi intrigavano e mi facevano rabbrividire sul serio.
Niall e Louis erano diventati come due fratelli per me, ogni volta che mi vedevano mi correvano in contro e mi salutavano abbracciandomi calorosamente o dandomi un amorevole bacio sulla guancia.
Il rapporto che avevo con Harry, se si poteva definire tale, era completamente diverso rispetto a quello che si era instaurato con gli altri ragazzi. Dalla prima volta che ci eravamo incontrati l’avrò rivisto più o meno un paio di volte, rivolgendoci qualche sorriso come saluto e poi, chi si è visto si è visto. Quel ragazzo era sempre fuori casa, usciva dopo pranzo e rientrava a notte fonda, quindi incontrarlo era un po’ complicato in confronto agli altri, con i quali ci davamo appuntamento ogni pomeriggio.
Quel paio di volte che lo avevo visto era stato per caso, entrambe le volte ero andata a casa dei ragazzi di mattina, dovevo parlare con Liam e ad aprirmi la porta era venuto un  Harry sorridente in boxer mentre salutava una ragazza, ogni volta differente, che la sera precedente aveva avuto la sfortuna di cadere nella sua trappola.
In poche parole era un “rapporto” basato principalmente su sorrisini maliziosi che raramente ci scambiavamo come saluto.
Camminavo a testa bassa, con le cuffie nelle orecchie, gli occhi fissavano i miei piedi che si muovevano l’uno davanti all’altro a ritmo di musica mentre ripensavo a quelle due settimane. Era sabato pomeriggio e mentre passeggiavo per le vie di Londra pensavo...
Pensavo alla mia vita, alla scomparsa di mia madre, la settimana prossima avrei compiuto diciott’anni. Com’era possibile compiere gli anni il giorno dell’anniversario di morte della propria madre? A quanto pare era possibile.
Ripensavo alla disperazione di mio padre nei mesi successivi alla morte di quella donna che mi aveva cresciuta, alle lacrime che solcavano il suo volto ogni notte, alla mia rabbia e alla mia disperazione se possibile più forte di quella di mio padre, alle difficoltà che avevo avuto e che tutt’ora ho a rassegnarmi della sua mancanza.
Quei ricordi infondevano in tutto il mio corpo una rabbia troppo grande che a stento riuscivo a trattenere, la voragine che abitualmente si apriva a quei ricordi cominciò a bruciare come non mai.Descrivere un dolore simile è quasi impossibile, un dolore tanto lacerante da squarciarti il petto. Come se un animale dentro di me si facesse strada con gli artigli rovistando alla ricerca di qualcosa, qualcosa di ancora vivo per sopprimerlo. Istintivamente mi portai una mano al petto, come per constatare che non ci fosse realmente una ferita.
Ecco, era esattamente quello che provavo ormai da tempo.
Le lacrime cominciarono a bagnarmi gli occhi impazienti di uscire, cosa che fecero poco dopo, scorrendo copiose lungo le mie guance lisce e leggermente arrossate. La musica cominciava a diventare fastidiosa a causa della rabbia e della frustrazione che mi portavo dentro. Presi l’ipod e lo spensi con un movimento brusco.
Mi diressi sempre più velocemente verso il solito parco, poco distante da casa dei ragazzi, camminai, non so per quanto tempo ma a un certo punto mi sistemai sotto un enorme albero e cominciai a rovistare nella mia borsa alla ricerca di quella bustina il quale contenuto, da quel che sapevo, era illegale.
Primo tiro: la voragine cominciava a richiudersi e il dolore ad affievolirsi.
Secondo tiro: la rabbia cominciava a scemare.
Terzo tiro: le immagini di quella vita precedente cominciarono a sparire dalla mia mente.
Mi lasciai andare contro il tronco di quell’enorme albero, mi sentivo gli occhi gonfi, che pizzicavano leggermente, e la gola secca. Le immagini erano sfuocate e la ragione mi stava abbandonando definitivamente.
Fortunatamente l’effetto di quella roba non durava a lungo, erano le quattro e mezza, alle cinque avevo appuntamento a casa dei ragazzi. Il tempo passava e non mi accorsi minimamente che si erano fatte già le cinque e dieci. Fantastico sono in ritardo! Pensai tra me e me mentre raccattavo le mie cose e mi alzavo in piedi per dirigermi a casa dei ragazzi. Mi alzai lentamente per constatare che fossi tornata in me.
Prova superata, ma non del tutto.
Quando arrivai a casa dei ragazzi avevo il fiatone, prima di suonare appoggiai la mano allo stipite della porta per sorreggermi mentre riprendevo fiato.
Suonai il campanello.
Sentii un trambusto derivare dall’interno della casa e dopo svariati minuti Queen venne ad aprirmi con un sorriso stampato sulla faccia, che si spense non appena incrociò il mio sguardo. Aveva capito la motivazione del mio ritardo.
Non ho idea da cosa lo capì di preciso, forse dalle pupille dilatate, dagli occhi stranamente arrossati, dalle occhiaie più marcate del solito o dall’odore di fumo che avevo addosso. Sta di fatto che lo aveva capito, lei lo capiva sempre.
Dopo tutto non potevo farci niente, anche se l’effetto durava poco, mi bastava per dimenticarmi per qualche ora la mia situazione.
Egoismo? Può darsi, ma era l’unico modo che avevo trovato per andare avanti.
– Fammi indovinare: ti serve il collirio, vero? – disse malinconica.
Non mi diede neanche il tempo di risponderle che era già rientrata in casa sbattendo la porta dietro di se. Non so come avrei fatto senza quella ragazza.
Dopo pochi istanti la vidi uscire dalla porta con in mano un boccettino di plastica bianca.
Mentre mi faceva cadere quel paio di gocce per occhio continuava a borbottare, a chiedermi perché lo facessi e a riprendermi.
– Beth, io ti capisco, davvero, ma non mi sembra giusto che tu faccia uso di sostanze per dimenticare ciò che è successo – disse ad un certo punto guardando dritta negli occhi.
Fu proprio quando disse quella frase che esplosi.
– No ,Queen.  Tu non sai un bel niente, non sai cosa voglia dire svegliarsi ogni mattina e non poter più vedere il viso della donna che ti ha donato la vita che ti sorride e che ti da il buongiorno, non sai cosa significhi dover crescere senza un punto di riferimento così importante, tu non sai cosa vuol dire portarsi dietro il senso di colpa per essermi ubriacata la sera del mio compleanno e non sai cosa significa dover convivere con tutto questo per una ragazza di diciassette anni – avevo alzato la voce, sapevo che le dava fastidio quando facevo così – Lo so che lo dici per il mio bene, ma io proprio non ci riesco a farne a meno. Per lo meno non adesso. Quindi, ti prego, smettila di riprendermi se non vuoi vedermi soffrire, ti prego – le dissi quell’ultima frase quasi come un sussurro.
Le lacrime minacciavano di scendere ma a stento riuscii a ricacciarle indietro.
Fissai il mio sguardo nei suoi occhi.
Si poteva intendere benissimo cosa provava in quel momento: rabbia, indecisione, frustrazione, ma tra queste anche, e non meno importante, la paura. Di perdere la propria migliore amica, di darmi la risposta sbagliata e di non riuscire ad andare avanti così. Abbassò lo sguardo per interrompere il contatto che si era creato tra me e lei, per impedirmi di andare avanti a leggerle dentro.
– Io ti ho avvertita, se questo ti fa sentire meglio fallo, ma sappi che non puoi scappare dalla realtà per sempre – mi disse rassegnata.
Dopo qualche istante rialzò la testa. Mi fissò per qualche secondo.
– Il collirio ha fatto effetto, ora possiamo rientrare – disse fredda e distaccata.
Mi diede le spalle e si diresse verso quell’enorme villa, per poi varcare la soglia per l’ennesima volta in così poco tempo.
Non era la prima volta che io e lei litigavamo per questo argomento, ma era la prima volta che lo facevamo in quel modo. Non mi ero mai permessa di urlarle contro. Ma sapevo, anzi speravo con tutta me stessa che tutto si sarebbe risolto.
Presi un lungo respiro ed entrai in casa.
Appena misi piede in casa lo sguardo dei quattro ragazzi si posò su di me.
Molto probabilmente avevano sentito tutto e conoscendoli non avevano fatto niente per non sentire il litigio che c’era appena stato tra me e Queen. Mi guardavano con fare curioso e indagatore, per capire dalla mia espressione cosa fosse successo realmente.
Liam era l’unico a non fissarmi insistentemente come gli altri quattro, lui sapeva la mia storia, sapeva di mia madre e sapeva cosa facevo quando mi ritrovavo a piangermi addosso.
Forse non avrei dovuto rispondere così a Queen.
Cercai quei due occhi color cioccolato per la stanza, ma non li trovai.
Passai in rassegna gli sguardi di tutti i ragazzi.
Zayn era indifferente.
Liam era agitato.
Niall era preoccupato.
Louis era frustrato.
Ma nonostante tutto nessuno si azzardò a chiedermi il motivo del litigio appena avuto. Guardai negli occhi nocciola di mio cugino, mi ci avvicinai lentamente. Lui mi sorrise teneramente e spostò lo sguardo verso le scale. Queen era andata in terrazza.
Gli sorrisi di rimando.
Salii le scale di corsa, saltandole a due a due, quando raggiunsi la vetrata mi ci fermai per un paio di secondi davanti e, dopo aver preso un profondo respiro la aprii bruscamente, richiudendola alle miei spalle alla stessa maniera.
Lei era li, con i gomiti appoggiati alla ringhiera di metallo, fissava lo spettacolo che si apriva davanti ai nostri occhi, quello di una Londra illuminata dalla luce arancione del crepuscolo estivo.
Tirava una leggera brezza che mi scompigliava delicatamente i capelli.
Mi avvicinai lentamente a lei appoggiandole una mano sulla spalla destra.
Si girò verso di me, il suo dolce viso era solcato da pesanti lacrime, che si portavano dietro una scia nerastra che diventava sempre più chiara per poi diventare intercettabile.
L’abbracciai.
Uno di quegli abbracci che valgono più di miliardi di parole.
Uno di quegli abbracci che ci si da tra fratelli.
Uno di quegli abbracci che racchiudevano tutta la mia rabbia e che solo lei era capace di portarmi via.
Non so esattamente quanto tempo passò, ma quando ci staccammo lei non piangeva più, un sorriso timido aveva preso il posto di quella smorfia di tristezza che poco prima caratterizzava i suoi delicati lineamenti.
Le strinsi la mano, come per infonderle sicurezza. Ricambiò la stretta.
Rimanemmo per un po’ a parlare in terrazza.
Le promisi che avrei tentato di smettere di fumare tutta quella roba che mi bruciava solo neuroni, e sottolineo più volte la parola tentato, perché sapevo che sarebbe stato difficile, ma ci credevo anch’io, e da quel che so e che mi han detto, i miracoli esistono.
Quando tornammo in salotto i ragazzi stavano guardando la televisione.
Appena scendemmo le scale i loro sguardi si spostarono da quell’apparecchio a noi due e sulle nostre mani ancora unite. Liam si alzò velocemente per raggiungere entrambe e ci abbracciò. Quando ci staccammo io mi diressi verso il divano e mi sedetti tra Niall e Louis, dove prima c’era Liam. Non feci in tempo a girarmi verso Queen che vidi la mia migliore amica e mio cugino scambiarsi un tenero bacio a fior di labbra e subito dopo sorridersi timidamente.
Istintivamente sulle mie labbra si aprì un sorriso a trentadue denti, pieno di felicità e di approvazione verso quella nuova coppia.
Mi voltai verso la televisione quando sentii il braccio di Niall circondarmi le spalle.
Lasciai cadere la testa sulla spalla di quel biondino che ormai reputavo il mio migliore amico. Spostai lo sguardo verso il suo viso. Era davvero bello. I capelli biondi spettinati facevano da cornice al suo viso perfetto, che ospitava due occhi azzurri, profondi come l’oceano e sinceri come pochi. Le labbra rosse si aprirono in un sorriso appena incrociò il mio sguardo, mostrando una fila di denti perfetti e bianchissimi, sicuramente il frutto di anni di apparecchio.
Riportai lo sguardo al televisore.
Mi addormentai pochi istanti dopo, cullata da un dolce e leggero bacio sulla fronte lasciatomi dal  mio migliore amico.


*Spazio per Me*

ciao a tutte/i ragazze/i, tutto bene?
ecco a voi il quarto capitolo!
spero che vi piaccia...
non penso di ricevere altre recensioni moto presto anche se
spero con tutta me stessa che questo accada prima o poi.

un bacio
xx

Anticipazione

  • Un incontro completamente insolito tra Harry e Beth.
  • L'aggiunta di un nuove personaggio per distrarre il bellissimo ragazzo dagli occhi verdi.
  • potrebbe succedere qualcosa tra Niall e la sua migliore amica.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: fly_with_1D